Nove responsabili della Divisione giovani, provenienti da varie parti d’Italia discutono a ruota libera sui loro progetti futuri, il rapporto con gli adulti, la difficoltà di essere giovani in quest’epoca, il desiderio di comunicare a sempre più amici la propria fede, l’importanza di conciliare e armonizzare attività buddista e vita privata
I partecipanti alla tavola rotonda
Francesco Mecorio, Viterbo, cantante e insegnante di canto, vice nazionale Leonardo. Ha 26 anni e pratica da 7.
Rosy Rispoli, Padova, operatrice telefonica e specializzanda in psicologia, territorio GD. Ha 30 anni e pratica da 7.
Mary Impedovo, Torino, promotrice eventi, territorio GD. Ha 33 anni e pratica da 10.
Karin Sarnacchiaro, Milano, studia architettura e organizza corsi di formazione, nazionale Divisione studenti. Ha 28 anni e pratica da 10.
Mattia Battistini, Roma, musicista e tour operator, territorio GU. Ha 27 anni e pratica da 4.
Alberto Valente, Torino, regista e attore teatrale, territorio GU. Ha 37 anni e pratica da 13.
Michele Leonardi, Venezia, difensore civico, territorio GU. Ha 32 anni e pratica da 6.
Marta Arkerdar, Roma, assistente aeroportuale e filosofa, vice nazionale GD. Ha 25 anni e pratica da 11.
Carola Giordano, Genova, fotoreporter, vice area GD. Ha 39 anni e pratica da 7.
Redazione: Questo è l’”Anno dei giovani e dei grandi risultati”. In cosa potrebbe differenziarsi quest’anno rispetto al passato, secondo voi?
ALBERTO: Mi aspetto che in questo mio ultimo anno di attività nella Divisione giovani si riesca tutti a comprendere meglio l’importanza di shakubuku, alla base del quale per me c’è il “sapersi mettere in relazione agli altri”. All’inizio cercavo di far praticare gli altri con insistenza e ottenendo pochi risultati. Ma nel 1994, dopo una sofferenza personale, ho dato la svolta e a oggi hanno iniziato a praticare cinquanta miei shakubuku. A fronte dei problemi della società, la domanda piuttosto dovrebbe essere: «Com’è possibile non fare shakubuku?». Spesso facciamo tante riunioni in cui siamo un po’ autoreferenziali e ci diciamo quanto siamo bravi. Ma la SGI è come un castello in cui ognuno mette un proprio mattone, non è una mamma su cui sfogare le proprie frustrazioni. Più che tante riunioni occorrerebbe che ognuno si assumesse le proprie responsabilità personali e stabilisse relazioni più profonde con gli altri.
ROSY: Nella nostra zona i giovani sono un po’ chiusi, hanno un grande calore, ma è difficile comunicare… È difficile fare shakubuku, ma intanto smettiamo con le riunioni in cui i giovani danno lezione ad altri giovani, bisogna imparare a dialogare. Inoltre vorrei che i giovani del Veneto si ponessero l’obiettivo di invitare sensei a Venezia: deve vederla a tutti i costi!
MARTA: L’”Anno dei giovani e dei grandi risultati” si tradurrà non in grandi eventi e riunioni, ma in una vita “semplice” e al tempo stesso “grandiosa”. Accogliere più amici possibile attraverso la trasformazione della nostra semplice vita. Anche le nostre attività devono essere semplici. Sono quelle cuore a cuore di cui ho i ricordi più belli.
Redazione: Abbiamo sentito più volte dire al direttore generale Nakajima che i giovani devono trovare un modo per fare attività buddista e divertirsi, avete già delle idee in proposito?
MATTIA: Anch’io ho letto nella Rivoluzione umana che l’attività dovrebbe essere gioiosa. La gioia fa parte della natura di Budda e io sto cercando di far emergere gioia e forza dalla mia vita. Toda sottolineava l’importanza della «coerenza con la propria natura, dell’essere fedeli a se stessi». Non ci sono regole per la gioia se non il desiderio di trovarla nella propria vita.
MARY: C’è un episodio della Nuova rivoluzione umana in cui i giovani giocano col pallone e si vede che lo scopo è divertirsi, allenarsi, ma anche sfruttare ogni occasione per approfondire la fede e l’umanità. Sensei incoraggia quei giovani a diventare “persone complete”. In fin dei conti divertirsi equivale a essere persone capaci di vivere.
FRANCESCO: Per me è un punto difficile perché non si tratta di qualcosa di tecnico e inoltre siamo tutti influenzati dal modo di fare attività del passato. Tutte le attività possono essere gioiose, dipende dallo spirito con cui si svolgono, dipende dalla nostra capacità di divertirci nell’attività come nella vita. Ognuno dovrebbe tirar fuori il proprio “vero colore”, la propria individualità e questo è più facile se c’è un forte legame fra noi.
ALBERTO: Come ci ha insegnato l’esperienza di alcune riunioni del gruppo Leonardo, non ci sono tante cose da inventare. A volte basta recitare Gongyo insieme, mettere musica e lasciare spazio alla socializzazione, insomma avere fiducia nelle capacità di relazione delle persone.
MICHELE: Da noi l’età dei giovani è abbastanza alta e il punto è come attrarre i giovanissimi facendo riunioni divertenti. Mi ha colpito l’indicazione di sensei di incontrarsi e incoraggiarsi a piccoli gruppi per favorire relazioni più salde. I giovani soffrono della difficoltà di creare legami.
KARIN: L’attività dev’essere fatta di relazioni gioiose e non di formalità. Come studenti a Milano abbiamo deciso di incontrarci una volta al mese per discutere temi culturali o di attualità e magari andare a vedere una mostra insieme.
Redazione: In un’organizzazione prevalentemente composta di adulti, come è la Soka Gakkai italiana oggi, qual è stato il vostro impatto? Guardando al futuro, secondo voi quali sono le priorità su cui è necessario lavorare?
MATTIA: La struttura della Gakkai con le sue quattro Divisioni mi sembra che abbia un significato profondo, ma nessuna struttura può essere rigida, si tratta di riempire i ruoli con relazioni umane, partendo sempre dalla fede, dalla relazione con il maestro e il Gohonzon.
MICHELE: Riflettendo con una donna si commentava che già il nome “divisione” esprime il contrario dell’unità, dà un’idea errata di qualcosa che invece dovremmo fare insieme. Spesso siamo noi a creare divisioni mentre lo scopo comune dovrebbe essere la crescita del nostro movimento e di successori capaci.
ROSY: Nelle dinamiche con i corresponsabili adulti mi succede qualcosa di analogo a quello che accade con i miei genitori. Credo che i giovani debbano “galoppare”, creare tante relazioni e questo allenamento continuare a portarlo nella Divisione adulti. La mia corresponsabile donna mi sta aiutando moltissimo a migliorare il mio carattere.
MARTA: A me piace stare con gli adulti, ma finora le due Divisioni sono andate avanti separatamente. Mi piace l’idea di “creare la famiglia italiana di myoho” – come ci chiese sensei in un messaggio di qualche anno fa – perché ognuno porta avanti la propria rivoluzione umana a seconda della sua età e delle sue capacità, ma tutti quanti portiamo avanti kosen-rufu. Fra le varie Divisioni dovremmo comunicarci costantemente le rispettive attività per avanzare insieme.
CAROLA: Sono sempre più innamorata della SGI e sono convinta che stiamo dando un grande contributo nella società. Anche la grande fiducia che attualmente viene data ai giovani è una cosa nuova: quando mai nella storia umana gli adulti si sono fidati dei giovani?
ALBERTO: Recitare Daimoku con gli altri giovani uomini per me è stato molto importante, invece di disperderci in mille attività diverse, siamo riusciti a confrontarci fra noi. Questa è stata la base per avere un confronto paritario con gli adulti. Credo che costruire la nostra identità forte sia la base per unire e aggregare. Per esempio, quando si combatte una battaglia sociale per un ideale giusto, tutte le età si fondono.
Redazione: Quali sono secondo voi le difficoltà e sofferenze maggiori che vivono i giovani degli anni 2000? Quali sono secondo voi i motivi per cui relativamente pochi giovani iniziano a praticare e dove incontrate maggiori difficoltà?
KARIN: All’università, dove mi sono iscritta a venticinque anni, mi trovo a contatto con persone più giovani e mi rendo conto che i valori conformisti della società sono una costrizione molto forte. C’è tendenza al confronto, paura di non essere all’altezza, superficialità rispetto a ciò che accade intorno. Ma, mi chiedo, io com’ero a vent’anni? Di certo davo molta importanza ai valori indotti, specialmente dai mass media. C’è in genere grande difficoltà a trovare la propria identità, ad avere il coraggio di avere una propria opinione diversa da quella del gruppo, di avere dei sogni. Dei miei shakubuku ha cominciato chi aveva veramente grosse difficoltà; altrimenti è difficile mettersi in discussione, superare la pigrizia, l’avversione per le regole e per la disciplina di una pratica corretta, la paura di essere considerati diversi.
ROSY: Fra i giovani c’è un senso di sfiducia allucinante. Si sente dire: «Non ci provo nemmeno a cambiare qualcosa» oppure «Tanto ormai a quest’età…». La società impone certi canoni invece la SGI è straordinaria perché dà fiducia alle potenzialità delle persone. Chi mi ha fatto conoscere il Buddismo ha visto in me qualcosa che io non avevo mai visto.
ALBERTO: Attualmente non esiste più il conflitto generazionale e questo genera disagio e la frustrazione di non riuscire mai a “lasciare il nido”. Inoltre ci sono poche prospettive future in un momento in cui un vecchio mondo sta crollando e ne sta sorgendo un altro.
Molte persone non sanno che c’è la possibilità di socializzare, di entrare in un gruppo e questo isolamento viene compensato con la ricerca di beni materiali. Il disagio grosso è di non essere connessi con le proprie emozioni, come tragici episodi come quello di Erica e Omar a Novi Ligure ci hanno dimostrato. Manca la capacità di essere consapevoli delle proprie emozioni e di saperle esprimere.
CAROLA: Non mi sembra però che in altri periodi storici fosse più semplice esprimere la propria emotività. Esistevano comunque degli schemi rigidi. Ciò che io noto oggi è l’assoluta incapacità di lottare contro qualcosa o per qualcosa. Il Sessantotto e il post-Sessantotto hanno portato a una maggiore liberazione emotiva ma, parafrasando sensei, se prima c’era solo la severità del padre ora c’è solo l’amore della madre buona, che ti dà tutto. I giovani si sono abituati a pretendere la soddisfazione automatica dei propri bisogni.
MICHELE: L’aspetto educativo è la causa, ma forse anche la via d’uscita. La TV ci trasmette l’idea che possiamo passivamente “ottenere tutto”. Sono anzitutto i genitori e gli insegnanti da educare a prendersi la responsabilità della propria vita, altrimenti è ovvio che si trasmetta questo senso di “impossibilità di cambiare”, che è poi una delle difficoltà per iniziare a praticare il Buddismo. I giovani fanno un po’ di tutto, si interessano alle più disparate pratiche new age, ma hanno difficoltà a scegliere una strada e seguirla seriamente.
MATTIA: La sofferenza di un giovane è in embrione quella di un adulto. Spesso sta nel non riuscire a cogliere il significato della propria vita e del suo valore o, se si hanno degli ideali, nel non sapere come attuarli concretamente.
Redazione: Dopo aver parlato di Buddismo a un amico, spesso è difficile trovare il tempo o le persone giuste che possano aiutare quella persona a imparare a praticare. Avete consigli da dare?
MATTIA: Penso che la crescita di una persona a cui ho fatto shakubuku sia legata al Daimoku che recito per lei e a quanto m’impegno nella mia crescita personale.
ALBERTO: Per me è importante trovare un gruppo adatto a quella persona, dove i responsabili amino creare dei bei rapporti. Poi occorre farle sperimentare il potere del Daimoku prima possibile. Personalmente non ce la faccio a seguire una persona per due anni, in un mese deve già essere in grado di stare sulle proprie gambe.
FRANCESCO: Come diceva Mattia, è la nostra rivoluzione umana che è fondamentale. Dice Tamotsu Nakajima che shakubuku è compassione per gli altri ed è anche un modo per cambiare la propria vita. Ho parlato del Buddismo a tante persone, ma hanno iniziato soltanto quando ho veramente sentito il desiderio della loro felicità. Penso sia importante far sentire le persone “coccolate” e allo stesso tempo libere di esprimersi.
ALBERTO: Shakyamuni portò con sé un assassino con tre parole: «Vieni con me». Una persona deve porgerci la sua vita, non dobbiamo essere noi a incalzarla. Perché le persone non ci parlano dei loro problemi? Occorre spogliarci della nostra arroganza, del ruolo; se siamo disponibili ad ascoltare, la gente verrà a parlarci…
Redazione: Voi tutti siete molto impegnati nella Soka Gakkai. Riuscite a non trascurare la vostra vita privata? Come riuscite a conciliare il lavoro, lo studio, gli amici, gli interessi con l’attività buddista?
MATTIA: Hai voglia se ci riesco, piuttosto non dormo! Ho cominciato a praticare proprio per realizzare i miei sogni e quando vedo che la mia vita e i miei desideri non si muovono vuol dire che c’è qualcosa che non va nella mia pratica…
CAROLA: Io che sono ansiosa, quando ho troppe cose da fare ho imparato una strategia: faccio una cosa per volta, ma fino in fondo. Ho realizzato una delle mie più grandi esperienze di attività proprio in una circostanza in cui non potevo essere fisicamente presente.
MARTA: Nei Dialoghi con i giovani Ikeda spiega che tutto ciò che facciamo è “al primo posto”: famiglia, lavoro, amicizia, attività buddista. Sensei ci spinge a conoscere la società e i vari aspetti della vita. L’attività più grande che possiamo fare è stare in mezzo alla gente.
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nome
Marta
cognome
Arkerdar
età
25
da quanto pratichi
11 anni
grazie a chi
Martha Capello
il tuo difetto maggiore
l’ansia
il tuo punto di forza
la determinazione
il tuo shakubuku più originale/più difficile
pensavo fosse impossibile fare shakubuku in Iran invece mia zia ha iniziato subito a praticare
l’azione più coraggiosa nella fede
non mollare mai!
quando alla tua famiglia hai detto che sei diventata buddista, come hanno reagito?
bene… mia mamma ha iniziato a praticare e mio padre, con la scusa che ero minorenne, ha partecipato per 2 anni agli zadankai!
e quando hai detto che sei diventata responsabile nazionale dei giovani?
sono stati orgogliosi; mia madre è come se avesse fatto propria questa responsabilità
i tuoi amici sanno che sei buddista?
Certo!
hai incontrato ostacoli sul lavoro per la tua fede?
fortunatamente no! Anzi, reputano il mio impegno nel lavoro come conseguenza dell’essere buddista
nella tua famiglia praticano altre religioni?
la mia famiglia “paterna” è musulmana, ma solo mia nonna è una vera praticante
hai amici fra i compagni di fede?
sì, la cosa più bella è vedere come le relazioni di amicizia crescano e si arricchiscano di anno in anno
il giorno che hai deciso di praticare per sempre
sembra strano ma è stato il giorno che per la prima volta ho udito Nam-myoho-renge-kyo
che tipo di attività preferisci?
l’attività byakuren: è un’attività meravigliosa che mi ha dato l’opportunità di stringere i due legami più importanti della mia vita: con il Gohonzon e con sensei
riesci a dire grazie, e a chi ti è più difficile dirlo?
mi piace ringraziare… ma è davvero difficile ringraziare chi mette in luce le tue insicurezze, anche se sai che quella persona rappresenta il tuo vero amico
ti arrabbi spesso?
dipende dallo stato vitale: comunque non sono docile!
il tuo Gosho preferito
Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza, mi ha insegnato ad amare la vita e a vincere sulla bulimia
cosa non sopporti negli adulti
a me piace stare con gli adulti. Alcune volte però si dimenticano di coinvolgere i giovani
la caratteristica più simpatica degli adulti
quando tirano fuori il loro spirito giovanile sono davvero incoraggianti
tra la partita della tua squadra del cuore e un meeting, che cosa scegli?
non vale… questa domanda è per i giovani uomini! Ovviamente un meeting!
essere responsabile nazionale del gruppo byakuren e vice responsabile nazionale delle giovani donne ha cambiato qualcosa nel tuo modo di vivere la pratica buddista? E nella tua quotidianità?
sì, molto. Nella mia pratica buddista ho fatto del voto di rendere felice ogni persona la mia missione nella vita e nella quotidianità ho acquisito maggiore consapevolezza e responsabilità
in una frase esprimi il sogno che vorresti realizzare
diventare madre e campionessa di shakubuku!
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nome
Francesco
cognome
Mecorio
età
26
da quanto pratichi
consapevolmente dal 1998, saltuariamente e incoscientemente da tre anni prima
grazie a chi
grazie a più persone; soprattutto grazie a Fulvia che ora vive a Parigi
il tuo difetto maggiore
uno solo? Forse la spontaneità; parlo troppo e male!
il tuo punto di forza
la spontaneità. Credo di essere molto sincero
il tuo shakubuku più originale/più difficile
Federica; mi sono insediato a casa sua per settimane affinché praticasse, scroccando vitto e alloggio!
l’azione più coraggiosa nella fede
avere fede! Cioè tirare fuori i desideri, quelli veri, impossibili e irrealizzabili!
quando alla tua famiglia hai detto che sei diventato buddista, come hanno reagito?
temevano il lavaggio del cervello e il furto dei miei beni! Vedendo i miei cambiamenti hanno radicalmente cambiato idea
e quando hai detto che sei diventato responsabile nazionale dei giovani?
mi hanno chiesto: «Ma allora adesso iniziano a pagarti?»
i tuoi amici sanno che sei buddista?
assolutamente sì
hai incontrato ostacoli sul lavoro per la tua fede?
solo in quest’ultimo periodo. Dicono che “porto male”. Ma io sorrido!
nella tua famiglia praticano altre religioni?
no! Ma mia madre ha iniziato a frequentare le riunioni
hai amici fra i compagni di fede?
certo! Anche perché ho fatto shakubuku quasi a tutti
il giorno che hai deciso di praticare per sempre
quando mi sono improvvisamente accorto che, grazie al Gohonzon, per la prima volta stavo lottando malgrado enormi difficoltà
che tipo di attività preferisci?
l’attività Leonardo! Detesto le attività formali. Mi piace riuscire a sentire un legame con le persone. Devo sempre ricordarmi di non confondere il fine con il mezzo
riesci a dire grazie, e a chi ti è più difficile dirlo?
credo di sì! Beh… mi resta difficile dirlo a chi mi propone attività in cui io debba sfidarmi! Il primo pensiero è sempre: «Ma non potevano chiederlo a qualcun altro?»
ti arrabbi spesso?
direi proprio di sì!
il tuo Gosho preferito
La pratica dell’insegnamento del Budda che descrive come saranno il mondo e la vita quando «[…] tutte le persone reciteranno Nam-myoho-renge-kyo” (SND, 4, 12).
cosa non sopporti negli adulti
il loro modo di parlare dell’attività dei giovani come se sapessero tutto quello che stiamo facendo pur non essendone minimamente al corrente! La tendenza a farci fare cose in un certo modo solo perché “fino a ieri” è stato fatto così
la caratteristica più simpatica degli adulti
il loro rimanere sempre giovani! La loro esperienza in fatto di fede e il loro modo rassicurante di sostenerci nelle attività
tra la partita della tua squadra del cuore e un meeting, che cosa scegli?
detesto il calcio! Spesso detesto pure andare ai meeting, ma molto dipende dal tipo di meeting! Agli zadankai non manco mai perché esco sempre incoraggiato!
essere vice responsabile nazionale del gruppo Leonardo ha cambiato qualcosa nella tua quotidianità?
il mio tempo libero è un decimo di quello che avevo prima! Ma riesco a fare di più!
in una frase esprimi il sogno che vorresti realizzare
troppi sogni per essere contenuti tutti in una frase. Cambiare la mia città però è tra i primi!