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Corso estivo nazionale 2006 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:53

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Corso estivo nazionale 2006

Dal 31 agosto al 3 settembre Fiuggi ha subito la pacifica invasione dei partecipanti al corso. In questo speciale si riportano le sintesi delle lezioni, degli interventi e alcune delle tante esperienze raccontate

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2522 partecipanti, 15 staff composti complessivamente da 296 persone alle quali era affidato il buon andamento del corso: in ordine alfabetico, allestimento, audio-video, byakuren, consigli personali, corallo, esperienze, grafica, interpreti, prometeo, redazione, sanità, segreteria, soka-han, spettacolo, trasporti. Un ringraziamento a tutti quelli che, rimasti a casa, hanno collaborato al successo del corso con il loro Daimoku. E un ringraziamento, dal profondo del cuore, al responsabile europeo Hideaki Takahashi e alla responsabile delle donne e giovani donne d’Europa Sakae Takahashi che hanno partecipato all’intero corso raccontando le loro esperienze e testimoniando la fiducia e le attese del presidente Ikeda nei confronti dei membri italiani.
Un corso che quest’anno è stato dedicato ai responsabili di gruppo e settore, la “prima linea” del movimento di kosen-rufu. Tanto è vero che il comitato organizzatore si è preoccupato di riservare dei posti in sala per i responsabili nazionali e di area, ma si trattava dei posti più laterali, quelli da cui si vedeva peggio il palco. Le prime file erano a disposizione dei partecipanti, come anche le sedie poste sul palco durante la recitazione di Gongyo e Daimoku.
C’è una premessa da fare, un avvertimento che Tamotsu Nakajima ripete spesso e che Franco Malusardi ha ricordato all’inizio della sua lezione. Si tratta di una parabola appartenente al canone buddista (ma citata anche da Tolstoj), quella dei ciechi che tentano di descrivere l’elefante: è un muro, dice quello che ha toccato il fianco; è un albero, ribatte quello che ha abbracciato una gamba; no, è un serpente, protesta quello che si è imbattuto nella proboscide… e così via. Hanno torto? Forse no, ma nessuno di loro è riuscito a formarsi l’idea dell’elefante. Così siamo noi che tentiamo di approfondire il Buddismo. Per questo abbiamo bisogno di un costante confronto con gli altri liberandoci da qualsiasi pregiudizio che ci faccia ritenere di aver capito di più e meglio. Questo corso estivo, così grande e ricco di contenuti dentro e fuori il programma ufficiale, è un enorme elefante e chi scrive queste poche righe non è che uno dei 2522 ciechi. Per comprendere meglio possibile la portata di questo evento – ed è un avvertimento che vale per chi c’era come per chi non c’era – è necessario parlarne a lungo, in tutte le occasioni, sforzandosi di mettere in pratica le antiche, ma sempre nuove, verità del Buddismo.
Si avvertiva un dinamico senso di “propulsione”, proiezione verso il futuro, l’intenzione dei discepoli di sperimentare quei “100 anni in 5 anni” di cui da tempo sta parlando il presidente Ikeda. Ed ecco gli obiettivi della Soka Gakkai europea della quale, non dimentichiamolo, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai è parte: 100.000 entro il 2008, 150.000 entro il 2010. Non numeri, ma persone che fanno la propria rivoluzione umana e diventano felici attraverso lo shakubuku. E, come ha spiegato Asa Nakajima, responsabile nazionale delle donne, fare la propria rivoluzione umana significa fare emergere da dentro di noi la gioia di affrontare la vita, anche con tutte le sue difficoltà.
Ecco che viene rilanciata la splendida iniziativa dei giovani europei: creare un profondo dialogo con dieci nuove persone entro il 16 marzo 2008, cinquantenario della storica riunione al Taiseki-ji con il presidente Toda solo 17 giorni prima della sua scomparsa (cfr. RU, 12, 187 e segg.). Senza dimenticare gli scopi immediati: portare a termine la consegna di due nuovi Gohonzon per ogni luogo di riunione nel 2006 recuperando anche eventuali obiettivi non raggiunti nel 2005. Ricordando ancora una volta che è di persone che stiamo parlando, di futuri compagni nella fede, di Bodhisattva della Terra.
E da dove partire per realizzare questi obiettivi comuni e condivisi? Come sempre dalla fede individuale, dal quotidiano intimo combattimento tra la natura di Budda e l’oscurità fondamentale con la quale ciascuno deve necessariamente confrontarsi. Da qui l’invito contenuto nelle parole di Ikeda citate da Anna Conti nel suo intervento sul Gosho: non recitiamo per ricevere benefici, ma per farli emergere dalla nostra vita. O quelle, ancora di Ikeda, ricordate da Malusardi: non pensiamo che diventeremo dei Budda, riveliamo piuttosto il Budda che è in noi. Non essere più schiavi delle circostanze, ma creare valore al di là delle circostanze. E trasmettere, fare shakubuku, condividere la propria esperienza non limitandosi a seguire una strada già tracciata dal maestro, ma seguire il suo esempio per aprire nuove strade. L’intenzione del Daishonin, ha ricordato Bottai spiegando il Gosho L’apertura degli occhi, è che i discepoli brillino di luce propria.
Quando si comincia, ha concluso il corso Nakajima, si può praticare solo per i propri scopi personali, ma dopo aver provato i benefici del Gohonzon dobbiamo ricercare lo stesso desiderio di Nichiren, altrimenti il Buddismo che pratichiamo diventa molto “piccolo”. Praticarlo correttamente, con lo spirito del Daishonin, è possibile soltanto nella Soka Gakkai dove troviamo compagni di fede ai quali dare sostegno e incoraggiamento, dai quali riceverne e con i quali confrontare… i pezzi dell’elefante.

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