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Il primo passo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:51

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Il primo passo

Un libro sul valore dell’impegno individuale rispetto ai problemi che affliggono il pianeta e i suoi abitanti. Il dialogo fra Hazel Henderson e Daisaku Ikeda offre un punto di vista differente sulle possibilità di intervento e di cambiamento

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Un libro sul valore dell’impegno individuale rispetto ai problemi che affliggono il pianeta e i suoi abitanti. Il dialogo fra Hazel Henderson e Daisaku Ikeda offre un punto di vista differente sulle possibilità di intervento e di cambiamento

Hazel Henderson e Daisaku Ikeda, Cittadini del mondo: l’impegno di ognuno per costruire un futuro sostenibile – 2005 – Sperling & Kupfer, Milano – € 17,00

Una recente canzone dello Zecchino d’Oro suona così:
Pesciolino rosso che nuoti nel mio coccio,
Forse cerchi un fiume, certo cerchi un fiume,
Pesciolino rosso, credi a me, oggi non c’è un fiume pulito per te!
Difficile non riflettere su queste parole e non dispiacersi per quel pesciolino, e per i bimbi di oggi, eredi di un mondo tanto bello quanto inquinato. Una scintilla di speranza viene dal libro che presentiamo in queste pagine, in cui Hazel Henderson, futurologa di fama mondiale, e Daisaku Ikeda, si confrontano su quello che vuol dire essere “cittadini del mondo”, e sull’opportunità che ciascuno di noi ha di contribuire al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile per la crescita e felicità di tutte le persone sulla terra.
Il loro dialogo inizia con una conoscenza reciproca, per poi passare a una discussione sui temi che ciascuno dei due ha più a cuore. Scopriamo così i tanti punti comuni fra queste due persone: le loro umili origini, l’amore per la poesia, il percorso di studio informale, la voglia di lottare, di confrontarsi con gli altri, di imparare ogni giorno cose nuove.
Hazel è una donna inglese, che ha vissuto gran parte della sua vita in America. Racconta di come, fin dall’infanzia, i genitori le abbiano insegnato a dubitare di ogni cosa, a non accettare ciecamente tutto quanto le veniva detto. Proprio questo atteggiamento la spinge nel lontano 1964 a lottare perché fossero affrontati i problemi ambientali di New York, dopo aver visto gli effetti dell’inquinamento sulla pelle della figlia. Scrivendo lettere prima alle persone più influenti della città, poi dello stato, infine alle maggiori reti televisive, ottenne che fosse costituito un movimento civico (Cittadini per l’aria pulita), che ancora oggi si occupa dei problemi ambientali di New York, e l’inserimento di un indice sull’inquinamento atmosferico della città nelle previsioni del tempo in tv. A questo movimento si affiancarono in seguito altri gruppi come Cittadini per il controllo del rumore, Cittadini contro l’inquinamento dell’acqua, Cittadini contro i pesticidi.
Ikeda ricorda gli anni della sua infanzia, descrivendo la figura del padre e della madre, e di come da loro abbia appreso l’importanza di vivere secondo le proprie convinzioni, e la determinazione a essere sereno e a tener duro anche nei momenti di maggiore difficoltà.
Gli argomenti che i due autori hanno scelto per il confronto sono la cittadinanza planetaria e il futuro dell’umanità. Il dialogo si snoda affrontando vari temi: la tecnologia del futuro, la Carta della Terra e l’etica ambientale, il ruolo della donna nel ventunesimo secolo. Ikeda introduce il concetto di compassione per tutte le persone, mentre Henderson spiega il bisogno di un diverso tipo di economia, che tenga più in considerazione le persone e i loro bisogni.
Entrambi credono alla possibilità di creare un mondo in cui sono tutti vincitori, una società senza perdenti, grazie alla sfida alle élite e la lotta per le riforme. Condividono la convinzione che l’attuale modello economico sia sbagliato, come l’opinione per la quale gli esseri umani sarebbero fondamentalmente egoisti e competerebbero per massimizzare il proprio interesse. A loro parere la crescita dell’economia non è un criterio sufficiente per misurare il progresso umano; occorre piuttosto considerare il miglioramento complessivo della qualità della vita, misurando il benessere anche attraverso la generosità verso gli altri, la condivisione delle risorse, il volontariato, il livello di salute, l’istruzione, il rispetto dei diritti umani, le infrastrutture, il senso di appartenenza a una comunità e la valorizzazione e difesa dell’ambiente. Questo è quello che Hazel Henderson sostiene da sempre: la valorizzazione “dell’economia dell’amore”.
Invece di lasciarsi assorbire dal piccolo orticello del proprio ego, ciascun individuo, uomo o donna, può imparare a riconoscere la propria relazione con tutte le forme di vita esistenti nel cosmo. Così potrà sfuggire all’avidità, avanzare lungo una strada più compassionevole e raggiungere la felicità, nostra e altrui. Perché, come dice Henderson, vogliamo essere qualcosa di diverso da «semplicemente delle scimmie nude, una specie di mammiferi che colonizza ogni nicchia ecologica del pianeta terra e divora il 40% della produzione fotosintetica primaria della sua biosfera, spingendo altre specie verso un’altra Grande Estinzione». L’uomo, malgrado le sue limitate risorse esteriori, possiede una ricchezza interiore sconfinata, e una profonda rivoluzione umana può cambiare la nostra visione del mondo della natura, della vita e dei valori.
Nel libro Henderson e Ikeda abbracciano una visione positiva, concreta e insieme profonda delle risorse dell’uomo e della sua volontà e capacità di creare un futuro più luminoso, e invitano a passare finalmente all’azione. Perché non è un sogno: la gente comune può davvero intervenire sui complessi temi globali e fare la differenza.
Pesciolino rosso, che nuoti nel mio coccio,
io con te mi ci tufferei, dentro al fiume poi nuoterei
fino al mare ci arriverei, quanti amici che mi farei…

Una nuova economia (pagg. 62-65)

IKEDA: So che lei svolge un attivo servizio di consulenza per organizzazioni governative e istituzionali di oltre trenta paesi. Inoltre, i suoi articoli compaiono su più di quattrocento giornali di ogni parte del mondo. […] Le sue opinioni sull’economia stanno attirando l’attenzione di tutto il mondo, soprattutto l’inedito concetto di “economia dell’amore”. Ora, vorrei sapere da lei come ha messo a frutto le sue esperienze newyorkesi per sviluppare quella che chiama la nuova economia.

HENDERSON: Quando iniziai a studiare l’argomento constatai che la base stessa della teoria economica era sbagliata, e aveva prodotto un’immagine distorta della società. È molto importante migliorare la qualità dell’ambiente, fare in modo che tutti, e specialmente i bambini, possano respirare aria pulita. Tuttavia, ogni volta che consultavo le grandi imprese al riguardo, i loro responsabili mi rispondevano che le idee erano irrealizzabili perché prevedevano un eccessivo esborso di denaro. Man mano che ascoltavo rifiuti come questo, incominciai a pensare che vi fosse qualche errore proprio nei principi economici che tutti davamo per scontati.

IKEDA: Già, lei ha fatto osservare con perspicacia che l’economia dovrebbe prendere in considerazione anche la tutela dell’ambiente e la possibilità di rendere gli individui più felici.

HENDERSON: Sono stati l’impegno in difesa dell’ambiente e gli studi di biologia, ecologia e termodinamica a indurmi a mettere in discussione l’economia tradizionale. Ciò che andavo capendo man mano con tali materie mi sembrava troppo diverso dall’economia convenzionale e dal suo modo di spiegare le cose. Così, decisi di proseguire la mia ricerca da sola, da autodidatta. Siccome le università non offrivano il tipo di corsi che avrei voluto, incominciai a cercare nelle biblioteche i libri giusti e a leggerli per conto mio.

IKEDA: Ammiro il suo procedere dal dubbio allo studio e quindi all’azione concreta. Tuttavia, deve essere stato difficile per una casalinga e madre di famiglia come lei. Che genere di ostacoli ha incontrato?

HENDERSON: Nessuno in particolare: vivevamo in un piccolo appartamento che era facile tenere pulito. Mio marito andava al lavoro alle otto del mattino e tornava a casa verso le sei di sera. Mia figlia era ancora piccola, e nel pomeriggio sonnecchiava per due o tre ore. Una simile tabella di marcia mi lasciava del tempo libero che potevo dedicare allo studio. Quando di giorno non ci riuscivo, studiavo di notte dopo che tutti erano andati a letto, oppure mi alzavo presto al mattino. Tutto ciò non mi pesava affatto, perché a me piace studiare.

IKEDA: Parole incoraggianti! All’inizio, quando ha cercato di discutere questi argomenti, gli specialisti non la trattarono forse con disprezzo, dandole della dilettante poco informata, della massaia senza arte nè parte, senza alcuna idea del funzionamento dei meccanismi economici?

HENDERSON: Sì. In un programma televisivo, un economista seduto accanto a me disse: «Lei è una bella signora, ma non capisce un’acca di economia». Tuttavia, non ho mai pensato di arrendermi, anzi simile critiche mi hanno soltanto spronata a studiare ancora di più. In tal modo, quando avessi incontrato di nuovo quegli economisti, ne avrei saputo abbastanza per poter confutare le loro tesi.

La famiglia creativa (pagg. 179-182)

IKEDA: Mi piace pensare in termini di famiglia creativa. Chi da bambino ha avuto una madre sempre ottimista, generosa verso la società e la comunità e capace di vivere in modo creativo, come la sua, se lo ricorda per tutta la vita. Un comportamento di tal genere costituisce il miglior nutrimento e insegnamento possibile per la costruzione di una felice vita famigliare. È importante che le coppie sposate, pur dando libero corso alle aspirazioni e qualità individuali, cooperino per la felicità dei bambini, della famiglia e della società.

HENDERSON: È la direzione verso la quale ci si sta muovendo oggi. È proprio pensando al futuro dei nostri figli che abbiamo dato vita a Citizens for clear air (Cittadini per l’aria pulita). All’inizio, eravamo per la maggior parte madri di famiglia. Sapendo quanto fosse duro allevare dei bambini, nutrivamo il grande desiderio che i nostri figli potessero avere il miglior futuro possibile. Ripensandoci adesso, mi rendo conto che fu proprio tale obiettivo a darci la forza di resistere a numerose persecuzioni e andare avanti. E quello del nostro gruppo non è un caso isolato. In ogni parte del mondo, le donne riversano amore e coraggio sulla famiglia, la comunità locale e i luoghi in cui si decidono le politiche economiche e di governo. Per il ventunesimo secolo, se uomini e donne lavoreranno insieme come partner di pari dignità, sarà possibile ridare equilibrio all’intera società umana, economia compresa.

IKEDA: Sono d’accordo con lei. Da sempre insisto sul fatto che le donne devono giocare una parte essenziale nel passaggio da un’era di guerra e violenza a un’epoca di pace e coesistenza armoniosa. Settecento anni fa Nichiren condannò la discriminazione sessuale con le seguenti parole: «Non possono esserci discriminazioni fra coloro che propagano il Sutra del Loto, siano essi uomini o donne». Come lei, anch’io sono persuaso che, nel ventunesimo secolo, lavorando insieme con gli uomini, le donne possano manifestare pienamente le proprie peculiarità ed energie. Infatti, senza uno sforzo comune da parte di entrambi i generi, per l’umanità si prospetta un tetro futuro. La mia lunga esperienza mi ha insegnato che le donne sono concrete per natura. Allo stesso tempo, sono compassionevoli, sensibili, pacifiste e dotate di un forte senso di giustizia, di serietà e pazienza.

HENDERSON: Ora che le economie mondiali evolvono in direzione dei servizi e sono sempre meno legate alle merci, all’industria e alla potenza dei muscoli, l’economia avrà un carattere sempre più femminile. Le donne sono particolarmente brave nel settore delle comunicazioni e nell’economia dell’amore, l’economia altruista. Per venire incontro alle esigenze della collettività trascurate dai governi, molte donne hanno organizzato piccole imprese nel campo dei servizi sociali, educativi, di mediazione e di assistenza diurna e infermieristica. Negli Stati Uniti, in comunità dove l’intervento del governo si è rivelato fallimentare, allo Stato sono subentrate le aziende a gestione femminile, che sono riuscite a erogare i servizi mancanti. Se le statistiche economiche e le cifre del PIL tengono conto di tali ditte, ignorano però l’altrettanto significativo ammontare del volontariato e delle cure prestate a giovani e anziani in ambito domestico. La prima stima di tutto questo lavoro non retribuito fu elaborata nel 1995 all’interno del Rapporto sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite, che spiegò come dal computo globale del PIL mancassero semplicemente 16 miliardi di dollari. Di questi, 11 erano frutto del lavoro femminile, 5 di quello maschile. Se il valore approssimativo del mantenimento della famiglia e dei domestici (negli Stati Uniti, una cifra compresa fra 60.000 e 80.000 dollari l’anno per unità famigliare) fosse incluso nel prodotto interno lordo, le politiche pubbliche ne guadagnerebbero e crescerebbe il rispetto per il ruolo delle casalinghe. Il volontariato sta conquistando il riconoscimento che merita per il suo importante contributo alla ricchezza e al benessere nazionali.

Creare onde (pagg. 49-50)

IKEDA: Come diciamo noi, diecimila onde nascono tutte da una prima onda. Il primo passo è importante. Come si sentì quando vide che il suo movimento stava facendo progressi?

HENDERSON: Pensai che potevamo davvero cambiare la situazione se proseguivamo nei nostri sforzi. Grazie alla sua perseveranza, Cittadini per l’aria pulita ha contribuito a far approvare parecchie leggi sul controllo dell’inquinamento. Incoraggiata da questi primi sviluppi, iniziai a partecipare a movimenti civici in altri campi. Spesso, all’inizio, le persone semplici pensano che progetti di questo genere siano irrealizzabili; temono che gli ostacoli siano troppo grandi. Invece, come abbiamo dimostrato, mettendo insieme le forze si può trovare il modo di affrontarli. Non tutti i muri sono così spessi e resistenti da rendere impossibile trovare un punto d’accesso da cui operare uno sfondamento.

IKEDA: Le sue parole sono tanto più significative in quanto sono sostenute da fatti reali.

HENDERSON: La ringrazio. Come lei sa, bisogna avere la pelle dura per essere un attivista civico o un cittadino globale. Ciò che più conta è non arrendersi mai, sforzarsi ininterrottamente di comunicare con le persone (anche con politici potenti e uomini d’affari di primo piano), e fare appello a quel “Dio” che c’è dentro ciascuno di noi: il nostro sé più elevato. È questo che ammiro in lei e nei membri della SGI che ho avuto modo di incontrare in giro per il mondo. Siete un gruppo altamente organizzato e tenace. Conosco altri gruppi altrettanto motivati a livello spirituale ma che non riescono minimamente a incidere sulla società. Ecco perché desta in me una così profonda impressione vedere i risultati ottenuti dai membri della SGI, come nel caso del grande lavoro per la pace e il bando delle armi nucleari.

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