Questo progetto, Primi passi, nasce dal desiderio di rispondere alle tante domande di chi si avvicina al Buddismo di Nichiren Daishonin per la prima volta. Ci siamo ispirati alla storia vera di una principiante, che ci ha indicato i momenti chiave del suo percorso. Nella prima parte immaginiamo una conversazione fra amici, nella seconda cerchiamo di rispondere alle domande più frequenti nella speranza di rendere più agevole questo cammino
SIMONA: Beppe, oggi ti vedo diverso, che è successo?
BEPPE: Sono felice, mi è successa una cosa molto bella. Ieri sera sono uscito con un’amica e l’ho vista molto giù: ha scoperto che il suo compagno la tradisce. Ascoltandola, mi è venuto spontaneo parlarle di me e del Buddismo e della possibilità di affrontare questa sofferenza con la pratica e alla fine abbiamo anche recitato Daimoku insieme venti minuti.
LIVIA: Ma non mi dire… E magari lei dopo stava meglio ed è tornata a casa felice come una Pasqua!
BEPPE: Non c’è bisogno di fare del sarcasmo, Livia. Comunque, sì, dopo era più calma, anche se naturalmente al momento non sa ancora che cosa fare. In ogni caso essere riuscito a dirle qualcosa che l’ha fatta stare meglio è stata per me una cosa del tutto nuova.
MARTA: Lo capisco, Beppe, una delle cose più belle che possiamo fare per gli altri è proprio quella di offrire un’altra prospettiva con cui guardare le cose. Inoltre il Buddismo mi sta permettendo di vivere con un’energia incredibile, mi stanno accadendo un sacco di cose nuove e a volte mi sembra di essere una nuova Marta: è ovvio che ti viene naturale di avere la voglia di condividere questa esperienza con gli altri.
MATTEO: Certo però che da quando avete iniziato a praticare non si parla d’altro… Ma di musica e cinema non parliamo più?
MARTA: Dai, lo sai che non è vero! E anche se fosse, penso sia normale, quando stai vivendo qualcosa di importante, ti fa piacere parlarne con le persone care. Anche se capisco che a volte possa risultare ripetitivo.
LIVIA: Va beh, questo lo capisco, purché non cerchiate di convincerci a tutti i costi a iniziare anche noi, perché almeno con me non attacca!
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Cosa si intende con la parola shakubuku?
Shakubuku è insegnare il Buddismo di Nichiren Daishonin a coloro che non lo conoscono. Nel suo significato più profondo vuol dire mettere in pratica la convinzione di credere nella Buddità presente in ogni essere vivente, così come faceva il Bodhisattva Mai Sprezzante (Fukyo), che si inchinava di fronte a ogni persona venerando la sua innata natura di Budda. È dare alle persone la nostra stessa possibilità di speranza e di felicità, e in quel momento riconfermarla anche a noi stessi, preoccupandoci della felicità e del benessere dei nostri amici e delle altre persone in genere. Sono necessarie le qualità del coraggio e della perseveranza con cui continuare a parlare alle persone degli insegnamenti buddisti, con la convinzione che l’insegnamento del Sutra del Loto è per tutte le persone, perché tutti possono ottenere la Buddità e diventare felici.
Ma è un’azione di proselitismo?
L’azione di fare shakubuku, ovvero di parlare agli altri del Buddismo di Nichiren e del suo valore, non è un’azione di mero proselitismo. È un’azione compassionevole e coraggiosa, degna di un bodhisattva, attraverso la quale permettiamo agli altri di incontrare il mezzo che può renderli assolutamente felici. Nello stesso tempo questa azione permette di accumulare buona fortuna perché permette alle persone di superare il proprio egoismo.
E se la persona a cui parlo di Buddismo non comincia a praticare?
Non è importante che la persona cominci o meno a praticare, quello che conta è che le persone conoscano questa possibilità, che imparino a conoscere e ad apprezzare il Buddismo. Quando la nostra Buddità si inchina dinanzi alla persona con cui parliamo, anche se questa sembra non reagire bene, la sua Buddità risponde e si inchina verso di noi.
Per approfondire:
Buddismo e Società, 106
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La prova Concreta
Il solo requisito
Lo shakubuku è l’aspetto della pratica per me più difficile… da persona metodica fino all’ossessione non ho avuto difficoltà a lanciarmi in maratone di Daimoku e a recitare Gongyo con la puntualità di un orologio svizzero. Da brava perfezionista avevo provato a parlare a qualche amico di Buddismo, ma con l’atteggiamento della maestrina in cattedra che dà indicazioni e indottrinamenti. E mi ero sentita profondamente frustrata dal fatto di non essere riuscita a far iniziare nessuno a praticare, a dimostrazione del fatto che non ero stata abbastanza brava. Se il mio perfezionismo mi aveva aiutato nell’avere costanza e assiduità, sotto questo punto di vista mi bloccava profondamente, quasi mi paralizzava, perché tutte le volte che tentavo di portare il messaggio sentivo al tempo stesso l’ansia di doverlo fare nel modo migliore possibile, come se fosse nella “qualità” delle parole che sceglievo quello che avrebbe determinato se la persona iniziava a praticare o meno. Studiando ho trovato la matassa del mio groviglio: la paura che ho sempre sentito nasce dal sentirmi inferiore e inadeguata. Ma adesso ho capito che è il cuore che fa la differenza: non esiste un numero di anni necessari di pratica oppure di esperienze importanti alle spalle, l’unico requisito per fare shakubuku, anche se si è recitato un solo Nam-myoho-renge-kyo, è desiderare con il cuore che l’amico, il conoscente, lo sconosciuto a cui parliamo scopra il Budda che ha dentro.
Francesca Mancini
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dal Gosho
«Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. Questo accadrà anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”? Infine al tempo di kosen-rufu l’intera nazione giapponese reciterà Nam-myoho-renge-kyo, questo è certo come una freccia che, puntata verso terra, colpirà sicuramente il suo bersaglio».
La vera entità della vita (SND, 4, 233)
«A chiunque parliate, se avete la mente aperta e lo spirito magnanimo di abbracciarne e comprenderne i sentimenti, il suo cuore si aprirà, mostrando comprensione e simpatia. La vostra capacità di fare ciò dipende dalla vostra condizione vitale. Se sviluppate uno stato di vita che vi permette di essere flessibili, potete facilmente toccare il cuore degli altri, stimolando o calmando le loro emozioni a seconda della situazione. Questa è l’essenza di un dialogo basato su una profonda comprensione della natura umana. Tutti voi che abbracciate e praticate la Legge mistica state avanzando lungo il supremo sentiero della vita, e state facendo ogni giorno costanti progressi verso lo sviluppo di uno stato di esistenza supremo. Il tesoro immagazzinato dentro la propria vita è eterno. Al confronto, le ricchezze mondane e la posizione sociale sono transitorie».
Daisaku Ikeda (Il Gosho e la missione di kosen-rufu, esperia, pag. 93)