Miei meravigliosi amici,
emersi dalla terra
per costruire una pace
basata sulla giustizia e l’eguaglianza
per tutta l’umanità.
Scrive Nichiren Daishonin: «Un grande male preannuncia l’arrivo di un grande bene. Se tutto Jambudvipa dovesse cadere nel caos, non c’è dubbio che [questo sutra] si “diffonderà in tutto il continente di Jambudvipa”» (Il kalpa della diminuzione, SND, 8, 199). La Legge mistica ci dà la forza di non venire sconfitti quando succede qualcosa di male sia nelle nostre vite personali che nella società e, anzi, ci dà il potere di creare qualcosa di positivo e buono proprio da quell’evento negativo.
L’Ultimo giorno della Legge è davvero un’epoca di conflitti, un turbine senza sosta di dispute e dissidi. E nel bel mezzo di questa travagliata e difficilissima condizione del mondo di saha noi della Soka Gakkai abbiamo coraggiosamente accettato la sfida di propagare la Legge mistica in tutto il globo. In un’epoca malvagia il coraggio del Budda brilla ancor più luminoso; in un’epoca impura la saggezza del Buddismo risplende ancor più vivida.
«Poiché io, Nichiren, sono qui, il paese finora è salvo e al sicuro» (GZ, 919), scrive il Daishonin e, facendo proprio il suo stesso spirito, la Soka Gakkai sta adoperandosi per costituire un baluardo di pace per il mondo.
Miei giovani amici,
che impugnate la spada della fede,
sbaragliate arditi
la natura demoniaca
intrinseca nel potere.
L’8 settembre 1957, sotto un cielo illuminato dal sole d’autunno, allo stadio Mitsuzawa di Yokohama il mio grande maestro Josei Toda dichiarò di fronte a un’assemblea di cinquantamila giovani: «Noi, cittadini del mondo, abbiamo l’inviolabile diritto di vivere. Chiunque minacci tale diritto è un diavolo incarnato, un demonio, un mostro». Ogni persona ha l’inalienabile diritto di condurre una vita di pace e felicità. Minacciare questo diritto e assoggettare le persone all’infelicità e alla confusione è opera di ciò che il Buddismo chiama “oscurità fondamentale”. Il mio maestro si era profondamente assunto la missione di contrastare le armi nucleari, che sono la manifestazione più estrema di tale oscurità fondamentale, e le denunciava definendole un “male assoluto”.
Il filosofo indiano N. Radhakrishnan lodò Toda per aver avuto il coraggio di prendere posizione da solo, sostenendo quello che pochi osavano dire a quell’epoca, cioè che l’umanità deve combattere gli armamenti nucleari. La dichiarazione di Toda, egli aggiungeva, rivela chiaramente la sua determinazione di lottare contro questa minaccia, per il bene di tutta l’umanità.
Nobili donne,
che lavorate insieme,
campionesse di felicità,
i cuori uniti in una solidarietà senza pari,
per costruire un’epoca di pace.
Finché un sorriso illuminerà il volto delle donne e delle madri, l’oscurità della disperazione non discenderà mai sulla razza umana e il sole della pace brillerà sempre luminoso.
Il mio defunto amico Norman Cousins (1915-90), il giornalista americano che contribuì con intento altruistico alla ricostruzione di Hiroshima dopo la Seconda guerra mondiale, una volta disse che il problema fondamentale per la pace nel mondo è il senso di impotenza dei singoli individui. Gli ammirevoli sforzi per creare un contatto con gli altri attraverso il dialogo, specialmente da parte delle donne Soka, emanano ondate di speranza in grado di fugare questo senso di impotenza che oggigiorno si è così profondamente radicato nella nostra società.
La pace non è uno scopo lontano, separato dalla vita quotidiana. Si consegue giorno dopo giorno, abbattendo con la spada della fede le funzioni demoniache che si manifestano davanti ai nostri occhi calpestando la sacralità della vita e ostacolando la felicità degli esseri umani.
Una pace colma di soddisfazione e realizzazione si propaga come un’onda da un cuore saggio che si impegna a creare un regno di amicizia e armonia proprio lì dove si trova adesso. «È il cuore che è importante» (WND, 1, 1000), scrive Nichiren Daishonin. E la sua affermazione: «Dal singolo elemento della mente scaturiscono tutte le varie terre e condizioni ambientali» (WND, 2, 843) riassume in sé il principio basilare della pace, che è kosen-rufu.
Più possenti sono le forze malvagie della distruzione e della divisione, più risolutamente occorre rafforzare le forze positive della costruzione e dell’unione, in grado di sconfiggerle. È con questo spirito che proposi la normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Cina e Giappone alla riunione generale della Divisione studenti dell’8 settembre 1968. Inoltre, profondamente animato dalla stessa determinazione e dal desiderio di costruire un ponte fra Russia e Giappone e fra Russia e Cina, feci il mio primo viaggio a Mosca l’8 settembre 1974.
Il dottor M. S. Swaminathan, attuale presidente delle Conferenze Pugwash sulla scienza e gli affari mondiali, un’associazione di scienziati impegnati per il disarmo nucleare, affermò che il principio della rivoluzione umana, così come è espresso dalla SGI, significa trasformare il nostro attuale sistema di valori in un nuovo sistema che consideri sacra ogni forma di vita. E, basandosi su tale rispetto per la vita, sottolineava la necessità di costruire una coalizione internazionale, un sodalizio in grado di promuovere questa rivoluzione nella mente e nel cuore delle persone.
La Dichiarazione di Toda per l’abolizione degli armamenti nucleari era anche espressione dell’assoluta fiducia che egli nutriva nella gioventù. Adesso, mirando ai prossimi cinquant’anni, insieme ai giovani dei quali anch’io ho la massima fiducia, desidero intraprendere con rinnovato slancio la prossima fase del nostro movimento per la pace.
Quant’è nobile
impegnarci anche oggi
per kosen-rufu,
col desiderio che la pace
regni nel mondo intero.