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Gli alberi del domani - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:42

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Gli alberi del domani

«Gli alberi restano come sono cresciuti, alti o bassi, con rami dritti o ricurvi e, una volta completato il loro sviluppo, non possono essere modificati», scriveva un pedagogista del Rinascimento. Paragonando i giovani agli alberi, Ikeda augura loro di crescere forti e dritti fino ai cieli del futuro

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«Gli alberi restano come sono cresciuti, alti o bassi, con rami dritti o ricurvi e, una volta completato il loro sviluppo, non possono essere modificati», scriveva un pedagogista del Rinascimento. Paragonando i giovani agli alberi, Ikeda augura loro di crescere forti e dritti fino ai cieli del futuro

Il poeta americano Walt Whitman (1819-92) confidò una volta a un suo studente: «L’importante, per noi che ci troviamo qui, ora, è la vita che viviamo, le persone che ci stanno intorno: sì, ciò che importa è nel momento contingente». Tutto quello che conta è questo momento e questo luogo, non un altro, il qui e ora, rappresentato dalle persone. Whitman aggiunse poi: «Oltre ai compagni, penso non esista altro: con qualsiasi altro punto di partenza non potremmo trovarci insieme, sentirci realizzati e crescere». Com’è meraviglioso e gratificante avere dei compagni!
Il poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) scrisse: «Le difficoltà della vita soltanto / ci insegnano ad apprezzare i suoi doni». Solo chi ha sperimentato delle difficoltà può apprezzare davvero il senso della vita e assaporare una gioia profonda. Una vita senza problemi e sofferenze può sembrare piacevole, ma è piatta e opaca. Florence Nightingale (1820-1910), fondatrice della moderna professione infermieristica, dichiarò che una donna di valore era attenta e precisa in tutto e per tutto. Lo scrittore e filosofo svizzero Henri Frédéric Amiel (1821-81) scrisse: «Il paradiso, l’inferno, il mondo, tutto è dentro di noi». Quest’osservazione si accorda straordinariamente col Buddismo. Amiel scrisse anche: «Rendere felici gli altri è la felicità più sicura». La nostra pratica di shakubuku, di condividere, cioè, il Buddismo con gli altri, è motivata dal nostro desiderio che la gente sia felice, e attraverso questa nobile azione aumentiamo anche la nostra stessa felicità. Allora, facciamo del nostro meglio!
In molte delle massime di saggezza di grandi pensatori, sia del passato sia contemporanei, ritroviamo princìpi in sintonia col Buddismo.
Sono quest’oggi tra noi alcuni rappresentanti dello Yusho-kai, un gruppo speciale composto da membri della SGI professionisti del mondo dello sport. Per commemorare questo giorno, vorrei lanciare la proposta di trapiantare quanto prima un albero in onore dei Soka Yusho-kai al Centro culturale americano per la natura di Fort Lauderdale, Florida. Che ne dite? Mi piacerebbe che in loro onore venisse messa a dimora una quercia. Inoltre vorrei dedicare un albero di faggio ai membri della Divisione artisti nel Centro culturale francese di Chartrettes, a sud di Parigi, e anche un albero di bodhi [il nome botanico è Ficus religiosa, n.d.r.] nel Soka Bodhi Tree Garden di Gurgaon, a sud di Nuova Delhi, in India, per tutti gli interpreti e traduttori, sempre così preziosi.
«Vincere rende euforici e pieni di gioia: chi vince ha sempre un bel sorriso. Invece la sconfitta è sconfortante e dolorosa, non dobbiamo diventare tristi e senza più speranze. È per questo che è così importante vincere nella vita. Lo scopo stesso della nostra fede e del Buddismo che pratichiamo è la vittoria» così diceva spesso Toda.
Nichiren Daishonin dichiara: «La legge del Budda decide la vittoria o la sconfitta» (La grande guida del mondo, SND, 5, 113). Ciò acquista un significato profondo nella nostra vita di ogni giorno e rappresenta, al contempo, un principio eterno. La Soka Gakkai è avanzata vincendo anno dopo anno.
Una delle ultime poesie che ricevetti dal presidente Toda recita: «Vincere e perdere / sono entrambi / parte della vita, / ma io prego il Budda / per la vittoria finale».
Qualche volta si vince e qualche volta si perde. Nella vita accadono molte cose. Quando si incontra un contrattempo, prendetela con filosofia, dicendo a voi stessi: «Qualche volta la sconfitta può trasformarsi in vittoria!» e continuate ad avanzare con spirito vivace e allegro, senza che ciò vi deprima o arresti i vostri progressi. Desidero, però, ricordarvi che la cosa più importante è la vittoria finale. Dobbiamo recitare davanti al Gohonzon con tutto il cuore per conseguire la vittoria definitiva.

Un riconoscimento dall’Africa

Il 29 novembre 1991, proprio quindici anni fa, ricevemmo dal clero l’assurda notifica di scomunica. Esattamente nello stesso giorno, l’associazione che raccoglie i delegati africani di Tokyo, in rappresentanza di ventisei stati dell’Africa, mi aveva conferito un attestato di apprezzamento per il contributo offerto alla promozione di educazione, cultura e umanesimo. Ricevere questo riconoscimento dall’Africa, un continente di brillanti promesse, fu un evento cardine, che lasciava intravedere il futuro sfavillante che aspettava il nostro movimento Soka. Ho spesso definito il ventunesimo secolo “Secolo dell’Africa”, e nelle varie iniziative che ho intrapreso ho sempre basato la mia determinazione sull’infondere speranza e orgoglio all’Africa, un continente sottoposto a indicibili sofferenze e problemi. Era per questo motivo che quel giorno ero tanto felice che tanti ambasciatori e funzionari di ambasciate africane a Tokyo si fossero riuniti per conferirmi questo incoraggiante riconoscimento.
Il Giappone è una piccola nazione, in confronto a un mondo così grande. Per di più il Buddismo ci insegna che in tutto l’universo esistono innumerevoli altri mondi che, al pari della Terra, ospitano forme di vita. Dall’ampia prospettiva buddista dell’universo, attacchi e maldicenze dettate dall’invidia sono cose assolutamente insignificanti. È sorta una nuova epoca, e attualmente ci sono membri della SGI in circa quaranta paesi del continente africano.
Devo comunicarvi una notizia stupenda che riguarda l’Università Soka. Da quando, nel 1971, ha aperto i battenti, il numero dei laureati che hanno passato i difficili esami per l’insegnamento ha superato, quest’anno accademico, quota cinquemila [in Giappone, gli studenti universitari che si diplomano in corsi di didattica ricevono un’abilitazione all’insegnamento per un particolare livello di specialità, ad esempio, per le elementari, per la scuola media inferiore o quella superiore. Per ottenere un vero impiego, però, i diplomati devono superare anche un esame di assunzione, che si tiene in ogni prefettura, per accedere all’insegnamento nelle scuole pubbliche, oppure fare singole domande in scuole private, ognuna con requisiti propri relativi all’assunzione, n.d.r.]. Negli ultimi sedici anni, si sono diplomati oltre cento studenti Soka ogni anno, mentre negli ultimi sei anni questo numero è aumentato fino a raggiungere i duecento diplomati l’anno. Oggi che l’istruzione ha acquisito un’importanza fondamentale, il rispetto e il riconoscimento di cui gode l’istruzione Soka sta aumentando ovunque.
Nobuhiro Miyoshi, professore emerito dell’Università di Hiroshima, e studioso molto stimato nel campo educativo, ha commentato: «I trent’anni di storia della facoltà di Scienza della formazione dell’Università Soka [inaugurato nel 1976] mi danno grandi speranze per il futuro della didattica giapponese». Ha poi aggiunto: «Non esagero definendo l’Università Soka, oggigiorno, la più importante tra quelle private, nel campo della didattica». Sono molto riconoscente di queste parole di stima, così piene di calore.
Ho appena ricevuto un encomio speciale da Berkeley, in California, città situata di fronte alla baia di San Francisco, che mi ha dedicato il 2 gennaio 2007, eleggendolo a “giornata di Daisaku Ikeda inviato di pace della SGI” [il 2 gennaio è il compleanno di Ikeda, n.d.r.]. Nel marzo 1993, venni invitato alla University of California, di Ber­keley, dove incontrai il rettore di allora, Chang-Lin Tien (1935-2002) ed ebbi una conversazione con lui. Ricordo ancora che, in quell’occasione, ricevetti la menzione d’onore per il mio impegno verso l’educazione e la pace, insieme all’invito di tornare a parlare all’università.
Sono con noi oggi anche diversi membri che stanno festeggiando qui il loro passaggio alla maggiore età. [Si tratta di una festa tradizionale giapponese che si tiene il secondo lunedì di gennaio, in onore di chi compie vent’anni tra il 2 aprile dell’anno precedente e il primo di quello in corso, n.d.r.]
«La voce fa il lavoro del Budda» (cfr. OTT, 4). La vostra voce fa capire se siete in grado di guidare con vigore un gruppo di persone. Desidero che tutti voi diventiate individui eccellenti e capaci, dei leader che spiccano nella società, ecco a cosa penso mentre vi guardo qui, tra noi, oggi. I giovani sono la nostra massima priorità, perché hanno tutta la vita davanti a loro. Con questo non voglio dire che gli anziani non contano nulla, ovviamente! Semplicemente è innegabile che coloro che sono giovani oggi avranno la responsabilità dei prossimi cinquanta o sessant’anni. Mi auguro che continueremo la tradizione di trapiantare alberi in onore dei giovani che diventano adulti in tutte le meravigliose “cittadelle Soka” in tutto il mondo.

Crescere con compassione e con una grande filosofia  

Jan Amos Komensky (lat. Comenius, 1592-1670), pedagogista ceco, scrisse: «Gli alberi restano come sono cresciuti, alti o bassi, con rami dritti o ricurvi e, una volta completato il loro sviluppo, non possono essere modificati». Queste parole hanno un significato molto profondo. Un bell’alberello diventa un bell’albero, così mi auguro che tutti voi giovani cresciate forti e dritti fino ai cieli del futuro, insieme alla Soka Gakkai.
Fu dall’età di vent’anni che iniziai a partecipare alle lezioni tenute dal presidente Toda sul Sutra del Loto. Toda ritagliava tutto il tempo possibile, tra i suoi numerosi impegni, per impartirci i suoi insegnamenti, dedicando a ciò molto impegno. Nel mio diario ho riportato così i pensieri e la determinazione che scaturivano dalla partecipazione a queste lezioni: «Il presidente Toda è il maestro dell’umanità. […] Una rivoluzione religiosa è una rivoluzione umana. Ma è anche una rivoluzione educativa ed economica, fino a diventare anche una vera rivoluzione politica. […] La Soka Gakkai ha una missione profonda e grande. […] Giovani, avanzate con grande compassione. Giovani, procedete spediti, custodendo nel cuore questa grande filosofia. Io, a soli vent’anni, conosco la strada per condurre una giovinezza di gloria suprema».
Senz’altro avete sentito parlare del famoso poeta e drammaturgo tedesco Friedrich von Schiller (1759-1805). Figlio di un medico militare, studiò legge e medicina, ma la sua vera passione era la letteratura, e cominciò a scrivere le sue splendide opere quando aveva vent’anni. Fu uno scrittore molto prolifico. Attraverso i suoi scritti Schiller desiderava trasmettere un messaggio di libertà e dignità umana, per imprimere questi ideali nelle future generazioni. Le idee che espose hanno molto in comune col Buddismo. Fu una delle sue poesie, Ode alla gioia, che ispirò a Beethoven il tema della sua imponente Nona sinfonia. Schiller è considerato, insieme all’amico Goethe, tra i maggiori poeti tedeschi. Egli scrisse: «Il tempo procede in tre modi! / Pigramente indugiando, il Futuro si insinua / Sfila il Presente, veloce come una freccia / E il Passato giace, immobile, per sempre». Sono parole molto profonde, su cui vi consiglio di riflettere.

Una fede salda

Vorrei ora citare alcuni consigli di Toda. La prima frase risale al 1957, a un Capodanno di mezzo secolo fa: «Piantiamo bene i piedi a terra e viviamo con lucente speranza. Allo stesso tempo, sforziamoci di aiutare gli altri ad avere lo stesso passo sicuro nella vita, vivendo pieni di speranza».
Rivolgendosi alle donne, una volta Toda disse: «Semplicemente continuate a recitare con serietà e sincerità davanti al Gohonzon, sono moltissimi quelli che non osservano questo semplicissimo principio. Anche se sembra la strada più lunga e tortuosa, in realtà è quella più breve e sicura per avanzare». Toda riteneva che chi aveva combattuto una malattia grave fosse in grado di comprendere davvero la profondità della vita. Com’è vero! Tanto più per noi che sosteniamo la Legge mistica. Noi che recitiamo Nam-myoho-renge-kyo siamo profondi filosofi e grandi vincitori, indipendentemente dalle situazioni in cui ci troviamo. Possiamo trasformare senza dubbio il nostro karma. Le quattro sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte sono una parte inevitabile della vita, l’importante è non lasciarsi sopraffare da esse.
«Nessuno può evitare le quattro sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte. Solo la Legge mistica ci permette di superarle», sosteneva Toda. La fede è essenziale. Per quanto un problema possa apparire momentaneamente irrisolto, il potere della Legge mistica ci mette in grado di far andare le cose nella direzione giusta, positiva, quella della felicità e di una eterna fortuna. Nichiren Daishonin lottò con tutto se stesso affinché questo grande insegnamento della Legge mistica arrivasse fino a noi.
Se abbiamo una fede sincera niente può spaventarci e saremo in grado senza dubbio di aprire la strada alla felicità. In effetti, sarebbe una sventura se non avessimo mai sperimentato alcun problema o avversità, conducendo una vita solo e totalmente spensierata e felice. L’autore giapponese Eiji Yoshikawa (1892-1962) disse una volta a un giovane privilegiato: «Sei un ragazzo sfortunato, perché non esiste disgrazia maggiore di vedere troppa bellezza e gustare cibi troppo raffinati fin da piccoli. È triste vedere offuscarsi la sensibilità e la capacità di un ragazzo di percepire la gioia come tale». Una vita senza problemi né lotte impedisce lo sviluppo di una vera saggezza e profondità. Una vita di questo tipo, in definitiva, non ha né scopi concreti né direzione.
Toda asserì ancora: «Se recitate davvero sinceramente al Gohonzon, la causa di una possibile malattia si trasformerà nella causa per la vostra salute». La Legge mistica funziona così. La cosa essenziale è avere una forte convinzione nella fede. Siamo già fortunati ad aver abbracciato la nobile Legge mistica, ora dovremmo solo attivare pienamente il suo potere straordinario.

Una indistruttibile unità

Toda affermò anche: «Non importa quali tempeste possano infuriare, avanzate senza tradire i vostri compagni di fede! Continuate ad avanzare in unità inscindibile fino al giorno della vittoria per kosen-rufu, per portare felicità all’intera umanità!». Avanziamo a grandi passi con decisione e impegno ben saldi, in accordo con questa importante determinazione espressa da Toda. Ci sono state persone che hanno dimenticato il grande debito di gratitudine verso la Gakkai e i loro compagni di fede, finendo per tradirli, mentre altri, senza il minimo senso di onestà, hanno cercato di distruggere la nostra armoniosa organizzazione per kosen-rufu. Considerate questi individui egoisti con pacato sdegno, continuando per la vostra strada. Come scrisse il Daishonin: «Alla fine finiscono tutti tragicamente» (WND, 1, 997). Tutti quelli che hanno cercato di danneggiare la Soka Gakkai, un’organizzazione che si dedica al bene supremo, sono andati incontro a una fine miserabile.
Toda si esprimeva sempre con intrepida decisione per denunciare e sradicare il male, così come faceva il possibile per sostenere e proteggere la sincerità dei membri delle Divisioni donne e giovani donne. Ricordo quando una volta si rivolse con grande compassione a una donna, suggerendole: «Ogni volta che deve affrontare un problema, non deve far altro che pensare a me, suo maestro nella Soka Gakkai, e fare del suo meglio».
Ai membri di quelle divisioni offrì anche le seguenti parole di incoraggiamento: «Niente è più potente della fiducia: per guadagnarsi quella altrui, bisogna avere una grande forza vitale. Unita a questa vi chiedo di superare ogni problema con forte fede». La chiave per conquistare la fiducia del vostro ambiente consiste, fondamentalmente, nell’avere una grande forza vitale: chi la possiede è felice e in grado di vincere qualsiasi avversità o difficoltà.
Toda aggiunse anche: «Una donna dovrebbe impegnarsi nella fede in modo da far risplendere al massimo questa forza interiore, godendo così di una vita felice e realizzata». Il Daimoku è molto importante. Vincete con la fede.

Il coraggio esemplare delle donne

Il Daishonin scrisse: «Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, NR, 336, 19). Questa è una dichiarazione importantissima di uguaglianza tra i sessi, posta la quale è inaccettabile che qualsiasi nostro responsabile maschio guardi dall’alto in basso le donne o impartisca loro ordini in modo arrogante. Se non riusciamo a eliminare atteggiamenti e comportamenti del genere, la crescita della Gakkai si arresterà.
Toda affermò: «Le donne e gli uomini qualunque, membri devoti, sono le persone maggiormente degne di fiducia. I membri della Divisione donne, così come le donne in genere, non si lasciano abbattere da una crisi: sono coraggiose e senza paura. Dovreste far loro attenzione e seguire il loro esempio. Non trascurate mai il loro coraggio, fatene il vostro modello. Dovreste mostrare loro il massimo rispetto!».
La gente comune è la più importante. Ed è proprio il serio impegno delle splendide donne Soka che hanno reso la Soka Gakkai così com’è oggi. Non dimenticatelo mai, neanche per un momento. In particolare, gli uomini hanno la tendenza a diventare arroganti e corrotti, quando accedono a posizioni di alta responsabilità in un’organizzazione o acquisiscono potere nella società. Voglio chiaramente dire ciò che penso ai massimi responsabili della Gakkai, per evitare che ciò accada: vi prego di salutare con un sorriso i nostri membri delle Divisioni donne e giovani donne, ringraziandole sempre dei loro sforzi e trattandole con cortesia e col massimo rispetto. Dovreste impegnarvi a lavorare duramente al loro fianco, facendo di esse il vostro ideale e il vostro modello. Queste erano le severe indicazioni di Toda.

Dedicarsi a kosen-rufu

Anche Toda nutriva la massima speranza riguardo ai giovani. Dichiarò, infatti, che kosen-rufu sarebbe stato realizzato attraverso il loro potere, vale a dire in base al loro entusiasmo e impegno. Sono stato giovane anch’io. Cominciai a praticare il Buddismo del Daishonin impegnandomi per kosen-rufu quando avevo diciannove anni, e ho continuato fino a far diventare la Soka Gakkai un’organizzazione mondiale. Mi è impossibile trasmettere a parole gli sforzi incredibili che vi dedicai. Toda stava affrontando una situazione molto delicata, a causa del fallimento della sua azienda nel turbolento periodo postbellico. Proprio in quel momento critico, egli mi affidò la ricostruzione delle sue imprese, che costituivano il supporto finanziario della Gakkai. «Daisaku, conto su di te», diceva. E io gli promisi di fare tutto ciò che era necessario per rimetterle in piedi. Gli dicevo: «La prego di riposarsi e di non preoccuparsi di niente. Riuscirò a venir fuori da queste difficoltà e assisterò alla sua nomina alla presidenza della Soka Gakkai!». Tale era la nostra profonda relazione di maestro e discepolo.
Io, da solo, mi misi in prima fila per proteggere e aiutare Toda, lottando con impegno e determinazione, e trionfando con vera unità di spirito col mio mentore. In quel periodo così duro e difficile gettammo solide basi per lo sviluppo futuro. Questa è la vera storia della Soka Gakkai, e ve ne parlo non per vantarmi di ciò che ho fatto, ma perché ve ne ricordiate.
Toda dichiarò che sono gli straordinari giovani a creare una storia memorabile, portando felicità nelle loro vite, e aggiunse che è molto importante ciò che realizziamo durante la giovinezza.
Riguardo al principio buddista dei tre ostacoli e quattro demoni, Toda spiegava: «Ci sono quattro tipi di “demoni”, o ostacoli: l’ostacolo della malattia [chiamato anche l’ostacolo delle cinque componenti, rappresentato dagli impedimenti causati dalle proprie funzioni fisiche e mentali, n.d.r.] quello rappresentato dalla morte, quello dei desideri terreni e quello del re demone del sesto cielo [che ostacola la pratica buddista e gode nel risucchiare la forzavitale degli altri esseri, n.d.r.]. Ci sono cose che accadono per cercare di farci smettere di praticare il Buddismo del Daishonin o per farci dubitare. Ma quando affrontate questi ostacoli a testa alta, col coraggio e la determinazione di non lasciarvi sconfiggere, essi fuggiranno».
Dobbiamo assolutamente combattere le funzioni demoniache, e fra queste intendo anche gli attacchi mirati a minare l’armoniosa unità della nostra organizzazione. Non dobbiamo rimanere zitti, limitandoci a pensare alle possibili azioni per contrastarli. Dobbiamo coraggiosamente far sentire a tutti la nostra voce. Ogni altra strategia è da vigliacchi. Quando ci esponiamo, combattendo per ristabilire la verità, le funzioni demoniache, che operano dietro tali attacchi, svaniranno.
Toda soleva dire: «Abbracciate un nobile scopo, quello più nobile e supremo della vita. Allora sarete in grado di assaporare con gioia sia la vita sia la morte». Nel discorso che tenni all’Università di Harvard il 24 settembre 1993, intitolata “Il Buddismo mahayana e la civiltà del ventunesimo secolo”, parlai del Buddismo come di quella filosofia di vita che ci permette di sperimentare una gioia profonda e costante, nella morte così come in vita.
Kosen-rufu è lo scopo più alto a cui poter dedicare la nostra vita. Manteniamo sempre la fede verso questa nobile causa, indipendentemente dalle circostanze in cui ci troviamo. Naturalmente la parola kosen-rufu non significa nulla per chi non conosce il Buddismo. Dobbiamo spiegarla in modo chiaro e logico, in modo che la gente possa farla propria, prendendo in considerazione elementi come il tempo, il luogo e le circostanze. Come scrisse Nichiren Daishonin: «Saggio non è chi pratica il Buddismo prescindendo dalle questioni mondane, ma chi comprende perfettamente i principi che governano il mondo» (Il kalpa della diminuzione, SND, 8, 197).
Makiguchi raggiunse la convinzione che la gentilezza, da sola, non fosse in grado di far cambiare un individuo corrotto e senza scrupoli, che infligge sofferenze alla gente; dobbiamo parlare apertamente, riprendendolo con severità, affinché comprenda e ammetta gli sbagli. Spero che consideriate attentamente queste parole. Toda faceva notare: «Quando vedrete che chi si è comportato in modo arrogante giunge a pensare, pieno di rimorso: “Oh, no! Cosa ho fatto!”, quello sarà un segnale che indica che kosen-rufu sta avanzando». Dobbiamo lottare instancabilmente affinché coloro che usano la loro posizione nella società per influenzare gli altri e trattano con disprezzo i sinceri membri della Gakkai arrivino a capire i loro errori, provando rimorso per ciò che hanno fatto.

Conquistarsi fiducia e comprensione

Il mio dialogo con Tu Weiming dell’Università di Harvard, studioso di spicco di filosofia cinese, è stato recentemente pubblicato in un libro in giapponese, dal titolo Civiltà del dialogo. In esso il professor Tu sostiene che un buon insegnante costituisca spesso la chiave che ci permette di acquisire una comprensione profonda della vita, e può essere, quindi, il nucleo e la spina dorsale della propria esistenza. Sono sempre felice di poter condividere con voi le parole di grandi uomini di cultura.
Quando, all’età di diciannove anni, scelsi Toda come maestro, decidendo di dedicarmi alla lotta per kosen-rufu, c’era un brano delle scritture del Daishonin che incisi profondamente nel cuore: «Riflettendo su questi fatti, può esserci qualche dubbio che dopo il periodo in cui “la pura Legge andrà oscurata e perduta” predetto nel Sutra della Grande raccolta (Daijuku), la grande pura Legge del Sutra del Loto si diffonderà nel Giappone e in tutto il mondo?» (La scelta del tempo, SND, 2, 31). Di fronte alla convinzione incrollabile del Daishonin, feci il voto di realizzare ciò e di tramandare alla storia il nome del mio maestro come un grande leader di kosen-rufu.
Da allora sono passati sessant’anni. Abbiamo visto i tempi maturare, e attualmente sono emersi Bodhisattva della Terra in centonovanta paesi del mondo, e molti di più stanno gioiosamente continuando ad apparire. Come tutti voi sapete, la SGI sta riscuotendo fiducia e simpatia nelle varie comunità e società attraverso sforzi sinceri e costanti. Solo lo scorso anno, cinquantamila nuovi membri hanno aderito alle diverse organizzazioni SGI in tutto il mondo.

Illuminare il mondo con la luce del Buddismo

Proprio oggi, 6 gennaio, il governo cubano riconoscerà ufficialmente l’associazione SGI locale come ente religioso con una cerimonia all’Havana. Saranno presenti funzionari governativi e personaggi di spicco in vari campi della società cubana, tra cui il mio amico personale Armando Hart Dávalos, presidente dell’associazione culturale José Martí, già ministro della cultura [per un resoconto più dettagliato dell’evento, vedere NR, 369, 15, n.d.r.].
La nostra rete per la pace, la cultura e l’educazione che si basa sul Buddismo di Nichiren Daishonin è ora ampiamente diffusa in tutto il mondo, con radici ben salde.
José Martí (1853-95), eroe dell’indipendenza cubana, dichiarò: «Tutto è gioia, quando si combatte per illuminare il mondo». Noi della SGI stiamo lottando per illuminare il mondo con la luce del Buddismo, perciò ogni cosa che facciamo per questo diventa fonte di grande gioia. Tra l’altro, quando mi recai a Cuba (nel giugno 1996), il presidente Fidel Castro mi diede un caloroso benvenuto, manifestando un profondo apprezzamento per la nostra filosofia di pace. Tornando alle parole di Martí, egli sosteneva che non sarebbe stato il mondo a venirci incontro, e per questo stesse a noi andare verso di esso. Ho dato corpo a questo messaggio con la mia stessa vita, aprendo le porte al mondo.
Scrisse poi: «”Con tutti, per il bene di tutti!”. Questo è il motto della mia vita», che richiama lo spirito della Soka Gakkai, aggiungendo, poi: «È piacevole essere virtuosi, ciò ci rende felici e forti». Nessuno può contraddire questa visione.
Per finire vorrei ancora aggiungere una citazione di Josè Martí: «Chi lotta per vincere ha già vinto». Vinciamo insieme!

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