Il premio Nobel per la pace 2005 Mohamed ElBaradei e Daisaku Ikeda a colloquio sul nucleare
Il 30 novembre 2006, a Tokyo, presso la sede del quotidiano Seikyo Shimbun, ha avuto luogo un incontro fra il presidente della Sgi Daisaku Ikeda e il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) Mohamed ElBaradei, insignito nel 2005 del premio Nobel per la pace.
Nel corso del dialogo – durato circa un’ora e al quale hanno presenziato anche altri rappresentanti delle rispettive delegazioni – i due hanno parlato della prospettiva di un mondo senza armi nucleari. Per fare ciò è necessario educare le giovani generazioni alla pace, insegnando loro la comprensione reciproca. Secondo il direttore generale dell’Iaea, infatti, l’educazione è la chiave per il futuro e l’insegnamento dei valori umani di base il più grande investimento che l’umanità possa fare. «L’assenza di guerra – ha detto ElBaradei – non significa automaticamente pace. Nei miei colloqui mi trovo spesso di fronte alla classica mentalità “noi contro di loro”, ma in realtà credo che dovremmo iniziare a pensare al “noi” come umanità intera”». Nel corso dell’incontro è stata ricordata anche la figura di Joseph Rotblat (1908-2005), premio Nobel per la pace nel 1995, strenuo difensore dell’abolizione delle armi nucleari. Citando invece i suoi dialoghi con Linus Pauling (1901-1994), premio Nobel per la chimica nel 1954 e per la pace nel 1962, Ikeda ha ricordato come la forza dello spirito umano sia più potente di qualunque arma e che l’insegnamento buddista, attraverso il principio di “diversi corpi, stessa mente”, spinge al superamento di ogni differenza.
Nel ricevere poi una laurea ad honorem da parte dell’Università Soka, ElBaradei ha ribadito la sua determinazione a operare tenacemente, al fianco del presidente della Sgi, per la pace e la libertà di ogni membro della famiglia umana.
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Una gioia incontenibile
Durante l’incontro dei responsabili europei a Trets dall’11 al 14 gennaio, uno dei temi portanti è stato la condivisione con gli altri della felicità che deriva dalla pratica buddista.
Centosettantadue rappresentanti da ventotto nazioni si sono riuniti agli inizi del nuovo anno presso il Centro europeo di Trets, per l’annuale incontro.
Le quattro intense giornate trascorse insieme, dove si è goduto di una temperatura primaverile, sono state scandite dalle innumerevoli cure e attenzioni “a distanza” del presidente Ikeda e sua moglie Kaneko, partendo dal lungo e incoraggiante messaggio (vedi box), fino ai piccoli rinfreschi che ci ha voluto offrire ogni giorno.
Il leitmotiv del corso è stato: l’importanza del Daimoku e di una pratica gioiosa. L’unico modo per far sì che il movimento di kosen-rufu si possa sviluppare e propagare all’infinito sta nel far sì che ogni singolo compagno di fede viva un’esistenza colma di gioia. Per realizzare ciò è necessario recitare un abbondante Daimoku con lo stesso spirito di un leone all’attacco ed esprimere preghiere e desideri chiari, pienamente convinti delle parole di Nichiren Daishonin: «Nam-myoho-renge-kyo è la gioia delle gioie».
E allo stesso tempo stare vicino ai membri nei momenti in cui affrontano sofferenze o difficoltà, incoraggiandoli e sostenendoli costantemente. Quando si superano le difficoltà, la gioia che si prova è incontenibile e viene naturale condividere con le persone attorno la felicità che deriva dalla pratica buddista e di conseguenza non si può fare a meno di parlare del Buddismo agli altri.
Ogni singolo partecipante ha lasciato Trets con la determinazione di mettere in pratica ciò che ha scritto il presidente Ikeda nel messaggio di Capodanno: «Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin afferma: “Si troverà gioia insieme agli altri nel possesso della saggezza e della compassione”. Ciascuno di voi è un Budda che sta dimostrando la nobiltà della natura di Budda. Non ci sono Budda privi di saggezza e compassione, così come non ci sono Budda sconfitti dalla sfortuna. Vi prego di unirvi in armonia, incoraggiandovi e sostenendovi l’un l’altro con calore, e di espandere ampiamente la cerchia di amicizia della Sgi in tutta la società, con coraggio e saggezza. Vi prego di impegnarvi attivamente a stabilire relazioni di dialogo con le altre persone allo scopo di aiutarle a diventare felici».
Tamiko Kaneda
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Dal messaggio di Daisaku e Kaneko Ikeda
[…] Anch’io sto seguendo il vostro corso come se fossi volato lì con voi al Centro europeo di Trets, di cui ho bellissimi ricordi, e stessi scambiando calorose strette di mano con ognuno di voi, miei amici nella battaglia per kosen-rufu, verso cui nutro la più profonda fiducia.
In questo momento cruciale che determina il completamento delle basi del movimento di kosen-rufu nel mondo per l’eternità, come responsabili della Legge mistica nella terra d’Europa, luogo fondamentale della civiltà umana, siete il tetto che protegge i membri, la colonna portante della società e lottate con lo spirito del leone all’attacco. In tal senso, dal punto di vista del Buddismo ciascuno di voi ha una grande fortuna e un’importante missione che deriva da profondi legami karmici.
I compagni di fede europei hanno lottato molto bene e adesso la Sgi europea è diventata una bellissima organizzazione.
Nel Gosho Nichiren Daishonin scrive: «Il Budda Shakyamuni insegna che chi fa offerte al devoto del Sutra del loto nell’Ultimo giorno della Legge anche per un solo giorno, acquisterà una fortuna incomparabilmente più grande che se offrisse innumerevoli tesori al Budda per centomila eoni» (La persona e la Legge, SND, 4, 281). Alla luce del Gosho e delle scritture buddiste, non c’è dubbio che la buona fortuna che state accumulando voi che vivete nel mondo reale dell’Ultimo giorno della Legge – pregando giorno dopo giorno per la felicità degli amici e dedicandovi col desiderio che la società si sviluppi – brillerà vita dopo vita rendendo capaci le vostre famiglie di prosperare per l’eternità. I membri della Soka Gakkai che si dedicano completamente a kosen-rufu e alla pace mondiale sono bodhisattva che vivono l’esistenza più nobile che ci possa essere, e sono quindi Budda. Rispettandovi e incoraggiandovi l’un l’altro, per favore create in Europa un’unità di itai-doshin tale da risplendere come esempio nel mondo. Desidero che i responsabili per primi si impegnino con entusiasmo nella propria rivoluzione umana, diventino una guida per kosen-rufu e offrano consigli saggi, manifestando ciò in cui credono e la loro magnanimità.
Facendo ardere nei propri cuori “la forza vitale del sole di kuon ganjo“, andiamo avanti insieme con coraggio e allegria, mirando alla grande vittoria di questo nuovo anno.
«La voce svolge l’opera del Budda». Facendo risuonare una voce caratterizzata dal coraggio e dalla convinzione, con una sincera diplomazia umanistica allargate ulteriormente il cerchio di amicizia e fiducia, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione.
[…] Per favore prendetevi cura di voi stessi e mantenete una condizione vitale alta!
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Il 2007 visto da voi
Dalle testimonianze giunte in redazione emerge un fattore comune: la determinazione con cui affrontare le sfide dell’anno.
A Genova: un puzzle di nuovi progetti
Michele: Ho due obiettivi personali: laurearmi e andare a vivere da solo. Dal punto di vista dell’attività, condivido e faccio mio lo scopo comune dei giovani di raddoppiare il gruppo Leonardo. Desidero e auguro a tutti che sia un anno gioioso.
Filippo: Come responsabile di gruppo desidero che le riunioni di discussione diventino fonte di gioia da trasmettere agli altri. Da un punto di vista più “personale”, in un ambiente di lavoro come il mio, che considera “anziani” i cinquantenni, mi sono riproposto di “ricominciare da zero” e di realizzare l’obiettivo di un più alto livello di responsabilità operativa.
Anna: La più grande determinazione è arrivare al dialogo imparando ad ascoltare gli altri. L’obiettivo più “personale”, invece, è che mio figlio possa sperimentare con la sua vita che il Gohonzon “funziona”!
Elisabetta: Negli ultimi mesi del 2006 mio figlio è rimasto coinvolto in un grave incidente. In questa vicenda ho riconosciuto la grande occasione di sperimentare la gioia che deriva dalla Legge e di attingere alla forza che mi avrebbe consentito di superare “qualsiasi cosa”. Con questo atteggiamento di gratitudine, gioia e affidamento, voglio affrontare questo nuovo anno.
Maurizio: I miei scopi per il 2007, sono per così dire “numerici”: una attività sferzante con almeno venti visite a casa e ottocento persone felici a livello di territorio. Viaggiare per kosen-rufu è invece il mio scopo personale.
Sirio: Lo scopo di noi artisti è toccare il cuore di più persone possibili. In particolare, stiamo sperimentando un nuovo modo di fare attività: questa sera abbiamo letto il Gosho, e la musica è diventata il suo approfondimento. In questo modo crediamo di aver toccato il cuore degli altri.
A Livorno: giovani fuori e giovani dentro
Vito e Francesca, 139 anni in due, ovvero 72 lui e 67 lei. Praticano da venti anni, lui è responsabile di settore e lei di gruppo. Entrando nella loro casa si ha la sensazione di entrare in un luogo di pace, un piccolo centro culturale. Hanno una stanza per il Gohonzon, dedicano la loro vita alla diffusione del Buddismo. Vito per questo 2007 si è messo lo scopo di ricontattare le persone che hanno smesso di praticare; Francesca quello di far crescere persone di valore all’interno del suo gruppo creando nuovi successori e sostenendo attivamente il flusso di kosen-rufu, che a Livorno per buona parte inizia proprio dalla loro casa.
Giorgio: (13 anni), figlio di Rossella e Claudio, membri da oltre 10 anni, è cresciuto “a pane e Daimoku”.
Da un po’ di tempo, a causa di un andamento scolastico un po’ critico, ha sentito il desiderio di provare Nam-myoho-renge-kyo. Quotidianamente recita per pochi minuti, e dentro sente una forza smuoversi, e con energia rinnovata ha determinato di vincere durante questo 2007, portando a casa ottimi voti.
Alessia: (7 anni), nata con la palatoschisi, fin dalla nascita ha subito vari interventi chirurgici, ma l’ultimo intervento risolutivo risale a due anni fa. Alessia recita Daimoku da quando ha memoria. Sa leggere la prima pagina del libretto di Gongyo e si sforza di imparare anche le altre.
A Firenze: sviluppare persone felici
A Firenze la maggior parte dei desideri sono indirizzati allo sviluppo di persone felici. Il desiderio è riuscire a trasmettere la Legge mistica trovando le parole che toccano il cuore e avvicinano le persone. Il coordinatore degli staff, Riccardo, ringrazia tutti per avergli dato l’occasione di sfidarsi nelle relazioni con gli altri, ma per il 2007 sottolinea i punti essenziali per migliorare la qualità delle attività nei vari staff: puntualità, senso di responsabilità, dedizione e rispetto. Laura, che pratica da poco, ha un grande obiettivo: all’età di quarantaquattro anni ha ripreso gli studi universitari e intende laurearsi entro il prossimo anno accademico, sforzandosi anche di propagare il Buddismo di Nichiren. Dopo ventidue anni, cambiamenti importanti nella famiglia di Stefano M.; per il nuovo anno vuole vedere crescere il suo hombu e la sua professione. Anche Stefano R., dopo venti anni è riuscito a portare la pratica buddista in famiglia; il 2006 è stato un anno preparatorio e al 2007 chiede… di innamorarsi.
Annalisa Marangio, Antonella Mastrorilli e Maria Paparazzo
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Il dialogo come soluzione
Fondata a Roma la Consulta giovanile per il pluralismo culturale e religioso.
Immaginate un luogo in cui quindici giovani rappresentanti di nove religioni si confrontano per trovare soluzioni ai problemi dell’integrazione e della coesione sociale del Paese. Immaginate uno Stato che dà loro un ruolo, fondando una consulta per aiutarlo ad affrontare i problemi, conoscere le realtà che costituiscono una società sempre più poliedrica e che gli chieda dei pareri su temi specifici. Non sarebbe meraviglioso un Paese così? E se vi dicessi che questo Paese è l’Italia e che sono stati chiamati a far parte di questa Consulta anche due giovani a rappresentanza della Soka Gakkai?
No, non è né uno scherzo, né un’ipotesi remota. La Consulta giovanile per il pluralismo culturale e religioso è stata fondata e presentata a Roma il 10 gennaio con un decreto firmato, davanti a una sala gremita di giornalisti e autorità religiose, dai ministri per le Politiche giovanili, Giovanna Melandri, e dell’Interno, Giuliano Amato, che presiedono l’organismo. È formata da ragazzi dei diversi credi cristiani, ebrei, musulmani e buddisti. Per la Soka Gakkai, unico istituto buddista rappresentato, partecipano Marta Arkerdar, vice responsabile nazionale della Divisione giovani donne, e Francesco Santangelo, vice responsabile nazionale della Divisione studenti.
Uno strumento “unico al mondo”, ha spiegato il ministro Melandri, che dovrà aiutare lo Stato a trovare risposte nuove, un “modello italiano” di integrazione e acquisizione dei diritti previsti dalla Costituzione. La Consulta, che si riunisce una volta al mese, non sarà un “parlamentino”, ma uno spazio di condivisione e di dialogo a cui verranno chiesti pareri su temi specifici.
L’obiettivo indicato dai ministri è di creare una connessione tra i vari pezzi di cui è fatta la società italiana. Questo, ha spiegato Amato, è il “compito più politico” che si possa individuare oggi. Il bene comune si può perseguire, ha aggiunto, “solo se la società è coesa”. E la religione ha un enorme potenziale unificante, se non si sceglie di utilizzarla per dividere. Alla Consulta è affidato il compito di sciogliere questa contraddizione ed è costituita da giovani perché sono i più aperti e i più portati a guardare le ragioni che uniscono. Un “tempio del dialogo”, insomma, a cui la Soka Gakkai è stata chiamata a partecipare.
Nella cerimonia i membri della Consulta hanno portato in dono un libro che rappresentasse la propria identità. Francesco Santangelo e Marta Arkerdar (sullo sfondo nella foto) hanno portato I protagonisti del XXI secolo, i dialoghi di Daisaku Ikeda con i giovani. Giuliano Amato ha donato la Costituzione europea e Giovanna Melandri la Costituzione italiana, poi, su “proposta dei ragazzi buddisti” – come ha tenuto a sottolineare la Melandri – ha aggiunto la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Giorgia Fattinnanzi
I partecipanti alla Consulta giovanile
Osama Al Saghir è tra i fondatori dell’Associazione Giovani Musulmani Italiani di cui è stato presidente nazionale dal 2004 al 2006.
Marta Arkerdar dal 2004 è vice responsabile nazionale giovani donne dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
Marieta Balauca è laureata in teologia e assistenza sociale.
Gianluca Budano è dirigente nazionale delle Acli e segretario nazionale dei giovani delle Acli.
Rossana Caglia fa parte della redazione del notiziario della Federazione Giovanile Evangelica Italiana.
Deborah Cesana è stata vicepresidente dell’Associazione Unione Giovani Ebrei d’Italia e dei Giovani Ebrei d’Europa.
Paolo Ciani svolge attività di mediazione culturale e dialogo interreligioso all’interno della Comunità di Sant’Egidio.
Fatima Habib Eddine ha fatto parte del direttivo nazionale dei Giovani Musulmani Italiani ed è responsabile della sezione Gmi di Torino.
Francesco Santangelo dal 2004 è vice responsabile nazionale studenti dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.
Saverio Scuccimarri è pastore avventista a Palermo e direttore della Gioventù Avventista Siciliana.
Francesco Spano è cultore della materia presso la cattedra di Diritto ecclesiastico e canonico dell’Università di Pisa ed è assistente del ministro dell’Interno Giuliano Amato. Svolge il ruolo di coordinatore della Consulta.
Fabrizio Mihai Tognetti è ministrante nella Chiesa Ortodossa Romena.
Ilaria Valenzi è vicepresidente nazionale dei Giovani di Azione Cattolica.
Tobia Zevi è vicepresidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia ed è membro dei Governing board del World Jewish Congress.
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Allenarsi giorno per giorno
Il messaggio che il presidente Ikeda ha inviato in occasione del corso nazionale soka-han e byakuren tenutosi a Pescia dal 1 al 4 dicembre 2006 che ha coinvolto 204 rappresentanti provenienti da tutte le regioni d’Italia.
Ai miei amati membri del gruppo italiano soka-han e byakuren, che rispetto dal profondo del cuore, grazie per i vostri sinceri sforzi che vi hanno portato a riunirvi in occasione del corso nazionale, da tutte le zone d’Italia, animati da spirito di ricerca. Non esiste immagine più nobile della vostra, mentre vi dedicate ai compagni di fede, per la Soka Gakkai, giorno dopo giorno, con serietà e sincerità. Nel Gosho I tre tipi di tesori Nichiren Daishonin scrive: «Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo, e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore» (SND, 4, 177). Inoltre, il Daishonin ripete più volte: «È il cuore che è importante».
Daimoku e Gongyo che recitiamo ogni giorno, ogni singola attività che realizziamo nella Gakkai, tutto, è la manifestazione della lotta per aumentare in modo incommensurabile i tesori del cuore. Ciò rappresenta l’allenamento per lucidare la propria vita. Una vita vissuta come meglio piace può apparire divertente, ma non sarà mai un’esistenza ricca di vittorie e felicità. Senza lo sforzo e l’allenamento, l’essere umano non può completare se stesso. Chi riesce ad affrontare e a superare le tempeste della vita è forte. Inoltre, coloro che si sono allenati durante la gioventù con coraggio, sono diventati tutti degli splendidi leader. Allenando se stessi possiamo aprire un varco di gloria.
La madre del movimento per i diritti civili in America, Rosa Parks, affermava: «Io sono convinta che nell’energia dei giovani vi sia la forza motrice del cambiamento positivo».
È proprio così. Anch’io, fin dalla mia gioventù, ho lottato in prima linea per il movimento di kosen-rufu. Solo la strada di non dualità di maestro e discepolo è l’anima della Soka Gakkai e del movimento di kosen-rufu. Desidero che in questa nuova epoca voi giovani italiani ereditiate l’anima Soka di non dualità di maestro e discepolo e con la vostra passione e la vostra forza costruiate una storia nuova e imponente del movimento di kosen-rufu.
Il sole del Buddismo di Nichiren Daishonin, adesso, ha iniziato a brillare in tutto il mondo. Il movimento di pace e cultura da noi promosso si sta ampliando in tutti i continenti. L’immagine dello sviluppo della Divisione giovani italiana è la prova di questo modello.
Desidero che voi tutti, riuniti per questo corso e che vivete per realizzare la vostra importante missione, brilliate di vitalità e allegria come soli della nuova Soka Gakkai del progresso e della vittoria.
Il presidente Toda soleva affermare: «Fate della parola sincerità il tesoro della vostra gioventù». Anche nei momenti in cui le cose non vanno come si desidererebbe, senza rassegnarsi, con sincerità, vi chiedo di avanzare con tenacia verso la vittoria. Anche io continuo e continuerò a recitare Daimoku, con tutte le mie forze, per tutti voi che siete così preziosi.
Per favore prendetevi cura di vostro padre e di vostra madre! Prendetevi cura dei vostri amici! Vi auguro di stare bene!
Daisaku Ikeda
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Sigfrido Ranucci, costruttore di pace
Il riconoscimento, giunto alla sesta edizione, premia il giornalista RAI che ha denunciato l’uso di armi chimiche in Iraq.
Si è svolta venerdì 12 gennaio a Castelnuovo Magra (La Spezia), presso il Centro sociale di Molicciara, la consegna del premio “Costruttori di pace fra XX e XXI secolo”. Il premio viene assegnato ogni anno dal comune di Castelnuovo Magra con il supporto e la collaborazione del Centro Interdipartimentale di Scienze per la Pace dell’Università degli Studi di Pisa (Cisp) e dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Il riconoscimento è andato quest’anno a Sigfrido Ranucci (quarto da destra nella foto), giornalista di RaiNews 24, autore del filmato Fallujah. La strage nascosta, con il quale ha denunciato l’uso d’armi chimiche da parte dell’esercito Usa durante il bombardamento della città irachena nel novembre 2004. Un servizio (che può tuttora essere visto in Internet sul sito di RaiNews 24) quasi completamente ignorato dalla stampa e dalle televisioni nazionali ma ripreso, a ridosso della sua uscita sulla rete, da oltre 1.100 televisioni estere e scaricato da più di 5 milioni e mezzo di contatti, contando la versione inglese e araba.
Prima della consegna dell’onorificenza da parte del sindaco di Castelnuovo Marzio Favini, del professor Giorgio Gallo, presidente del Centro Interdipartimentale di Scienze per la Pace dell’Università degli Studi di Pisa e di Valeria Venturi, vice responsabile nazionale donne dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, il filmato è stato presentato al pubblico in sala. Alla proiezione è seguita una tavola rotonda dal titolo “Per un’informazione e una comunicazione di pace”, moderata da Francesco Cavalli – assessore alla pace e alla cultura del comune di Riccione e vicepresidente del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani di Perugia – alla quale hanno partecipato, oltre al premiato, Giuseppe Carrisi, giornalista di Rai International e autore del libro documento Kalami va alla guerra. I bambini soldato, e Marina Marrazzi, giornalista collaboratrice di Buddismo e Società.
Al termine della manifestazione, che ha visto un dibattito con un pubblico interessato e partecipante, il vicesindaco Giorgio Baudone ha ringraziato tutti gli amici buddisti i quali, lavorando nell’ombra, hanno reso possibile la buona riuscita dell’evento.
Emilio Mariella
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L’accoglienza vien mangiando
Sono arrivati in cinquanta da Colle Val d’Elsa, Poggibonsi, San Gimignano, Volterra, Sasso Pisano, Radicondoli, Castelfiorentino, Certaldo, Gambassi solo per mangiare una pizza. In realtà l’occasione è stata il terzo incontro della Divisione giovani dell’hombu Colle Val d’Elsa il cui tema è stato “L’accoglienza”, intesa sia come atteggiamento da sviluppare verso gli altri sia verso se stessi. La riunione si è tenuta il 19 dicembre a Montaione, in una pizzeria appunto, gentilmente offerta durante il giorno di chiusura settimanale da uno dei partecipanti. Quando l’utile insomma, si accompagna al dilettevole…
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Nei luoghi di Nichiren Daishonin
Il 16 febbraio 1222 in una famiglia di pescatori nasceva Zennichimaro, conosciuto meglio col nome assunto in seguito: Nichiren. Ecco il resoconto di un viaggio sulle tracce della sua vita.
Lo scorso novembre abbiamo realizzato un sogno: siamo andati in Giappone per visitare i luoghi legati alla fede buddista. Un po’ di tempo fa avevamo stretto amicizia con alcuni studenti d’italiano dell’Università Soka in visita nel nostro paese che in questa occasione sono stati i nostri ciceroni. Abbiamo visitato numerosi Centri della Soka Gakkai presenti nel quartiere di Tokyo Shinanomachi, compresi l’edificio della Min-On, istituzione che organizza eventi musicali, e la sede del giornale Seikyo Shimbun.
Miyu, una delle studentesse, il giorno dopo ci ha accompagnato a visitare il tempio dove Nichiren entrò giovanissimo e dove passò gli anni della sua formazione. Dopo un viaggio in treno di tre ore siamo arrivati a Kominato, nella provincia di Awa, nella odierna prefettura di Chiba. Il piccolo paese di pescatori dove Nichiren Daishonin è nato si chiama Kataumi ed è oggi sommerso dall’acqua; attualmente è un posto turistico e di villeggiatura. «Io, Nichiren, provengo da una famiglia umile, sono nato lungo le coste di Kataumi nel villaggio di Tojo, nella provincia di Awa, sono un uomo che non possiede né autorità né virtù» (SND, 6, 35). Nelle vicinanze esiste un’area di templi cosiddetti “della nascita”, dal nome Taijo-ji. Tra i vari edifici si trova una statua di Nichiren bambino; un cartello invita alle prossime celebrazioni per commemorarne la nascita, il 16 febbraio 1222. Davanti al tempio principale si alza una stele che lo indica come grande bodhisattva. Il complesso appartiene a una delle varie scuole Nichiren e nei butsuma dei vari templi si trovano gli oggetti più disparati: candele, statuette, fiori di loto, mandala con ogni genere di scritte, tamburi. Tra i vari templi c’è anche quello shintoista, onnipresente in Giappone.
Lasciato Kominato, dopo alcune fermate di treno e un tragitto a bordo di un taxi, arriviamo al tempio Seicho-ji, situato in montagna, dove il dodicenne Zennichimaro fu mandato dai genitori per formarsi e dove pregò davanti alla statua del bodhisattva Kokuzo per diventare “la persona più saggia del Giappone”. Al Seicho-ji si trova un albero millenario che esisteva, quindi, già a quei tempi e una colonna con iscritto Nam-myoho-renge-kyo nel posto dove Nichiren lo proclamò per la prima volta il 28 aprile 1253. Che emozione recitare tre Daimoku proprio lì! Davanti a tutto ciò si trova un grande spiazzo dove Nichiren confutò le quattro maggiori sette buddiste dell’epoca e proclamò il suo insegnamento.
Un’altra tappa del nostro viaggio è stata Kamakura. Qui il Daishonin visse più di vent’anni. All’epoca la città era sede del governo militare del Giappone, quindi egli scelse di vivere vicino al governo e alle autorità religiose dell’epoca. Abbiamo visitato l’area del tempio Myoho-ji, tempio della “Legge mistica”, che sorge a Matsubagayatsu (dove Nichiren è stato perseguitato dopo aver presentato il trattato Rissho ankoku ron all’ex reggente Hojo Tokiyori nel 1260) e che si trova a pochi chilometri da Kamakura. Salendo per la collina si trovano successivamente il luogo dove si dice sia stato scritto il trattato Rissho ankoku ron (Adottare la dottrina corretta per la pace nel paese), in cui vi è una statua di Nichiren, e una costruzione che ricorda l’ubicazione della capanna dove ha vissuto per tanti anni, fino ad arrivare in cima da dove è possibile ammirare la baia di Kamakura. Anche quest’area appartiene a una scuola Nichiren che ha messo per protezione due volpi davanti alla statua del Daishonin. Percepiamo la sofferenza di Kazuchika, lo studente che ci accompagna quel giorno, contrario alla visita di un tempio di una scuola “eretica”, e lo dobbiamo quasi trascinare a forza a venire con noi. Ci dirigiamo all’entrata e facciamo shakubuku alla cassiera, mentre lui traduce in giapponese, la sua espressione e il suo stato d’animo cambiano a vista d’occhio; successivamente quest’azione diventa per lui consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande e lo comunica immediatamente agli altri studenti.
Da Matsubagayatsu arriviamo, passando vicino all’abitazione che fu di Shijo Kingo, alla spiaggia di Tatsunokuchi. Mentre facciamo lo stesso percorso pensiamo a Nichiren Daishonin che qui, nella notte del 12 settembre 1271, passò con i soldati che lo accompagnavano al luogo che doveva essere quello della sua esecuzione, e dove invece è avvenuto hosshaku kempon (abbandonare il transitorio e rivelare l’originale): «Nel dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno, tra le ore del topo e del bue [dalle ventitré alle tre del mattino] questa persona chiamata Nichiren fu decapitata» (SND, 1, 172). Sulla collina sovrastante la spiaggia sorge dal 1999 un Centro studi della Soka Gakkai voluto dal presidente Ikeda il quale ha affermato: «È da questo luogo che tutti dovremmo ripartire», invitando tutti, giapponesi e non, a visitare questo Centro studi. Abbiamo fatto nostre le parole di sensei e abbiamo deciso di ripartire da lì, consapevoli dell’immensa fortuna di aver incontrato questo Buddismo in mezzo alla grande confusione teorico-religiosa che regna ancora oggi in Giappone, come ai tempi di Nichiren Daishonin.
Ilona Maier e Stefano Roschi
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Diario dal sol levante
Comunicare al di là delle parole
“Lost in Translation” è diventata una frase cult per definire incomprensioni che vanno al di là della semplice differenza di lingua. In effetti, qualcosa di vero c’è.
Il motivo è semplice: la Sgi ha sede in Giappone e non sempre la traduzione di un discorso è sufficiente per capirsi a fondo. Ma perché?
L’italiano è una lingua pittorica e descrittiva. Si usano una moltitudine di parole per dare la sensazione quasi visiva di ciò che si intende comunicare e siamo grandi amanti dei doppi sensi. Una studentessa giapponese una volta chiese perplessa che cosa potesse mai significare “il gelo lunare in sala” che descriveva uno spettacolo andato male. Ma che c’entra la luna a teatro?
Il giapponese d’altro canto è proprio l’esatto opposto. L’arte sta nell’usare meno parole possibili per comunicare il più possibile. I significati sono sempre apparentemente sfumati, ma netti allo stesso tempo. Non è bello usare degli assoluti, soprattutto se sono negativi. Il senso della misura viene espresso in maniera diametralmente opposta: una famosa battuta dice che quando gli italiani affermano di «sapere l’inglese bene» sta a dire che se la cavicchiano. I giapponesi direbbero «parlo veramente solo un pochino», ma in realtà capiscono molto bene. Non dicono “impossibile”, ma “difficile”. Quando noi diciamo «non ci son problemi, ci penso io»… spesso sta a significare tutto l’opposto.
Ogni singolo individuo percepisce il mondo intorno a sé in maniera differente. Individui che vivono nello stesso ambiente, probabilmente hanno percezioni similari, come è normale che da altre parti del mondo si intendono le cose in una maniera totalmente differente. Anche per i membri giapponesi che ci aiutano a praticare non è sempre facile. Quante volte vi sarà capitato di sentire degli esempi usati per spiegare un principio buddista che apparentemente non stanno né in cielo né in terra? D’altra parte, provate a tradurre in giapponese frasi che in Italia sono già degli archetipi…
Ma allora dobbiamo diventare tutti poliglotti ed esperti di culture esotiche? Non è questa la soluzione. Cominciamo intanto a valorizzare le differenze e soprattutto a comunicare con il cuore. Sappiamo bene come esistano delle sostanziali differenze di percezione delle parole, ad esempio, fra donna e uomo anche se nati e cresciuti nella stessa strada: pensiamo un po’ dall’altra parte del mondo. Il presidente Ikeda ha dichiarato recentemente che uno dei rimpianti della gioventù è non aver studiato a fondo l’inglese. Infatti lo vediamo sempre in compagnia di interpreti. Tuttavia, una delle ragioni per cui riesce a instaurare dei rapporti sinceri con molte persone in ogni angolo del globo è il fatto che riesce a comunicare barrier-free, cioè senza preconcetti, con la persona che gli sta di fronte. Allora, l’interprete diventa solo un supporto tecnico. Forse la maggior parte di noi non ha molte occasioni di interagire con persone che parlano altre lingue. Non è neppure scopo della pratica diventar linguisti. Quello che possiamo imparare invece dall’esempio di sensei, per la nostra vita quotidiana, è di comunicare – al di la delle semplici parole – con il nostro cuore arrivando diritti alla vita delle persone. Questa capacità è di gran lunga più importante di ogni conoscenza linguistica ed è la base del dialogo. È molto difficile, certo. Pertanto dovremmo impegnarci al massimo. Il beneficio nella nostra vita quotidiana sarà immenso.
Luigi Finocchiaro
pratica il Buddismo dal 1981
vive e lavora a Tokyo da otto anni