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Daisaku Ikeda riceve due riconoscimenti dall'Italia, per l'Italia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:59

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Daisaku Ikeda riceve due riconoscimenti dall’Italia, per l’Italia

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Un marzo speciale ha rafforzato il legame tra il presidente della SGI e il nostro paese: Palermo conferisce la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione e Firenze il Sigillo della Pace. Due onorificenze che, oltre a riconoscere l’impegno instancabile di Ikeda, sono anche «una concreta dimostrazione della considerazione rivolta a tutti i membri italiani». A ricevere entrambi i riconoscimenti, il figlio Hiromasa.

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«In Italia è sorta
una nuova alba:
bagliori di nuove
vittorie e benefici»

Pregando con tutto il cuore
per la felicità e la lunga vita di tutti
i compagni di fede in Italia.

23 marzo 2007
Daisaku Ikeda

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Una laurea in comunicazione per la pace

In un’aula magna commossa e gremita, l’Università di Palermo assegna a Daisaku Ikeda una laurea in Scienze della comunicazione per la sua opera di divulgatore di pace

Da un paese
dove i due estremi d’Oriente e Occidente
si incontrano,
io,
da est a ovest e da sud a nord
ho attraversato diverse civiltà.
Poi
scavando il fondo d’ogni civiltà
sotto ogni strato di cultura e dèi,
sempre la stessa luce che risplende:
l’”universalità”, principio d’uomo.

(brano tratto da DU, 82, 6)

Il legame di Daisaku Ikeda con la società civile siciliana inizia nel 2000 con questo poema, di cui si pubblica un estratto, inviato in occasione della Conferenza dei poeti del Mar Mediterraneo tenutasi a Gibellina, in provincia di Trapani. Poi, nel 2001, l’assegnazione a Ikeda della cittadinanza onoraria di Palermo, in occasione della mostra sui diritti umani nel capoluogo e di quella dedicata ai maestri di pace Gandhi, King e Ikeda, in diversi comuni dell’isola, tra cui: Modica, S. Agata Li Battiati, Carlentini, Catania, Messina e Capo d’Orlando. Nello stesso anno ai coniugi Ikeda era stata conferita anche la cittadinanza onoraria di Castelbuono e Floridia.
Nel 2002, dalle pagine di Buddismo e società (n. 93), il rettore dell’Università di Palermo, annuncia la decisione dell’istituto universitario di assegnare a Ikeda la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione (vedi riquadro in basso). A questo punto si accendono i motori, saranno necessari cinque anni per realizzare questo progetto. A ritirare il titolo accademico sarà infine Hiromasa Ikeda, per conto del padre.
Palermo, 23 marzo 2007. L’aula magna della cittadella universitaria lentamente si affolla. Sono state predisposte anche altre sale che, grazie al sistema di videoconferenza, possano accogliere i molti partecipanti che si prevedono, un numero insolito per questo genere di manifestazioni. Insolito è anche il tipo di pubblico: persone di ogni età, arrivate da tutta la Sicilia, fra loro ci sono anche dei bambini, e tutti sono visibilmente emozionate. Ma ci sono anche persone che sono giunte da altre parti d’Italia, come Elena che ha deciso di trascorrere le sue ferie in Sicilia, sperando di poter essere fra i presenti. E ora sorride in poltrona. Gli organizzatori hanno pensato a tutto: nonostante i membri a Palermo non superino le quattrocento unità sono riusciti a ottenere la collaborazione attiva di molte persone che hanno dedicato il loro tempo libero a questa attività negli ultimi due mesi. «Effettivamente questo evento è come se lo stessimo preparando da diversi anni – racconta Sandro Di Bartolo, uno degli organizzatori -. Ci siamo sempre preoccupati di tenere i rapporti con l’Università di Palermo, abbiamo deciso tutti assieme di realizzare le riunioni del sedici marzo all’interno dell’università, parlando col rettore e il preside di facoltà per farci dare gli spazi. Nel corso degli ultimi anni abbiamo realizzato tre grandi riunioni, una nell’aula magna di Economia e commercio con quattrocentonovanta posti a sedere e molte persone in piedi, e due nella facoltà di Lettere. L’università ci ha sempre accolto con grande disponibilità e questo evento ne è il risultato!».
Il video documentario realizzato per presentare la figura e il pensiero dell’uomo di pace Daisaku Ikeda dà inizio alla cerimonia. Le immagini e le dichiarazioni contro la guerra vengono riprese dal rettore Giuseppe Silvestri che annuncia la decisione dell’università di assegnare a Ikeda la Laurea magistrale honoris causa in Scienze della comunicazione “per la sua attività di comunicatore per la pace, per la sua opera spirituale e morale”.
«Noi vediamo ancora adesso – afferma il rettore – nella nostra contemporaneità, cose terribili. Vediamo tutti i giorni, sui telegiornali, tramite i mezzi di informazione, cose terribili che ogni giorno succedono in qualche parte del mondo. In questo momento qualcuno viene ucciso, viene torturato, viene vilipeso nei suoi diritti umani. A tutte queste persone la scienza può dire poco, perché la voce della scienza è debole. Ma ognuno di noi, che lavora nell’ambito scientifico, sa che se non volta, se non curva le sue attività verso il rispetto dei diritti umani a poco serve la sua ricerca. Questo è un monito che ci viene da Daisaku Ikeda, che tutti noi raccogliamo, è un monito che ci ripetiamo spesso, perché spesso facciamo queste riflessioni. E direi che una laurea in Scienze della comunicazione è una laurea che indica la strada giusta. Dobbiamo comunicare e informare, bisogna che tutti sappiano cosa succede, che tutti provino quello stesso moto di repulsione e di orrore che Daisaku Ikeda provò quando gli vennero raccontate le disgrazie, gli orrori, le miserie morali di cui i suoi contemporanei erano stati protagonisti nella guerra cino-giapponese».
È la volta del professor Antonio La Spina, presidente del corso di laurea in Scienze della formazione, che legge la laudatio nella quale vengono messi in evidenza l’umanesimo, la lungimiranza, il cosmopolitismo e lo stile comunicativo di Ikeda (vedi estratto pag. 8).
Al momento della lettura della motivazione che ha spinto il consiglio di facoltà a decidere di conferire questa laurea a “un uomo che ha indirizzato la sua ricerca spirituale e la sua azione nel campo dell’educazione alla pace e della promozione dell’amicizia e della fiducia tra i popoli”, la professoressa Patrizia Lendinara, preside della facoltà di Scienze della formazione, racconta come l’università abbia atteso e partecipato a questa lunga preparazione. «Oggi è come se si laureasse uno studente fuori corso. Noi ci sentiamo come quei genitori che si sono preparati il vestito nuovo più volte e oggi riescono a vedere realizzato il loro progetto». Rivela anche un piccolo aneddoto: più volte per errore è apparsa nei documenti dell’università la scritta “Scienze dell’educazione” al posto di “Scienze della comunicazione”. Puntualmente, ogni volta riappariva educazione. Probabilmente tutto ciò non era casuale.
Hiromasa Ikeda legge la lectio magistralis scritta dal padre Da un crocevia di civiltà allo sviluppo di una nuova cultura umanistica. Il dialogo per la pace verso un’etica della simbiosi, nella quale si evidenzia l’importanza del dialogo basato sull’incontro spirituale che adotti anche un modello di comunicazione in cui si rispettano le diversità (vedi estratto alle pagg. 6-7).
In conclusione del suo intervento, Ikeda dedica a tutti gli studenti dell’Università di Palermo questa riflessione di Danilo Dolci [(1924-1997), sociologo, educatore e poeta italiano, n.d.r.], che fu definito il Gandhi della Sicilia: «Pace non è un sinonimo di quiete, ma di lotta. È un modo di essere vivi che ha implicito visione serena, sforzo per educare e perfezionare, fatica per risolvere».
Al pensiero del “Gandhi siciliano” si aggancia Ermanno Giacalone, assessore che ha promosso la mostra dei diritti umani a Palermo sotto la giunta precedente, oggi consigliere comunale, che commenta: «Per me la cerimonia ha un valore affettivo personale perché nel 2001, insieme al sindaco, fui uno dei promotori della mostra sui diritti umani nella nostra città. In quell’occasione ho conosciuto delle splendide persone di Palermo e spero di aver dato un piccolissimo contributo alla diffusione della pace nel mondo. Per uno che come me si è “cibato” degli insegnamenti di Danilo Dolci non potevo che trovare una grande somiglianza con questi princìpi. Da insegnante amo l’idea che attraverso l’educazione si arrivi alla formazione nel senso più alto del termine: era arrivato il tempo di consegnare questa laurea al dottor Ikeda».
In conclusione di tutto, una sorpresa: sensei ha inviato un messaggio filmato per salutare e ringraziare di persona l’Università di Palermo. Ikeda si rivolge ai presenti offrendo un esempio del suo stile comunicativo, ed esprimendo apprezzamento per la città di Palermo, crocevia di differenti culture e grandi civiltà: «Da oggi ho l’onore di far parte del corpo docente del vostro prestigioso Ateneo. Sono fermamente deciso, unendomi in questo sforzo a tutti i docenti e avvalendomi di efficaci strumenti quali il dialogo aperto e la comunicazione, a costruire per i giovani cittadini del mondo che verranno dopo di noi, un cammino ancora più grande e profondo, dove possano incontrarsi la pace, la cultura e l’educazione. Vorrei in questa sede ribadire il mio impegno a continuare a lottare fino in fondo, come voi dell’Università di Palermo, coraggiosi pionieri in questo cammino, per la vittoria dei diritti umani, per la vittoria della nonviolenza e per la vittoria della dignità della vita».
A conclusione della cerimonia, l’Università di Palermo fa dono al presidente della SGI anche del “Sigillo d’Argento” poggiato su un prezioso vassoio d’argento su cui è incisa la scritta: «Al professor Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, l’Università degli Studi di Palermo, 23 marzo 2007».

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Sicilia, dove le culture si incontrano
Estratto della Lectio Magistralis di Daisaku Ikeda

Guardando al futuro dell’umanità, credo che il tema della “comunicazione” sia tra i più significativi. Si deve infatti riconoscere che oggi, nonostante i progressi compiuti nel campo dei mezzi e delle tecnologie della comunicazione, continua a manifestarsi in tutta la sua urgenza un problema fondamentale: la mancanza di un dialogo che unisca i cuori degli esseri umani.
Le distanze geografiche tra le persone si sono notevolmente accorciate, senza riuscire però a spezzare la spirale dei conflitti che si protrae inesorabilmente nel mondo attuale.
Anzi, attraverso nuovi mezzi quali Internet, l’odio nei confronti di civiltà e religioni diverse si amplifica immediatamente in tutto il mondo, alimentando le tensioni sociali in un numero crescente di casi. Si verificano così degli incontri simili a quelli tra istrici, che più si avvicinano e più si feriscono, dando origine a contraddizioni e inasprimenti.
Nel novembre del 2006 ho incontrato Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e premio Nobel per la pace. Mi è rimasta impressa una sua osservazione: «Noi tendiamo a enfatizzare solo le nostre differenze e a non considerare i nostri punti in comune, valutando ogni cosa secondo una logica in cui il “noi” si contrappone al “loro”».
Credo invece che, in quanto esseri umani, i nostri sforzi dovrebbero essere tesi alla ricerca dei punti in comune. Dovremmo considerare le nostre “differenze” come una ricchezza che ci consente di apprendere l’uno dall’altro.
Oggi tutti noi ci troviamo quindi di fronte a un problema grave e urgente che dobbiamo affrontare con il massimo impegno.
«È in Sicilia che si trova la chiave di tutto». Già da tempo, e senza aspettare la conferma di queste ormai famose parole di Goethe, ero convinto che non ci fosse luogo più adeguato di questo per discutere sul significato degli scambi tra civiltà. La Sicilia è una miniera inesauribile di patrimoni di bellezza, creati nel corso di una storia percorsa da numerosi incontri di civiltà e di magnifici scambi tra etnie diverse.
I ponti tra le civiltà hanno indubbiamente favorito lo sviluppo di una cultura umana più ricca e di nuove correnti di pensiero che hanno aperto grandi scenari nel corso delle varie epoche.
È anche vero che la storia ci ha mostrato come i contatti tra culture differenti abbiano a volte provocato risultati diversi dalle nostre aspettative, nonché numerosi casi tragici di conflitti.
Nel mondo attuale, in cui la globalizzazione avanza a ritmi sempre più accelerati, dobbiamo considerare ogni incontro con civiltà e culture diverse nella prospettiva della pace e della simbiosi: vale a dire in una prospettiva creativa.
Il punto di partenza dei dialoghi tra civiltà e degli scambi culturali resta comunque la “comunicazione” tra singoli individui.
Osservando le tragedie della storia, ci infondono coraggio quei personaggi – i “cosmopoliti” – che hanno scelto di vivere e agire dinamicamente in mezzo a genti diverse.
Credo che la chiave per trasformare l’approccio nei confronti di una civiltà diversa si trovi nel “dialogo aperto basato su una spiritualità interiore”, o “dialogo basato su una spiritualità aperta, senza confini”, mirato alla ricerca dei punti in comune e alla valorizzazione delle rispettive diversità.
L’incontro con una civiltà diversa dovrebbe diventare una fonte di crescita per “illuminare” e migliorare noi stessi. Il dialogo aperto diventa in questo senso una luce che nell’oscurità illumina i nostri passi, un filo che unisce i cuori degli esseri umani.
Riflettendo sul vero ruolo del dialogo e della comunicazione nell’epoca attuale, credo che esso debba essere fondamentalmente ricercato in questo processo di “affinamento spirituale”.
Le seguenti parole di Shakyamuni ci aiutano a cogliere meglio questo concetto nella sua essenza: «Come son io così sono essi, come sono essi così son io; considerandosi uguale a essi non uccida né faccia uccidere».
In questo pensiero possiamo cogliere due elementi importanti.
Il primo è una riflessione introspettiva che porta allo sviluppo di un sentimento di empatia nei confronti dell’altro, considerato uguale a se stesso. Il “non uccida” non diventa quindi un precetto imposto come regola a noi esterna.
Il secondo è un forte appello a risvegliare nella coscienza dell’altro la dignità della vita. “Né faccia uccidere” non significa quindi semplicemente impedire l’azione di uccidere.
Questo processo circolare, dalla riflessione introspettiva al risveglio della coscienza dell’altro, corrisponde al meccanismo dialogico, per cui si riflette continuamente su se stessi e allo stesso tempo si crede e si fa appello alla natura positiva dell’altro. Il dialogo è allo stesso tempo un processo in cui si consolida, mediante un “allenamento spirituale”, il potere dell’autocontrollo.
I due fattori principali che formano la sua base sono la fiducia e la certezza nell’esistenza della natura positiva in ogni essere umano e lo spirito della perseveranza, necessario per far apparire questa natura positiva. Credo che questi due elementi siano indispensabili per la realizzazione del dialogo interreligioso e del dialogo tra le civiltà.
Ho maturato la forte convinzione che il vero valore del dialogo si trovi non tanto nel risultato che si può ottenere quanto nel suo processo, durante il quale avviene un incontro spirituale tra esseri umani.
Sulla strada che il terzo millennio dovrebbe percorrere, Umberto Eco ha osservato: «Il simbolo degli ultimi due millenni è stata la freccia. Il concetto di tempo prodotto dal monoteismo giudaico-cristiano è stato infatti contrassegnato da una direzionalità univoca, della quale il progresso è un’espressione. Il simbolo del terzo millennio dovrebbe essere piuttosto una costellazione, cioè il simbolo di una società basata sul rispetto del valore del pluralismo culturale».
L’esempio delle costellazioni è molto significativo: le stelle che le compongono brillano di luce propria, ma riunite insieme in una costellazione mostrano un’ulteriore bellezza; inoltre la bellezza di ogni stella non viene disturbata dalla presenza delle altre che, al contrario, unendosi danno vita a varie forme che si intrecciano fra loro decorando riccamente la volta celeste.
Questo concetto è presente anche nel Buddismo, ed è denominato “origine dipendente”. Nei testi buddisti è riportata la similitudine della rete del Dio Shakra.
Intorno al palazzo del Dio Shakra – che rappresenta la grande forza della natura – vi è una maestosa rete, ornata di innumerevoli gioielli sfavillanti di mille colori, che lo recinge in ogni direzione.
Non vi è un gioiello principale: ciascun gioiello è indispensabile per l’intera rete e riflette in sé tutti gli altri accrescendone la lucentezza e dando vita a un armonioso, maestoso spettacolo. Questa è una metafora utilizzata per spiegare le profonde relazioni che uniscono tutte le forme di vita del mondo in cui viviamo.
I gioielli rappresentano le culture di popoli e luoghi diversi, e le luci di svariati colori sono le peculiarità di ciascuna cultura. I bagliori delle gemme che si riflettono nelle altre emettono una luce nuova dando vita a una civiltà globale che promuove la creazione di valore e che brilla di luce maestosa.
Adottando un modello di comunicazione in cui si rispettano le diversità si apprende dalle reciproche peculiarità e, riflettendo allo stesso tempo sui princìpi universali dell’umanità, si può costruire una civiltà umana per la coesistenza pacifica tra popoli.
Sono sempre più convinto che coltivare lo spirito di rispetto verso la varietà sia il primo passo da compiere verso l’educazione alla cittadinanza globale.

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La strategia comunicativa di Ikeda
Estratto della Laudatio per il conferimento della laurea

Di Antonio La Spina, professore ordinario di Sociologia e Metodologia e tecnica della ricerca sociale, presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione.

La comunicazione della Soka Gakkai sulle iniziative del suo leader è efficacissima. Tale efficacia è certo da addebitare in parte a una ben costruita macchina organizzativa, ma anche al protagonista delle iniziative e della comunicazione stessa.
Le informazioni competono tra loro per ottenere il tempo e l’attenzione degli individui. Si può attrarre l’attenzione su un nuovo prodotto, o su una notizia giornalistica, o – cosa in genere meno agevole – su un’attività umanitaria. Chi lancia un nuovo prodotto culturale, come un libro o un film, aspira a che larghe fette di audience si concentrino su di esso, a scapito di altri prodotti concorrenti. Se ci si rivolge a una cerchia chiusa di adepti, il comunicare è più facile e possibilmente anche molto efficace, ma resta limitato entro quei confini. Se invece ci si rivolge a un pubblico vasto e tendenzialmente svogliato, in genere si è costretti ad “agganciare” la comunicazione ad aspetti che ne catturino l’interesse, aspetti che spesso snaturano e volgarizzano il messaggio. Non è facile raggiungere le moltitudini e al contempo mantenersi su un registro di serietà, intensità e autenticità.
La capacità di Ikeda di valorizzare i punti di contatto tra lui e numerose personalità diversissime tra loro, e già molto note al grande pubblico, è una possibile risposta a questo dilemma. Per un verso, infatti, la notorietà degli interlocutori catalizza la curiosità, se non di tutti, certamente di moltissime persone in più, rispetto a un messaggio rivolto ai soli seguaci (il che vale anche per i personaggi con cui di volta in volta ha dialogato, che attraverso l’incontro con Ikeda hanno avuto l’opportunità di rivolgersi a un segmento di pubblico alquanto diverso da quello per loro usuale). Per altro verso, i contenuti e il loro stile di comunicazione vengono di volta in volta valorizzati dal confronto tra le due personalità e i punti di vista di cui sono portatrici.
Una “strategia cooperativa” del genere ha un duplice vantaggio: arricchire la proposta di Ikeda di contributi di altissimo livello e al contempo espandere i pubblici di riferimento (che saranno costituiti in parte da persone interessate ad accostarsi ai contenuti specificamente religiosi, ma in parte più larga da persone interessate soprattutto agli argomenti trattati). Si tratta di una strategia inconsueta, non facilmente replicabile (perché presuppone una levatura non comune dei soggetti che dialogano) e fruttuosa.
Una veloce notazione va spesa sul modo in cui questi dialoghi vengono costruiti. Ikeda mostra una profonda conoscenza delle posizioni di chi gli sta di fronte, si accosta a esse con il massimo rispetto, e porge domande che inizialmente hanno un tono simile a quello di un intervistatore. D’altro canto, gli interlocutori si rivolgono a loro volta a Ikeda come a un loro pari. Nello svolgersi del confronto, poi, la storia, la personalità e gli intenti di Ikeda vengono anch’essi efficacemente in risalto. Non si tratta di incontri-scontri tra portatori di visioni distanti e contrapposte, quanto piuttosto di interazioni tra soggetti che esprimono idee complementari.
In conclusione, la laurea in Scienze della comunicazione che oggi conferiamo a Daisaku Ikeda è soltanto uno dei numerosissimi riconoscimenti – tra i quali alcuni anni addietro anche la cittadinanza onoraria del comune di Palermo e lo scorso anno l’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana – che gli sono stati tributati nel corso della sua vita operosa. Essa può servire a sottolineare come questo grand’uomo, questo maestro, sia anche (cosa che di per sé non è scontata) un grande comunicatore. Non solo perché viene ascoltato sia dai milioni di aderenti alla Soka Gakkai sia da altri milioni di persone che non vi aderiscono, ma anche perché, oltre a sapere come farsi ascoltare, ci ha detto cose decisive per il miglioramento delle condizioni del genere umano e del pianeta, e ce le ha dette rispettando le posizioni altrui e ottenendo visibilità e risultati senza bisogno di gridare, di andare sopra le righe, di esagerare. Nell’impartirci i suoi insegnamenti di vita, ci ha dato così anche una lezione di stile comunicativo, di cui, credo, v’è ai giorni nostri un certo bisogno.

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La vita e il pensiero di Ikeda in ventitré minuti
Video: Daisaku Ikeda uomo di pace

Il video documentario realizzato da Gianna Mazzini insieme ad altri per questa occasione speciale – proiettato nell’aula magna della facoltà di Ingegneria a Palermo e nel Salone dei Cinquecento a Firenze – ripercorre la vita di Daisaku Ikeda seguendone le tappe fondamentali: le umili origini, il dramma della guerra, l’incontro con Josei Toda e la conversione al Buddismo di Nichiren Daishonin, la guida della Soka Gakkai in Giappone e nel mondo. Ventitré minuti di immagini, racconto e musica per testimoniare le attività per la costruzione della pace di Daisaku Ikeda.
Il video si apre con l’assurdità della guerra: rabbia, terrore e desolazione appaiono sui volti delle vittime. Ikeda, che ha vissuto quell’incubo direttamente sulla propria pelle, ha cercato il modo per combattere la violenza senza violenza. E da spettatore impotente è diventato ambasciatore di pace in centonovanta paesi. La parte centrale del documentario tratteggia l’attività del presidente Ikeda come costruttore di pace. Dall’incontro storico con Zhou En Lai a quello con Kossigyn, da quello con Toynbee a quelli con Aurelio Peccei, Nelson Mandela, Linus Pauling, Rosa Parks, Michail Gorbaciov, Vaclav Havel, Elie Wiesel e con molte altre figure di cultura che hanno lasciato tracce significative nel nostro tempo. Il documentario si chiude con la parte dedicata alle istituzioni per la cultura e l’educazione fondate da Daisaku Ikeda: le scuole Soka, l’Istituto di filosofia orientale, il Centro di ricerca di Boston per il XXI secolo, l’associazione Min-on, il museo Fuji. La promozione e la diffusione di cultura ed educazione diventano gli strumenti di tutti gli uomini e le donne di pace che vogliono aprire insieme a lui nuove strade nella quotidianità.

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Intervista al Rettore

Nel 2002 il rettore Silvestri raccontò a Buddismo e società come era entrato in contatto con Daisaku Ikeda. Quello che segue è un breve estratto dell’intervista.

Nella primavera 2001, durante la mostra sui diritti umani a Palermo – che purtroppo non ebbi il tempo di visitare – venne a trovarmi un mio caro amico, membro della Soka Gakkai, [Giuseppe Gagliano Candela, n.d.r.] che mi portò del materiale per farmi conoscere la vostra associazione, le sue finalità statutarie, la missione rispetto ai diritti umani e alla pace. Lessi i libri di Ikeda, che trovai molto interessanti. In quell’occasione, e in altri incontri successivi con esponenti del vostro Istituto, è nata l’idea di dare un riconoscimento significativo ai meriti del presidente della Soka Gakkai, un protagonista veramente importante dei nostri tempi. Questa idea è stata realizzata: qualche mese fa la facoltà di Scienze della formazione ha deliberato all’unanimità di proporre al Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica il conferimento della laurea ad honorem in Scienza della comunicazione a Daisaku Ikeda per la sua attività di comunicatore per la pace, per la sua opera spirituale e morale. (BS, 93, 43)

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Nel territorio siciliano c’è posta per tutti
La Preparazione

di Antonio Insinga

La decisione dell’Università di Palermo di conferire la laurea honoris causa al presidente Ikeda, risaliva al 2001, rimandata in seguito per motivi “procedurali”. Quando un giorno di qualche mese fa è arrivata la notizia che tutto si era sbloccato e la laurea sarebbe stato ritirata dal figlio Hiromasa, inizialmente c’è stata un po’ di incredulità, poi, superata questa, è subentrato il panico e infine siamo partiti.
Il primo obiettivo da realizzare era che tutti i membri della Sicilia, e non soltanto quelli impegnati nelle attività organizzative, fossero partecipi e consapevoli dell’importanza dell’evento. Così abbiamo rispolverato un sistema che aveva funzionato bene nel 2001 in occasione della mostra sui diritti umani a Palermo. Ci siamo fatti comunicare un indirizzo di posta elettronica da ognuno dei sessanta gruppi del territorio e anche dei referenti per l’altro territorio della Sicilia, cui inviare i bollettini informativi da leggere e distribuire durante le riunioni dei gruppi e attraverso cui ricevere le adesioni alla cerimonia e altre informazioni. Un sistema che, grazie alla collaborazione di tutti, ha funzionato molto bene.
Dalla fine di gennaio il comitato che comprendeva i responsabili di territorio e i referenti dei vari staff si è riunito ogni domenica mattina per recitare Daimoku insieme e fare il punto della situazione su tutte le attività. Una cosa che è subito stata chiara è stata la differenza di velocità tra noi e la SGI; arrivava una richiesta e il tempo che avevamo per dare la risposta era: subito!
Dei quattrocentocinquanta membri del territorio Sicilia Ovest tutti hanno fatto qualcosa, perché anche chi non aveva qualcosa di specifico da fare ha recitato Daimoku.
Le adesioni per assistere alla cerimonia erano più di cinquecento già quindici giorni prima e continuavano ad aumentare, tanto che oltre alla sala principale sono state previste altre sale collegate in videoconferenza. Alla fine i partecipanti sono stati oltre settecento.
Tutto ha funzionato alla perfezione e anche la collaborazione con l’università è stata armoniosa. All’inizio pensavamo che questo evento sarebbe stata un’occasione da cui partire per trasformare la nostra vita e la nostra attività, poi ci siamo resi conto che questo lo avevamo iniziato a fare già con la preparazione. È stata una grande occasione per comprendere e realizzare più profondamente la relazione con il maestro, che tutti noi abbiamo sentito presente non per delega, ma di persona.

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Per i membri siciliani, il conferimento della laurea honoris causa a Daisaku Ikeda ha rappresentato il coronamento di un sogno. Pubblichiamo alcune impressioni a caldo.

ANTONIO N. – Si è stabilito un bellissimo punto di partenza per questa nostra terra, che viene spesso ricordata per avvenimenti negativi, connessi con i reati di mafia e gli omicidi, e che invece secondo me diventerà bellissima. Mi auguro che i politici che sono intervenuti vengano influenzati positivamente e che le parole del presidente Ikeda possano infondere nei loro cuori un incoraggiamento profondo, come è stato per noi membri della Soka Gakkai.

LEO P. – Sto vivendo un’esperienza che veramente non mi sarei mai aspettato, tra la forte recitazione mattutina di Gongyo e Daimoku, l’impegno di fare uscire un numero speciale del Volo Continuo su questo avvenimento e le sfide che derivano da tutto questo. Penso che tutto ciò determinerà un salto di qualità per la mia vita. Spero che la stessa cosa succeda alla città di Palermo, vista l’eco che sta avendo questo avvenimento, e mi auguro che ciò avvicinerà tante persone a questa pratica.

EMANUELE Z. – Questa giornata rappresenta per me la concretizzazione di lunghi anni di attività buddista svolta con gioia in Sicilia, superando notevoli difficoltà. Una laurea honoris causa al presidente Ikeda proprio qui nella nostra città, tanto bistrattata e teatro di cose orrende, ha un profondo significato per tutti i praticanti del Mediterraneo ed è un punto di partenza per un’ulteriore crescita.

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Piccolo dizionario

Laurea honoris causa o ad honorem: titolo accademico conferito a personalità che, pur non avendo seguito il corso regolare di studi, se ne sono rese meritevoli per la loro attività scientifica, letteraria, sociale e politica.

Lectio: commento cattedratico agli autori nelle università medievali e del Rinascimento.

Laudatio: discorso elogiativo.

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San Marino si laurea all’Università Soka

La sede nazionale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai fa da teatro al conferimento da parte della Soka University della laurea ad honorem all’avvocato Luigi Lonfernini e al segretario di Stato Fabio Berardi

Firenze, 24 marzo. Sarà stata la presenza della delegazione giapponese, sarà stato il sole che scaldava e rallegrava la giornata, ma in molti hanno vissuto la cerimonia per la consegna della laurea honoris causa ai due uomini politici sammarinesi Fabio Berardi e Luigi Lonfernini, come un evento davvero speciale. Festoso e importante insieme, a cominciare dall’accoglienza che è stata riservata loro nel viale dei cipressi. Per l’occasione sono state messe a disposizione due sale collegate in videoconferenza.
Dopo gli onori di casa del direttore generale onorario dell’Istituto Buddista Mitsuhiro Kaneda, Hiromasa Ikeda, vice direttore dell’istituto universitario giapponese, e Kenji Yoshigo, direttore delle relazioni internazionali della Soka Gakkai, consegnano i diplomi di laurea e le medaglie all’avvocato Luigi Lonfernini e al segretario di Stato Fabio Berardi. Berardi riceve questo riconoscimento “per la sua guida politica e l’impegno dimostrato verso i cittadini” mentre Lonfernini “per il suo impegno e la sua guida politica che hanno contribuito allo sviluppo e alla realizzazione di una pace duratura grazie ai suoi sforzi volti ad arricchire e nobilitare ulteriormente lo spirito umano”.
Nel 2001, nel semestre in cui erano Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, Lonfernini e Berardi si erano recati in Giappone per consegnare al presidente Ikeda il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre di Sant’Agata per la sua attività a favore della pace e dei diritti umani. Un impegno che lega i princìpi e le azioni della Soka Gakkai Internazionale con quelli di San Marino, come rese evidente anche Ikeda nel discorso di accettazione del titolo sammarinese. «Sin da quando ero giovane – disse Ikeda nell’incontro avvenuto a Tokyo l’8 settembre 2001 – ho nutrito nei confronti della Repubblica di San Marino rispetto e simpatia. Quasi un secolo fa il primo presidente Tsunesaburo Makiguchi menzionò la Repubblica nel suo libro La geografia della vita umana» (vedi NR, 249, pagg. 3-5).
Nell’analisi di Makiguchi delle caratteristiche degli abitanti di zone montuose, emergeva la sua ammirazione per questa “gente eroica, dall’animo nobile, dotata di volontà indipendente e di salda integrità”. Altri tratti comuni della gente di montagna erano, per il primo presidente della Soka Gakkai, il modo di vivere basato sulla cordialità e la collaborazione reciproca, l’equa distribuzione della terra e della ricchezza e il diffuso spirito d’eguaglianza. Insomma, Makiguchi aveva preparato il terreno a questa sincera amicizia nata fra lo stato di San Marino e il Paese del Sol Levante.
L’ospitalità che il Giappone seppe offrire loro in quella occasione traspare ancora dalle parole commosse di Berardi e Lonfernini. Il primo a parlare è l’avvocato Lonfernini: «Fabio Berardi, segretario di Stato, e io abbiamo ancora ben presente la calda accoglienza che ci è stata riservata quali rappresentanti di un piccolo paese che ha saputo gelosamente custodire, nel tempo, una propria identità, superando ogni difficoltà che la natura e gli uomini, non sempre di buona volontà, hanno posto lungo il nostro millenario cammino. Per certi aspetti San Marino, pur con tutti i limiti dovuti alla sua peculiarità di piccolo stato, come la grande nazione nipponica, ha saputo mantenere inalterate tradizioni e cultura, necessari per identificare un popolo e caratterizzarlo nel consenso mondiale». «Sono certo di interpretare anche i sentimenti del collega Lonfernini e delle nostre famiglie – gli fa eco Berardi – nel rivolgere innanzitutto i più sentiti ringraziamenti per la considerazione, l’ospitalità odierna e anche per l’ospitalità e tutti gli onori che abbiamo ricevuto a Tokyo, di cui abbiamo ancora un vivissimo ricordo, una grande emozione e tutte le suggestioni che in quell’occasione abbiamo potuto vivere».
La cantante Barbara Marcacci e Fausta Cianti al pianoforte hanno eseguito in chiusura della cerimonia l’aria Vissi d’arte tratta dall’opera Tosca di Giacomo Puccini.

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Una comunanza di persone di buona volontà
Discorso di Ringraziamento

Giurista, uomo politico e banchiere sammarinese, Luigi Lonfernini ha ricoperto l’incarico di Capitano Reggente da aprile a ottobre 1971 e da aprile a ottobre 2001. È attualmente presidente della Banca Agricola Commerciale di San Marino.

Quando nella nostra veste istituzionale Berardi e io siamo stati coinvolti per avviare, prima informalmente e poi formalmente, uno scambio di cortesie a livello culturale con una organizzazione dell’Estremo Oriente, ormai ben radicata nel mondo occidentale, è nata in noi, spontaneamente, una curiosità che ci ha permesso di conoscere uno di quei personaggi che con le loro azioni riescono a esprimere quella solidarietà tra i popoli che è il vero collante per sviluppare sentimenti che uniscono e non dividono, e quindi trasmettere in positivo la speranza di vedere realizzato un mondo più coevo e meno ingiusto.
Mi riferisco al presidente Ikeda, che ha saputo sviluppare, prima nel suo paese e poi nel mondo, sentimenti di solidarietà, suscitando interessi culturali, accrescendo di conseguenza quel circolo che dovrebbe e deve coinvolgere gli uomini di buona volontà indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dalla fede religiosa e dalla condizione economica.
Intendiamo nuovamente esternare a tutti voi e in particolar modo al presidente Ikeda, sentimenti di vera amicizia e l’augurio che il presidente Ikeda possa continuare per molti anni ancora la sua grande opera di operatore di pace e, attraverso la sua organizzazione, diffondere la cultura dell’integrazione tra i popoli, estremamente necessaria per una maggiore conoscenza dei benefici che possono derivare e arrivare all’umanità in termini di sviluppo sociale e economico.
San Marino ha assunto la presidenza del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa per la seconda volta succedendo al semestre presieduto dalla Federazione russa. Per il semestre di presidenza, il segretario di Stato, il dottor Fiorenzo Stolfi, si è posto di indirizzare il proprio programma su temi di grande attualità: la promozione del dialogo interculturale e interreligioso; la difesa e lo sviluppo dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare tramite una maggiore efficacia del sistema di controllo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo; il rafforzamento della cooperazione con le altre organizzazioni internazionali.
Sono temi di sicuro interesse che, oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica degli Stati che formano il Consiglio d’Europa, troveranno anche l’adesione di tutte quelle organizzazioni, pubbliche e private, che in ogni nazione cercano di fare radicare quei sentimenti di solidarietà, di libertà, di giustizia che dovrebbero essere patrimonio dell’intera umanità.
In definitiva sono gli stessi sentimenti a cui il presidente Ikeda ha dedicato la sua vita nella consapevolezza che solo una appassionata partecipazione di tutti gli uomini di buona volontà potrà liberare l’uomo da tutte quelle forme di soggezione che da troppo tempo lo costringono e lo avviliscono.
Nel ricevere il diploma desideriamo nuovamente confermare la nostra amicizia, augurando al presidente Ikeda, ai suoi collaboratori, alle sue organizzazioni di poter continuare in quell’opera di penetrazione culturale che mira a esaltare l’uomo e a valorizzarlo.

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Un piccolo stato con grandi valori
Discorso di Ringraziamento

Fabio Berardi dal luglio 2006 è segretario alla Sanità e sicurezza sociale, previdenza e pari opportunità della Repubblica di San Marino. È membro del Consiglio Grande e Generale. È stato Capitano Reggente per il periodo da aprile a ottobre 2001.

Sin dai primi momenti, a fine degli anni ’90 l’incontro con la Soka Gakkai ha stimolato in me un’attenzione particolare e un grande interesse, dovuto soprattutto alle affinità che caratterizzano le nostre realtà e che legano la nostra esperienza agli insegnamenti e all’azione del presidente Ikeda. Il nostro piccolo Stato vanta oggi 1706 anni di storia, la storia di una piccola comunità che si era costituita attorno alla figura di Marino, nel 301 d.C., in un momento in cui non erano ben tollerate le confessioni religiose. Successivamente, sino ai giorni nostri la comunità sammarinese si è ispirata e ha improntato la propria esistenza agli ideali di pace, tolleranza, democrazia e rispetto dei diritti umani. Attualmente siamo membri attivi dei maggiori e più prestigiosi organismi internazionali, sedi nelle quali non ci stanchiamo mai di ribadire questi ideali e questi valori, per i quali ci battiamo esercitando con dignità il nostro ruolo di piccolo Stato. Il nostro voto pesa come quello delle grandi Nazioni e proprio per tale natura siamo liberi da condizionamenti geo-politici o di interessi economici. Sovente in quelle sedi riusciamo a portare il nostro contributo in situazioni di confronto difficili, di tensioni che vedono le grandi nazioni, i grandi paesi spesso bloccati o immobili su posizioni fortemente polarizzate che non aiutano la conciliazione e la mediazione. […] Così pure non manchiamo di favorire e richiamare il valore fondamentale del dialogo fra le culture e le religioni. Culture e religioni diverse, ma che possono incontrarsi solo attraverso il dialogo come unica universale soluzione dei conflitti. Proprio l’anno scorso a San Marino abbiamo tenuto l’importante conferenza di pace per il settore medio-orientale ospitando esponenti israeliani e palestinesi. E sappiamo che gli insegnamenti e l’incessante impegno del presidente Ikeda vanno tutti in questa direzione. […] Prego il vice presidente Hiromasa Ikeda di portare al presidente Daisaku Ikeda i migliori saluti e i rinnovati sentimenti di stima e di considerazione sia miei personali che di tutto il popolo sammarinese. Grazie di cuore.

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Che il sole dell’Italia risplenda ovunque

Hiromasa Ikeda incontra alcuni rappresentanti da tutto il Paese e offre un’interpretazione della poesia che sensei ha scritto in concomitanza della laurea dall’università palermitana

Subito prima della cerimonia della consegna di due lauree honoris causa all’avvocato Luigi Lonfernini e al segretario di Stato Fabio Berardi da parte della Soka University, si tiene un incontro per responsabili e rappresentanti aperto dal coro della Divisione giovani donne che intona Giovani eroi, la cui esibizione registrata verrà mostrata a sensei, promette Hiromasa al termine della riunione.
Poi, il benvenuto del direttore generale Tamotsu Nakajima: «Grazie al presidente Ikeda che ha mandato in sua vece il signor Hiromasa, possiamo realizzare la “prima riunione della nuova era”. Come possiamo costruire questa nuova era? Come possiamo realizzare questo grande desiderio del nostro maestro? C’è un unico modo, come ci ha insegnato Nichiren Daishonin: ognuno deve decidere proprio in questo momento di realizzare egli stesso la nuova era di kosen-rufu in Italia e nella zona dove svolge la propria attività. Lo sforzo che facciamo in ogni istante per seguire il nostro maestro e realizzare itai doshin con i nostri compagni e compagne di fede ci permetterà di costruire la nuova era. Il miglior ringraziamento che possiamo inviare a sensei, la cosa che più di ogni altra lo rende sicuramente felice è la nostra grande crescita, personale e come gruppo, in itai doshin. Facciamo in modo che tanti nuovi Bodhisattva della Terra appaiano sul palcoscenico di kosen-rufu in Italia».
Seguono alcuni riconoscimenti a membri che praticano il Buddismo da tanti anni e per l’impegno svolto all’interno dell’Istituto Buddista. Poi viene letto il messaggio del presidente Ikeda che sottolinea i temi anticipati da Nakajima (vedi riquadro a pag. 15). «In Italia / è sorta una nuova alba: / bagliori di nuove / vittorie e benefici». Hiromasa Ikeda legge la poesia che sensei ha scritto per i membri italiani subito dopo aver ricevuto la foto con i due arcobaleni su Palermo (vedi pag. 2).
«Sensei è veramente riconoscente a tutti i membri che da ogni parte d’Italia hanno recitato per il successo della cerimonia di ieri – tiene a spiegare – e mi ha chiesto di ringraziarvi con tutto il cuore per questo grande sostegno. La laurea honoris causa che è stata conferita a sensei, è in parte dovuta all’apprezzamento per le sue attività, ma allo stesso tempo è la concreta dimostrazione della considerazione rivolta a tutto il nostro movimento, quindi a tutti voi».
Prima di concludere il suo intervento Hiromasa Ikeda chiarisce il significato della poesia dedicata al Belpaese. «Normalmente si dice che l’Italia è il paese del sole, però che cosa intende dire sensei scrivendo che in Italia è sorta una nuova alba? Intende esprimere due concetti: desidera che nella vita di ognuno possa davvero nascere il sole, e che possiate creare nella vostra organizzazione il nuovo sole di kosen-rufu, una nuova forza maestosa. Allo stesso tempo questa poesia è intrisa delle sue aspettative nei confronti del movimento italiano. Perché questa immagine del sole? Perché in realtà i raggi del sole non rimangono confinati in un paese, i raggi del sole varcano i confini geografici e dall’Italia si diffondono in tutti i paesi d’Europa e del mondo. Quindi sicuramente sensei desidera che il vostro sole illumini l’Europa e il mondo».

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Messaggio per i responsabili
“Il nucleo del nucleo” di kosen-rufu in Europa

Carissimi compagni di fede della SGI italiana per i quali nutro un profondo affetto e una grande stima. Congratulazioni vivissime per questa storica prima riunione nazionale dei responsabili della nuova epoca. Voi tutti membri italiani di questa terra del Rinascimento e dell’Umanesimo vi siete realmente impegnati sino in fondo realizzando una grande esemplare crescita e diventando il “nucleo del nucleo” di kosen-rufu in Europa. Con il direttore Nakajima alla guida del vostro movimento avete costruito un’ampia rete di solidarietà per contribuire alla sviluppo della società. Questa grande gloriosa impresa brillerà eternamente nella storia del Buddismo.
Colgo l’occasione per congratularmi di cuore anche per questa nuova partenza della bella Repubblica di San Marino che sta avanzando all’unisono con la SGI italiana. Voi tutti, che nella più piccola repubblica del mondo – fiera di più di millesettecento anni di storia – pregate per la felicità dei vostri amici per la pace, per la prosperità del paese, contribuendo alla società otterrete benefici illimitati durante le tre esistenze di passato, presente e futuro [in questa sede è stata annunciata la fondazione della SGI di San Marino, n.d.r.].
Ieri sono stato insignito della laurea honoris causa in Scienze della comunicazione all’Università di Palermo che vanta una tradizione bicentenaria. Ho ricevuto questo prestigioso titolo come tutti gli altri che ho avuto l’onore di vedermi assegnati in rappresentanza di tutti voi. Esso è una testimonianza degli elogi e della riconoscenza rivolti al nostro movimento per la pace, la cultura e l’educazione a cui tutti voi contribuite. La comunicazione è sinonimo di dialogo. Il dialogo sincero unisce gli esseri umani, il dialogo coraggioso riesce a muovere la storia. In qualità di discepolo di Josei Toda, con questa convinzione e insieme a tutti voi ho dialogato con persone di tutto il mondo e creato un grande cammino della giustizia, della pace e della felicità. Nel Gosho ci viene insegnato che “la voce svolge l’opera del Budda”. Kosen-rufu è una battaglia per trasformare la società con la forza del dialogo, la forza della voce e la forza della comunicazione.
Miei cari amici, continuate dunque a dedicarvi insieme con coraggio alle vostre attività e attraverso il dialogo a tessere con gioia relazioni umane basate sulla fiducia reciproca e l’amicizia. Nichiren Daishonin ha affermato: «In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” senza alcuna disitinzione fra di loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di kosen-rufu potrà realizzarsi» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, NR, 344, 18).
Miei compagni di fede, con l’orgoglio di contribuire alla creazione del più alto valore, kosen-rufu, vi prego di avanzare mantenendo tra di voi una magnifica unità, creando un’armonia e una gioia senza pari. Fate dunque partire dall’Italia e da San Marino la grande nuova corrente di kosen-rufu mondiale. I vostri sforzi porteranno naturalmente a un nuovo Rinascimento della storia dell’umanità. Mia moglie e io recitiamo fervidamente davanti al Gohonzon serbando nel cuore ognuno di voi, amici così preziosi. Preghiamo affinché possiate godere di ottima salute, condurre un’appagante e lunga vita, ottenere grandi benefici e affinché le vostre famiglie possano sempre vincere e conquistare la felicità. Vi prego di mantenervi sempre in forma e in buona salute. Viva la SGI italiana, viva tutti voi, amati compagni.
24 marzo 2007

Daisaku Ikeda

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Nasce la Soka Gakkai sammarinese
Occasioni e contraddizioni di San Marino

Intervista a Danilo Berardi, nominato responsabile della SGI San Marino. Responsabile generale è Tamotsu Nakajima, vice responsabile generale Mitsuhiro Kaneda, responsabile delle Divisione donne e giovani donne Asa Nakajima.

NUOVO RINASCIMENTO: Ora che la Soka Gakkai a San Marino ha un’identità propria, quali sono le sfide che vi attendono?

DANILO BERARDI: San Marino con i suoi 60 km2 e trentamila abitanti è la più antica Repubblica del mondo. La sua singolare struttura politica prevede alla guida due capi di Stato, i Capitani Reggenti che esercitano il loro ufficio collegialmente. Vengono eletti dal Consiglio Grande e Generale (il Parlamento della Repubblica di San Marino) restando in carica sei mesi, al termine dei quali non conservano alcuna prerogativa né titolo e tornano a essere semplici cittadini.
San Marino fa parte dei massimi organismi internazionali. Ha appena completato la procedura di richiesta per essere dichiarata dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità.
È uno Stato che offre ai propri cittadini, qualora lo desiderino, enormi opportunità in ambito politico, sportivo, culturale e sociale.
Grandi occasioni ma anche grandi contraddizioni. Ricco economicamente ma non altrettanto sul piano culturale e spirituale, è un paese dove malessere e disagio sono altamente diffusi in ogni fascia sociale e di età.
La prima praticante sammarinese è stata Marcella Morganti, l’interprete che ha viaggiato con Hiromasa Ikeda. Ha iniziato a praticare nel 1986 a Parigi per poi trasferirsi dopo alcuni anni a Tokyo; il suo desiderio era che anche a San Marino si sviluppasse il Buddismo. Il primo Gohonzon in terra sammarinese, quello di Rosi Corbelli, arrivò nell’aprile del ’97 e a distanza di sei mesi grazie a Sonia, mia moglie, che mi ha fatto conoscere la pratica, arrivò anche il mio. Di lì a poco nacque il primo gruppo sammarinese. Oggi, grazie al prezioso contributo degli amici italiani, ai quali ci lega un profondo legame di amicizia e soprattutto un sincero ed eterno debito di gratitudine, San Marino può contare su cinque gruppi. Un totale di sessantasei fra membri, principianti e simpatizzanti, di questi una metà sono sammarinesi.
Vorrei che la Soka Gakkai di San Marino riuscisse a cambiare il karma del mio paese diffondendo valori più solidi e più sani nella nostra società.

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Dopo il Fiorino d’Oro a Ikeda il Sigillo della Pace

Sette anni dopo l’annuncio del sindaco Domenici, la città del Giglio dona al presidente della Sgi il Sigillo della Pace in un affollato Salone dei Cinquecento. Per l’occasione il Comune ha messo a disposizione un grande schermo per poter seguire la cerimonia in diretta da Piazza della Signoria

Firenze, 25 marzo. Il cielo è plumbeo e fa freddo. Arrivando in Piazza della Signoria non si può fare a meno di notare il grande schermo che è stato allestito fra la statua del David e la fontana del Nettuno. Questo schermo è stato messo a disposizione dal Comune per offrire la possibilità alle tante persone che si prevede giungano in piazza di seguire la cerimonia in diretta. I biglietti per gli inviti ad accedere nel Salone dei Cinquecento sono stati distribuiti uno per ogni gruppo della città, ma non sono sufficienti a coprire la richiesta di partecipazione. Sono in tanti quelli che si sono dati appuntamento fuori, davanti agli Uffizi o sotto la Loggia dei Lanzi che, vista la pioggia in arrivo, fungerà anche da riparo.
Dopo quindici anni dalla consegna del “Fiorino d’Oro”, il più importante riconoscimento civile della città, Daisaku Ikeda torna in Palazzo Vecchio. Questa volta non di persona, ma attraverso le immagini del video che ne racconta il pensiero e la vita. In sua vece, il figlio Hiromasa ritirerà il premio che Firenze “dedica a ogni popolo della terra per esortarlo a costruire il proprio Rinascimento sull’affermazione della pace e sulla difesa della libertà”: il Sigillo della Pace. Nella lista dei premiati col Sigillo della Pace, spiccano i nomi di Kofi Annan, papa Giovanni Paolo II e Michail Gorbaciov.
Prendiamo posto. Nelle prime file siedono Sebastian Frey e Sabina Guzzanti, che terrà un discorso in occasione di questa premiazione, vicino a loro molti ospiti amici dell’Istituto Buddista: personalità del mondo politico e accademico della città e provincia, rappresentanti di altre comunità religiose e di associazioni attive nel sociale.
Per chi siede nello splendido Salone dei Cinquecento un pensiero va ai compagni che stanno seguendo dallo schermo questa celebrazione, al freddo e alla pioggia. Possiamo vederli: alcune bambine salutano e ci fanno sentire tutti più vicini.
Partono le immagini del video che racconta la formazione e l’attività di Daisaku Ikeda, ambasciatore di pace. L’attenzione in sala è altissima, ma ci racconteranno in seguito che anche sulla piazza scende un silenzio quasi irreale; vedere le immagini della vita di Ikeda sullo sfondo di Palazzo Vecchio fa un certo effetto.
Il sindaco Leonardo Domenici fa gli onori di casa e con la memoria va a quando, sette anni fa, partecipò a una riunione dei giovani fiorentini membri dell’Istituto raccolti nel Mandela Forum. In quell’occasione annunciò la decisione di conferire a Daisaku Ikeda il “Sigillo della Pace” per esprimere la comunanza di ideali con un uomo che si è contraddistinto per il suo impegno costante per l’affermazione dei valori di giustizia e di pace. Domenici racconta di aver letto poco prima, insieme a Hiromasa, le parole che Ikeda lasciò come ricordo dopo il riconoscimento del 1992:
«È eterna la città della cultura mondiale / Vivrà per le tre esistenze (passato, presente e futuro) la città della felicità del genere umano / È autentica la città del valore umano / Questa città, / la città dei nobili fiori, / è Firenze».
Parole che rafforzano il legame fra Ikeda e la culla del Rinascimento. «Credo che questo rapporto -­ ha detto Domenici – sia più profondo e si basi sul comune riconoscere la profondità dei valori dell’umanesimo, valori che ci ispirano in modo condiviso, ai quali possiamo essere arrivati per cammini e per strade diverse, perché differenti sono le nostre storie, le nostre tradizioni e le nostre realtà. E anche se il mondo si assomiglia sempre di più oggigiorno, comune è l’esigenza di riconoscere questa radice dell’umanesimo che deve ispirare le nostre azioni, le nostre iniziative, la nostra vita quotidiana. L’incontro di oggi è quindi anche per me, per Firenze, la riconferma di questo legame, di questo comune riconoscersi in valori condivisi».
È la volta dell’attrice Sabina Guzzanti che spiega i motivi della sua scelta di vita e propone l’analisi attenta del sociologo Bauman come chiave di lettura dei nostri tempi, per giungere alla conclusione che «la Soka Gakkai, permette di fare pratica di relazioni umane sane. Insegna ai buoni a organizzarsi, a restare uniti, a proporre modelli di convivenza e a non nascondersi».
Il sindaco consegna il “Sigillo della Pace” a Hiromasa Ikeda il quale, prima di leggere il discorso di ringraziamento scritto dal presidente della SGI, si rivolge preoccupato alle persone che assistono sotto la pioggia: «Abbiate cura della vostra salute, vi prego di non prendere freddo». Il pubblico dedica loro un caldo applauso, come se li potesse raggiungere e riscaldare.
Nel discorso di ringraziamento, sensei parla dei princìpi promossi e rappresentati dal Rinascimento, quei valori a lui cari, tuttora validi per ispirare azioni creative. La forza del “potere morbido” del Rinascimento, l’immensa potenzialità insita in ogni essere umano. «Ora il problema cruciale è come manifestare tali potenzialità – recita un brano – come sviluppare tutti gli aspetti positivi dell’uomo e come lottare contro la negatività che provoca sofferenza alle persone. Credo che in questa sfida possiamo trovare la chiave per risolvere i problemi più gravi che affliggono l’umanità».
Il sindaco raccoglie l’invito a percorrere questa strada e chiude la cerimonia con un ringraziamento facendosi portavoce di tutti coloro che hanno partecipato dalla piazza: «L’iniziativa di ciascuno di noi, individualmente e personalmente, non avrebbe senso se non venisse accompagnata da un grande impegno collettivo come quello che abbiamo sentito, respirato tutti insieme stamani nel Salone dei Cinquecento qui in Palazzo Vecchio. Vorrei dirlo anche da parte di quelle persone, tante, giovani, donne, uomini, bambini che si sono trovati in Piazza della Signoria, non potevano essere qui con noi, e sotto la pioggia ci hanno accompagnati comunque in questa bellissima manifestazione».
Immaginiamo la soddisfazione del nostro maestro in Giappone e dei milioni di membri che conoscono Firenze, e sorridiamo.

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Discorso di Ringraziamento di Daisaku Ikeda
Firenze e Giappone, un sodalizio per la pace

Illustre sindaco, gentili ospiti e autorità intervenute, cari cittadini di Firenze, signore e signori, sono molto grato e commosso di ricevere dalla città di Firenze, la capitale del Rinascimento ammirata in tutto il mondo, questo prestigioso “Sigillo della pace”. Non esiste per me onore più grande di quello di essere insignito di un titolo così ricco di significato, testimonianza del nobile spirito del popolo fiorentino che non ha mai smesso di agire con animo indomito per la difesa della pace e della libertà, vincendo sulle grandi difficoltà sorte nel corso della sua storia.
Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine al sindaco Domenici per aver gentilmente concesso che questo importante riconoscimento sia consegnato a un mio delegato. Da quando nel 1992, sempre qui a Palazzo Vecchio, mi è stato conferito il “Fiorino d’Oro”, riconoscente alla città di Firenze per avermi accolto come un suo concittadino, ho sempre agito con il massimo orgoglio e la più grande gioia per la costruzione di una cultura della pace, una cultura che da sempre è tenuta in massima considerazione in questa città.
In particolare sono estremamente felice che tra Firenze e il Giappone si sia creato un profondo legame d’amicizia, illuminato da quella sublime espressione dello spirito umano che è l’arte. Nel 1994 fu inaugurata a Palazzo Medici Riccardi la mostra “Il mondo dei samurai”, promossa dal Museo Fuji di Tokyo di cui sono fondatore, e nel 1996 fu realizzata, grazie al Museo Fuji e alla preziosa collaborazione della Casa Buonarroti, una grande mostra dedicata a Michelangelo: “Invito in Casa Buonarroti. Michelangelo e il suo mito”, che ha portato in tre città giapponesi numerosissime opere di estremo valore di questo genio immortale. L’esposizione ha saputo trasmettere nella nostra epoca tutta l’energia e il fascino della cultura del Rinascimento italiano, e ha commosso ed entusiasmato un vasto pubblico.
Anche qui nel Salone dei Cinquecento possiamo ammirare un capolavoro di Michelangelo, il Genio della Vittoria. Tempo fa, mentre parlavo con alcuni giovani giapponesi dei bei ricordi della mia visita a Palazzo Vecchio, mi soffermai proprio sul significato di questo gruppo marmoreo: la vita, espressa dalla figura del giovane, trionfa sulla fugacità del tempo e sulla morte, simboleggiati dalla figura del vecchio. Incoraggiai allora quei giovani a sfidarsi costantemente e a vincere nella vita, seguendo l’esempio di Michelangelo che si dedicò ininterrottamente alla sua opera creativa sino all’ultimo momento della sua esistenza. Il Rinascimento ha rappresentato la scoperta dell’universo interiore dell’essere umano e ha consentito allo spirito umano di librarsi in un volo continuo. Non è inoltre esagerato dire che il Rinascimento ha reso manifesto un “potere morbido” che ha sviluppato nuove capacità dell’umanità.
Francesco Petrarca affermò: «Niente è degno d’ammirazione fuorché l’anima, per la quale nulla è troppo grande». Questo concetto coincide profondamente con il pensiero buddista, quintessenza della saggezza orientale, secondo il quale nella vita di un essere umano esistono infinite potenzialità. Ora il problema cruciale è come manifestare tali potenzialità, come sviluppare tutti gli aspetti positivi dell’essere umano e come lottare contro la negatività che provoca la sofferenza nelle persone. Credo che in questa ricerca si possa trovare la chiave per risolvere i problemi più gravi che affliggono l’umanità. I giganti del Rinascimento ci insegnano che la manifestazione delle infinite capacità di un singolo individuo e la sua auto-riforma influenzano tutto l’ambiente sociale e possono trasformare il futuro dell’umanità.
Anche nei dialoghi con Aurelio Peccei, fondatore del Club di Roma, pubblicati con il titolo Campanello d’allarme per il XXI secolo, giungemmo alla conclusione che senza sfidarsi in questa “rivoluzione umana” non si potrà edificare una società pacifica. La Soka Gakkai Internazionale, diffondendo in centonovanta paesi del mondo il suo movimento per la pace, la cultura e l’educazione, promuove tale riforma interiore che consente la manifestazione della natura più nobile dell’essere umano.
Oggi, grazie alla straordinaria guida del sindaco Domenici, Firenze sta compiendo nuovi progressi nel diventare una città modello per la nascita di un’epoca in cui risplenda il rinascimento dell’umanità. So che il sindaco Domenici, vice presidente dei sindaci italiani per la pace, ha trasmesso al mondo intero forti messaggi di speranza per la realizzazione di obiettivi quali l’abolizione totale delle armi nucleari, lo sradicamento della povertà e la risoluzione del problema ambientale.
Anche tutti noi della SGI siamo decisi a impegnarci insieme al sindaco e a tutti i cittadini di Firenze per fare un nuovo passo in avanti verso la creazione di questo rinascimento umano.
Imprimendo nel cuore il significato di questo prestigioso “Sigillo della pace” da oggi mi impegno fermamente, rinnovando la mia determinazione, a contribuire allo sviluppo di Firenze e alla pace mondiale.
Per concludere auguro a questa città dei fiori, dalla bellezza eterna, tesoro supremo dell’umanità, un futuro glorioso e costellato di vittorie.
Grazie ancora a tutti!

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La Storia
Il salone dei Cinquecento

Il Salone dei Cinquecento fu voluto nell’imponente forma attuale da Cosimo I de’ Medici quando, eletto duca di Firenze, si trasferì con la corte nel Palazzo e decise di trasformare in un magnifico spazio di rappresentanza la spartana sala consiliare realizzata da Girolamo Savonarola. Giorgio Vasari fu incaricato della ristrutturazione e rialzò il soffitto di ben sette metri, decorandolo poi con trentanove grandiosi pannelli lignei a celebrazione di Cosimo e della città, mentre sulle pareti laterali dipinse tre episodi della guerra di Siena e di Pisa. Il salone fu completato nella seconda metà del Cinquecento, ma in verità agli inizi del secolo avrebbero dovuto decorarlo Leonardo, con l’immenso affresco della Battaglia di Anghiari, e Michelangelo con la Battaglia di Cascina. Quest’ultimo disegnò i cartoni preparatori, ma poi fu chiamato a Roma dal papa Giulio II e non continuò oltre. Leonardo invece iniziò la parte centrale dell’affresco e volle sperimentare il sistema a encausto (pigmenti mescolati a cera e poi fissati a caldo), ma le condizioni climatiche troppo umide, unite a errori tecnici, provocarono immediatamente la rovina dell’opera e Leonardo abbandonò tutto quanto.
Lungo le pareti del salone si trovano belle statue cinquecentesche e la più importante è il Genio della Vittoria di Michelangelo, realizzata per la tomba di Giulio II a Roma e donata dal nipote Leonardo Buonarroti al duca Cosimo I nel 1565. Al tempo in cui Firenze fu capitale del Regno d’Italia (1865-1871) si riuniva qui la Camera dei deputati, mentre oggi il Salone dei Cinquecento rimane il cuore civile della città di Firenze e della Regione Toscana, dove si svolgono le cerimonie più importanti.

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Il Buddismo insegna a trovare la propria identità
estratto dal Discorso di Sabina Guzzanti

Io pratico il Buddismo da venti anni e tutto quello che c’è di bello e di importante nella mia vita è legato al Buddismo. Leggo i discorsi del presidente Ikeda e mi domando se sto mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Mi confronto con il suo pensiero, mi commuovo e mi rafforzo grazie al suo esempio e in cuor mio prometto di utilizzare tutto il mio talento, le mie capacità, la mia umanità, il mio tempo per realizzare la pace così come il Buddismo insegna.
Il merito del presidente Ikeda è di avere spiegato il Buddismo nella lingua dei nostri tempi. Il Buddismo nasce per liberare gli esseri umani dalla sofferenza. Nasce per liberare gli esseri umani dalla paura e dall’ignoranza.
Il Buddismo nasce per ricordarci chi siamo e da dove veniamo. Daisaku Ikeda in ogni suo discorso porta ad esempio uno scrittore, un sociologo, un filosofo, uno scienziato, un poeta.
Non esiste un discorso di Ikeda che non abbia questa modalità del dialogo anche immaginario con qualcun altro.
Lo fa per creare legami con altre culture, altre figure e per invitare chi lo segue a leggere, ad allargare i propri orizzonti continuamente senza fermarsi mai, ad aprirsi. Lo fa per ribadire che parlare serve a creare legami. Che la cultura e la parola devono essere utilizzati a questo scopo. Ci insegna a concentrarci sull’intenzione che c’è dietro le parole e che quella sola conta. È un modo per ribadire che la cultura è fatta per essere utilizzata, messa in pratica. Non è un oggetto da ammirare, contemplare. Non è uno strumento di potere. Non deve servire ad accrescere i propri privilegi. La cultura e la religione che fa parte della cultura ha questo scopo. Scrive Daisaku Ikeda: «Ogni qual volta la religione rende le persone passive e impotenti merita l’infamante definizione di oppio dei popoli».
Ultimamente ho scoperto Zygmunt Bauman “uno dei più emeriti sociologi e pensatori al mondo”, così recita la quarta di copertina, mi sembra appropriatamente. La sua analisi della società contemporanea è lucidissima e angosciante. Spiega Bauman che tutti noi soffriamo per problemi legati all’identità. Non era così fino a qualche decennio fa, quando l’identità era legata all’appartenenza a qualcosa. Oggi i luoghi a cui era affidato il sentimento di appartenenza (famiglia, vicinato, lavoro) non sono più affidabili.
Ogni aspetto della nostra esistenza è soggiogato alle regole del consumo, tutto ha una data di scadenza e nasce per essere rimpiazzato. In questa condizione le identità non negoziabili diventano inadatte, la coerenza un intralcio. Chi si lega a un’idea sa che verrà presto gettato via con quella.
Non c’è tempo perché il malcontento diffuso si condensi nella richiesta di un mondo migliore. I privilegiati possono comporre la loro identità scegliendo fra le vaste offerte del mercato. I non privilegiati hanno un’identità, un’etichetta imposta dall’esterno che non si può cambiare. Questa identità è sempre offensiva, umiliante e disumanizzante. Ma anche i pochi “fortunati” rischiano continuamente di non stare al passo, così la gioia di scegliere una nuova identità è guastata dalla paura di fallire e precipitare nell’inferno dei declassati.
Gli intellettuali non sentono più nessun obbligo nei confronti dei più deboli. Si preoccupano della loro immagine, non mettono bocca nelle questioni politiche se non viene loro espressamente chiesto da chi è al potere. Si nega che esistano gruppi maggiori della somma delle loro parti e quindi cause più importanti della soddisfazione individuale. Martiri ed eroi battono in ritirata e vengono sostituiti da vittime e celebrità, cioè persone note per la loro notorietà.
Leggevo questi pensieri e riflettevo sulla fortuna di avere incontrato il Buddismo. Ho cominciato a lavorare nella seconda metà degli anni ottanta all’apice della celebrazione dell’apparenza. Quando cercare un senso in quello che si faceva, pensare a una società migliore era semplicemente ridicolo. Ho combattuto, faticato, sono caduta e mi sono rialzata tante volte. Sono riuscita a operare nella cultura senza spendere un grammo delle mie energie per problemi di immagine, per domandarmi come vendermi. Vedo tante persone intorno a me che hanno la stessa determinazione e mi sembra un miracolo.
Riesco a rinnovarmi, a inventare sempre cose nuove grazie all’energia della pratica, senza calcoli strumentali e senza calcoli in generale. C’è un nesso profondo fra etica e creatività e fra etica ed estetica, questo per me è l’insegnamento più prezioso di Daisaku Ikeda.
Non basta essere buoni, bisogna anche denunciare il male. È un’illusione pensare di poter resistere, è impossibile conservare la purezza senza battersi contro l’ingiustizia, la menzogna.
Quelle che comunemente si considerano scelte comode sono in realtà scomodissime. È una gran fatica mentire a sé stessi, costruirsi identità finte, convincere gli altri a vederci come vorremmo apparire.
La poesia de Il secondo avvento di Yeats dice così:
[…] la torbida marea del sangue dilaga e ogni dove annega il rito dell’innocenza.
I migliori hanno perso ogni fede, i peggiori
Si gonfiano di ardore appassionato.

La Soka Gakkai permette di fare pratica di relazioni umane sane. Insegna ai buoni a organizzarsi, a restare uniti, a proporre modelli di convivenza e a non nascondersi.
Fa bene il sindaco di Firenze a incoraggiare questo movimento, c’è più gusto credo a fare il sindaco di cittadini pieni di dignità.

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Niente succede a caso

«Non avevo il biglietto d’invito. Per una serie di eventi mi hanno assegnato un posto in seconda fila, ma non ero a mio agio, mi sentivo un “rimpiazzo”», racconta Nara Vivarelli, praticante “storica” dal 1982 (a destra nella foto). «A un certo punto si siede accanto a me un bel ragazzo alto, molto dolce e dai modi gentili. E mi viene detto: “È Frey, il portiere della Fiorentina!”. Ho subito pensato a mio figlio Marco, purtroppo scomparso, praticante e tifoso sfegatato della Fiore, e a suo figlio Riccardo che in quel momento stava facendo attività di protezione all’entrata di Palazzo Vecchio. E a quel punto ho capito che nel Buddismo niente succede a caso».

L’energia della collaborazione

«C’è stato un gran da fare in cucina! Ho sentito in tutti un grande desiderio di collaborazione – dice Antonella Babini dello staff cucina -. E c’era anche tanta armonia, qualcosa che rendeva orgogliosi di far parte del gruppo. Ho sentito persone lodare altre persone per il loro impegno, e lo facevano con grande sincerità. Io stessa sono stata lodata e mi sono sentita fiera per questo, per l’energia che cresceva man mano che il lavoro aumentava. È verissimo che una lode ci fa avanzare di mille miglia. Grazie. Grazie di cuore».

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il Racconto della Piazza
Centinaia di fiori variopinti

Firenze, Piazza della Signoria. Sono circa le 10 di domenica mattina, e iniziano ad arrivare i membri provenienti da tutta la Toscana e non solo. La giornata è fredda e il cielo grigio non preannuncia niente di buono. Ma i saluti, i sorrisi scambiati e la gioia di rivedere amici lontani riscaldano l’atmosfera. Lo schermo troneggia sulle gradinate a fianco dell’entrata principale. È da lì che seguiremo l’evento.
Ore 11. In perfetto orario inizia la cerimonia e comincia anche a piovere. Si aprono gli ombrelli che visti dall’alto fanno pensare che centinaia di fiori multicolori, bagnati di rugiada, stiano sbocciando nella grande e antica piazza.
C’è orgoglio negli occhi dei presenti e ogni volta che una persona “estranea ai fatti” chiede: «Ma cosa sta succedendo?», le risposte si sprecano, a volte anche in un inglese un po’ stentato…
Chi può trova riparo sotto la Loggia dei Lanzi e in poco tempo è strapiena. Un ragazzo, completamente fradicio, gira per la piazza esibendo un grosso striscione con due ideogrammi che in giapponese significano “vittoria”.
Inizia la proiezione del video e il silenzio e la commozione scendono tra i presenti: percepiamo di essere ciascuno un tassello unico e importante per lo sviluppo di kosen-rufu in Italia e nel mondo e, a quel punto, la pioggia e il freddo non si sentono più. E intanto turisti e cittadini di passaggio continuano a fermarsi. Il sindaco consegna il “Sigillo della Pace” a Hiromasa Ikeda, intestato al padre Daisaku. Firenze incorona Ikeda maestro di pace.
«Ecco Hiromasa Ikeda, il figliolo di sensei!», si sente dire quando inizia a leggere il discorso inviato dal presidente della SGI: fra qualche gomitata, un fragoroso applauso e qualche “luccicone”.
Alla fine del suo discorso un timido e pallido sole si affaccia da dietro la Loggia dei Lanzi. È il sole di cui ha parlato sensei il giorno prima, i cui raggi «non rimangono confinati in un paese, i raggi del sole varcano le frontiere geografiche e dall’Italia partono per tutti i paesi d’Europa e del mondo» e lì, in piazza della Signoria siamo veramente uno spicchio di umanità.

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Interviste

In tantissimi hanno assistito in diretta alla consegna del Sigillo della Pace a Ikeda sotto una pioggia scrosciante. Ecco qualche commento:

ANITA M. – Ero molto emozionata nel vedere il sindaco Domenici che si rivolgeva direttamente a noi buddisti. È stata una cosa allargata a tutti. Dopo una settimana molto dura non ho sentito nemmeno la stanchezza del lavoro. Vorrei che tutti i giorni fossero così! Mi sono commossa anche per il fatto che il signor Hiromasa due giorni prima è stato a Palermo, nella mia terra.

ALEXANDRA C. – Quando è stato proiettato il video il mio cuore batteva all’impazzata. È incredibile, non c’è stata una singola immagine in cui Daisaku e Kaneko Ikeda non avessero il sorriso sulle labbra. Sento che, come dice Sabina Guzzanti, dobbiamo essere noi a creare una nostra identità, non lasciando che sia il mondo esterno a farlo, perché siamo persone di valore, importanti mattoni per costruire pace e armonia.

EMY V. – È stato davvero un grande evento per la Soka Gakkai e per noi membri che ne facciamo parte attiva, e lo abbiamo dimostrato anche sotto la pioggia: eravamo in tanti da molte parti d’Italia, uniti con un unico scopo: kosen-rufu! Molti miei conoscenti che non praticano sono rimasti colpiti dalla grandezza di Ikeda. Dobbiamo essere fieri del nostro maestro e cercare di avere il suo spirito, sviluppando un grande cuore. Tutto questo è stato possibile grazie anche a noi tutti; come scrive il presidente Ikeda: «La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione»… ed eccoci insieme a perseguire questo cammino.

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