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La riunione di discussione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:32

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La riunione di discussione

Un viaggio fatto di riflessioni e di esperienze personali per approfondire il significato dell’attività fondamentale della Soka Gakkai. A chi chiedeva se non sarebbe stato meglio tenere conferenze per diffondere il Buddismo, Makiguchi rispondeva che: «Riguardo ai problemi della vita, il dialogo è il solo modo per comunicare con gli altri»

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Un viaggio fatto di riflessioni e di esperienze personali per approfondire il significato dell’attività fondamentale della Soka Gakkai. A chi chiedeva se non sarebbe stato meglio tenere conferenze per diffondere il Buddismo, Makiguchi rispondeva che: «Riguardo ai problemi della vita, il dialogo è il solo modo per comunicare con gli altri»

Sin dai tempi del nostro primo presidente, Tsunesaburo Makiguchi, le riunioni di discussione sono una grande tradizione della Soka Gakkai. Essi sono incontri finalizzati a promuovere l’amicizia, occasioni che permettono di esprimere liberamente le proprie opinioni, e sono anche un mezzo per sviluppare un dialogo democratico. Questo tipo di aiuto, di stimolo e di sostegno reciproco incarna l’ideale della fratellanza umana.
Eminenti pensatori provenienti da ogni parte del mondo stanno rivolgendo la loro attenzione alle nostre riunioni di discussione e da poco ho concluso un dialogo con Elise Boulding, esperta in studi per la pace. Riguardo alle riunioni di discussione alle quali ha partecipato in Giappone, ella ricorda la sensazione di sedersi in cerchio con i membri della Divisione donne e percepire umanità, autenticità e un calore simile a quello di una famiglia. Ha detto che le nostre riunioni di discussione creano un’atmosfera in cui ognuno si sente alla pari con gli altri, che porta ad avvicinarsi a loro e ascoltare quello che hanno da dire, che unisce i cuori per uno scopo comune. È la riunione ideale per sviluppare una cultura di pace.
Anche Bryan Wilson (1926-2004), sociologo della religione di Oxford, col quale ho realizzato il dialogo pubblicato col titolo La religione e i valori umani, teneva in grande considerazione le nostre riunioni di discussione e le definiva un nuovo modello di comunità umanistica per un’epoca che è sempre più disumana.
Ho anche dialogato con Lou Marinoff, presidente della American Philosophical Practitioners Association, che si è soffermato sulla grande importanza del dialogo tra persone che condividono una stessa fede, mezzo elettivo per liberarsi dalle convenzioni religiose antiquate in cui i credenti sono visti come pecore di cui il clero è il pastore. Ha notato che anche i filosofi svolgono un’attività paragonabile alle nostre riunioni di discussione, perché condividono e comunicano tra loro le proprie esperienze, in modo da sviluppare una più ampia e articolata comprensione della condizione umana. Marinoff ha definito questo processo una forma di pratica per raggiungere una più profonda conoscenza di sé attraverso l’ascolto delle esperienze degli altri.

Rispettare ognuno come il Budda

Il presidente Makiguchi ha dimostrato una sorprendente lungimiranza nell’istituire la pratica delle riunioni di discussione, che col passare del tempo si mostrano sempre più ricche di significato. I membri vi partecipano nonostante i loro numerosi impegni giornalieri, spesso appesantiti dal lavoro o dalle responsabilità domestiche, e proprio per questo hanno bisogno di un incoraggiamento sincero, di sentire un caldo apprezzamento del loro sforzo e di uscire dalla riunione rivitalizzati.
Le riunioni di discussione dovrebbero essere una specie di oasi spirituale, capace di lasciare tutti coloro che vi hanno partecipato contenti di essere intervenuti, ritemprati e soddisfatti.
Il capitolo Gli incoraggiamenti del bodhisattva Virtù Universale afferma: «Se vedrai una persona che accetta e sostiene questo sutra, dovrai alzarti e salutarla di lontano, mostrandole lo stesso rispetto che mostreresti a un Budda» (SDL, 28, 435). Il Sutra del Loto, il più alto insegnamento di Shakyamuni, si conclude con queste parole. Nella Raccolta degli Insegnamenti orali Nichiren Daishonin considera questa frase come la sintesi di tutto il sutra (vedi OTT, 193) e la vede anche come «il punto più importante che [Shakyamuni] ha voluto trasmetterci» (OTT, 192). In altre parole, nel regno del Sutra del Loto non c’è posto per l’arroganza; l’autoritarismo è assolutamente inaccettabile. C’è bisogno di agire e interagire con i nostri compagni e amici nella fede con la massima considerazione e rispetto. Quando Makiguchi andava a una riunione di discussione, iniziava sempre ringraziando sinceramente la famiglia che ospitava la riunione. Poi dava un grande benvenuto ai partecipanti, esprimendo loro lo stesso rispetto che si prova per un Budda, proprio come insegna la frase del sutra che ho appena citato. Desidero confermare ancora una volta l’importanza di rispettare profondamente le famiglie che ospitano le riunioni di discussione, di considerarle grandi tesori e dimostrare la massima attenzione per la loro casa.
Nichiren Daishonin fece del luogo dove abitava il centro di propagazione dei suoi insegnamenti. Sia Toda che Makiguchi aprirono la loro casa per l’attività buddista. I genitori di mia moglie hanno continuato a offrire la loro casa per le riunioni e le attività della Gakkai sin dai tempi di Makiguchi e anche noi abbiamo usato casa nostra come luogo di riunione. Ospitare una riunione di discussione nella propria casa può rappresentare un notevole sforzo e creare disagi. I responsabili dovrebbero essere profondamente consapevoli di questo e non darlo mai per scontato, ma ringraziare la famiglia che li ospita con cortesia e sincerità. Finita la riunione, per favore offritevi di pulire, siate i primi a dare una mano e a dimostrare premura e considerazione. I membri dovrebbero stare attenti a non fare disordine ed è inutile dire che chi partecipa dovrebbe evitare assolutamente di fumare, proprio come nei nostri Centri culturali. Gli orari delle riunioni dovrebbero essere strettamente osservati ed evitate le discussioni fiume dopo la riunione. I partecipanti dovrebbero ricordarsi a vicenda di far attenzione a parcheggiare in modo da non disturbare i vicini e, per lo stesso motivo, parlare a voce bassa quando escono. Per favore fate il possibile per assicurarvi che la famiglia che ospita sia veramente contenta di aver offerto la propria casa.
L’importante è tenere sempre ben a mente queste parole del Daishonin: «Il vero significato dell’apparizione del Budda Shakyamuni in questo mondo sta nel suo comportamento da essere umano» (I tre tipi di tesori, SND, 4, 179). Dimostriamo la massima considerazione e il massimo rispetto a tutti coloro che offrono la casa per le riunioni; sono persone che svolgono un servizio indispensabile al nostro movimento.
Molte famiglie hanno bambini che studiano per gli esami. Spero che starete particolarmente attenti alle loro esigenze e che li incoraggerete con affetto. Il capitolo del Sutra del Loto, I benefici di chi risponde con gioia, spiega: «Immagina che una persona sia seduta nel luogo ove viene esposta la Legge e, quando appare un’altra persona, la inviti a sedere e ad ascoltare, le offra di dividere il suo seggio e la persuada a sedersi. I meriti ottenuti da questa persona saranno tali che quando rinascerà otterrà il posto dove siede Shakra, dove siede il re Brahma o dove siede un Re saggio che fa girare la ruota» (SDL, 18, 326). Questa è certamente la descrizione dei grandi benefici che accumulano coloro che partecipano con gioia alle riunioni di discussione. Anche tutti gli altri membri della famiglia godono sicuramente dell’alto stato vitale che permea la casa. Una fortuna illimitata verrà attirata da diecimila miglia lontano nelle case che, come centri di attività per kosen-rufu, si aprono ai compagni di fede, che sono uguali ai Budda. In base alla Legge buddista di causa ed effetto, questo è garantito.

L’atteggiamento di Makiguchi e Toda

Ho incontrato il mio maestro, Josei Toda, a una riunione di discussione. Era la sera del 14 agosto 1947 a Kojima, nel quartiere di Kamata, avevo diciannove anni e Toda ne aveva quarantasette. Il giorno seguente era il secondo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Sullo sfondo rovinoso di un Giappone devastato, il mio cuore di ragazzo cercava una qualche via certa nella vita. L’intensità della determinazione espressa da Toda durante la sua lezione sul trattato del Daishonin Adottare la dottrina corretta per la pace nel paese, arrivò dritta nel profondo del mio essere. Ero affascinato dalla sua personalità e allo stesso tempo profondamente colpito dall’ottimismo e dalla profondità filosofica di quella riunione di gente comune. Come è accaduto a tanti, la riunione di discussione è stata il mio primo incontro con la Soka Gakkai.
Toda dava la massima importanza alle riunioni di discussione e si impegnava a prepararle nei minimi particolari, valutando con attenzione a chi affidare il ruolo di moderatore e come organizzare il programma. Non tralasciava mai neanche il dettaglio più insignificante, indicando quello che lui e gli altri partecipanti avrebbero potuto dire per dare maggiore rilievo alla presentazione. Riteneva che non ci fosse alcun bisogno di essere formali: «Dobbiamo assicurarci che anche chi viene per la prima volta a una riunione di discussione si diverta e senta di aver imparato qualcosa di Buddismo. Altrimenti avremo fatto loro sprecare del tempo».
Una delle imputazioni che le autorità militariste avevano fatto a Makiguchi era quella di aver tenuto oltre duecentoquaranta riunioni di discussione in un periodo di due anni. Una volta tre membri della Polizia speciale del regime militare presenziarono a una riunione di discussione che Makiguchi teneva a casa dei genitori di mia moglie, guardandosi intorno sospettosi. Le riunioni di discussione erano dei veri centri di lotta per la libertà di parola e di pensiero, luoghi dove i membri combattevano per il Buddismo, nello spirito di non risparmiare la propria vita e di dedicarsi altruisticamente alla propagazione della Legge.

La mia esperienza

Consapevole dello spirito dei miei predecessori, anch’io ho mi sono impegnato al massimo nelle riunioni di discussione. Durante la campagna di febbraio 1952, quando nel distretto di Ota abbiamo realizzato un clamoroso balzo in avanti nella propagazione, partecipai a una riunione di discussione a Kawasaki, nella prefettura di Kanagawa, sull’altro lato del fiume Tama. C’era un giovane ospite che stava appoggiato a un palo, masticava gomma e trasmetteva insolenza e negatività. Mi rivolsi a lui con cortesia, ma anche con fermezza: «Se ascolti gli insegnamenti di Nichiren Daishonin con tanta disattenzione, non riuscirai a giudicare se sono veri o falsi. Non imparerai niente e sarai solo un fastidio per gli altri che stanno seriamente ricercando la verità. Per favore, vai a casa». Stupito, il giovane si raddrizzò, cambiò atteggiamento e ascoltò intento la mia lezione di Gosho. Due anni dopo venni a sapere che si era unito alla Soka Gakkai.
Dovunque sono andato per cercare di aprire la via di kosen-rufu, il sogno tanto caro al mio maestro, le riunioni di discussione erano sempre piene di gente. A Kamata, Bunkyo, Arakawa, a Katsushika, a Tokyo e anche in luoghi lontani come Sapporo, Osaka o Yamaguchi, i membri lavoravano sodo per riuscirci. Una volta, nel bel mezzo della discussione, durante un meeting a Yokohama, tutto un gruppo di persone a un tratto “sparì”. Il numero delle persone che affollavano la stanza era tale che il pavimento aveva collassato! Una cosa simile è successa anche durante la nostra campagna di Arakawa. Alla sessione di domanda e risposta, un giovane alzò la mano. Io non potevo vedere il suo viso e il moderatore gli chiese di alzarsi in piedi. «Io sono in piedi», rispose con entusiasmo. Anche qui, una parte del pavimento aveva ceduto sotto il peso dei membri accalcati nella stanza!
Allora i membri erano poveri e le loro case vecchie, ma anche così ciascuno era allegro e ottimista. Erano orgogliosi di essere membri della Soka Gakkai. Quelle riunioni di discussione possono aver creato loro considerevoli problemi, ma in seguito hanno conseguito una splendida condizione vitale, pervasa da tantissima fortuna.
Nel 1953, mentre lottavo per trasformare il capitolo Bunkyo che attraversava una fase di ristagno in un gruppo attivo e pieno di entusiasmo, partecipai a una riunione di discussione a Sagamihara nella prefettura di Kanagawa. Il responsabile di uno dei nuovi gruppi religiosi era venuto per un dibattito religioso. Io gli feci tre domande: «Che cos’è la religione? Che cos’è la vita? Che cos’è la felicità?». Incapace di trovare una risposta, il responsabile era veramente a disagio. Gli dissi: «Una religione che non può sradicare la sofferenza della gente e darle gioia è inutile». Senza parole, mortificato, lasciò la riunione.
Durante la campagna di Osaka del 1956, ho dato il via a una grande ondata di espansione. A una delle riunioni, nella zona ovest di Osaka, diciassette dei diciotto ospiti della riunione si unirono alla Gakkai. Il Daishonin scrive: «Recita Nam-myoho-renge-kyo siceramente ed esorta gli altri a fare lo stesso; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (Domande e risposte sulla fede nel Sutra del Loto, SND, 7, 24) e in effetti ho davvero tanti meravigliosi ricordi delle riunioni di discussione.

Una discussione libera e aperta

Ho ricevuto bellissime notizie dall’India, la terra di origine del Buddismo. A Patna, capitale dell’antico impero del re Ashoka, che ho visitato quarantacinque anni fa, oggi ci sono quaranta membri attivi che tengono belle riunioni di discussione. Il vice cancelliere Prem Chand Patanjali dell’Università di Purvanchal, che cinque anni fa mi ha conferito un dottorato onorario, ha partecipato a diverse riunioni di discussione a Nuova Delhi. Dice di averlo fatto per realizzare il suo desiderio di comprendere meglio non solo le attività sociali della SGI, ma anche le sue basi spirituali e di poter lavorare insieme con noi. Il Kashmir, nel nord-est dell’India, dove anticamente ebbe luogo il quarto concilio buddista per compilare gli insegnamenti di Shakyamuni, convocato dal re Kanishka (78-144), è stato funestato per molti anni da una sanguinosa guerra civile. Tuttavia, anche lì, le riunioni di discussione sulla filosofia di pace del Daishonin si tengono regolarmente, invitando gli amici e i vicini.
Toda era solito dire: «Senza un duro lavoro, costante e paziente, non si realizza niente di grande. Senza sforzi concreti, non si può costruire una fortezza inespugnabile». Nessuna impresa più della riunione di discussione esprime l’impegno sincero e continuo; è proprio questo che le rende così nobili e durature. Da queste piccole, intime riunioni di gente comune, una grande alleanza per il bene si espande verso la comunità, la società e verso il mondo. Lo slancio e la dinamicità che le riunioni di discussione conferiscono all’attività di base determina il ritmo stesso dell’intero movimento di kosen-rufu».
Nella sua rubrica “Epigrammi” del Seikyo Shimbun Toda scrisse: «È giunto un tempo in cui le nostre piccole riunioni di discussione sono diventate estremamente importanti. Chiedo ai responsabili di partecipare e di sostenerle a ogni costo».
La signora Jutta Unkart-Seifert, già sottosegretario al Ministero austriaco per l’educazione, le arti e lo sport, ha dedicato diverso tempo a parlare con piccoli gruppi di membri della Soka Gakkai in tutto il Giappone. Dopo gli incontri, ha concluso che il segreto della crescita e dello sviluppo della Soka Gakkai sono la libertà e l’uguaglianza che esistono nell’organizzazione. Sono assolutamente d’accordo. Le riunioni di discussione esprimono dialogo, apertura, uguaglianza, filosofia e speranza.
Ogni mese, quando si avvicina la settimana delle riunioni di discussione, sento un crescente entusiasmo. Immagino la luce calda che brilla dalle finestre dei luoghi di riunione in Giappone. Sento le voci felici dei membri che cantano le canzoni della Gakkai e le loro risate piene di gioia. Immagino gli argomenti che vengono trattati e le determinazioni espresse da ciascuno. Amo queste riunioni e vorrei poter stare seduto, non visto, in fondo a ciascuna stanza, per applaudire con tutto il cuore e rallegrarmi a ogni intervento.
Una cosa che hanno in comune al giorno d’oggi le imprese commerciali fiorenti è l’accento che pongono sulla discussione libera e aperta. Un laureato della Università Soka, che adesso gestisce una sua attività, ha detto: «[Nella nostra compagnia] non abbiamo bisogno di una sala riunioni. I dipendenti si riuniscono ovunque e ogni volta che ne sentono il bisogno per scambiarsi opinioni o discutere dei problemi che affrontano via via. Anche dopo aver parlato per soli dieci minuti, nascono nuove idee e i legami tra le persone si rafforzano». Ha detto anche: «Credo che le aziende stiano finalmente cercando di mettersi allo stesso livello delle riunioni di discussione della Soka Gakkai». Esse sono la punta di diamante dei nostri tempi.

Anche nei momenti difficili

Quando ero un membro della Divisione giovani, tenevo le riunioni nel mio piccolo appartamento a Omori, nel quartiere Ota a Tokyo. Invitavo i miei vicini e parecchi di loro sono diventati membri. Ho partecipato a innumerevoli riunioni di discussione in Giappone e nel mondo intero. Quando la nostra organizzazione muoveva i primi passi, condurre una riunione di discussione non era mai una cosa facile e tranquilla. Ovunque andassi mi trovavo sempre in situazioni intricate. Era un po’ come arare un campo incolto. In certe occasioni mi sono trovato ad avere a che fare con dei ‘disturbatori’ che venivano unicamente per cercare di mandare all’aria la riunione. In ogni riunione vibrava il principio ispiratore della Gakkai secondo il quale «La pratica del Sutra del Loto è shakubuku, la confutazione delle dottrine provvisorie» (La pratica dell’insegnamento del Budda, SND, 4, 11). Se non avessi ricevuto l’importante allenamento buddista delle riunioni di discussione, oggi non sarei la stessa persona.
La sera del 15 marzo 1979, nel bel mezzo dei problemi legati alla prima disputa col clero, un mese prima di dare le dimissioni da terzo presidente della Soka Gakkai, partecipai a una riunione di discussione a livello di settore a Fuchu, Tokyo. Siccome a quel punto avevo deciso che la mia lotta partiva dalle riunioni di discussione, tre giorni prima avevo preso parte a una riunione di settore per pianificare l’attività nel quartiere di Nakano a Tokyo. A quell’epoca diversi personaggi senza scrupoli, che avevano voltato le spalle alla Gakkai e si erano uniti al clero, stavano complottando con quest’ultimo per creare una spaccatura tra i membri e me, allo scopo di distruggere la nostra organizzazione. Per questo decisi di partecipare alle riunioni di discussione locali, dove avrei potuto parlare direttamente con i membri e creare forti legami personali con coloro che lottavano in prima linea. Quando giunsi alla casa dove si teneva la riunione di discussione, salii al secondo piano ed entrando nella stanza gridai: «Buonasera!». La mia apparizione fu salutata da grida di sorpresa e applausi entusiasti. C’erano circa trenta persone nella stanza. Parlai con ciascuno di loro e li incoraggiai con tutto il cuore, augurandomi di imprimere per sempre dentro di me l’incontro di quella sera. La responsabile donne del quartiere, che era la padrona di casa, aveva invitato un vicino che accolsi con molto calore e con quale conversammo piacevolmente. Finita la riunione, scattai una foto di gruppo con la responsabile e suo marito, in segno di gratitudine per aver offerto la loro casa. Il mio obiettivo era far sì che le riunioni di discussione fossero il più divertenti, utili e significative possibile. Volevo che i membri andassero via sentendosi rivitalizzati, pieni di speranza e di energia e per riuscirvi ci mettevo tutto me stesso. In quell’occasione dissi: «La riunione di discussione è il luogo per un dialogo libero e aperto più democratico che esista, dove ogni persona può entrare in contatto con la fede corretta. È un potente trampolino per costruire una vita di speranza e di convinzione».
Anche il mio indimenticabile giro invernale per offrire consigli personali sulla fede ai vari membri nella prefettura di Akita, nel gennaio del 1982, iniziò e si concluse con le riunioni di discussione. Dopo essere atterrato all’aeroporto di Akita sepolto dalla neve, insieme agli altri andai in macchina al Centro culturale dove i membri ci stavano aspettando. Dopo forse dieci minuti di viaggio c’imbattemmo in una quarantina di membri che si erano fermati a un angolo di strada per salutarmi. Potevo vedere i loro respiri salire come pennacchi bianchi nell’aria gelida. Chissà da quanto stavano lì ad aspettare! Decisi di accostare e dare il via a una riunione di discussione proprio lì, nella neve. Non c’era molto tempo, ma la sincerità non si misura col tempo. All’angolo successivo, c’era un’altra trentina di membri che stava aspettando e a quello ancora seguente, settanta, tutti con gli scarponi da sci e i paraorecchi. Ero commosso! Mi fermai a parlare con ciascuno. Non potevo fare a meno di incoraggiare questi membri, che erano stati perseguitati da preti senza scrupoli. Dissi loro: «La Legge mistica garantisce che chi vive grandi sofferenze raggiungerà la più grande felicità». Partecipai a nove di queste “riunioni di discussione all’angolo della strada” nel tratto che dall’aeroporto andava al Centro culturale e quel giorno parlai con qualcosa come mille membri in totale.
Dalla fine del 2005 le forti nevicate hanno causato grossi danni in molte zone del Giappone.
In alcuni centri hanno dovuto annullare le riunioni di discussione per via della neve. Sto sinceramente recitando Daimoku per tutti i nostri valorosi membri. Esprimendo la sua profonda preoccupazione per i discepoli, il Daishonin scrive: «Sto pregando […] affinché, nonostante questa sia un’epoca di disordini, il Sutra del Loto e le Jurasetsu proteggano ciascuno di voi» (Cancellare le colpe, SND, 7, 172). In quest’epoca tanto difficile, vorrei ribadire l’importanza che la sicurezza sia sempre la regola assoluta per decidere se tenere o meno una riunione di discussione.

In tutto il mondo

Le riunioni di discussione si fanno in tutto il mondo. Nella splendida isola mediterranea di Majorca, a volte partecipano membri di venti nazionalità diverse e mi hanno riferito che risuonano di vivaci conversazioni in spagnolo, inglese, tedesco, francese, italiano e tante altre lingue. A Belfast, nell’Irlanda del nord, le riunioni di discussione della SGI sono animate dal dialogo dei membri che, da buoni cittadini delle loro comunità, cercano di tessere sempre più relazioni di pace e di amicizia perché desiderano la felicità della loro terra che ha sofferto atroci conflitti per tanti anni. In tutto il mondo la parola giapponese zadankai, sta diventando un termine familiare tra i nostri membri.
Ashland, in Oregon, una città sulla costa orientale degli Stati Uniti che ospita un noto festival shakespeariano, ha una storia affascinante riguardo alle riunioni di discussione. Verso la fine degli anni ’80, due membri della Divisione donne si trasferirono ad Ashland dalla California del Sud e, visto che non esisteva un’organizzazione locale, cominciarono a tenere la riunione di discussione in due. Una svolgeva il ruolo dell’ospite e l’altra quello dell’invitata; poi disponevano le pubblicazioni della SGI in cerchio, facendo finta che ci fossero altrettanto partecipanti. Il loro obiettivo era quello di avere un giorno tanto calore e tanti visi sorridenti intorno a loro. A un certo punto, un noto attore televisivo si unì a queste “riunioni di discussione a due” e fu seguito da numerosi altri, tra i quali anche persone molto rispettate nella comunità. Adesso il gruppo è diventato un vitalissimo capitolo, il “Picco dell’Aquila” che ha più di cento membri.
Nel frattempo a Interlaken in Svizzera, nel cuore delle Alpi, un solitario membro della Divisione donne, attraverso le innumerevoli riunioni di discussione che ha tenuto, ha fatto crescere un’imponente montagna di persone capaci. In tutto il mondo, le donne stanno spalancando le porte di kosen-rufu.
In uno dei suoi scritti il Daishonin ci insegna che: «Tutti coloro che aspirano alla Via dovrebbero riunirsi insieme e ascoltare il contenuto di questa lettera» (Lettera da Teradomari, SND, 6, 75). In altre parole, praticare correttamente il Buddismo di Nichiren Daishonin è riunirsi, studiare insieme i suoi scritti, incoraggiarsi a vicenda e aiutarsi l’un l’altro a raggiungere una più profonda comprensione della fede.

Una riunione indimenticabile

Una volta un giovane disse a Tsunesaburo Makiguchi, primo presidente della Soka Gakkai, che forse sarebbe stato meglio tenere conferenze piuttosto che riunioni di discussione. «No, non sarebbe meglio – rispose Makiguchi senza esitare e proseguendo – riguardo ai problemi della vita, il dialogo è il solo modo per comunicare con gli altri. A una conferenza, è inevitabile che gli ascoltatori non si sentano coinvolti. Perfino il trattato del Daishonin Adottare la dottrina corretta per la pace nel paese è stato scritto in forma di dialogo».
Makiguchi faceva tantissima strada anche solo per parlare con un’unica persona, teneva una riunione di discussione per un solo partecipante e la sua convinzione non vacillò nemmeno quando era in prigione. Proprio lì, metteva alla prova i suoi inquirenti chiedendo loro: «C’è qualche differenza di risultato fra il non fare qualcosa di buono e il fare qualcosa di male?». Confutava le loro convinzioni errate con argomenti logici e di buon senso riguardo agli insegnamenti religiosi corretti e quelli errati.
Josei Toda, nel 1951, in occasione della nomina a secondo presidente della Soka Gakkai, dichiarò: «Kosen-rufu comincia dal dialogo cuore a cuore». Poi il patriarca Hori Nichiko, grande studioso del Buddismo che aveva un’alta stima della Gakkai, ribadì che: «La forza della Soka Gakkai risiede nel suo metodo di propagare gli insegnamenti, che non ha precedenti, vale a dire la riunione di discussione». In uno dei suoi scritti il Daishonin cita il proverbio: «Uno è la madre di diecimila» (Conversazione fra un saggio e un uomo non illuminato, SND, 7, 100). Con questo spirito hanno agito i primi tre presidenti della Soka Gakkai, determinati a condividere il Buddismo del Daishonin con ogni persona che incontravano. Questa incrollabile decisione ha guidato fino a oggi lo sviluppo del movimento di kosen-rufu.
Ho ricevuto da poco la lettera di un membro del Kansai che mi scrive: «Non dimenticherò mai la riunione di discussione a cui lei partecipò durante la campagna di Osaka. Arrivò al luogo di riunione come un valoroso giovane guerriero, con una copia del Gosho in mano e […] dopo aver ascoltato le esperienze dei membri, li lodò con tutto il cuore. A ogni dubbio, citava un brano di Gosho appropriato e rispondeva con chiarezza. A tratti faceva battute scherzose per alleggerire l’atmosfera. Siamo stati così bene ed eravamo tanto felici che abbiamo riso e pianto lacrime di gioia. Alla fine della riunione l’intera dozzina e più d’ospiti presenti decise di unirsi alla Soka Gakkai. Quella riunione di discussione appassionata e vivace fu un punto di svolta nella mia via».
Anch’io ho profondamente impresso dentro di me tutte le case dove ho partecipato a una riunione di discussione, i padroni di casa e ogni persona ospitata. Non li dimenticherò mai.
Il paladino dell’indipendenza dell’India Mahatma Gandhi (1869-1948) sarebbe andato anche in capo al mondo per incontrare la gente comune e dava moltissima importanza alle piccole riunioni. Anche negli Stati Uniti, Martin Luther King (1929-68) leader dei diritti civili, considerava le piccole riunioni il fondamento della vittoria del suo movimento.
Un maestro di shogi, gli scacchi giapponesi, disse una volta: «La vittoria non comincia dal centro. Inizia da piccole mosse impercettibili ai bordi della scacchiera».
Il dialogo a due, i piccoli gruppi e le riunioni di base poco appariscenti sono la chiave per la vittoria.

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