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Una marcia in più: consapevolezza e autenticità - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:47

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Una marcia in più: consapevolezza e autenticità

Dopo Fiuggi e Rimini, dal 24 al 26 ottobre il corso di Riva del Garda ha concluso la serie degli appuntamenti nazionali per i membri dell’Istituto Buddista. Il bilancio conclusivo dei tre corsi è di settemila partecipanti, in altre parole, settemila nuove occasioni per approfondire la Via del Budda

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Dopo Fiuggi e Rimini, dal 24 al 26 ottobre il corso di Riva del Garda ha concluso la serie degli appuntamenti nazionali per i membri dell’Istituto Buddista. Il bilancio conclusivo dei tre corsi è di settemila partecipanti, in altre parole, settemila nuove occasioni per approfondire la Via del Budda

Quante volte abbiamo sentito parlare di rivoluzione umana? A ricordare il concetto, durante questo corso estivo che si è tenuto a fine ottobre, seppur con un clima mediterraneo, ci ha pensato anche la cartolina di benvenuto sulle sedie dei 1500 partecipanti del Nord Italia. E a sottolinearlo sono stati anche, in apertura, Aurora Capellano e Alberto Strada della Divisione giovani, citando una frase de I protagonisti del XXI secolo in cui Daisaku Ikeda scrive: «Rivoluzione umana non significa diventare qualcosa di speciale o di diverso da quello che siete, significa invece semplicemente lottare per migliorare voi stessi, qualunque sia la sfida che avete davanti» (vol. 2, pag. 174).
«La vita non è una fiction, ma una serie di alti e bassi. Non solo, vincere con noi stessi a volte è più difficile che vincere con gli altri», ha proseguito la responsabile nazionale della Divisione donne Asa Nakajima. «La realizzazione di kosen-rufu non riguarda un futuro lontano, bensì risiede nel modo in cui viviamo giorno per giorno, a cominciare da oggi. E per decidere di fare il primo passo non è importante da quanto tempo si pratichi». Come dire che per fare la nostra rivoluzione umana, in questo particolare momento storico, c’è bisogno di una marcia più. In che senso? Come hanno detto nell’intervento di spiegazione al Gosho Sulla profezia del Budda (confronta NR, 406, 14) Karin Sarnacchiaro, responsabile nazionale della Divisione studenti e Franco Malusardi, vice direttore generale, la profezia di cui si parla non ha nulla a che fare con una forma di preveggenza ma è la capacità di trasmettere questo insegnamento nel mondo, è la realizzazione di kosen-rufu. «La profezia altro non è – ha detto Malusardi – che la capacità di credere nella Buddità propria e altrui. Per arrivare a credere questo dobbiamo acquisire una nuova consapevolezza di cui Nichiren è un valido esempio. Il Daishonin ha infatti deciso di propagare il Sutra del Loto sulla base di una scelta individuale, che prescindeva da quello che accadeva intorno a lui nel Giappone del 1200. Viste le molte persecuzioni subìte, di certo la decisione di Nichiren di far conoscere il Sutra del Loto non scaturiva dai benefici conseguiti fino a quel momento, tutt’altro. Oggi si può dire che il vero beneficio nella vita tormentata di Nichiren siamo noi. I devoti del Sutra del Loto sono la realizzazione del suo desiderio più grande: rendere felici più persone possibili».
Nell’illustrare il primo dei quattro punti del discorso di Ikeda dedicato ai responsabili sul tema della fede (confronta NR, 402, 5), Alessandro Di Giovanni, vice responsabile della Divisione giovani uomini, ha esordito: «La rivoluzione umana non può né essere formale, né fermarsi a metà. Il Daimoku dev’essere coerente con il modo di vivere. Recitiamo Daimoku ricercando la causa dentro di noi, oppure durante la preghiera ci appigliamo a qualcosa di esterno? Recitare non dovrebbe diventare un’abitudine: affinché ci sia coerenza fra la nostra preghiera e l’atteggiamento nella vita dovremmo portare avanti la sfida lanciata durante la recitazione». E visto che questa guida del presidente Ikeda è prima di tutto rivolta ai responsabili, non potevano mancare delle riflessioni sulla responsabilità: «La sfida è rivolta prima di tutto a se stessi, non agli altri. Un responsabile egocentrico e alla continua ricerca d’approvazione inibisce la crescita della nostra organizzazione, con il rischio che le persone non si sentano libere di esprimere il proprio pensiero. L’unico compito dei responsabili dovrebbe essere avvicinare le persone al maestro, ricordando che fare la rivoluzione umana significa sviluppare umiltà pensando a se stessi non come a persone speciali bensì come a semplici esseri umani». «Termometro della nostra fede – ha aggiunto Sara Borgio, vice responsabile nazionale delle byakuren – è l’azione che segue la preghiera. Senza l’azione di Nichiren di proclamare Nam-myoho-renge-kyo questo insegnamento non si sarebbe mai propagato fino a noi». Una sola cosa è in grado di cambiare il destino dell’umanità: la Legge mistica e persone di valore che si dedicano a essa, in itai doshin con i nostri maestri. «Solo percependo gli altri come non separati da noi stessi possiamo sconfiggere sentimenti come antagonismo, discriminazione ed egoismo. È più importante fare kosen-rufu che voler avere ragione sugli altri», ha commentato Mauro Anastasi, responsabile della Divisione uomini ligure, a proposito del terzo punto, l’unità. Ricapitolando: dopo preghiera, azione, unità tra i credenti, cos’altro manca per la realizzazione di kosen-rufu? «Senza il legame tra maestro e discepolo – ha concluso Marita Bombardieri – il Buddismo perde l’energia della propagazione. Il cuore di ciascuno di noi deve condividere con il nostro maestro il “grande voto” di rendere felici tutte le persone, noi per primi. Per far questo, come ci ricorda sensei, c’è la necessità di diventare più profondi senza fermarsi a ciò che abbiamo realizzato finora. È fondamentale sviluppare la piena determinazione di ricercare la Via, affrontando ognuno la propria oscurità. Questo vuol dire essere autentici, oltre che coerenti e consapevoli».
Nell’intervento conclusivo il direttore generale Tamotsu Nakajima, ha ripreso e approfondito ulteriormente il tema della rivoluzione umana. «Se finora il Buddismo del Daishonin è stato diffuso in 192 paesi, dobbiamo chiederci quale può essere il nostro contributo personale al futuro sviluppo. L’inizio di kosen-rufu è la rivoluzione umana di ciascuno, in ogni situazione. Se non c’è questa decisione, realizzare kosen-rufu diventa un’impresa difficilissima. La fede non è determinata dal livello di responsabilità, ma da come questa si porta avanti ogni giorno.
L’attività con gli altri diventa l’occasione per migliorare se stessi, per esempio nella capacità di dialogare, ascoltando gli altri ed esprimendo tranquillamente le proprie opinioni. Le riunioni nei gruppi sono l’occasione per comunicare guardandosi negli occhi, evitando lo scambio a senso unico, anche se sapere ascoltare bene è difficile. Il filosofo Zenone diceva che una persona nasce con una bocca e due orecchie, quindi bisogna ascoltare il doppio di quel che si dice. Anche l’ideogramma di santo e saggio comprende l’iconografia delle orecchie perché ascoltare in profondità sono qualità dei saggi. Ognuno ha una propria tendenza vitale, ma se cerca di migliorare da solo rimarrà confinato in questa tendenza. Questo è uno dei motivi per cui è importante ascoltare opinioni diverse. Anche se è facile stare bene con chi ci dà ragione mentre non lo è quando abbiamo a che fare con opinioni diverse dalla nostra, è questa l’occasione per migliorare: nella difficoltà il margine di miglioramento è più grande». E ha concluso con un invito: «Non litigate mai fra di voi, quando c’è questo impegno a migliorarsi tutti ne beneficiano».

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