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Il tempo del raccolto... - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:45

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Il tempo del raccolto…

Il primo Centro culturale ligure apre i battenti

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Il primo Centro culturale ligure apre i battenti

«Poiché questo monte è il luogo in cui dimora il meraviglioso devoto del Sutra del Loto, come può essere meno sacro della Pura Terra del Picco dell’Aquila?» (La persona e la Legge, SND, 4, 282).
«Ovunque ci sia una persona che vive la Legge, l’effetto sarà che la terra diventa sacra. È un principio individuale e sociale e non possiamo fare a meno di credere che il nuovo Centro culturale diventerà il sacro luogo da dove – d’ora in poi – gli sforzi delle persone che hanno abbracciato il Buddismo non potranno che diffondersi nell’ambiente». Queste le parole che Tomaso Olivari, pioniere del Buddismo in Liguria, ha rilasciato a caldo il giorno dell’inaugurazione avvenuta il 18 giugno scorso a Genova. In effetti, dopo circa trent’anni dalla prima riunione buddista, circa mille membri provenienti da tutta la Liguria si sono riuniti per celebrare questa nuova partenza.
«Nei tre anni successivi alla chiusura dell’ufficio di piazza Rossetti – ci ha raccontato Giovanni De Pasquale, colonna del Comitato per la ricerca del Centro culturale – non c’è stato nessun rallentamento nella nostra crescita. Ciò testimonia la decisione profonda dei membri genovesi di far avanzare il movimento di kosen-rufu».
Difficile descrivere la gioia che si respirava tra i partecipanti. Impossibile, per ragioni di spazio, elencare le tante esperienze di vita legate al raggiungimento di questo scopo, perseguito con tanta tenacia. La frenesia e il fermento che negli ultimi anni hanno animato la scena cittadina – culminati nel 2004, anno in cui Genova è stata capitale della cultura europea – hanno segnato la rinascita di antiche dimore, palazzi e strade, accompagnando l’instancabile popolo buddista nella costante ricerca di un luogo dove far vivere il Buddismo. Il castello di kosen-rufu in Liguria sorge laddove c’era un vecchio cinema e riproduce lo stile tipico delle costruzioni liguri: semplici, talvolta anonime all’esterno, ma ricche di meravigliose sorprese all’interno. È grande circa 600 mq., si sviluppa su tre piani e ha un salone in grado di accogliere trecento persone al piano terra. Ai piani superiori sono state realizzate altre due sale, di dimensioni inferiori, pronte per ospitare riunioni delle varie unità territoriali. Ci saranno anche il negozio, gli uffici e comodi spazi dedicati ai vari staff. La cerimonia inaugurale si è sviluppata in tre incontri per permettere a tutti di ritrovarsi, recitare Daimoku di nuovo insieme e curiosare tra gli ambienti tirati a lucido. La gran parte dei lavori è stata affidata a ditte specializzate, ma l’accelerazione vera e propria è avvenuta dopo che sono stati coinvolti tutti i volontari per le rifiniture. Il loro impegno ha permesso di rispettare i tempi previsti per l’apertura. Si sono svolte tre riunioni nell’arco di una giornata: al mattino le due riviere, Ponente e Levante, mentre i due incontri del pomeriggio sono stati riservati ai membri di Genova Centro e ai membri del Territorio di Genova Est. A sostenere l’evento: i responsabili dell’area Liguria Mauro Anastasi e Rossana Gotelli, Pier Paolo Dellisanti segretario nazionale Divisione uomini, Franco Malusardi, vice direttore generale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Maki Okano, responsabile nazionale della segreteria della Divisione donne, Dino Bucalo, vice responsabile nazionale della Divisione giovani.
Dopo la proiezione del video della riunione con il presidente Ikeda del 26 aprile scorso ci sono stati alcuni brevi interventi. Tra quelli del mattino ricordiamo Franco Malusardi, che ha sottolineato l’importanza della direzione del cuore: dovrà essere colmo di gratitudine e determinato per realizzare un incredibile sviluppo. E la gratitudine da esprimere sarà creare nei prossimi cinque anni uno sviluppo pari a quello che si farebbe nei prossimi cento! «Il vero castello di kosen-rufu sono i membri, le persone di valore che portano avanti – ogni giorno grazie ai loro nobili sforzi – il desiderio di Nichiren Daishonin. La fondazione del nuovo Centro culturale è l’occasione per ripartire e rinnovare questo voto», sono state le parole di Maki. Infine, Dino Bucalo, ha ricordato l’importanza di vincere il demone del potere e dell’arroganza prima di tutto nei nostri cuori.
Inutile dire che i veri protagonisti dell’evento sono state le persone: quelli che gioivano apertamente e quelli con l’espressione un po’ tirata, magari qualche occhiaia, ma lo sguardo profondo di chi offre e non si aspetta nulla in cambio… e magari non ci tiene nemmeno a farsi vedere. Grazie a loro tutto ciò è stato possibile!

Il Centro culturale della Liguria si trova a Genova, in via Alizieri 10r. È nella zona di Dinegro, facilmente raggiungibile dall’autostrada (A10, uscita Genova-Ovest).
È vicino alla fermata Metro di Dinegro.
È raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Genova Principe, con i bus (18, 20, 30 e tutti quelli che transitano da Dinegro). Dalla stazione di Genova Brignole con il bus 19 o, comunque, con quelli che transitano da p.zza De Ferrari dove c’è l’interscambio con la Metro.
Durante il periodo estivo sarà aperto per l’intera giornata solo nei fine settimana e il venerdì dalle 18 alle 22 ma l’obiettivo è quello di riuscire al più presto a tenerlo aperto tutti i giorni.

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…il tempo della semina

Nel racconto di Antonia Gogna, la ricerca e i lavori di ristrutturazione del Centro genovese

Per me tutto è iniziato a novembre del 2004 durante il corso autunnale della Liguria ad Acqui Terme. Sentii prorompente il bisogno di rendere pubblica la decisione di attivarmi con tutta me stessa per la ricerca del Centro ligure e dal palco lanciai la sfida: ogni lunedì, a casa mia, chi avesse voluto, poteva recitare un’ora di Daimoku e ciò fino a quando non si fosse firmato il contratto di affitto. Entrai a far parte del Comitato per la ricerca del Centro e, da allora, a casa mia sono transitati membri di ogni parte della Liguria per far sentire il loro incoraggiamento e sostegno fino al 9 giugno del 2005, data della firma del contratto. Intanto, centinaia di persone avevano organizzato recitazioni settimanali e riempito contadaimoku a forma di castello che saranno archiviati, insieme alla cronistoria di ogni evento che minuziosamente ho trascritto per le future generazioni.
La sera in cui è stato firmato il contratto c’era un meeting a casa mia e ricordo che la sala del Gohonzon era piena di gente che mi ha accolto con un applauso che mi ha fatto piangere. Eravamo solo all’inizio: da allora è passato un lungo e difficoltoso anno, dedicato alla ristrutturazione dei locali. A ottobre del 2005, durante una recitazione nei locali spogli, ne fu annunciata la chiusura per permettere all’impresa edile di effettuare i lavori velocemente sì da poter recitare lì tutti insieme Gongyo di Capodanno. Ero depressa e mi sono chiesta: Capodanno sì, ma di quale anno? In questi mesi è davvero accaduto di tutto. La cosa più corposa che ricordo è che, essendo i locali privi dell’allaccio alle fognature comunali, si sono dovute chiedere le autorizzazioni, effettuare gli scavi e le ricerche, bloccare la strada per settimane e quindi poi trovare il modo più economico per riparare i danni. Le recitazioni del comitato continuavano tutti i mercoledì tra mille difficoltà “concrete” da affrontare: non eravamo soli e sentivamo forte il sostegno e l’incoraggiamento di tutti.
Quando c’è stata la svolta in positivo? Il direttore dei lavori – un membro di Firenze – venne a Genova con alcuni volontari toscani per costruire la pedana per il Gohonzon. Membri che si spostavano dalla Toscana per ultimare il Centro della Liguria. E i nostri volontari dov’erano? Punti sul vivo, iniziammo allora a cercarne e – dopo un primo momento di “stanca” – ne spuntarono come funghi tantissimi. Scoprimmo così che tra noi c’erano esperti di ogni cosa e soprattutto tutti erano disposti a qualunque sacrificio pur di avere un luogo dove poter recitare insieme, studiare, incoraggiare e darsi forza. Decidemmo di formare lo staff “volontari tecnici” che – da quando ha iniziato a recitare e lavorare insieme – ha accelerato i tempi di lavoro. La programmazione della fine-lavori mi sembrava folle: l’obiettivo era inaugurare il Centro il 18 giugno. Eravamo, però, al 7 giugno e bisognava ancora dare il colore ai pavimenti del piano terra, del primo e del secondo piano. Lo staff “volontari tecnici” aveva dichiarato che per la sera di domenica 11 avrebbero finito: dovevamo credere nella loro determinazione! Per la cronaca: hanno terminato con un giorno d’anticipo dimostrando ancora una volta che niente è impossibile per i credenti del Sutra del Loto. Del resto, durante tutta l’attività per la ricerca del Centro ho visto divenire realizzato l’impossibile e quindi, che cosa non riusciremo a fare in questo nostro “castello di kosen-rufu“?
Infine, mi è caro raccontare un episodio: in contemporanea ai lavori dello staff tecnico dei volontari, proseguivano anche i lavori di una ditta specializzata della zona. Il giovane figlio del titolare di questa ditta ha conosciuto un nostro membro e, saputo che era buddista, gli ha chiesto maggiori notizie. Era rimasto colpito dal fatto che mentre loro montavano la porta c’era una squadra di volontari che dipingeva il soffitto, alto sette metri, e mentre tutti sudavano dalla fatica era arrivata una squadra di persone giovani che avevano offerto a tutti focaccia e bevande. Chieste spiegazioni, si era sentito dire da un ragazzo che lui faceva parte di uno staff che si dedicava a far sentire tutti a proprio agio. «È la prima volta – ha detto il giovane imprenditore – che mi capita una cosa del genere, pur lavorando da tanti anni, e vorrei sapere qualcosa di più di questo Buddismo capace di far dire una cosa del genere a un giovane d’oggi». Ecco, questo mi è sembrato davvero un ottimo auspicio per lo sviluppo e la crescita di kosen-rufu nella nostra regione.

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In vista degli esami

Il numero 116 di Buddismo e società – che contiene il materiale sul quale prepararsi agli esami – può essere acquistato anche rivolgendosi ai punti vendita della Creacommercio; qualora ciò non sia possibile, si può telefonare al numero 02 55302309 o scrivere a info@creacommercio.com per richiederne l’invio per posta.

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Maestre nell’arte della felicità

Piccoli flash sulle riunioni per celebrare la fondazione della Divisione donne, organizzate nel mese di giugno in tutte le zone d’Italia. Occasioni per parlare, conoscersi, scambiare le esperienze di ognuna.

hanno collaborato: Melania Ciullini, Maria Teresa Mezzina, Adriana Miniati, Tiziana Tregambe, Laura Zanoni

SOTTO un bel cielo azzurro, a Pietramala (foto in basso a sinistra), nell’Appennino Tosco-emiliano, incontro aperto anche agli amici delle Divisioni giovani uomini e uomini e, naturalmente, ai bambini. Si confondevano allegramente l’idioma toscano con quello romagnolo e con l’inglese di un membro britannico venuto appositamente da Londra! Le amiche della Romagna hanno portato la loro voglia di vivere e alla fine tutti erano perfettamente “felici e a proprio agio”.

DONI, festoni (foto in alto a destra) e cibi prelibati in un giardino fiorito e accogliente nel centro storico di Montelupo Fiorentino.
In prima serata, un fresco androne di pietra serena ha ospitato il meeting: fra racconti di esperienze e riflessioni, le tante persone presenti hanno partecipato in un clima caloroso.

APPUNTAMENTO sui colli Berici per le donne del Triveneto Ovest, nella splendida Villa di Montruglio gentilmente messa a disposizione da Lorena (foto qui sotto). Incoraggiamenti, mini riunioni, un coro di cantanti professioniste ed esperienze. Sono stati letti alcuni brani della “Proposta di pace 2006” di Daisaku Ikeda e ricordato come egli abbia affidato kosen-rufu soprattutto all’universo femminile, sottolineando la necessità di far crescere successori di valore. La giornata si è conclusa con la recitazione di un brano liberamente tratto dalla Lisistrata di Aristofane, vera e propria dichiarazione d’amore di un uomo, Mirko, a tutte le donne, alla loro forza, al loro valore.

ATMOSFERA gioiosa anche a Mestre per questo incontro al femminile. Anche gli uomini hanno collaborato: trovando la sala che ha ospitato la riunione e facendo da autisti. Dal racconto delle esperienze, significative e diverse, emerge, sempre, l’importanza essenziale del Daimoku e dell’unità che dà forza anche nelle più difficili situazioni. E poi l’impegno, dietro le quinte, perché tutto riuscisse bene, e ancora musica. C’è stato perfino chi si è occupato dei bambini, perché anche le mamme potessero godere, in pace, dell’armonia dell’ambiente in questa giornata tanto speciale.

A FALCONARA Marittima, (AN), nella cornice della villa di campagna di Cristina, in un pomeriggio splendente, le donne si sono incontrate, per approfondire la fede e far conoscere la pratica a nuove amiche. Toccante l’esperienza di Donatella, che ha raccontato come la pratica permetta di superare e vincere il dolore dell’abbandono, della morte, per ritrovarsi poi ancora più ricchi di umanità e più aperti verso gli altri. Una canzone giapponese, dedicata da Daisaku Ikeda a tutte le mamme del mondo è stata il contributo del coro alla serenità di una giornata carica di emozioni e di gioia.

Tanti i temi trattati negli incontri nelle diverse città e da tutti emerge, una volta di più, come l’unione, il Daimoku, la determinazione siano alla base della pratica buddista, perché l’impossibile diventi ogni giorno un po’ più possibile.

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Uomini che si divertono a cambiare il mondo

di Fabio Latini

In una splendida mattinata di sole primaverile tra le torri di San Gimignano si è svolta la riunione uomini dell’hombu Valdelsa. Oltre settanta membri, provenienti da una vasta area che va da Castelnuovo val di Cecina fino ai comuni della bassa Valdelsa, si sono riuniti per ricreare, rafforzare e approfondire la relazione come compagni nella fede, perchè ognuno possa sviluppare la forza vitale e la tenacia per vincere nettamente nella vita.
Su questo tema l’intervento di Francesco Bussetti: rafforzare la conoscenza e incoraggiarsi scambiandosi le esperienze personali crea nella vita di ognuno la condizione per far emergere la speranza, il coraggio e la forza per superare le sofferenze individuali. Partendo dal singolo individuo, quest’onda di speranza e forza si espande inevitabilmente agli altri. Citando una frase di Norberto Bobbio sulla vera ricchezza della vita che sono i rapporti umani, Francesco ha espresso il desiderio condiviso di diventare delle persone forti, stabili, profonde, che irradiano attorno a loro queste qualità, persone su cui si può contare, persone di cui c’è bisogno.
La sostanza delle nostre attività è mettere in grado ognuno di influenzare positivamente l’ambiente in cui vive (empowerment), ha affermato nel suo intervento di chiusura Niccolò Ugolini. Si tratta di partire dal cambiamento del nostro cuore e dei nostri punti di vista sbagliati. Vincere il pregiudizio, il senso di inerzia che incatena il cuore e la mente e non rincorrere sempre solo il proprio tornaconto personale. La felicità infatti dipende dalla capacità di trovare gioia in ogni momento. Partendo da queste premesse ci siamo presi l’impegno di creare una generazione di persone che si “divertono a cambiare il mondo”.

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Conquistare la fiducia delle persone

di Michele Garbato

Gli uomini dovrebbero impegnarsi al meglio nei rispettivi ambiti, per riscuotere la fiducia delle persone. È il messaggio emerso dalla seconda riunione della Divisione uomini del territorio Sardegna 3, svoltasi lo scorso mese di maggio a Gavoi, in provincia di Nuoro. All’appuntamento hanno partecipato una cinquantina di persone provenienti da diverse zone della Sardegna centro-settentrionale, che hanno rinnovato la determinazione ad approfondire la fede nel Buddismo e a propagare gli insegnamenti di Nichiren Daishonin in una zona della Sardegna che, per tradizione culturale, è particolarmente chiusa ma che tuttavia presenta notevoli potenzialità.
La riunione, che è stata arricchita dal racconto di alcune esperienze molto toccanti e dalla lettura del messaggio del 3 maggio inviato dal presidente della SGI, Daisaku Ikeda, si è conclusa con dei mini-zadankai. Importantissimo per la buona riuscita della riunione, l’apporto di alcuni membri della Divisione donne.

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Firenze: un abbraccio multiculturale

di Maria Paparazzo e Silvana Russo

Per la seconda volta consecutiva, i giardini del Centro culturale (Villa di Bellagio) a Firenze si sono vestiti dei colori del mondo. Il 3 giugno si è svolta la manifestazione dedicata alle etnie che vivono in città. Le partecipazioni sono state il doppio dell’anno precedente. La festa, aperta a tutti, si è svolta su “più livelli”, grazie alla versatilità degli spazi del Centro culturale e all’impegno dello staff Accoglienza. Lungo il viale dei cipressi sono state allestite le mostre fotografiche e di pittura (in riferimento a paesi quali Mali, Benin, Angola, Colombia, Somalia, Perù), insieme a quelle dell’artigianato (riguardanti Africa e America Latina). Ai piedi della villa, la mostra fotografica I semi del cambiamento, con accanto la tenda beduina in cui si è distribuito the aromatizzato e caffè marocchino. In una delle sale della villa (butsuma esterno) si è svolto un dibattito sulle comunità rom. Gli spettacoli di canto e danza (Algeria, Sri Lanka, Cina, Nigeria, Egitto, Colombia) si sono svolti sul prato e davanti all’anfiteatro. Nel mezzo, un’area riservata ai bambini. La cena dai sapori etnici ha reso più piacevole la serata dall’insolita temperatura autunnale. Dopo il canto arabo del gruppo El-Baha di Bou-Saada (Algeria), i rappresentanti delle varie organizzazioni hanno preso la parola per sottolineare il valore della giornata. Tutti hanno ringraziato l’Istituto buddista quale interprete di una Firenze solidale. Allacciare legami con più persone possibili e liberarsi dai pregiudizi è stato un vero successo, nonostante le iniziali difficoltà di organizzazione.

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La consulta spezzina delle religioni

di Alberto Forni

Il 24 maggio a La Spezia, nella Sala Giunta del locale Palazzo Civico, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa che ha sancito la nascita della “Consulta delle religioni”. Il tutto alla presenza del sindaco spezzino Giorgio Pagano e dei rappresentanti di undici comunità religiose presenti nella città ligure, fra le quali appunto anche l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Dialogo, rispetto delle differenze e tutela delle minoranze sono i principi espressi nel dare vita a questo organismo, il cui intento è favorire la collaborazione fra l’amministrazione comunale e le varie comunità. Il fine ultimo è quello di realizzare, fra le altre cose, spazi comuni per il raccoglimento e la preghiera, una valorizzazione delle diverse festività religiose e soprattutto una promozione del rispetto dei diritti umani fra i cittadini. «Perché dialogare oggi fra religioni – come ha fatto notare il sindaco nel suo intervento – significa dare un forte contributo alla crescita complessiva di una comunità e della sua civiltà democratica».

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La voce delle favole

di Laura Zanoni

Per la prima volta un gruppo di artisti dell’Istituto Buddista Soka Gakkai di Verona ha portato in scena uno spettacolo di fiabe e canzoni nella sala civica Auditorium del quartiere Saval. Diamo voce alle favole era il titolo dello spettacolo, che si è svolto lo scorso 26 maggio e che ha visto la recitazione da parte di attori professionisti – e non – delle fiabe buddiste La gemma nel vestito, Tigre di pietra, I ciechi e l’elefante e Sessen Doji intervallate da canzoni della tradizione italiana, da balletti e da un bellissimo coro del gruppo Futuro, “costretto” poi al bis. Il responsabile della sala, congratulandosi per la serata, si è detto contento che alcuni giovani si occupino di temi così importanti quali la felicità dell’essere umano, e ha auspicato che ci possano essere altre occasioni in futuro per portare i nostri messaggi alla società veronese.

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Fedi e famiglia

Il 18 maggio scorso, nell’ambito della mostra fotografica Costruttori di pace tra XX e XXI secolo, si è tenuto un dibattito interreligioso presso la Biblioteca Comunale Chiesa Rossa a Milano.
L’iniziativa è partita dal desiderio di voler percorrere sempre la strada del dialogo e, nello specifico, proprio il dialogo tra le religioni, che ci ha spinto a impostare il dibattito sull’argomento “Il dialogo di fede comincia nella famiglia e si riflette nella società”.
Nuclei familiari al cui interno si professano differenti religioni, mostrano segnali di nuove problematiche e necessità che non investono più soltanto la coppia, o il rapporto genitori-figli, ma la più ampia società in cui la famiglia stessa vive.
Al dibattito sono intervenuti Gabriele Mandel Khân (vicario generale per l’Italia della Confraternita Sufi Jerrahi Halveti), il Rabbino David Sciunnach (assistente del rabbino capo presso l’Ufficio Rabbinico di Milano), Gianni Castoldi (filosofo, specializzato in bioetica) e Marita Bombardieri (ex dirigente scolastica e responsabile nazionale educatori dell’Istituto Buddista).
Grande ricchezza è arrivata inoltre dall’esperienza vissuta portando la mostra in una scuola di Milano, dove gli esercizi di drammatizzazione degli alunni sui contenuti dei pannelli si sono rivelati di grande insegnamento non solo per gli stessi ragazzi, ma soprattutto per gli insegnanti.

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Ovada sulla via della pace

di Daniela Borgarelli

Dopo il corso tenuto a Salsomaggiore – con lo slogan “È l’azione che conta” – i membri di Ovada (AL) hanno partecipato alla festa della pace che si è tenuta nella cittadina piemontese ai primi di giugno. L’iniziativa, della durata di tre giorni, è stata organizzata dal Centro Pace Corrie di Ovada, nato dalla decisione di sole due persone che erano uscite dalla mostra sui Costruttori di pace di Grugliasco con il desiderio di realizzare qualcosa di concreto. Nei tre giorni di festa la bancarella dei libri dedicati al Buddismo di Nichiren si è trasformata nel punto di partenza per far conoscere questa filosofia religiosa, attirando l’attenzione di persone di ogni età e persino quella di una bambina di otto anni che ha voluto acquistare il volume Felicità in questo mondo. All’interno della manifestazione si è tenuto anche un incontro interreligioso intitolato Educare alla pace, al quale ha partecipato – come rappresentante dell’Istituto – Marita Bombardieri. Un’occasione, insomma, per far sentire la voce del nostro maestro e passare dalla teoria alla pratica.

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La fortuna di lodare

di Claudio Sabella

Domenica 4 giugno, presso il teatro Alfieri di Torino, si è tenuta la prima riunione generale di tutti i membri del Piemonte e della Valle d’Aosta, alla quale ha partecipato l’intero consiglio nazionale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai con Hideaki Takahashi e Seichi Hasegawa, rispettivamente nuovo direttore generale e direttore generale onorario della SGI europea.
All’inizio della riunione è stato proiettato un video del presidente Ikeda e vedere sensei sullo schermo gigante è stato fonte di grande emozione, come ha sottolineato anche il direttore generale dell’Istituto Tamotsu Nakajima nel suo intervento incentrato sull’importanza della gratitudine.
«L’orgoglio personale, l’avidità e la gelosia – ha detto Nakajima – sono le cause di un comportamento ingrato e dimenticare la gratitudine è una grave mancanza nella nostra vita. Nel Buddismo il rapporto maestro-discepolo è fondamentale. Ma per essere discepoli dobbiamo avere gratitudine verso Nichiren Daishonin e i tre presidenti della Soka Gakkai, le persone, cioè, che ci hanno fatto conoscere questo Buddismo. Inoltre come discepoli dobbiamo incoraggiare e lodare i nostri compagni di fede, ricordandoci che i comportamenti virtuosi tornano a noi sotto forma di buona fortuna. La lode infatti crea fortuna, mentre la critica no».
Hasegawa invece ha sottolineato l’importanza di comprendere la propria “missione”: «Tutte le persone che appaiono sulla terra sotto forma umana sono Bodhisattva della Terra, questo è ciò che dice il Sutra del Loto. Tutti siamo dei Budda, anche se alcuni stanno ancora dormendo. Viviamo per creare una felicità indistruttibile e la pace nel mondo intero».
Takahashi si è invece soffermato sul concetto di itai doshin (diversi corpi, stessa mente): «Nichiren spiega che recitare insieme con lo stesso obiettivo non è il mezzo ma lo scopo. Realizzare itai doshin non vuole dire rinunciare alle proprie idee o scendere a compromessi, ma serbare nel cuore lo stesso obiettivo al di là delle opinioni. Non importa quanto siano diverse le nostre idee, possiamo sempre trovare un punto in comune per superare le differenze. Per fare ciò è necessario creare un legame diretto tra noi e il maestro, perché tra noi e il maestro non deve esistere nessun intermediario».
In definitiva, si è trattato di un’occasione per una nuova partenza nelle attività.

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Confronto con tante sfaccettature

di Cristina Sereni

I Giardini Ducali hanno fatto da cornice alla seconda edizione del Festival della cultura per la pace che si è tenuto a Modena lo scorso 11 giugno. L’evento rientrava tra le manifestazioni di Globalizza… che? 2006: Un altro mondo è possibile, nove giorni di incontri, mostre e altro per offrire spunti di riflessione su argomenti caldi della politica locale, nazionale o internazionale.
Il pomeriggio è stato dedicato ai bambini con la messa in scena coi burattini di una favola di Daisaku Ikeda e la lettura di un’altra.
La sera, una conferenza dialogo dal titolo Pace nel mondo: paradosso o realtà? ha catturato l’attenzione di centinaia di persone. Esponenti di Un ponte per…, Emergency, Agesci, della comunità islamica modenese, della comunità ebraica cittadina e dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai hanno condiviso con la platea l’idea di pace che adottano nella loro vita, o la loro esperienza nella realtà locale di una città come Modena, o in situazioni dove il conflitto armato domina nella quotidianità.
Un confronto proficuo dal quale sono emerse diverse sfaccettature di un concetto, la pace, al quale tutti idealmente anelano e che in concreto provano a coltivare curando l’educazione, l’affermazione di un’informazione corretta, l’assunzione di responsabilità e l’incontro con l’altro.

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Il cuore dei giovanissimi

di Chiara Cefalù

Il 20 e il 21 maggio al Centro culturale di Roma sono state due giornate intense e piene per il territorio Tevere centro. Una novità di questo corso è stata l’apertura ai simpatizzanti e alle persone che conoscono la pratica da poco tempo. Numerosi gli interventi, tra cui quelli di Asa e di Tamotsu Nakajima, che hanno parlato dell’importanza di questi prossimi cinque anni per il futuro di kosen-rufu: anni decisivi in cui i giovani saranno protagonisti grazie anche al sostegno degli adulti che, con grande fiducia, potranno aiutarli a crescere offrendo loro dei “campi d’azione” concreti in cui allenare ed esprimere le loro infinite potenzialità.
Il tema principale del corso è stato lo spirito dell’offerta e sono stati toccati punti molto incoraggianti come la ricerca di un rapporto sempre più diretto con il Gohonzon, o l’efficacia di sostenere nel tempo una promessa, come quella di fare zaimu (offerta) ogni anno, nonostante le circostanze della vita o le possibilità concrete possano cambiare, o la bellezza di andare avanti anche attraverso le difficoltà, seguendo l’esempio del nostro maestro Nichiren Daishonin. Spirito dell’offerta è anche il cuore di donare le proprie esperienze, dalle quali emerge il coraggio di trasformare la vita.
E poi il “microfono libero” che ha dato la parola a chiunque volesse comunicare un pensiero, un proposito, un’ idea. Anche molti artisti hanno partecipato offrendo letture, canzoni, un flamenco e un coro finale con Alan Sorrenti che ha coinvolto tutti. Ma il contributo più elettrizzante è stato quello degli under 18 che hanno raccontato le loro esperienze, creando emozioni fortissime e lasciando sbigottiti tutti con la loro purezza e sincerità: ciò ha sicuramente risvegliato il desiderio di sostenere questi ragazzi e di portare sempre più giovanissimi a conoscere questa pratica. Il sole non è mancato, si respirava un’aria leggera.

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Trets 11-14/5: impressioni a caldo

di Luisa Giorgi e Graziella Ajello

Il Centro culturale europeo di Trets in Provenza ha ospitato, dall’11 al 14 maggio, 152 membri dell’area Tosco-Umbra. Le peripezie del viaggio di andata (un guasto a uno dei pullman), non hanno intaccato l’armonia fra i partecipanti. Studio (Gosho di Capodanno e Itai doshin), recitazione di Daimoku e condivisione degli obiettivi hanno creato un’atmosfera quasi magica. Come traspare dalle impressioni raccolte a caldo, durante il viaggio di ritorno. Eccole.

Laura Labella, Valdarno: Un’esperienza che mi ha arricchita molto, gioia incredibile e sensazione di leggerezza. Oltre alle spiegazioni illuminanti, mi hanno colpito i racconti a cuore aperto, tra noi partecipanti, durante i pranzi e le cene. La cosa più bella? Vedere i sorrisi delle persone e immedesimarmi nelle loro emozioni.

Barbara Nappini, Arezzo: Quattro giorni da byakuren hanno coinciso con una strana avventura. Il primo giorno è passato alla grande, in perfetta sintonia con gli altri membri, anche se la mia tendenza al perfezionismo si è fatta subito sentire. Il secondo giorno ero caduta già nel mondo di Collera: mi sentivo arrabbiata e insoddisfatta. Volevo dare il massimo e sentivo di non riuscirci. Ciò nonostante ho percepito il calore e la comprensione di chi mi ha sostenuto in questi momenti difficili. Per chi ha in mente di andare a Trets vorrei consigliare una forte base di Daimoku per prepararsi a vivere tutti e dieci i mondi!

Daniela Ricci e Francesco Luchi, Valdarno: C’eravamo posti l’obiettivo di venire in coppia, durante il Gongyo di Capodanno, e ce l’abbiamo fatta! Volevamo approfondire il nostro rapporto e rafforzare il rapporto umano che ci unisce agli altri. È bellissimo condividere con la persona che ami i valori di kosen-rufu. Adesso la sfida è portare a casa questa convinzione e mantenerla nel quotidiano!

Roberto Ciofini, Arezzo: Non avendo un particolare desiderio di partecipare, ho recitato molto prima di partire per andare oltre la mia tendenza alla chiusura. Il primo giorno ho avuto una crisi di solitudine. Fortunatamente il Daimoku e lo studio del Gosho di Capodanno mi hanno predisposto all’ascolto degli altri, riconoscendo nella diversità un grande tesoro. Così, nei giorni che mancavano, sono riuscito a cambiare le mie abitudini. Questo corso ha significato per me diventare consapevole della diversità e sentire la forza del Daimoku. Una gita verso la vita.

Giuseppe Valori, Montespertoli: Come responsabile ho scelto di venire al corso per studiare gli argomenti di esame che i membri del mio gruppo sosterranno a novembre. Non potevo rinunciare a pensare alla crescita dei miei giovani. Trets mi ha ricompensato per la mia offerta di tempo e di sforzo: essendo stato il partecipante più anziano (sessantasette anni) il giorno della partenza ho avuto in regalo una bottiglia e gli applausi di tutti!

Oscar Ulivieri, Montaione: Per me è la seconda volta, anche se ho solo vent’anni. In entrambi i casi mi sono sfidato collaborando con lo staff soka-han. Questa seconda esperienza l’ho vissuta in modo più riflessivo e introspettivo. Certo, ho recitato Daimoku con entusiasmo, ma ho cercato una maggiore saggezza nell’individuare l’obiettivo verso il quale indirizzare la mia determinazione. La frase di Daisaku Ikeda che mi accompagna è: «In qualunque cosa, chi continua a combattere alla fine conseguirà una vittoria» (dal Diario giovanile, vol. I, pag. 191).

Roberto Marcucci, San Casciano: Per me venire a Trets significa determinarsi nella fede! Studiare il Gosho Itai doshin e provarlo fisicamente sulla mia pelle mi hanno fatto sentire l’umanità delle persone. Adesso, vigoroso e determinato, desidero tornare nel mio paese e continuare il percorso della mia rivoluzione umana. Ho già deciso di trovare una casa da offrire per kosen-rufu, dove tutti possano venire a recitare ed essere sostenuti nella lotta per la loro rivoluzione!

Giuliano Monechi, Valdarno: È stato il più bel corso a Trets a cui abbia mai partecipato, sono anni che aspettavo di sentirmi dire le cose che sono state dette con questa semplicità e chiarezza. Sono soddisfatto e felice.

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