«Una sola parola d’incoraggiamento può cambiare lo stato vitale di un paziente e dargli la forza di vivere» sottolinea Daisaku Ikeda raccontando la sua esperienza personale sulla malattia a un gruppo di medici e infermiere
In quanto membri della Divisione medici e dei gruppi infermiere, siete tutte persone importanti che si dedicano a proteggere la salute e la vita degli altri. Siete grandi leader che stanno tracciando la strada per un nuovo secolo pieno di salute.
I leader hanno un’enorme responsabilità nel progresso di kosen-rufu. Quando prendiamo la parola a una riunione, per esempio, dovremmo offrire un incoraggiamento che attragga e coinvolga, tale che rimanga nei cuori di chi ci ascolta. Le nostre parole dovrebbero essere così fresche e originali da far sì che i membri notino la differenza e si sentano rinfrancati.
I responsabili non devono essere alteri o arroganti. Dovremmo sempre cercare di accogliere i membri con atteggiamento modesto e sincero ed esprimere a ognuno la nostra gratitudine per aver trovato il tempo, in mezzo agli impegni quotidiani, di partecipare alle attività della Soka Gakkai. Ovviamente, anche se diciamo parole meravigliose, se noi per primi non siamo pieni di entusiasmo e passione, non riusciremo a ispirare qualcun altro e motivarlo ad agire. Solamente quando un fuoco arde nei nostri cuori siamo in grado di accendere una fiamma nel cuore degli altri. Dovremmo incoraggiare le persone con una tale passione che, quando tornano a casa da una riunione, si sentano completamente ringiovaniti. Offrirgli qualcosa di meno non sarebbe corretto nei loro confronti.
La cosa più importante per i responsabili è studiare e migliorare se stessi. Ogni cambiamento inizia da questo.
Lavorare per la pace
Oggi, 6 agosto, cade il sessantesimo anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima. La dottoressa Chiaki Nishiyama, responsabile donne della Divisione medici, sperimentò direttamente l’orrore della bomba e la tragedia della guerra.
In quel giorno di agosto di sessant’anni fa, la dottoressa Nishiyama era una bambina. Lei e la sua famiglia erano sfollati nella città natale di sua madre, a circa trenta chilometri di distanza. Alle 8,15 del mattino stava giocando con la sorellina, quando la terra tremò violentemente, come per un terremoto. Subito dopo, il cielo si oscurò come se fosse notte.
Suo nonno, il medico condotto del paese, prestò i primi soccorsi alle vittime della bomba atomica, aiutato da sua nonna, sua madre e la zia. La dottoressa Nishiyama ricorda di aver sentito dire dagli adulti che il pikadon, come era stata soprannominata la micidiale arma per il suo lampo accecante e il tremendo boato, [Pikadon è un neologismo giapponese costruito su due onomatopee, pika “bagliore”, “luccichio” e don “boato”, “fragore”, n.d.r.] non era una bomba come le altre, e che la pelle delle vittime si staccava e cadeva dai loro corpi. Parlavano anche di come questa o quella persona fossero morte durante la prima settimana successiva al bombardamento.
In quel fatidico giorno la dottoressa Nishiyama, che allora aveva solo cinque anni, decise di diventare medico per dedicarsi a proteggere la vita delle persone.
L’urgente bisogno di una vera religione mondiale
È attualmente in corso a Hiroshima una mostra dal titolo: Arnold J. Toynbee e Daisaku Ikeda, dialogo per il XXI secolo.
Ho molti splendidi ricordi del dottor Toynbee (1889-1975). Avendo vissuto due guerre mondiali, il famoso storico inglese era profondamente consapevole del loro tragico prezzo. Ricordo ancora la convinzione nella sua voce mentre diceva che l’unico modo per garantire un futuro all’umanità era la trasformazione interiore di ogni individuo e che, per quello scopo, occorreva una vera religione mondiale.
Vorrei ora condividere con voi alcuni brani del Daishonin.
In una lettera alla monaca laica Toki (moglie di Toki Jonin), che era ammalata, egli scrive: «Quando io, Nichiren, pregai per mia madre, non solo ella guarì dalla sua malattia, ma la sua vita fu prolungata di quattro anni. Ora anche tu sei ammalata e per te, come donna, è il momento di cercare di credere nel Sutra del Loto» (SND, 4, 89). Nella versione aggiornata inglese The Writings of Nichiren Daishonin la frase prosegue con «[…] e vedere cosa farà per te» (WND, 955). Questo brano sottolinea il grande potere benefico della mistica Legge. Il Daishonin ci sta dicendo che possiamo vincere la malattia facendo emergere la nostra fede. Il Buddismo ci offre il mezzo per trasformare il nostro karma e cambiare le nostre circostanze.
Nella stessa lettera, il Daishonin parla del suo discepolo Shijo Kingo, che era non solo un samurai ma anche un esperto nell’arte della medicina; era un medico assai dotato, proprio come tutti i nostri membri della Divisione medici. Il Daishonin scrive: «Inoltre puoi andare da Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo [Shijo Kingo], che non solo è un medico eccellente, ma anche un devoto del Sutra del Loto. […] Quando egli venne a farmi visita, nel decimo mese dello scorso anno, mi disse quanto era dispiaciuto della tua malattia. […] Shijo Kingo è un uomo che non si arrende mai alla sconfitta e che tiene in gran conto gli amici» (WND, 955).
Fu Shijo Kingo ad accompagnare il Daishonin al luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi. Superò numerose persecuzioni e difficoltà con la sua forte fede e fu uno dei più ammirevoli discepoli laici del Daishonin. Senza dubbio si preoccupava sempre molto del benessere dei suoi amici e compagni di fede. È nei periodi di crisi che si dimostra la fede di una persona. Nei momenti cruciali, ci alziamo in piedi e ci battiamo per difendere il nostro maestro e i nostri compagni di fede o prima di tutto pensiamo a tutelare noi stessi, la nostra posizione e il nostro tornaconto? C’è un’immensa differenza tra questi due modi di reagire.
In Più lontana la sorgente, più lungo il corso del fiume il Daishonin esprime piena fiducia nella perizia medica e nelle qualità di Shijo Kingo, con queste parole: «Affido a te la mia vita e non consulterò nessun altro medico» (SND, 5, 130). In altre parole, egli mise la sua stessa vita nelle mani del discepolo. Ciò dimostra fino a che punto il Daishonin confidasse in Shijo Kingo e lo apprezzasse.
In un’altra lettera, il Daishonin scrive ancora: «In Cina vissero due medici chiamati Huang Ti e Pien Ch’üeh e in India ce n’erano altri due chiamati Jisui e Jivaka. Essi furono i tesori dei loro tempi e i maestri dei medici delle epoche successive» (SND, 7, 247). Tutti voi, membri della Divisione medici, risplendete di fede e d’amore per gli altri esseri umani e siate un modello per le generazioni future.
Felici sia nella gioia che nel dolore
Platone, filosofo della Grecia antica, scrisse: «Celebrando le lodi della vera filosofia, sono arrivato a sostenere che non esiste altra cosa che possa mostrare ciò che è giusto per gli stati e per le persone». È vitale possedere una valida filosofia. Noi abbracciamo il Buddismo del Daishonin, che spiega la grande Legge della vita e dell’universo, quindi possediamo un’ineguagliabile filosofia umanista.
Romain Rolland (1866-1944) in uno dei suoi romanzi scrisse: «La vera grandezza si dimostra con la capacità di gioire sia nella gioia sia nel dolore». Ci invita ad avanzare per la propria strada serenamente sia nei tempi felici che in quelli dolorosi, o meglio, a trasformare tutti i dolori e le avversità in gioia. Questo rispecchia il principio buddista che «le illusioni e i desideri sono Illuminazione» (in giapponese: bonno soku bodai).
Nichiren Daishonin scrive: «Le parole “quattro lati [della Torre Preziosa]” stanno per nascita, invecchiamento, malattia e morte. Noi usiamo gli aspetti di nascita, invecchiamento, malattia e morte per adornare la torre che è il nostro corpo. E quando, in questi quattro stati di nascita, invecchiamento, malattia e morte, recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, facciamo sì che diffondano la fragranza delle quattro virtù [di eternità, felicità, vero io e purezza]» (OTT, 90).
Mantenendo la fede e praticando il Buddismo di Nichiren Daishonin, possiamo trasformare una vita piena delle sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte in una vita piena delle gioie di eternità, felicità, vero io e purezza. Tale è il potere della Legge mistica.
Una parola gentile può cambiare tutto
Come possiamo godere di una vita vigorosa e sana? Naturalmente dobbiamo usare la nostra saggezza e sforzarci di rimanere in forma e in buona salute, ma l’ingrediente principale è la fede, il Daimoku; recitare un Daimoku vibrante e pregare sinceramente il Gohonzon.
Vi prego di incoraggiare coloro che stanno soffrendo o si sentono demoralizzati. «La voce svolge l’opera del Budda» (vedi OTT, 4). Per incoraggiarli potete dire loro, ad esempio: «Non preoccuparti, recitiamo insieme. Questa è un’occasione per cambiare il tuo karma».
Vorrei condividere con voi la storia dell’infermiera che mi ha aiutato quando ero ragazzo e la cui gentilezza non dimenticherò mai. Avevo sedici anni e lavoravo alle acciaierie Niigata di Tokyo. All’epoca soffrivo di tubercolosi, ma infuriava la guerra e io non avevo la possibilità di prendermi un periodo di riposo per ristabilirmi, così continuavo a lavorare. Ricordo che una volta ebbi un collasso durante le esercitazioni militari che si tenevano in fabbrica. Quando tossivo mi capitava di sputare sangue e se stavo proprio male, mi procuravano un risciò per tornare a casa.
Un giorno mi sentii così male che dovetti andare in infermeria. Era in servizio un’infermiera di mezza età, che mi diede un’occhiata e mi disse: «Stai davvero male. Dovremo farti visitare in ospedale». Quindi mi accompagnò e, durante il tragitto, mi chiedeva: «Va tutto bene?», poi mi incoraggiava dicendo: «Non preoccuparti, sei giovane. Ti riprenderai». La sua voce e il sorriso erano così dolci e le sue azioni mostravano un tale calore e sollecitudine che non ho mai dimenticato la sua gentilezza.
I medici che mi visitarono dissero che avrei dovuto sottopormi a un trattamento in sanatorio a Kashima, nella Prefettura di Ibaraki, ma stavo ancora aspettando che si rendesse disponibile un letto quando terminò la guerra. Provo ancora un’enorme gratitudine per quell’infermiera, e ho sempre recitato per lei fino a oggi. Quale differenza può fare un’infermiera con modi così cordiali! Una sola parola d’incoraggiamento può cambiare lo stato vitale di un paziente e dargli la forza di vivere.
Voi, membri dei nostri gruppi infermiere, siete le infermiere più importanti del mondo. Lottando instancabilmente per alleviare il dolore di coloro che stanno soffrendo e incoraggiandoli con parole compassionevoli, incarnate lo spirito del bodhisattva. Vi lodo e vi apprezzo con tutto il cuore.
Ogni passo è determinante
Il grande saggio dell’antica Cina Mencio affermava: «Se qualcuno ritiene di essere nel giusto, continua ad avanzare anche se ha contro migliaia di uomini». Quando si è nel giusto, si possono mantenere fieramente le proprie convinzioni, anche di fronte all’opposizione altrui. Questo è lo spirito di un vero riformatore, ed è esattamente il tipo di spirito che dobbiamo preservare, a prescindere dall’età.
I membri più anziani nella fede non dovrebbero assumere atteggiamenti arroganti o autoritari, al contrario, dovrebbero lodare e sostenere con tutto il cuore chi pratica il Buddismo da meno tempo. Mi auguro che continuino ad apprezzare il fatto di poter contribuire a kosen-rufu. Nella fede non si va in pensione, ma neanche nella vita. Se esitate a sforzarvi al massimo per via dell’età, non otterrete altro che farvi considerare vecchi da tutti coloro che vi circondano. Unitevi a me per realizzare magnifiche vittorie come leader di kosen-rufu. Uscite in mezzo alla gente, tra i vostri compagni di fede e ogni passo avanti che farete, diventerà un nuovo traguardo verso la vittoria. Nichiren Daishonin consiglia a un giovane discepolo: «Comunque sia, credi e dedicati al Sutra del Loto» (SND, 5,227). Raccomanda, inoltre ai suoi seguaci di dedicarsi completamente a kosen-rufu (vedi GZ, 537).
Praticare con lo spirito di “non risparmiare la propria vita” è il modo per godere di una straordinaria fortuna e di benefici che continueranno attraverso le tre esistenze.
Non abbiate paura!
Nel Vero aspetto di tutti i fenomeni, Nichiren Daishonin scrive: «I devoti che nascono nell’Ultimo giorno della Legge e propagano il Sutra del Loto, incontreranno i tre tipi di nemici […]. Ma il Budda Shakyamuni avvolgerà nella sua veste coloro che, nonostante tutto, persevereranno nella propagazione. Tutti gli dèi celesti faranno loro offerte, li sosterranno sulle spalle e li porteranno sul dorso. Essi posseggono grandi radici di bontà e meritano di essere le grandi guide di tutti gli esseri viventi» (WND, 385; la nuova traduzione è pubblicata sul Nuovo Rinascimento, 336, 18).
Le divinità celesti, vale a dire le funzioni positive dell’universo, proteggeranno senza alcun dubbio coloro che sopportano grandi difficoltà nella propagazione della Legge. Questa è una regola immutabile del Buddismo.
In un altro famoso scritto, Sulle Preghiere, il Daishonin scrive: «[…] come possono [questi esseri celesti] aver dimenticato il voto pronunciato davanti al Budda e il favore ricevuto dal sutra di conseguire la Buddità, e abbandonare i praticanti del Sutra del Loto? Questo pensiero ci può rassicurare» (SND, 9, 174).
Non c’è niente da temere, nessun motivo di esitare. Non importa quanto possa essere problematica la vostra situazione attuale, non c’è assolutamente nessun motivo di lamentarsi. Le divinità celesti veglieranno sempre su di voi, discepoli del Daishonin, che, per la vostra sincerità e dedizione, siete fonte di ispirazione per gli altri e fate progredire il movimento di kosen-rufu.
È fondamentale avere sempre uno scopo preciso e non affrontare le cose in maniera esitante. Quando dentro di noi arde un’appassionata determinazione, tanto forte da mettere in movimento tutte le divinità celesti dell’intero universo, possiamo trasformare qualsiasi situazione a nostro vantaggio.
La religione che cura la vita
Vorrei citarvi ora alcune guide del secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda. Durante una sessione di domanda e risposta, una volta qualcuno gli chiese come alcuni pazienti, per i quali i medici avevano perso ogni speranza di trovare una cura, fossero guariti col potere della fede. Toda replicò: «La ragione per cui quei malati sono guariti è legata al significato fondamentale della religione. Le scienze economiche si occupano dell’economia, la matematica dei numeri e la medicina di curare le malattie. E una vera religione, in quanto filosofia che si occupa della vita, può alleviare perfino le sofferenze provocate dalle malattie». Continuò poi dicendo: «La religione cura sradicando le funzioni demoniache che si impadroniscono della propria vita. Se una religione non fosse in grado di realizzare ciò, non meriterebbe di essere definita tale».
Con “funzioni demoniache”, Toda intende quelle forze che affliggono la mente, impedendoci di fare ciò che è giusto e buono, e ostacolano la nostra pratica buddista. La fede nel Buddismo di Nichiren ha il potere di sanare le vite di coloro che sono stati contaminati dai tre veleni di Avidità, Collera e Stupidità, le più profonde e fondamentali afflizioni della vita, per le quali la scienza medica non ha rimedi.
Toda diceva anche che sebbene possiamo sembrare “bodhisattva poveri ” o “bodhisattva malati”, questi sono solo aspetti esteriori dei ruoli che recitiamo nel dramma della vita, mentre in realtà siamo autentici Bodhisattva della Terra. Dal momento che la vita è come una grandiosa rappresentazione teatrale, aggiungeva, dovremmo impersonare con gioia il nostro ruolo dimostrando la grandezza della Legge mistica.
La vita del mondo reale può apparire come una serie ininterrotta di problemi e situazioni senza via d’uscita. Sperimentiamo la sofferenza, la tristezza e qualche volta la malattia, ma questa non è una buona ragione per essere pessimisti. Tutte queste avversità sono “costumi di scena” che indossiamo per mostrare la prova concreta della grandezza della fede, opportunità per trasformare i problemi in felicità. Questo è il più alto insegnamento del Buddismo.
Il coraggio che dà forza
Durante la vita di Shakyamuni, il re Ajatashatru di Magadha cadde sotto l’insidiosa influenza del malvagio Devadatta e perseguitò il Budda. Fu il grande medico Jivaka, famoso come “il re dei medici”, a rimproverare il governante per la sua malvagità. Jivaka è un illustre predecessore di tutti i nostri membri della Divisione medici che, durante il regno di re Ajatashatru, ricopriva il ruolo di ministro. A questo proposito, dopo aver spiegato che Magadha era sull’orlo della rovina, Nichiren Daishonin scrive: «A quel tempo, mosso da una rivelazione avuta in sogno, dai consigli del suo medico e ministro Jivaka e infine dai suoi stessi dubbi interiori, Ajatashatru abbandonò Devadatta e si recò dal Budda Shakyamuni per pentirsi delle sue azioni peccaminose» (SND,4, 160).
Avendo preso a cuore i consigli di Jivaka, il re Ajatashatru si pentì e divenne un devoto seguace del Budda, dopo di che gli altri stati smisero di invadere il Magadha e la pace venne restaurata. Inoltre Ajatashatru superò una grave malattia e prolungò notevolmente la sua vita. Infine, si dice che dopo la morte di Shakyamuni abbia contribuito alla compilazione degli insegnamenti del Budda.
Le preghiere sincere e le azioni coscienziose di una persona coraggiosa possono trasformare completamente qualsiasi situazione.
Anche i membri della Divisione medici hanno un’immensa missione.
Al tempo di Shakyamuni, Jivaka si oppose a Devadatta e, durante la vita del Daishonin, l’abile medico Shijo Kingo contrastò coraggiosamente il prete corrotto Ryokan e i suoi accoliti. Con questi precedenti nel difendere la giustizia, nutro grandi aspettative nei confronti dei membri della nostra Divisione medici.
È il cuore che è importante
Nella vita siamo destinati a imbatterci in ogni sorta di problemi. Ci saranno sicuramente momenti in cui dovremo affrontare situazioni apparentemente senza soluzione. Di fronte a sfide identiche, alcuni avanzano con maggiore forza, mentre altri si limitano a lamentarsi della sfortuna che è capitata loro. La felicità è qualcosa che avvertiamo nel cuore. Coloro che provano gioia e piacere di vivere sono vincenti. Il Buddismo riguarda proprio la trasformazione in meglio del nostro cuore.
Non importa come ci vedono gli altri: molte persone dall’esterno sembrano vivere un’esistenza invidiabile, ma in realtà sono infelici. Chi ha un cuore forte, saggio, coraggioso e magnanimo non si scoraggia in nessuna situazione. «È il cuore che è importante» (WND, 1000, vedi anche SND, 4, 194 che traduce «Solo la fede è realmente importante»), scrive il Daishonin. Questa è la base della vera felicità, e la Legge mistica ci consente di stabilirla nella nostra vita.
Il Daishonin afferma: «Il mezzo meraviglioso per porre veramente fine agli ostacoli fisici e spirituali di tutti gli esseri viventi non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (SND, 9, 119). La felicità non è solo una parola; non si trova negli oggetti, non è determinata dalla ricchezza, dal ceto sociale o dalla celebrità. La chiave, innanzi tutto, è recitare Daimoku. Quando lo facciamo, sentiamo un improvviso aumento di forza vitale e possiamo provare gioia nella profondità della nostra vita, indipendentemente da quel che succede. Diventiamo capaci di goderci qualsiasi momento della giornata, il piacere di conversare con gli amici e di recitare Daimoku finchè ci sentiamo rinfrancati. In questo risiede la vera felicità. Il movimento Soka ci indica la via principale che può condurre a questo stato di felicità. Dedicando la nostra esistenza alla fede, possiamo assaporare la gioia sia in vita che nella morte. Scaliamo risolutamente ogni montagna che troviamo sul nostro cammino, procedendo spediti e allegri.
Toda diceva spesso: «La Soka Gakkai è più preziosa della mia stessa vita». È importante far sì che le nostre riunioni siano piene di energia, piacevoli, illuminanti e ricche di gioia. Per realizzare ciò, è necessario che i responsabili approfondiscano la propria fede e sviluppino la propria personalità.
Ci possono essere volte in cui ci si sente vincolati dall’organizzazione, ma se, per liberarsi da ogni impegno, si perde di vista la fede, il risultato non può essere altro che sventura. Anche se può essere impegnativo portare avanti le attività per kosen-rufu, ogni singolo sforzo che facciamo si tradurrà in felicità e gioia. Questa è la ricetta per essere vittoriosi nella vita.
Come afferma il Daishonin: «Esercitati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo» (SND, 4, 235). La fede si deve manifestare nelle azioni. Nel mezzo delle vostre lotte quotidiane, vi prego di leggere il Gosho, anche solo qualche riga.