Cercare il cuore delle persone partendo dalla riforma del proprio atteggiamento, perseverando laddove questi limiti sembrano avere la meglio
Quando ho accettato la nomina di vice responsabile della Divisione donne del capitolo, il primo obiettivo che mi sono posta è stato: «Crescere come discepola che protegge il maestro, invertendo il pensiero che debba essere lui a proteggere me. Costruire un capitolo gioioso, di cui sensei possa essere fiero». In quel periodo, in seguito alla confusione generata dai problemi sorti nell’attività degli ultimi anni, la situazione del nostro capitolo era ben lontana da quella ideale. Tra i membri risuonavano suoni disarmonici, c’era sfiducia generata da continue critiche e lo scopo fondamentale di costruire la felicità assoluta nella propria vita e realizzare kosen-rufu, era ben lontano dalla situazione reale.
Ma questo era vero innanzitutto per me stessa. Perciò decisi per prima cosa di cambiare il mio atteggiamento, cominciando a recitare con tutto il cuore Daimoku per ognuno e continuando ad approfondire i rapporti di fiducia con i membri. Ogni giorno andavo a trovarli a casa per incoraggiarli nella pratica buddista. Così nel nostro capitolo è ritornata pian piano l’allegria. Ero convinta che continuando a fare attività in questo modo, avrei costruito una solida base per realizzare l’obiettivo di consegnare due Gohonzon in ogni gruppo, entro l’anno. Ne ho parlato quindi con Asa Nakajima, responsabile nazionale delle donne, che mi è stata vicina incoraggiandomi costantemente nel portare avanti il mio obiettivo. Mi diceva: «Oggi in Italia è importante consegnare due Gohonzon in ogni gruppo! Sforziamoci in modo che sensei sia felice di noi». Così ho rinnovato la mia determinazione per raggiungere questo scopo. Ho notato che alcuni membri e responsabili avevano una certa “allergia” ai numeri; perciò, ogni volta che parlavo con qualcuno, ho preferito pregare insieme a loro per la felicità dei principianti, scrivendo i loro nomi uno a uno.
Nel luglio dell’anno scorso, quando sono tornata in Giappone, ho avuto la fortuna di poter partecipare alla riunione dei responsabili tenuta dal presidente Ikeda. Nata in una famiglia appartenente alla Soka Gakkai, da piccola ho avuto la possibilità di incontrare sensei diverse volte, ma quel giorno è stato l’incontro più sereno che mai abbia vissuto. In quella riunione egli ha parlato più volte di “praticare per la propria rivoluzione umana”. Ritornata in Italia con la ferma determinazione di raggiungere quell’obiettivo, ho avuto frequentemente scontri con il mio corresponsabile uomo, con cui anche nel passato spesso discutevo. Recitando Daimoku davanti al Gohonzon, mi sono domandata: «Perché devo fare attività insieme a quest’uomo? Se non ci fosse potrei farla tranquillamente!». Continuando a recitare Daimoku, ho pensato: «Dico sempre agli altri che bisogna creare tra di noi unità (itai doshin), ma sono io a non essere capace di metterlo in pratica!». Così mi sono resa conto della tendenza negativa presente nella mia vita: il non sentirmi capace di sostenere un uomo e mi è ritornata in mente quella frase ripetuta da Ikeda alla riunione: “praticare per compiere la propria rivoluzione umana”. A quel punto, credendo che sia sempre il momento giusto per iniziare a trasformare se stessi, ho pregato con tutto il cuore per la sua felicità e per creare un rapporto armonioso con lui.
Come insegna il principio di esho funi (non dualità tra la vita e l’ambiente), con il mio cambiamento anche il capitolo ha cominciato a crescere. In un settore, i responsabili hanno cominciato a recitare Daimoku la mattina del giorno della riunione e ognuno ha scelto un gruppo da seguire e se ne è assunto la responsabilità, consolidando i legami tra gruppo e settore. Grazie all’unità realizzata, l’obiettivo di consegnare due Gohonzon in ogni gruppo è stato realizzato. In un altro settore, ricco di persone dal forte carattere, pur tra scontri e scambi d’opinione, hanno creato un’unità indescrivibile, è un settore gioioso in cui le caratteristiche di ciascuno vengono valorizzate appieno. Anche il mio corresponsabile ha iniziato a organizzare recitazioni mattutine, coinvolgendo più uomini nell’attività e concretizzando importanti risultati nello shakubuku. Tuttavia nella seconda metà dell’anno, quando solo due Gohonzon ci separavano dal raggiungimento dell’obiettivo, mi sono trovata a un punto morto ed è riemersa la mia tendenza alla debolezza e allo sconforto, che mi induceva a pensare: «Beh, ho fatto tutto ciò che potevo. Se non realizzo l’obiettivo, significa che non c’è niente da fare».
Partecipando a un corso a Trets, per la prima volta con una tale incertezza nel cuore, ho avvertito sulla mia pelle la passione del presidente Ikeda per kosen-rufu in Europa. E ho rinnovato la mia decisione: «La base che gettiamo con l’attività di shakubuku di quest’anno in Italia diventerà il motore di kosen-rufu in Europa. Perciò devo realizzare assolutamente l’obiettivo recitando Daimoku fino in fondo». Inoltre mi sono sentita colma di gratitudine solo per il fatto di poter essere io nel bel mezzo di questa lotta. Inaspettatamente, nel dicembre 2005 il mio capitolo è riuscito a raggiungere un risultato superiore all’obiettivo prestabilito, diventando il capitolo che ha consegnato il più alto numero di Gohonzon in tutta la Lombardia.
D’ora in avanti prometto di sforzarmi personalmente di crescere come una responsabile in grado di accendere le luci della speranza nel cuore delle persone, sfidandomi per prima nella fede per la mia rivoluzione umana e capace di far sbocciare i fiori dell’amicizia con gli altri compagni di fede.