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Fede, pratica e studio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:28

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    Fede, pratica e studio

    Questo progetto, Primi passi, nasce dal desiderio di rispondere alle tante domande di chi si avvicina al Buddismo di Nichiren Daishonin per la prima volta. Ci siamo ispirati alla storia vera di una principiante, che ci ha indicato i momenti chiave del suo percorso. Nella prima parte immaginiamo una conversazione fra amici, nella seconda cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti nella speranza di rendere più agevole questo cammino

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    BEPPE: Sapete, vi avevo parlato della mia difficoltà sul lavoro… insomma ci ho provato, ho recitato Daimoku e dopo un po’ mi sono sentito meglio e più determinato… Anche se, appena ci ripenso, la mia testa mi dice che è assurdo.

    MARTA: A me accade il contrario: sono consapevole di sbagliare, ma continuo a fare gli stessi errori. Ci sono cose che mi fanno soffrire, e anche se riesco ad analizzarle perfettamente, non so da che parte rifarmi per cambiare.

    SIMONA: Ragazzi forza, un po’ di positività. Come diceva sempre mio marito “aiutati che Dio t’aiuta”, ci vuole fede nella vita, e fiducia nelle nostre capacità. Nel Buddismo esiste la fede?

    MARTA: Qualcosa ho sentito a questo proposito: mi hanno spiegato che recitare Nam-myoho-renge-kyo è la cosa più importante, ma che i concetti di fede, pratica e studio sono legati insieme. Se mi ricordo bene, l’uno serve a stimolare l’altro: sia la pratica che lo studio mi faranno approfondire la fede e con la fede dovrei praticare e studiare ancora meglio. Beppe, che ne pensi se stasera ci vedessimo per leggere insieme qualcosa e fare Gongyo a casa mia?

    BEPPE: Volentieri, porto qualcosa e ceniamo insieme, ok?

    MATTEO: Quasi quasi vengo anch’io, ho appena finito di leggere un libro di Tiziano Terzani che parla dei suoi viaggi nei paesi orientali, sento che c’è qualcosa che mi attrae anche se non so ancora bene cosa.

    LIVIA: Qui gatta ci cova… la cosa che più mi fa innervosire è che ieri, all’improvviso, mi è venuto in mente Nam-myoho-renge-kyo.

    (9 – continua)

    In che cosa consiste la pratica buddista?
    Gli elementi fondamentali nella pratica buddista sono fede (in giapponese shin), pratica (gyo) e studio (gaku). Secondo il Buddismo di Nichiren Daishonin tutti e tre sono essenziali per sperimentare la prova concreta della trasformazione e sviluppare l’innata condizione illuminata, o Buddità.

    Dal Gosho
    «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede».
    Il vero aspetto di tutti i fenomeni
    (NR, 336, 20)

    Fede
    Nel Buddismo la fede si basa sulla prova concreta decidendo di trasformare in esperienza di fede ogni desiderio, obiettivo o sofferenza che la vita ci presenta. Nei suoi scritti Nichiren Daishonin invita i discepoli ad affrontare ogni situazione davanti al Gohonzon, partendo dalla recitazione del Daimoku, ringraziando per le cose belle e determinando di approfondire e crescere nei momenti brutti. Ma avere fede in cosa? Nella potenzialità buddica presente in ogni persona, quindi in noi e negli altri. Avere fede significa affidarsi, avere il coraggio di andare avanti nonostante i dubbi e l’apparenza, e in questo modo non solo diventare felici, ma essere in grado di aiutare anche coloro che hanno perso la fiducia.

    Dal Gosho
    «Ciò che chiamiamo fede non è niente di straordinario. Come una donna ama il marito, come un uomo dà la vita per sua moglie, come i genitori non abbandonano i figli o come un figlio rifiuta di lasciare la madre, così aver fede significa riporre fiducia nel Sutra del Loto, in Shakyamuni e Taho, nei Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, negli dèi benevolenti e recitare Nam-myoho-renge-kyo».
    Il significato della fede
    (SND, 7, 209)

    Pratica
    La pratica nel Buddismo di Nichiren Daishonin si divide in due parti: pratica per sé e pratica per gli altri. La pratica per sé è la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku, la pratica fondamentale) e di due capitoli del Sutra del Loto (la pratica di supporto) davanti al Gohonzon. Il termine Gongyo include la recitazione di Daimoku e la lettura del sutra; si recita Daimoku quando si vuole e quanto se ne vuole, mentre la cerimonia di Gongyo avviene al mattino e alla sera. La pratica per gli altri consiste nel diffondere il messaggio buddista (in giapponese shakubuku), offrendo agli altri uno strumento per migliorare la loro vita, e ci aiuta a sviluppare compassione.

    Studio
    Lo studio consiste nell’apprendere gli insegnamenti buddisti e i principi fondamentali basandosi sulla lettura dei Gosho, gli scritti del Daishonin e in questo modo approfondire la nostra fede e praticare correttamente. Studiare il Buddismo non serve per raggiungere un determinato livello di conoscenza, ma per sviluppare la fede e metterla in pratica nella vita quotidiana con più consapevolezza. Significa ascoltare ciò che Nichiren Daishonin vuole dirci, cercando di cogliere lo spirito, il cuore che lo animava, per superare i dubbi e per non abbandonare la fede nei momenti cruciali della vita. Se non si studia, facilmente si può cadere in una interpretazione del tutto personale delle dottrine. Nella Nuova rivoluzione umana Ikeda scrive: «Dovreste tener presente che per quanto la fede corretta permetta di ottenere grandissimi benefici, è anche irta di ostacoli e difficoltà. A meno che non abbiate delle solide basi dottrinali, quando sorgeranno dei problemi comincerete a dubitare».

    Dal Gosho
    «Se non fai domande e non risolvi i tuoi dubbi, non puoi disperdere le oscure nuvole dell’illusione».
    Lettera a Niike (SND, 4, 253)

    Perché nel Buddismo si parla di “studio attivo”?
    Nella Soka Gakkai lo studio non è qualcosa per il soddisfacimento egoistico, ma serve per essere messo in pratica, vissuto. Nichiren Daishonin scrive: «Esercitati nelle due vie della pratica e dello studio». Per noi è fondamentale mettere in pratica ciò che studiamo.
    Vivere lo studio significa utilizzarlo per approfondire la fede. Toda diceva: «La fede cerca la ragione e la ragione fa approfondire la fede». Con la definizione di studio attivo, si intende uno studio basato su uno spirito combattivo, perché lo studio serve per approfondire la fede, necessaria a vincere sull’oscurità fondamentale interiore e sugli ostacoli esterni.
    Per superare la nostra oscurità e gli ostacoli dobbiamo riuscire a distinguere le influenze negative. Per questo è necessaria la saggezza. Ma la saggezza emerge con la fede e la fede con lo studio, per cui dallo studio viene la saggezza.
    Durante la seconda guerra mondiale gli unici che mantennero lo spirito di proteggere l’insegnamento di Nichiren furono Makiguchi e Toda, tutti gli altri membri e responsabili lasciarono la Soka Gakkai per paura di subire persecuzioni. Josei Toda, uscendo di prigione, arrivò alla conclusione che questo abbandono era dovuto alla mancanza di una solida base dottrinale. Il motivo per cui noi studiamo è quello di riuscire a vedere le funzioni della nostra oscurità innata e delle negatività esterne.

    Posso recitare Daimoku per la felicità delle altre persone? Il nostro Daimoku può aiutarle a cambiare il karma?
    La Legge mistica è la Legge dell’universo e il Daimoku permette di far emergere questa Legge dalla nostra vita. Nel Gosho Nichiren spiega che quando recitiamo Daimoku facciamo emergere la Buddità e il potere della Legge mistica non solo dalla nostra vita ma dall’intero universo. Possiamo considerare il Daimoku come il mezzo per comunicare tra la nostra Buddità e la Buddità dell’universo. Nel Gosho Il Sutra del Loto porta all’Illuminazione coloro che per la prima volta aspirano alla Strada, il Daishonin scrive: «Per fare un esempio, quando un uccello in gabbia canta, gli uccelli che volano liberi nel cielo sono richiamati e si radunano intorno a lui. E quando gli uccelli che volano nel cielo si radunano, l’uccello in gabbia cerca di uscir fuori» (SND, 8, 34).
    Quando recitiamo Daimoku sinceramente per un amico, la forza del Daimoku emerge ed emerge il beneficio. Così creiamo delle onde che si allargano nell’universo e questa forza abbraccia le persone per le quali stiamo recitando. Questa sincerità nell’intenzione è il punto fondamentale insieme alla forza della Legge mistica (attivata tramite il Daimoku). In questo modo non solo risvegliamo la nostra Buddità ma anche quella delle divinità protettrici, che proteggono la persona per la quale stiamo recitando. Questo è valido sia per le persone viventi che per i defunti. Quindi la nostra sincerità e il nostro Daimoku possono arrivare come beneficio ai defunti. Ma ciò non significa che il nostro Daimoku possa far ottenere la Buddità agli altri e trasformare il loro karma. Infatti Nichiren Daishonin ci insegna che la trasformazione del karma e l’ottenimento della Buddità dipendono dalla lotta del singolo contro la propria oscurità.

    La prova concreta

    Ogni volta è una scoperta

    Si dovrebbe imparare a studiare con il cuore e non con la testa e, nella mia esperienza, bisogna recitare Daimoku per sentire con la vita il significato degli scritti di Nichiren. Non cadiamo nell’arroganza di sapere già, di avere già letto così tante volte quel Gosho che lo sappiamo ormai a memoria. Nello studio troviamo la ricchezza e la profondità della nostra stessa vita… quindi man mano che andiamo avanti coglieremo degli aspetti sempre nuovi e più profondi.

    Lucia Megli

    La recitazione del Daimoku di Nam-myoho-renge-kyo è una pratica che arreca benefici incommensurabili perché ci permette di risvegliare e manifestare nella nostra vita il potere illimitato della Legge mistica, la Legge fondamentale dell’universo.
    […]
    Quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo il sole del mondo di Buddità sorge nel nostro cuore e l’ignoranza e le illusioni che, come spesse nubi, oscuravano questo sole, vengono spazzate via. Quando il sole della Buddità comincia a brillare dentro di noi, l’oscurità dell’ignoranza svanisce.
    […]
    Siamo veramente fortunati a poter manifestare la stessa luminosa condizione vitale di Nichiren Daishonin.
    Daisaku Ikeda
    (Daimoku, il richiamo che risveglia, BS, 119)

    Con una bellissima metafora il Daishonin spiega questo principio di richiamare e rivelare la nostra natura di Budda interiore. «Per fare un esempio, quando un uccello in gabbia canta, gli uccelli che volano liberi nel cielo sono richiamati e si radunano intorno a lui. E quando gli uccelli che volano nel cielo si radunano, l’uccello in gabbia cerca di uscir fuori».
    Il canto dell’uccello in gabbia è il Daimoku recitato dalle persone comuni, imprigionate dalle catene dell’oscurità fondamentale, delle illusioni e dei desideri, che risvegliano in sé la fede nella Legge mistica. In altre parole, è il Daimoku recitato con una fede determinata a vincere su tutti gli ostacoli e diventare sicuramente felici grazie al potere della Legge mistica.
    Daisaku Ikeda
    (È la tua vita stessa, BS, 119)

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