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Risposta a Kyo'o - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:46

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Risposta a Kyo’o

Elisabetta Valerio

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Da quando mi hai scritto di Kyo’o Gozen, ho pregato per lei ogni momento del giorno gli dèi del sole e della luna. Tieni sempre con te l’Omamori Gohonzon che ti ho inviato qualche tempo fa e non lasciarlo nemmeno per un momento. Il Gohonzon non fu mai conosciuto da nessuno, né tantomeno iscritto nel Primo o nel Medio giorno della Legge. Si dice che il leone, re degli animali, avanzi di tre passi, poi si raccolga su se stesso per saltare, sprigionando la stessa potenza nel catturare una piccola formica o nell’attaccare un animale feroce. Nell’iscrivere questo Gohonzon per la sua protezione, Nichiren è uguale al re leone. Questo è ciò che intende il sutra con «la potenza dei Budda simile a un leone all’attacco». Credi profondamente in questo mandala. Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?
È scritto che coloro che abbracciano il Daimoku del Sutra del Loto saranno protetti dalla Madre dei fanciulli demoni (giapp.: Kishimojin) e dalle dieci fanciulle demoni. Assaporeranno la felicità del re di Saggezza Ardente di Desideri (giapp.: Aizen) e godranno della fortuna del re celeste Vaishravana (giapp.: Bishamon). Ovunque tua figlia possa saltare e giocare, non le accadrà niente di male; potrà andare in giro senza paura come il re leone. La protezione di Kunti (giapp.: Kodainyo) è la più profonda tra quelle delle dieci figlie del demone. Ma solo la tua fede determinerà tutte queste cose. Una spada sarà inutile nelle mani di qualcuno che non si sforza di lottare. La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede. Allora egli sarà forte come un demone armato di una mazza di ferro. Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo. Miao-lo afferma nel suo commentario che il cuore di questo sutra è la rivelazione dell’Illuminazione originale del Budda e dell’incommensurabile durata della sua vita.
tratto da Il Nuovo Rinascimento, n. 348, pag. 18

Le lezioni di Gosho argomento delle riunioni mensili di studio non vengono più ospitate dal Nuovo Rinascimento. Il compito di sostenere lo studio e quindi fornire il materiale per le riunioni è stato assunto da Buddismo e Società che nel numero 117 (luglio-agosto 2006) presenta la spiegazione del Gosho Il comportamento del Budda, la seconda parte del quale è in programma per settembre. Il Nuovo Rinascimento presenterà periodicamente alcune riflessioni di autori diversi – scelti fra i membri dell’Istituto di maggior esperienza – su brevi brani dal Gosho. Riflessioni legate alla vita quotidiana che, ne siamo certi, hanno tutte le carte in regola per incoraggiare ogni lettore ad approfondire la sua fede.

in questo brano…

Questo scritto fu indirizzato da Nichiren a Kyo’o, la piccolissima bambina malata di Shijo Kingo. Shijo e sua moglie erano devoti fedeli, avevano sostenuto Nichiren tutta la vita, e lui li aveva spesso incoraggiati e guidati, aiutandoli a dare prova concreta di quanto può realizzare chi sviluppa e mantiene una salda fede nel Gohonzon.
All’epoca della lettera, il Daishonin viveva in esilio nell’isola di Sado. In questo testo egli spiega il significato dell’oggetto di culto, il Gohonzon, e l’atteggiamento con cui si dovrebbe praticare.
Risposta a Kyo’o è sicuramente uno dei più noti scritti di Nichiren Daishonin, sia per la sinteticità che per l’immediatezza dell’incoraggiamento con­creto che esso esprime. Un incoraggiamento rivolto ai genitori della piccola Kyo’o, che avevano dimostrato la propria fede nel rimanere al fianco del maestro anche in mezzo alle persecuzioni più aspre.
Il primo aspetto che Nichiren sottolinea è di non abbandonare mai il Gohonzon, nemmeno per un istante. Può sembrare un aspetto scontato, ma è determinante decidere di non allontanarsi mai dal Gohonzon, in qualunque tipo di circostanza.
Nel caso di una malattia, e in particolare di quella della propria figlia, occorre tirare fuori la determinazione e il coraggio del leone, che usa la medesima energia per affrontare piccoli e grandi ostacoli.
Ciò che Nichiren vuole trasmettere loro, e a ciascuno dei futuri praticanti, è che raccogliere questo tipo di determinazione è essenziale per poi lottare concretamente. La chiave per vincere nelle difficoltà e trasformare i problemi in significative esperienze è sforzarsi di lottare. Con questo atteggiamento e con le azioni conseguenti, spiega Nichiren, sarà possibile sconfiggere anche qualsiasi malattia.

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Coltivare la speranza

La lettura di questo Gosho mi ha accompagnato tante volte e mi è apparso ogni volta sempre diverso e sempre più profondo. Questa volta la possibilità di approfondire è venuta dalla decisione di sostenere i membri dopo la morte di un compagno di fede (la morte di un credente è uno dei quattro demoni, vedi anche BS, 116, 35, n.d.r.). Il dubbio è volato leggero tra di noi, come una nube di radiazioni tossiche, come solo il demone sa fare, dando ragione alle proprie ragioni, diventando giudizio e pregiudizio, razionalità ed emozione.
Ovviamente in questa occasione sono riemersi anche dubbi che si erano acquietati; nascosti da qualche parte, sotto forma di sensi di colpa verso momenti della vita dove si è pensato di non essere stati abbastanza coraggiosi, di non aver avuto la forza di brandire la spada, in questa o in altre occasioni. Quante volte sono serpeggiati nei pensieri, e a volte anche nelle parole, giudizi del tipo: «Non ci ha creduto fino in fondo», «Si è rassegnato, non ce l’ha fatta!», «È una persona sfortunata». Gli elementi ci sono tutti per riconoscere il dubbio come ostacolo e demone. Allora è necessario, per l’ennesima volta, cogliere l’occasione e approfondire partendo sempre da se stessi, per me e per le persone che dovrò incoraggiare, per i miei shakubuku. Avere rispetto per il dubbio degli altri, farlo tuo, cercare nella propria vita il corrispettivo dubbio, anche se in campi diversi. Scendere nella disperazione, ma risalire insieme. Molto bene! Dunque, «il saggio si rallegrerà (vedi SND, 4, 128)»…
Il punto è che a volte, leggendo il Gosho, ci fermiamo al suo significato superficiale e non consideriamo le frasi nella loro interezza e le parole nel loro preciso significato; questo non in termini letterari o filologici, ma in relazione alla nostra oscurità fondamentale. «Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» viene inteso spesso con l’idea: recito Daimoku, quindi guarisco. Ma il significato è molto più profondo: intanto cosa intendiamo per malattia, non solo come malattia fisica o mentale, ma come malattia dell’esistenza, malattia in senso generale, anche come la malattia di non credere nel nostro infinito potere, o la malattia di aspettarsi sempre qualcosa, o la paura e l’ansia della vita e quindi della morte; la malattia di dividere tutto in buono e cattivo, bello e brutto, giusto e sbagliato. L’altra parola è ostacolo e l’ostacolo in termini buddisti non è un fastidio o un semplice impedimento, ma la forza dell’oscurità innata che si oppone al raggiungimento della tua Buddità.
Questo è il punto: «Quale malattia può quindi essere un ostacolo al raggiungimento della tua Buddità?». E anche in questo caso non è importante l’entità dell’ostacolo, ma quanto esso ti impedisce, quanto spazio ti ruba. Nessuna malattia, nessuna sfortuna, nessuna morte potranno impedirti di raggiungere la Buddità, se mantieni la tua fede forte come il ruggito del leone, saggia e coraggiosa! Con la forza di coltivare la speranza fino all’ultimo e vincere in questa vita e nella prossima. I principi fondamentali del Buddismo spiegano molto bene cos’è un ostacolo, un demone: la loro funzione è destabilizzare, togliere energia, stroncare con la paura e l’ansia e fermarti nel cammino del raggiungimento della Buddità, nel provare la gioia che deriva dalla Legge.
In questi ultimi tempi si sono manifestati tanti altri ostacoli e demoni come è normale che sia, all’interno dell’organizzazione buddista, in famiglia, nella società, intorno a me, lontani e vicini, ma ogni volta mi ripeto: «Quale malattia sarà quindi un ostacolo?», e mi accade recitando davanti al Gohonzon che il dubbio, la pesantezza, l’ansia, l’angoscia e la disperazione lascino il posto alla speranza e alla consapevolezza che la forza della mia Buddità supera qualsiasi ostacolo e qualsiasi paura come una leonessa che protegge se stessa, ma soprattutto i suoi cuccioli, se stessa e il suo futuro… per me, per la mia famiglia, per i membri, per la mia città, la mia nazione.

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