«Siamo troppo pochi»… ma attraverso una collaborazione cuore a cuore, un vecchio desiderio diventa realtà. Così Pordenone ha ospitato la mostra I semi del cambiamento
Gennaio 2005. Prendo in mano il Nuovo Rinascimento appena arrivato, e comincio a sfogliarlo. A pagina 7 il saggio del presidente Ikeda sull’educazione per uno sviluppo sostenibile è già una risposta. Da circa un anno il desiderio di portare una mostra della Soka Gakkai a Pordenone era diventato un obiettivo comune e in molti recitavano Daimoku per farlo diventare realtà. Alcuni di noi avevano già fatto attività per la mostra I diritti umani nel mondo contemporaneo, a Milano nel 1996 e a Venezia nel 1998 e l’idea di vivere un’esperienza così forte nel luogo in cui vivevamo aveva cominciato a prendere forma nel tempo, timidamente.
Da circa tre anni il settore era fermo, con venti, venticinque presenze alle riunioni di discussione: con questi numeri era impensabile concepire di sostenere l’attività di una mostra! Abbiamo iniziato a recitare Daimoku e a parlarne alle riunioni, perché diventasse uno scopo comune, condiviso da tutti. Io stessa, allora responsabile di settore della Divisione donne, ero divisa tra il desiderio di sostenere quanti desideravano realizzare questa “impresa” e la mia paura di confrontarmi direttamente con questa attività: una cosa era aver fatto il “cicerone” a Milano e la byakuren a Venezia, una cosa era presentare una mostra nel settore, ed esserne direttamente responsabile… Verso la fine del 2004 ci rendemmo conto che per noi non era affatto facile condividere un obiettivo. Persino la scelta della mostra da ospitare era diventata difficile, tra chi pensava a Pordenone città dei diritti umani e chi riteneva meglio presentare direttamente il nostro maestro con la mostra sui costruttori di pace. Il desiderio di aprire la nostra vita al luogo in cui viviamo e facciamo attività ogni giorno ci ha mostrato la difficoltà nello shakubuku, e il desiderio di essere veramente uniti nella decisione e nell’azione ci ha rivelato ancor più chiaramente, e senza mezzi termini, che l’unità si conquista nel cuore recitando insieme, dialogando anche quando sembra inutile, ma soprattutto, credo, l’unità si conquista ogni volta che ciascuno di noi recita Daimoku con il desiderio di sentire la vita e il cuore del maestro.
Quell’articolo sul Nuovo Rinascimento è stato subito importante. Il presidente Ikeda parlava di sviluppo sostenibile e di rispetto per la vita, e noi ci siamo detti che uno dei modi per essere in sintonia col maestro e la filosofia buddista era promuovere la mostra I semi del cambiamento. Abbiamo letto questo passo: «All’interno della grande rete di interconnessione di tutto ciò che esiste, ogni persona ha da realizzare uno scopo assolutamente unico, un contributo che solo lei può dare. Anche se la gente si comporta in maniera problematica, non dobbiamo cedere alla tentazione di considerare la gente un problema. Dovremo invece imparare a considerare ogni individuo come una risorsa dal potenziale illimitato, ricordando che la saggezza e l’intuito per risolvere le sfide più pressanti dell’umanità esistono già come possibilità non ancora utilizzate nel cuore della gente che è viva oggi, soprattutto nel cuore e nella mente dei giovani» (NR, 320, 8) e ci sembrava parlasse proprio al nostro cuore. La decisione era presa. Ancora prima di iniziare, questa attività ci aveva dato l’occasione di approfondire la nostra fede, sviluppando la relazione con il maestro.
In marzo l’incontro con le autorità comunali. Io e Piergiorgio, nominati “d’ufficio” referenti per la mostra (e nel frattempo responsabili di capitolo) incontriamo l’assessore e successivamente la responsabile degli eventi culturali. È possibile inserire la mostra all’interno di un’iniziativa di sensibilizzazione alle tematiche ambientali, che già da nove anni il comune di Pordenone organizza per le scuole e la cittadinanza. Il progetto per l’edizione 2005, intitolato Scienzartambiente, prevede convegni, laboratori e, quindi, presenterà tre mostre: una scientifica al Museo delle scienze legata all’uso responsabile delle risorse, una multimediale “Teatro mondo” con immagini fotografiche che catturino emotivamente l’attenzione dello spettatore alla ricchezza della terra, e la nostra, sulla Carta della Terra. La dottoressa Chiara Sartori, la responsabile dell’evento, è entusiasta della Carta e delle proposte di pace del presidente Ikeda.
Dal 20 ottobre al 6 novembre 2005 Pordenone ospita la mostra I semi del cambiamento. Diciotto giorni di gioia e di coraggio a braccetto con la paura e la determinazione, in cui spesso il desiderio di trasmettere il senso profondo del cambiamento – la fiducia nelle potenzialità di ognuno di trasformare la propria vita e il proprio ambiente – doveva passare attraverso l’orgoglio, le incomprensioni, la stanchezza. Ma la storia della Soka Gakkai ci dimostra che sfidarsi fino in fondo nelle attività porta alla vittoria nella propria vita. Occasioni come i festival o le mostre rimangono incise profondamente nella vita delle persone e nella storia di kosen-rufu nelle zone in cui si realizzano.
Abbiamo recitato Daimoku insieme per il successo della mostra, per sentire la forza e la determinazione del maestro nella propria vita, e decidere così di trasformare risolutamente la propria sofferenza in gioia: quale che fosse il problema che nella propria vita ognuno si trovava ad affrontare (e molti hanno lottato con la malattia, o la perdita del lavoro, o con la sfiducia nelle proprie capacità) il desiderio era di sfidare i propri limiti, di sentire e di trasmettere gioia, perché, come dice Ikeda «noi cresciamo quando ci spingiamo oltre i nostri limiti, quando ci sfidiamo ad andare oltre ciò che pensiamo possibile. Così facendo, possiamo rompere il nostro guscio, diventare forti, espandere il nostro stato vitale e portare avanti la nostra rivoluzione umana. Questa è la via della pratica buddista» (NRU, 12, 99).
È motivo di orgoglio, per noi, aver ospitato a Pordenone la prima mostra nel Friuli Venezia Giulia; aver superato la paura di non farcela “perché siamo troppo pochi”, e invece sentire la gioia di chiedere aiuto al territorio, di lavorare insieme al settore Udine, con il quale formiamo il capitolo Friuli, e quindi all’hombu intero con i due capitoli di Trieste, e anche ai nostri “vicini di casa” del Veneto Est, Conegliano, Vittorio Veneto, Treviso. Il racconto di questa esperienza è un ringraziamento a quanti hanno sostenuto e reso possibile la mostra, a quanti vi hanno partecipato con il cuore, facendo posto nella loro vita anche a questa nuova attività, ai membri che hanno sostenuto l’attività trasporti e l’allestimento, ai sokahan e alle byakuren, ai sorrisi delle donne dell’accoglienza, al coraggio degli animatori. Tutti hanno stupito i visitatori della mostra con la disponibilità e il sorriso, con la fiducia e la convinzione, al punto da far dire alla responsabile della mostra: «Siete meravigliosi, non vi voglio perdere!».
Da allora è solo iniziato il nostro cambiamento, il piccolo settore sta crescendo, crede di più in se stesso e ha grandi obiettivi, da realizzare insieme.