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È difficile mantenere la fede in questo sutra - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:46

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È difficile mantenere la fede in questo sutra

Nichiren Daishonin esorta Kingo e tutti i suoi discepoli a non dare mai per scontato niente e che gli ostacoli finora superati non sono garanzia di vittoria sulle difficoltà in corso. Per affrontare gli imprevisti della vita è necessario ogni volta rinnovare uno spirito combattivo

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Nichiren Daishonin esorta Kingo e tutti i suoi discepoli a non dare mai per scontato niente e che gli ostacoli finora superati non sono garanzia di vittoria sulle difficoltà in corso. Per affrontare gli imprevisti della vita è necessario ogni volta rinnovare uno spirito combattivo

1274-1276. Il cuore e il corpo

Pochi giorni dopo il suo arrivo a Kamakura, il Daishonin viene convocato presso il tribunale militare presieduto da Hei no Saemon. Tre anni prima Nichiren aveva ammonito invano Hei no Saemon circa le due calamità che avrebbero colpito il Giappone: le lotte intestine e l’invasione straniera. Ora, sopravvissuto alla tentata decapitazione e all’esilio, è lo stesso Hei no Saemon a chiedere al Daishonin una previsione circa l’invasione mongola. Nichiren afferma che si verificherà entro l’anno ed esorta il governo a non affidare la sicurezza del paese alle preghiere della setta Shingon. Ma per la terza volta, considerando che il primo tentativo di convincere le autorità è stato il Rissho ankoku ron (Assicurare la dottrina corretta per la pace nel paese), le sue parole non vengono recepite. Inoltre, in un’epoca dominata da un regime militare, la previsione dell’invasione straniera, mai avvenuta prima in Giappone, viene letta in chiave disfattista e antipatriottica. Così il Daishonin viene accusato di gioire dell’attacco mongolo come se per lui fosse più importante confermare le previsioni fatte in base al Sutra del Loto piuttosto che salvare il proprio paese dalla guerra. Comunque, quando Nichiren Daishonin comprende che il governo non intende procedere a una svolta, si ritira sul monte Minobu allo scopo di dare basi eterne alla propagazione del vero Buddismo per tutta l’umanità. Al centro delle sue cure ora c’è la formazione dei discepoli e il continuo sostegno a quelli più esposti a difficoltà e persecuzioni. I suoi discepoli infatti vedono nel suo ritorno da Sado e nell’imminente invasione straniera una conferma della validità dell’insegnamento di Nichiren e reagiscono apertamente al clima di diffamazione che circonda il loro maestro. Come aveva già spiegato a Shijo Kingo, «nel bene e nel male la popolazione condividerà sempre il destino del proprio sovrano» (La voce chiara e penetrante, SND, 6, 108), quindi ora che l’intera nazione è schierata contro il Daishonin, i suoi discepoli sono forzati a chiarire la propria posizione. È il caso di Shijo Kingo, come lo stesso Nichiren racconta: «Ognuno di voi fa parte del seguito del governante. Sebbene il tuo cuore concordi con quello di Nichiren, il corpo è al servizio del tuo signore; così sembrerebbe estremamente difficile che tu possa evitare la colpa di complicità. Ma tu hai parlato di questo insegnamento al tuo signore e lo hai spinto a prendere fede in esso. Com’è ammirevole! Anche se egli per ora non ti ha dato ascolto, tu hai evitato la colpa di complicità. Da ora in poi devi stare attento a ciò che dici. Gli dèi del cielo senza dubbio ti proteggeranno e io stesso dirò loro di farlo. Per favore, adotta ogni possibile precauzione. Adesso quelli che ti odiano saranno più che mai all’erta per trovare un’occasione di nuocerti. […] La prudenza non sarà mai troppa» (Esponendo questo insegnamento al tuo signore hai evitato la colpa di complicità, SND, 8, 59-60). Nichiren loda il coraggio di Shijo Kingo, ma lo invita a proteggere la propria vita con la massima cura. Infatti, in seguito al tentativo di conversione del signore di Ema, Shijo Kingo è sottoposto al pericolo di perdere, oltre che il feudo, la vita stessa. Da una parte Ema gli ingiunge di abbandonare la fede, dall’altra i suoi colleghi, approfittando del suo isolamento, attentano alla sua vita per impossessarsi dei suoi beni. Nei cinque anni successivi Nichiren consiglierà dettagliatamente il suo discepolo su ogni iniziativa legata alla sua sicurezza e lo sosterrà soprattutto sul piano della fede. Sei mesi dopo questa lettera invia infatti a Shijo Kingo una risposta al dubbio che Nissho, uno dei sei preti anziani, gli ha riferito. Kingo si chiede come sia possibile essere sommersi dalle difficoltà quando il sutra promette “pace e sicurezza in questa vita e buone circostanze nella prossima”. La risposta di Nichiren si sviluppa in questo modo: «È vero tutto ciò, o mi ha dato una notizia falsa? In qualunque caso, approfitterò di questa opportunità per risolvere qualsiasi dubbio tu possa avere. In un brano del Sutra del Loto si legge: “…difficile da credere e difficile da capire”. Molti vengono a conoscenza di questo sutra e lo accettano, ma pochi mantengono la fede di fronte a grandi ostacoli. Coloro che abbracciano questo sutra dovrebbero essere pronti a incontrare difficoltà. È comunque certo che essi “raggiungeranno velocemente la suprema Illuminazione”. “Mantenere la fede” vuol dire serbare nel cuore Nam-myoho-renge-kyo, l’insegnamento per mezzo del quale tutti i Budda del passato, del presente e del futuro raggiungono l’Illuminazione. […] Un fuoco brucia più alto quando si aggiungono dei ceppi, e un forte vento fa gonfiare il gura. I rami del pino secolare si piegano e si contorcono invecchiando. Il devoto del Sutra del Loto è come il fuoco e il gura, mentre le sue persecuzioni sono come i ceppi e il vento. Il devoto del Sutra del Loto è il Budda della vita eterna; non c’è da stupirsi che la sua pratica sia ostacolata, proprio come i rami di pino sono piegati o spezzati. D’ora in avanti dovresti ricordare sempre le parole: “È difficile mantenere la fede in questo sutra”» (La difficoltà di mantenere la fede, SND, 4, 153-154). Il Daishonin, dopo aver chiesto conferma a Kingo di quanto riferito da Nissho, si adopera comunque a sciogliere qualsiasi dubbio, senza il minimo giudizio sulla fede del discepolo. È un elemento molto significativo nel rapporto fra Nichiren e i suoi discepoli quello di non dare mai per scontato che, nonostante ripetute prove di grande fede, supereranno automaticamente anche le difficoltà in corso. In sostanza Nichiren non emette giudizi circa la qualità della fede, loda ogni progresso ma sottolinea che ogni ostacolo richiede un completo rinnovamento. La necessità di rafforzare la propria fede al mutare delle circostanze è ribadita in una lettera del mese successivo: «Quanto alle preghiere di tua moglie, penso che, benché ella non dubiti del Sutra del Loto, la sua fede sia debole. […] Il fatto che le preghiere di Nichigennyo non abbiano ottenuto risposta è paragonabile a un forte arco con una corda debole o a una buona spada nelle mani di un codardo. Non è certo colpa del Sutra del Loto. Spiegale a fondo che lei stessa deve abbandonare una volta per tutte gli insegnamenti Nembutsu e Ritsu e fare il possibile perché anche gli altri li abbandonino, così come hai fatto tu nonostante l’odio degli altri» (Il palazzo reale, SND, 5, 109). È arrivato il momento in cui non è più sufficiente credere nel Sutra del Loto, occorre abbandonare ogni altra pratica e fare il possibile perché anche gli altri facciano lo stesso.
È quanto va facendo Shijo Kingo, che infatti sta affrontando conseguenze durissime. Un anno dopo Nichiren lo incoraggia con queste parole: «Non c’è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo. Il sutra afferma: “E là gli esseri viventi sono felici e a proprio agio”. Potrebbe forse indicare qualcosa di diverso dalla gioia senza limiti della Legge? Tu sei ovviamente incluso fra gli “esseri viventi” e “là” indica Jambudvipa, in cui è compreso il Giappone. “Felici e a proprio agio” non vuole forse dire che i nostri corpi e le nostre menti, le nostre vite e i nostri ambienti, sono entità dei tremila regni in un singolo istante di vita e il Budda di assoluta libertà? Non c’è vera felicità se non quella di avere fede nel Sutra del Loto. Questo si intende con “godranno di pace e sicurezza nell’esistenza presente e nasceranno in circostanze favorevoli nelle successive”. Non permettere mai che le avversità della vita ti preoccupino. Nemmeno i santi o i saggi possono evitarle. Recita Nam-myoho-renge-kyo e bevi sakè solo a casa con tua moglie. Quando c’è la sofferenza illuminati rispetto a essa e quando c’è la gioia apriti alla gioia. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge? Rafforza il potere della tua fede più che mai» (Felicità in questo mondo, BS, 118, 8).
Nichiren invita Shijo Kingo a cercare dentro di sé, attraverso Nam-myoho-renge-kyo, la felicità. Più le circostanze sono avverse, più è necessario credere che non esistono soluzioni “esterne”, situazioni migliori, ma che gioia, libertà, felicità sono già presenti nella vita e vanno cercate con assoluta determinazione lì dove si sta sperimentando la sofferenza. Questo invito doveva essere quanto mai pertinente, perché un mese dopo Nichiren risponde a Shijo Kingo che gli aveva comunicato, fra le altre cose, la sua intenzione di dimettersi dal servizio al suo signore e di farsi monaco. Il Daishonin lo invita allora a considerare le cose da un nuovo punto di vista: «Nella tua lettera menzioni certe cose che, a ben considerare la sostanza della questione, tu non dovresti fare. Io, Nichiren, sono odiato dal popolo giapponese e ciò è dovuto interamente all’ostilità del signore di Sagami. Ma benché il governo abbia agito senza ragione, anche prima che incontrassi queste difficoltà sapevo che dovevano succedere e decisi che, qualunque cosa mi fosse capitata in futuro, non avrei nutrito rancore verso gli altri. Questo pensiero agì forse come una preghiera, perché sono potuto uscire illeso dalle varie persecuzioni e ora non ho più alcuna difficoltà. Chi mi ha aiutato a non morire di fame nella provincia di Sado e chi mi ha aiutato finora a recitare il Sutra del Loto fra queste montagne? Solo tu mi hai aiutato. E perché hai potuto aiutarmi? Grazie al nyudo, il signore di Ema. Benché a sua insaputa, indubbiamente la sua è stata come una preghiera per me. E se le cose stanno così, sarà una specie di preghiera anche per te. Inoltre, se puoi ripagare i debiti di gratitudine verso i tuoi genitori lo devi a lui. Qualunque cosa possa accadere, come puoi abbandonare il servizio di un simile uomo? Se lui ti respinge ripetutamente, non puoi fare nulla, ma non devi abbandonarlo tu, anche se ne andasse della tua vita. Il brano del sutra citato sopra dice che chi non riconosce i propri obblighi di gratitudine, farà una fine prematura. […] Tu hai aiutato Nichiren nelle sue opere meritevoli e gli uomini malvagi non potranno farti del male. Se per caso ti dovesse capitare qualcosa, si tratterebbe di una retribuzione nella vita presente dell’odio da te nutrito in una vita precedente contro un seguace del Sutra del Loto. Questa retribuzione non può essere evitata neanche rifugiandosi fra le montagne o in alto mare. […] Riguardo a ciò che mi scrivi, che tu sia in errore o meno, non dovresti comunque lasciare il tuo servizio. Non preoccuparti di qualunque cosa possano dire gli altri. Quanto al tuo desiderio di diventare un prete laico, ci sarà tempo in futuro. Se dovessero sorgere circostanze sfavorevoli, sia materiali che spirituali, potresti essere soggetto di nuovo a varie cattive influenze. Di questi tempi vi sono donne che si fanno suore e ingannano la gente, e uomini che si fanno preti e si macchiano di gravi colpe. Non devi assolutamente fare una cosa simile» (Consacrazione di una statua del Budda Shakyamuni, SND, 8, 70-72). Nichiren riporta innanzitutto la sua esperienza: pur sapendo che avrebbe attirato su di sé odio e persecuzioni, ha deciso di non nutrire rancore verso gli altri. Inoltre deve la sua sopravvivenza alle offerte di Kingo, che a sua volta è stato in condizione di aiutarlo grazie al servizio presso il signore di Ema. Inoltre Kingo può ripagare i debiti di gratitudine nei confronti dei genitori grazie al suo signore. Quindi Nichiren lo esorta a trasformare il rancore in gratitudine. Ribadisce inoltre l’assoluta inefficacia di ogni soluzione esterna: non esiste luogo fisico in cui ci si possa riparare dalle retribuzioni karmiche e non si può scegliere la via dei voti religiosi per sfuggire a una sofferenza che non si sa risolvere. Si diventa prete con motivazioni assolutamente positive, altrimenti ci si aggiunge semplicemente a una schiera di individui che vestono abiti talari ingannando le persone.
Due mesi dopo la situazione di Shijo Kingo è ulteriormente peggiorata. Il signore di Ema lo ha sottoposto a un ultimatum: o abiura o sarà trasferito nella lontana provincia di Echigo. Kingo chiede consiglio e Nichiren risponde: «Quanto alla risposta al tuo signore, rivolgiti a lui con fermezza, usando queste parole: “[…] In questo momento sono deciso a dare la vita per il mio signore e tuttavia, se dovesse esserci una crisi improvvisa, non è sicuro che possa raggiungervi in tempo dalla lontana provincia di Echigo. Perciò, anche a rischio di perdere la mia proprietà, quest’anno io non vi lascerò. Qualunque altra cosa voi possiate ordinarmi, obbedirò senza esitazione o paura. Le sole persone importanti per me sono il prete Nichiren e i miei defunti genitori”. Dopo di che dovrai dire con voce chiara e con convinzione: “Tuttavia dedicherò questa vita a voi, anche se mi doveste ripudiare, perché ho affidato al prete Nichiren la mia vita dopo la morte”» (La propagazione del saggio, SND, 4, 162). Si tratta di rassicurare Ema circa la propria fedeltà e obbedienza, che non sono assolutamente messe in discussione dalla scelta religiosa di Kingo. Il Daishonin qui ripropone il principio dell’appartenenza del corpo al servizio del signore, mentre il cuore concorda con quello di Nichiren.

(continua)

I Gosho:

  • Esponendo questo insegnamento al tuo signore hai evitato la colpa di complicità (SND, 8, 57-60)
    Il ventiseiesimo giorno del nono mese (1274)
  • La difficoltà di mantenere la fede (SND, 4, 153-154)
    Il sesto giorno del terzo mese del dodicesimo anno di Bun’ei (1275), segno ciclico kinoto-i
  • Il palazzo reale (SND, 5, 107-110)
    Il dodicesimo giorno del quarto mese del primo anno di kengi (1275), segno ciclico kinoto-i
  • Felicità in questo mondo (BS, 118, 8 – vedi anche SND, 4, 157-158)
    Il ventisettesimo giorno del sesto mese del secondo anno di kenji (1276), segno ciclico hinoe-ne
  • Consacrazione di una statua del Budda Shakyamuni offerta da Shijo Kingo (SND, 8, 63-72)
    Il quindicesimo giorno del settimo mese del secondo anno di kenji (1276), segno ciclico hinoe-ne
  • La propagazione del saggio (SND, 4, 159-162)
    Il sesto giorno del nono mese del secondo anno di kenji (1276) segno ciclico hinoe-ne

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