BEPPE: Ieri sera sono tornato a casa e mi sentivo veramente a pezzi, così, ricordandomi di quello che mi avevano detto alla riunione di discussione giovedì scorso, ho recitato Nam-myoho-renge-kyo per venti minuti. Non ci crederete ma alla fine mi sentivo molto più alleggerito e sereno, direi addirittura gioioso.
MARTA: Ti capisco, è difficile riuscire a spiegare la sensazione che si prova ma in effetti è molto forte. Sul libro di Buddismo che sto leggendo si spiega chiaramente che recitare Daimoku attiva la Buddità presente in noi e questo ci permette di guardare le cose in una prospettiva completamente diversa.
SIMONA: Mi sembra tutto così strano Marta… recitare una frase e leggere quel libretto, che fra l’altro mi dà l’impressione di esere così difficile da imparare…
MARTA: Mi sembra di aver letto che, semplificando, possiamo dire che Nam-myoho-renge-kyo è il nome della Buddità. Se io chiamo “Simona” rispondi giustamente tu, no? Ecco, recitando Nam-myoho-renge-kyo la Buddità che esiste dentro di noi si manifesta ed emerge dalla profondità della nostra vita.
LIVIA: Dal mio punto di vista è solo autosuggestione… non credo proprio che ripetere una frase in giapponese di cui magari non si conosce neppure il significato possa essere di alcun aiuto!
MARTA: Non è giapponese, ma sanscrito e cinese antico; significa “dedicare la vita alla mistica Legge della simultaneità di causa ed effetto attraverso la vibrazione”, ma non è troppo importante conoscerne il significato, quanto sperimentarne concretamente gli effetti sulla nostra vita.
MATTEO: Non so Marta… ho sempre pensato che la fiducia nelle proprie capacità nasca solo dal duro lavoro e dall’impegno, e che solo chi persevera nonostante gli sbagli possa sviluppare una fiducia incrollabile in sé. Questa filosofia o religione di cui ci parli mi sembra offrire una speranza in più… È interessante pensare che una religione possa essere così di aiuto nella vita quotidiana.
(4 – continua)
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Perché si deve leggere il testo del libretto di Gongyo?
Un aspetto importante della pratica buddista è la recitazione di un libretto (Gongyo) dove sono raccolti alcuni brani del Sutra del Loto che spiegano che ogni individuo ha dentro di sé il potenziale per l’Illuminazione, e che la vita è eterna. Gongyo significa, come termine in senso stretto, pratica assidua e comprende sia la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku), che la lettura, mattina e sera, delle parti del Sutra del Loto dal secondo capitolo Hoben (Espedienti) e dal capitolo Juryo (Durata della vita del Tathagata). La recitazione del Daimoku e del libretto di Gongyo è stata indicata da Nichiren Daishonin come pratica essenziale per l’Ultimo giorno della Legge (la nostra epoca). La cerimonia di Gongyo riproduce il ritmo del sole che sorge ogni mattina e tramonta ogni sera, permettendoci, come spiega Nichiren nella Raccolta degli insegnamenti orali, di rivelare in ogni istante della giornata la nostra vera identità originale: quella di Budda dal tempo senza inizio.
Qual è il modo migliore per imparare a fare Gongyo?
Il modo migliore per imparare a fare Gongyo è recitarlo con altri praticanti, chiedendo a qualcuno di aiutarci a impararlo e recitandolo lentamente. Esiste anche la possibilità, per esercitarsi, di scaricare una versione mp3 di Gongyo sul sito della Soka Gakkai americana (www-sgi-usa.org, sezione downloads). È disponibile una nuova versione italiana del libretto, che contiene una descrizione dettagliata della cerimonia di Gongyo, la pronuncia corretta e la traduzione del testo del Sutra del Loto.
Ho sentito dire che nel passato la recitazione di Gongyo era molto più impegnativa. È vero?
Sì, è vero. Dall’autunno del 2004 la Soka Gakkai ha adottato una nuova forma di Gongyo che comprende la recitazione di una parte del capitolo Espedienti e la sezione in versi del capitolo Durata della vita, assieme alla recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Questa scelta è stata fatta per andare incontro alle mutate esigenze della società attuale.
La mattina vado sempre di corsa e quando rientro a casa a tarda notte mi resta difficile fare Gongyo. In questa situazione va bene recitare solo il Daimoku?
Saltare Gongyo occasionalmente non cancella gli sforzi fatti in precedenza. Certo è bene seguire la pratica corretta, e cioè la recitazione di Gongyo e Daimoku, ma in situazioni dove ciò proprio non è possibile va bene la sola recitazione del Daimoku. Non c’è alcuna ragione di prendersela con se stessi o di soffrire perché non si è riusciti a fare Gongyo. La cosa importante è continuare a sfidarsi nel pregare tutti i giorni di fronte al Gohonzon. In qualsiasi momento, ciò che ci lega direttamente alla propria felicità è il mantenere un cuore positivo e una fede sincera nel Gohonzon.
Qual è la giusta velocità con cui recitare Gongyo e Daimoku?
Il ritmo ideale è sostenuto e vigoroso, ma non preoccupatevi troppo della velocità, scegliete il ritmo che vi sembra più naturale e confortevole. È invece importante non disturbare i vicini di casa e le persone con cui si convive, evitando di recitare Gongyo e Daimoku a voce troppo alta. Nella Raccolta degli insegnamenti orali, il Daishonin cita il seguente brano tratto da un commentario buddista: «Ogni mattina ci alziamo con il Budda e ogni sera ci corichiamo con il Budda. In ogni istante conseguiamo la via, in ogni istante riveliamo la nostra identità originale». Mattina e sera recitiamo Gongyo con vigore davanti al Gohonzon. In questo modo viviamo sempre “insieme al Budda”. Questo è l’insegnamento del Buddismo del Daishonin. Inoltre, in ogni momento ci risvegliamo alla grande forza vitale della Buddità che è in noi dal tempo senza inizio, e la manifestiamo nella nostra vita.
A causa del lavoro gli orari in cui faccio Gongyo mattina e sera sono sempre diversi, è corretto?
Non esiste un orario predeterminato in cui fare Gongyo mattina e sera, il consiglio è di scegliere l’orario migliore in base ai propri ritmi di vita o agli orari di lavoro e impegni personali. Può capitare che una persona che lavora di sera reciti il Gongyo del mattino al suo risveglio a metà giornata, mentre un’altra persona decida di recitare il Gongyo della sera nel primo pomeriggio perché sa di essere poi impegnata tutto il resto della giornata.
fonte: Guarda il sole che sorge, D. Ikeda, NR, 349, 8-10
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Dal Gosho
«Ciascuna parola e ciascun carattere del Sutra del Loto contiene in sé tutti i 69.384 caratteri che compongono il sutra. È come una goccia del grande oceano che contiene in sé tutta l’acqua di tutti i fiumi che vi sfociano e come la gemma che realizza i desideri, la quale, sebbene non sia più grande di un granello di senape, è in grado di far apparire tutti i tesori di tutte le gemme che realizzano i desideri».
da Il Daimoku del Sutra del Loto (SND, 5, 37)