«Ma solo la tua fede determinerà tutte queste cose. Una spada sarà inutile nelle mani di qualcuno che non si sforza di lottare. La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede»
da Risposta a Kyo’o, Il Nuovo Rinascimento, n. 348, pag. 18
Cosa significa per noi che pratichiamo essere coraggiosi nella fede? Rileggendo questa frase recentemente mi sono posta quest’interrogativo. Certamente viene più facile pensare al coraggio dei presidenti della Soka Gakkai o di Nichiren Daishonin stesso nel portare avanti e con grande forza questo insegnamento nel tempo per arrivare fino a noi. Ultimamente mi sono ritrovata a pregare per sostenere persone a me vicine nel percorso della malattia e della morte. Molto spesso la cosa che ho sentito mancarmi di più è stato proprio il coraggio. Il coraggio di affrontare la paura, la rassegnazione e il dubbio come un tarlo pericoloso della mente.
Fortunatamente il tempo per pensare è stato poco, essendo stata risucchiata dalle attività buddiste nella nuova realtà di cui faccio parte all’interno di un capitolo. Insieme alle persone che lottano quotidianamente conciliando impegni di famiglia, lavoro e attività ho sentito pulsare, al ritmo di un tamburo, una vita coraggiosa.
In Risposta a Kyo’o Nichiren afferma: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon». Il Gohonzon è stato inscritto con una grande passione e noi, che ci mettiamo lì davanti, dovremmo pregare con la stessa grande passione mettendo tutti noi stessi in ogni Nam-myoho-renge-kyo che pronunciamo. Nella Saggezza del Sutra del Loto, il presidente Ikeda scrive: «Il Sutra del Loto è prezioso perché, celato sotto le parole, c’è il Gohonzon. Se dimentichiamo questo punto, tutti i nostri sforzi non serviranno a nulla» (4, 287). Brandire la spada del Sutra del Loto per noi oggi vuol dire portare il Gohonzon, con grande coraggio, nella vita delle persone attorno a noi. Vuol dire fare shakubuku.
Giovedì ho perso una cara amica e compagna di fede, malata da tempo, e nonostante avessi recitato molto per lei, mi sentivo sconfitta. Per quella sera ero invitata a una riunione di discussione e forse avrei preferito stare a casa tranquilla. Invece è emersa dalla mia vita una determinazione: ho deciso che sarei andata alla riunione e che avrei portato una persona nuova. Con uno sforzo coraggioso ho retto a una giornata molto pesante dove i miei pensieri più cupi tiravano verso il basso e la sera sono arrivata alla riunione molto provata, ma con tre persone nuove che avevo invitato in altre occasioni e che “per coincidenza” potevano tutte quella sera. La tristezza di una perdita si è trasformata nella gioia di una promessa. Ho sentito che questo era il modo migliore per salutare la mia amica.
Jean Jacques Rosseau dice che «vivere non è respirare, è agire» e chi, prima di tutti, ci sta insegnando instancabilmente ad agire è sicuramente il nostro maestro. Nella Saggezza del Sutra del Loto afferma: «Io sono come un palo nell’acqua: fin quando è saldo, la nave rimane saldamente ormeggiata al palo e anche nei giorni di tempesta ognuno si sente al sicuro. Nel frattempo, mentre ognuno si gode la propria sicurezza, nell’acqua fredda, invisibile agli occhi degli altri, il palo lotta per mantenere a galla la nave» (Saggezza, 4, 209).
Agiamo insieme al nostro maestro, con la sua stessa fede, affrontando le sue stesse paure, con la consapevolezza che diventeremo dei coraggiosi, dei veri esseri umani.