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La casa di kosen-rufu - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:45

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La casa di kosen-rufu

Lina Gallo, Salerno

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Pratico il Buddismo da quasi cinque anni e, grazie a Nam-myoho-renge-kyo, ho vissuto recentemente una grande esperienza riguardo ai miei “attaccamenti”, trasformando la rabbia per ciò che “ingiustamente” mi avevano tolto e che rivolevo a ogni costo, in una gioia per me e per i miei compagni di fede.
Penultima di sei figli, provengo da una famiglia ricca e in vista di Salerno. Ribelle e sempre un po’ trasgressiva mi sono sposata contro il volere della mia famiglia. Poi, arrivano i figli e, con tanto amore, sostanzialmente faccio la mamma, finchè un colpo di scena sconvolge la mia vita: eredito dalla mia famiglia un rudere a Casa Manzo in una bella zona salernitana. Si tratta di una casa in collina, con giardino e una veduta splendida sul mare.
Decido, insieme a mio marito, di ristrutturare il rudere e farlo diventare una vera villa, ma dopo alcuni anni, ci troviamo in difficoltà: ci mancano i soldi per pagare i lavori. In quel momento un amico, o presunto tale, che avevamo accolto in famiglia, si offre di aiutarci. Accetto. Ma dopo pochi mesi l’aiuto diventa un’arma nelle sue mani e in pratica ci costringe a ripagarlo cedendogli la casa. Non ci fu nulla da fare. Ricordo che, quando lasciai definitivamente la villa, avevo nello stomaco una rabbia che mi ha accompagnato per moltissimi anni. Non dimenticherò con quanta sofferenza rivolsi gli occhi al cielo e dissi: «Se c’è qualcuno lassù che mi ascolta non deve permettere mai a nessuno di godersi questo luogo, perché esso mi apparterrà fino alla fine della mia vita».
Fui costretta ad andare a vivere con mia madre, che si era ammalata e della quale mi prendevo cura. I miei fratelli mi odiavano e non mi parlavano più perché avevo permesso a “quell’uomo” di entrare nella nostra vita. Dentro di me sentivo solo rabbia, un sentimento più forte anche dell’amore verso i miei tre figli.
Poi mia madre muore e io sono di nuovo senza casa. Mentre cerchiamo di trovare nuove soluzioni per andare avanti una mattina mi sveglio e trovo mio marito senza vita accanto a me. Sono sola, senza lavoro, senza soldi, senza affetti. Con grande fatica trovo lavoro come assicuratrice e sebbene abbia grandi successi i miei figli mi fanno notare che non vengo pagata quanto mi spetterebbe. È a questo punto che mi ricordo di Rosanna, della sua preghiera buddista, e Nam-myoho-renge-kyo entra nella mia vita.
Cominciai a recitare tanto Daimoku, per risolvere i miei problemi: per i miei figli, per la salute, ma soprattutto rivolevo la mia casa. Tantissime cose sono successe, tutto si è trasformato: i miei fratelli mi adorano, i miei due figli grandi sono dei bravi professionisti, si sono sposati e mi aiutano economicamente, il più piccolo è all’università e mi sta dando grandi soddisfazioni. Sono nonna. Amo la vita, nulla mi spaventa, anzi le difficoltà per me sono fonti di crescita. Ma anche se avevo determinato di riavere la mia casa, su quel fronte nulla si muoveva.
«Devo riavere la mia casa Gohonzon! Assolutamente». Pregavo in questo modo e anche se Nichiren dice che non c’è preghiera senza risposta, non avevo riscontri. Piano, piano dopo tante strette allo stomaco e dopo tanto Daimoku viene fuori ancora la rabbia e un forte attaccamento alle cose futili della vita. Studio i Gosho, chiedo un consiglio nella fede per sapere perché il Gohonzon non mi risponde. Sto di nuovo cercando, ma che cosa? La casa o la mia felicità?… Affronto il tutto con grande serietà. Prego, faccio attività, studio e approfondisco la fede. Improvvisamente il nodo si scioglie: a che mi serve la villa? Come facciamo a vivere solo io e mio figlio in una casa così grande? E poi, chi mi dà tanta forza per governare il giardino; e l’orto e la manutenzione chi la fa? Il castello di sabbia s’è sbriciolato!
In un istante però mi è parso tutto chiaro: quella villa non è per me, è per kosen- rufu, è per il Centro culturale di Salerno. Prego con sincerità che questo mio desiderio si avveri. È un mio segreto che alimento ogni giorno davanti al Gohonzon. Capisco che la nostra felicità non dipende dall’avere o meno questo o quello, ma dalla fede nella Legge mistica, perché il Gohonzon non ci abbandona mai. Noi siamo dei Budda e la nostra forza è grandissima purché ne siamo consapevoli e purché non ci lasciamo prendere dalla lamentela. Intanto prego il Gohonzon perchè i miei compagni di fede riescano ad approdare a quella che era stata la mia casa, ma che ora desideravo ardentemente diventasse la casa di tutti. Finalmente un giorno al Centro sociale di Salerno, dove da mesi ci incontravamo tutte le settimane per recitare Daimoku proprio per trovare un centro culturale, viene annunciata la notizia: la struttura è stata trovata, nella zona Casa Manzo. Che emozione! Senza sapere i particolari, dentro di me sono certa: è la mia casa. Chiedo notizie. È proprio così: quella villa di cui io conosco tutte le più minute parti, dove ho piantato le rose, i fiori, dove c’è un albero con dei fichi buonissimi e dove ho pianto e sofferto con rabbia è ora il luogo dove tutti possono recitare tanto Daimoku e stare bene. Il veleno, come dice Nichiren Daishonin, s’è trasformato in medicina. Da oggi il mio Daimoku è rivolto al futuro. Non sento rabbia verso quel signore che intanto è morto, anzi prego affinché, come i miei cari, rinasca presto, incontri la Legge mistica e trasformi il suo karma. Sono serena. Ho tanta gratitudine verso il Gohonzon e sento che la mia discesa dalla montagna è iniziata. Ho tanta voglia di vivere, sento una forza tale da esplodere. Amo la vita, il nostro sole, la nostra luna. L’universo intero è dentro di me. Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto e mi sostengono e vorrei dire dal profondo del cuore che se non ci fosse stata questa stupenda organizzazione che è la Soka Gakkai, non avremmo potuto conoscere il Buddismo di Nichiren Daishonin. E soprattutto ringrazio Ikeda per il suo continuo sforzo per farci conoscere, attraverso i suoi scritti, lo spirito di Nichiren. Mi sento molto fortunata di vivere nella stessa epoca di sensei.

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