Non sono solo le belle parole ma le azioni che contano, gesti concreti per infondere in ogni singola persona la speranza e la convinzione di poter guarire se è malata, di riuscire a superare qualsiasi difficoltà, di esser capace di realizzare una vita felice
Il beneficio di propagare la Legge mistica è immenso. Ogni vostro sforzo per kosen-rufu diventa un beneficio; tutti potete star certi di conseguire la Buddità e benefici eterni fluiranno anche nelle vite dei vostri discendenti delle generazioni future. Questo insegna il Buddismo di Nichiren Daishonin. Il beneficio di far conoscere il Buddismo agli altri è insondabile e allieterà la vostra vita in accordo con la Legge di causa ed effetto. Il Daishonin ci assicura che «questo è un beneficio immenso, incalcolabile» (Come coloro che inizialmente aspirano alla via possono conseguire la Buddità attraverso il Sutra del Loto, RSND, 1, 789). Voi tutti avete vinto e spero che continuiate a vincere!
Oggi avete cantato veramente bene; in particolare sono rimasto piacevolmente sorpreso dai membri della Divisione medici, che immagino non trascorrano molto del loro tempo cantando…
Lo scopo della fede, del Buddismo, è creare un regno in cui tutti possono rallegrarsi e gioire, una bella “oasi della gente”. È stupido creare un ambiente in cui le persone si sentono infelici e disgraziate. Solo dei pessimi leader farebbero una cosa del genere. Avanzate con gioia!
Al momento ho in corso un dialogo con la poetessa Sarah Wider, presidente della Emerson Society. Più discutiamo degli argomenti più disparati, più la nostra amicizia si approfondisce. La dottoressa Wider apprezza molto la SGI e la definisce un movimento che incoraggia la piena fioritura delle potenzialità individuali.
Portare a fioritura le proprie potenzialità, far fiorire la felicità: è la caratteristica di una realtà spirituale aperta. Esattamente l’opposto di quegli stati mentali ristretti e chiusi, caratterizzati da paura, timidezza, angoscia o invidia. Lo scopo del nostro movimento è permettere alle persone di condurre la miglior vita possibile come esseri umani. La nostra organizzazione mira a creare una gioia incalcolabile.
Così come la Wider, anche altri nel mondo stanno osservando le nostre attività con vivo interesse. Pieni di allegria e vitalità perseveriamo nel nostro sforzo di avvicinarci agli altri con dialoghi vivi e significativi. Nichiren Daishonin ci insegna lo spirito di propagare il Buddismo. “Propagazione” può sembrare una parola grossa, ma in realtà significa impegnarsi in un dialogo che miri ad aiutare le persone a realizzare concretamente una felicità duratura e a rendere questo mondo un posto migliore. Quando parlate abbiate fiducia in voi stessi e siate diretti. Comunicate alle persone la grandezza della nostra causa. Spero che personalmente condurrete vite realizzate coltivando i bei fiori dell’amicizia e della vittoria lungo il cammino. Chi è dominato dalla codardia e dall’invidia non è in grado di misurarsi in un dialogo cuore a cuore che comunichi veramente con gli altri. E questo è stupido e pietoso; è una sfortuna.
Oggi sono con noi anche vari preti riformatori che si impegnano nella refutazione degli errori della setta Nikken. Il significato profondo di aver reciso i legami con i preti corrotti si farà sempre più chiaro col passare del tempo. Il Buddismo ci insegna a guardare le cose dalla prospettiva dell’eternità e, in tal senso, ognuna delle persone che è qui oggi è un grande vincitore.
Nel corso degli anni la Soka Gakkai ha elargito al clero enormi contributi finanziari. Dopo la riforma terriera che seguì alla Seconda guerra mondiale, al tempio principale, Taiseki-ji, rimanevano solo diciassette ettari di terreno. Ma, grazie agli sforzi instancabili di Toda, furono incrementati a cinquantasei ettari e, da quando divenni terzo presidente in poi, riuscimmo ad aumentarli a trecentottantasette ettari. L’avevamo fatto per kosen-rufu, che è il sentiero verso la pace mondiale. Ma i preti arroganti non dimostrarono la minima gratitudine per i nostri sforzi. Ciò nonostante, i benefici che i nostri membri hanno acquisito grazie al loro contributo sincero sono fuor di dubbio e rimarranno nella loro vita, un’esistenza dopo l’altra. Scrive il Daishonin: «D’altra parte, neanche la saggezza del Budda è sufficiente a calcolare i meriti che si acquistano facendo offerte a Nichiren e diventando suoi discepoli e sostenitori laici» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341). Tutti voi avete posto le cause di questi profondi benefici nelle vostre vite.
Sotto la guida del presidente Toda e in seguito mia, la Gakkai ha costruito e donato un totale di trecentocinquantasei templi affiliati al tempio principale. Per sostenere il tempio principale, la Gakkai ha organizzato anche innumerevoli pellegrinaggi ai quali hanno partecipato più di settanta milioni di persone. Ma quando il clero ha ritenuto di aver preso da noi tutto ciò che poteva, ci ha liquidato freddamente senza alcuna ragione plausibile. Questa è la realtà della setta Nikken, che pensa solo ai propri interessi.
Invidiosa della Soka Gakkai, nei confronti della quale aveva un debito enorme, la setta Nikken ha ripagato sostegno e gentilezza con slealtà e ostilità. Ma tutti i suoi maligni complotti sono falliti e ora si sta avviando verso un inesorabile declino. Per contro la Soka Gakkai, l’organizzazione buddista che agisce su scala planetaria e che ha un legame diretto con Nichiren Daishonin, ha realizzato, come ben sapete, una crescita senza precedenti. Oggi questi meravigliosi giovani responsabili si sono riuniti qui da tutto il mondo e non sapete quanto ciò mi rende felice. I maestri e i discepoli della Soka Gakkai hanno trionfato.
Il sole del Buddismo di Nichiren Daishonin è sorto luminoso e l’oscura e aberrante setta Nikken è caduta nell’oblio. La Soka Gakkai è sorta e le fondamenta di kosen-rufu in Giappone sono state completate, mentre il nostro palcoscenico si sta estendendo al mondo intero, e le persone di coscienza delle varie nazioni guardano al nostro sviluppo con grande speranza.
Søren Kierkegaard e Il Corsaro
Søren Kierkegaard (1813-55) era un filosofo danese. Forse è un nome che non vi è familiare, ma è importante ogni tanto introdurre idee e prospettive nuove, invece di ritornare sempre sulle cose già note. Discutere non soltanto di fede e pratica o degli scritti di Nichiren Daishonin, ma anche dei grandi filosofi e letterati della storia può offrirci l’occasione per fresche intuizioni e nuove scoperte.
A un certo punto Kierkegaard fu coinvolto in un’aspra polemica con la rivista scandalistica Il Corsaro. Questa vicenda, che si svolse tra il 1845 e il 1846, segnò un punto di svolta nella sua carriera. A metà del diciannovesimo secolo, in un clima nazionale di riforme sociali, Il Corsaro pubblicò una serie di articoli satirici su vari personaggi pubblici e letterati di Copenaghen, capitale della Danimarca. Uno degli autori era un conoscente di Kierkegaard e scrisse una recensione in cui denigrava uno dei saggi del filosofo; Kierkegaard scrisse al giornale per difendere la sua opera e contestare il recensore. Fu allora che Il Corsaro si lanciò in uno spietato attacco a Kierkegaard, ridicolizzandolo ripetutamente con malevolenza, pubblicando una serie di articoli derisori e di caricature crudeli. Kierkegaard divenne ben presto lo zimbello dell’opinione pubblica: persino quando camminava per la strada era oggetto di frecciate e beffe.
Anch’io sono stato bersaglio di ogni sorta di critica e calunnia, ma ho vinto su qualsiasi attacco facendo della Soka Gakkai l’organizzazione che è oggi. Il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai, Makiguchi e Toda, erano grandi uomini che in tempo di guerra si opposero fermamente alle autorità militariste e furono incarcerati per le loro convinzioni. Si sono battuti fino in fondo, reagendo a ogni persecuzione da parte del governo. Ora i loro discepoli devono dimostrare un’uguale grandezza.
Purtroppo, però, c’è sempre qualcuno che si dimentica dei maestri ai quali deve tanto e si comporta con arroganza e autocompiacimento. E, ancor peggio, cerca di sfruttare il maestro per il proprio tornaconto. Queste persone pensano solo a se stesse; è una maniera tremenda di vivere che non può condurre a niente di buono. Parlando di coloro che lo attaccavano, Kierkegaard osservò acutamente che stavano «vomitando bugie, calunnie, insolenze e beffe da ragazzini – tutte al servizio di una passione corrotta e di una sciagurata avarizia». Anch’io vedevo le stesse motivazioni nei miei detrattori e per questo non mi sono mai lasciato turbare. Kierkegaard aveva compreso che l’invidia e la stupidità – che egli considerava due potenti influenze sulla società – cospirano immancabilmente per esporre una persona alle menzogne e alle calunnie. Questa è la formula invariabile delle persecuzioni. Sia Shakyamuni sia Nichiren Daishonin furono calunniati perché dicevano la verità. Lo stesso vale per Makiguchi, Toda e anche per me.
Toda si dedicò a sostenere Makiguchi e io feci lo stesso con Toda, fino all’ultimo istante. Ho seguito fedelmente il sentiero del discepolo aiutando e sostenendo il mio maestro. Questo per me sarà fonte di eterno orgoglio. Questo è il sentiero Soka di maestro e discepolo.
Tornando a Kierkegaard, egli dapprima pensò che le persone in buona fede avrebbero parlato per sostenerlo, ma in realtà accadde l’opposto. Proprio coloro che credeva essere suoi amici si rivelarono codardi e rimasero in silenzio. Gli studiosi suoi rivali e gli intellettuali gelosi plaudirono agli attacchi, tradendo la loro missione e venendo meno alla loro responsabilità nei confronti della gente di difendere la verità. Kierkegaard sapeva che, se avesse ceduto, avrebbe perso ogni credibilità e rispetto di sé. In effetti, prima che avesse inizio “l’affare Corsaro“, egli stava cominciando a considerare l’idea di abbandonare la carriera di scrittore, ma a quel punto decise di ribattere a tutti gli attacchi a cui la stampa lo stava sottoponendo. Le volgari diffamazioni del giornale avvelenarono la mente dei lettori danesi rendendoli ostili nei suoi confronti. Non passava giorno che non venisse deriso o insultato e, ovunque andasse, incontrava sguardi di disprezzo.
Solo chi ha vissuto circostanze simili può immaginare quanto ciò sia doloroso. Anch’io sono stato oggetto di insulti e calunnie indicibili. Una volta un mio amico mi disse che non aveva mai visto nessuno subire tante diffamazioni quanto me, e si meravigliava di come riuscissi a sopportarle. Nei momenti peggiori mia moglie era solita sorridere e considerava allegramente: «È proprio come per il Daishonin, vero? E, in confronto alle calunnie che hanno dovuto affrontare Makiguchi e Toda, questo non è niente». È una società malata quella che gode nel veder tormentare e opprimere le persone che hanno realizzato grandi risultati. Ai giovani dico: «Non contate sugli altri, agite in prima persona. Impegnatevi con saggezza per costruire un mondo ideale con i vostri sforzi».
Durante “l’affare Corsaro”, Kierkegaard continuò a difendersi sui giornali sferrando un energico contrattacco, senza arretrare di un sol passo, e alla fine Il Corsaro abbandonò la campagna contro di lui, l’editore vendette il giornale e lasciò il paese. I principali redattori se ne andarono e alla fine Il Corsaro fallì. Kierkegaard scrisse: «Creare era la mia vita». Produrre, creare, questa è l’essenza dell’esistenza. Il nostro movimento aiuta le persone a far emergere la propria creatività interna. Kierkegaard riuscì a superare la sua profonda sofferenza lanciandosi in una fase di rinnovata espressione creativa. Addirittura scrisse: «Gli abusi che la società mi ha inflitto probabilmente avrebbero reso la maggior parte delle persone incapaci di produrre qualsiasi cosa, ma in realtà non hanno fatto che rendermi più creativo». Queste parole ricordano l’indomito spirito della Gakkai. Utilizzando le persecuzioni come stimolo per la sua creatività, Kierkegaard dedicò il resto della sua vita a scrivere.
Allo stesso modo anch’io, quando mi sono trovato di fronte alle avversità, ho riflettuto a fondo e, con calma, ho compiuto passi importanti prendendo una serie di misure costruttive per il futuro di kosen-rufu. Ho scritto nuove guide, mi sono creato nuovi alleati; ho meditato e ho sofferto da solo, recitando profondamente Daimoku per tutto il tempo.
L’azione è l’anima del Buddismo
Non diventate mai quel tipo di codardi che distolgono lo sguardo e ignorano indifferenti la sofferenza degli altri. Gli irresponsabili causano più guai che i nemici dichiarati. Il futuro appartiene a voi giovani, appartiene a voi, i nostri successori. Le vecchie generazioni devono affidare il futuro alle generazioni più giovani e sostenerle sinceramente dimostrando loro il massimo rispetto. I responsabili non occupano posizioni elevate per dominare gli altri o guardarli dall’alto in basso. Si trovano lì per servire tutti, comprese le giovani generazioni, con totale e altruistica dedizione. Questo è ciò che ho sempre fatto. Il vero sentiero di maestro e discepolo non ha niente a che vedere con lo status sociale e la posizione. È una questione di cuore, ovvero di senso di missione, e di azioni. Al tempo in cui divenni terzo presidente della Soka Gakkai, vivevo in una piccola casa a Kobayashi-cho, nel quartiere Ota di Tokyo. Un giorno c’era un tremendo temporale e la casa era così traballante che un forte vento poteva spazzarla via. Uno dei nostri membri si precipitò fuori di casa nonostante la pioggia scrosciante e il vento impetuoso per venire a vedere se stavamo tutti bene. «Sensei, tutto bene? Sono qui, mi prenderò cura di voi» disse. Ricordo ancora oggi la sua sincera premura.
Se c’è anche una sola persona veramente dedita a tenere alto il nobile spirito di kosen-rufu, la Soka Gakkai sarà sempre al sicuro e in salvo. Tutto dipende dall’esistenza di discepoli autentici. Questa è l’epoca dei giovani, il futuro è sulle spalle della Divisione giovani. I leader che non stanno realizzando niente, che non trasmettono una determinazione chiara e visibile, non saranno in grado di ispirare tante persone all’azione. I veri discepoli danno prova attraverso le loro azioni, avanzano verso la vittoria, saldamente uniti al loro maestro.
Quand’ero nella Divisione giovani, mi impegnavo per kosen-rufu con tutte le mie forze. Toda mi chiamava sempre al suo fianco e spesso le nostre discussioni proseguivano fino a notte inoltrata. Ho messo in moto iniziative concrete in ogni sfera vitale del nostro movimento. Questo è stato il mio modo di essere discepolo. Mi appello a tutti i membri della Divisione giovani e della Divisione studenti oggi qui presenti affinché, in questa fase di svolta cruciale per il nostro movimento, sollevino fieri le bandiere della vittoria nei rispettivi luoghi di missione. Desidero adesso affidare ufficialmente a tutti voi, giovani che siete i supremi leader di kosen-rufu, il sigillo della successione. La Legge mistica si basa sul principio di avanzare costantemente; l’unico modo per vincere è andare avanti. Non avanzare equivale a retrocedere.
Søren Kierkegaard disse: «Chiunque voglia vincere senza combattere, chiunque voglia qualcosa, ma rifiuti i mezzi per ottenerla, è uno stupido agli occhi della gente». Toda rimproverava severamente, tacciandoli di stupidità, quei responsabili “tutte parole e niente azioni”. L’azione è l’anima dei praticanti del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Kierkegaard disse inoltre: «Quando sto combattendo non vacillo». Capisco bene cosa intendeva; le persone d’azione che guidano gli altri con l’esempio sviluppano una convinzione e un coraggio che nulla è in grado di scuotere. Non farsi sviare, non aver paura di niente, questo è lo spirito Soka. Spero che voi tutti, leader di kosen-rufu, avanziate con la mia stessa vitalità. Kierkegaard disse ancora: «La codardia impedisce a una persona di realizzare ciò che è veramente grande e nobile». Dobbiamo bandire la codardia dai nostri cuori. Codardia è sconfitta. Col coraggio possiamo conseguire grandi vittorie.
Sempre Kierkegaard affermò: «Il punto fondamentale è che tutti noi, individualmente, diventiamo più saggi». È proprio vero. Gli insegnamenti del Buddismo esistono affinché ognuno di noi possa coltivare la saggezza e vincere nella vita. Dovremmo sviluppare la nostra saggezza e aiutare gli altri a fare lo stesso. Quando le persone diventano sagge, forti e unite, chi si trova in una posizione di autorità non potrà più comportarsi con arroganza e tutti verranno trattati da eguali. Creare un mondo basato su questi princìpi di giustizia è il vero scopo della Soka Gakkai.
Rispetto per ogni essere umano
Alla luce della battaglia che aveva dovuto sostenere con il foglio scandalistico Il Corsaro, Kierkegaard osservò: «Chi è insoddisfatto e maligno aspetta solo l’occasione per diffondere voci infondate». Il comportamento delle persone malevoli che cercano di calunniare chi è buono e giusto diffondendo menzogne, è lo stesso ovunque.
Kierkegaard diceva: «Allora, cos’è eterno? È la differenza fra giusto e sbagliato, tutto il resto è transitorio, ma la differenza fra giusto e sbagliato rimane eternamente». Per tutta la vita ho cercato di aderire esattamente ai princìpi di rettitudine, senza deviare: ho percorso il sentiero di kosen-rufu tracciato da Makiguchi e Toda battendomi senza sosta contro i tre ostacoli e i quattro demoni, e contro i tre potenti nemici, proprio come è insegnato nel Gosho e nel Sutra del Loto. E l’ho fatto perché ero certo che questo sentiero di maestro e discepolo Soka è il più vero e il più elevato. Il nostro scopo è la pace mondiale e la felicità di tutta l’umanità. Vorrei che voi tutti portaste avanti questa grande lotta di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”, vorrei che percorreste questo nobile cammino con dedizione incrollabile e coraggio fino all’ultimo istante. Anche Kierkegaard conveniva sul fatto che «non si dovrebbe abbandonare la speranza fintanto che siamo vivi, e che finché c’è vita c’è speranza»; la nostra fede nella Legge mistica è una sorgente di speranza illimitata.
Guardandomi indietro, il primo paese europeo che visitai fu proprio la patria di Kierkegaard, la Danimarca (5 ottobre 1961). Sia Makiguchi sia Toda nutrivano un profondo interesse per le teorie educative elaborate in Danimarca. [Nella sua prefazione a L’educazione per la creazione di valore, Makiguchi descrive la relazione fra Nikolaj Grundtvig (1783-1872) – che formulò un modello di scuola superiore popolare centrata sulle persone, inaugurato in Danimarca a metà del diciannovesimo secolo – e uno dei suoi principali discepoli, Kristen Kold (1816-70), n.d.r.].
Oggi molti giovani talenti provenienti dalla Danimarca e da altri paesi europei sono qui con noi. Grazie di essere venuti! L’astronomo brasiliano Ronaldo Mourão e io stiamo attualmente rivedendo il nostro dialogo per la pubblicazione.
In una delle nostre discussioni Mourão ha parlato del famoso astronomo belga Sylvain Arend (1902-92), suo insegnante quando egli svolgeva ricerche in Belgio (all’inizio degli anni Sessanta): «Il dottor Arend era una persona molto umana, senza traccia di arroganza. Cercava insieme a me le risposte alle mie domande, anche quando le sapeva già. Mi ha insegnato come svolgere la ricerca scientifica». Che cosa meravigliosa avere un buon maestro! Io ho ricevuto istruzione su un’ampia gamma di materie dal mio mentore Toda, che era un valente matematico e un brillante educatore. Le onorificenze accademiche che ho ricevuto da tutto il mondo sono il frutto di questa formazione.
Nella sua prefazione alla prima edizione di Foglie d’erba il poeta americano Walt Whitman (1812-92) afferma che in un mondo ideale, veramente umano e democratico, il presidente di una nazione si leverebbe il cappello davanti alle persone comuni e non viceversa. La cosa più importante sono le persone. In un’autentica democrazia non c’è bisogno che le persone si inchinino davanti ai loro leader, sono questi che dovrebbero rispettare il popolo e servirlo fedelmente.
Nel Giappone militarista del tempo di guerra era esattamente l’opposto: era sempre il popolo il primo a essere sacrificato. Io sono il quinto di otto figli; i miei quattro fratelli maggiori furono tutti inviati a combattere in guerra. Il fratello più grande fu ucciso durante le ostilità a Burma (attuale Myanmar) e quando mia madre seppe della sua morte provò un tremendo dolore. Viviamo in un’epoca di grandi contraddizioni. Per questo insisto sempre nell’affermare che gli eroi più degni di ammirazione sono le persone comuni. I leader della nostra organizzazione devono sempre trattare i nostri nobili membri con il massimo rispetto.
L’autore giapponese Riichi Yokomitsu (1808-1947) osservava: «Lo sguardo dipinto sul volto di una persona nel momento in cui prova disprezzo per un’altra la dice lunga sulla sua vera personalità». I leader non devono mai essere arroganti. I nostri compagni di fede sono preziosi, sono uguali ai Budda. Vi prego, continuate a trasmettere loro speranza con caldi e amichevoli sorrisi.
Il potere di guarire
Grazie ancora ai membri della Divisione medici per la loro costante assistenza e sostegno! In segno di apprezzamento per la splendida esecuzione del loro coro vorrei ora offrirvi degli spunti di riflessione legati al campo della medicina.
Norman Cousins (1915-90) era un giornalista e attivista per la pace americano che in seguito diventò professore in una scuola di medicina dedicata all’esplorazione della relazione mente-corpo nel processo di guarigione. Egli diceva: «Una delle funzioni principali del medico è stimolare al massimo la capacità stessa del paziente di mobilitare le energie fisiche e psichiche per vincere la malattia». Cousins sosteneva che speranza, fiducia e volontà di vivere possono giocare un ruolo cruciale nel potenziare la capacità di guarigione del corpo.
Cousins disse anche: «Un buon medico non è solo uno scienziato, ma un filosofo». Allo scopo di proteggere la vita dei vostri pazienti spero che tutti voi, come medici, non solo cercherete di essere sempre aggiornati sulle ultime ricerche nel vostro campo, ma sarete fieri di studiare la filosofia più grande che ci sia, la Legge mistica.
Felix Unger, famoso cardiochirurgo austriaco e presidente dell’Accademia europea di scienze e arti, usa parole assai severe riguardo all’atteggiamento dei medici verso i pazienti: «È scandaloso che il paziente, che il medico dovrebbe servire con umiltà, sia degradato a mero oggetto e che i diritti del paziente, in quanto essere umano con la sua dignità, debbano essere considerati una questione secondaria. Un vero medico pensa, agisce ed è al servizio del benessere dei suoi pazienti». I buoni medici servono umilmente i loro pazienti, li rispettano come individui e cercano di comunicare con loro cuore a cuore. I membri della Divisione medici che si dedicano a offrire cure piene di compassione sono incredibilmente importanti.
Unger osserva anche che, nel dare la massima priorità al trattamento medico, la medicina moderna ha finito per concentrarsi solo sulle condizioni fisiche del paziente. Ma, egli sostiene, poiché le persone non sono meramente esseri fisici, i medici dovrebbero trattare i loro pazienti da esseri umani e dimostrare calore e attenzione verso di loro, sia con i discorsi e sia con le azioni. Il Buddismo insegna il principio di non dualità di corpo e mente. Gli aspetti fisici e mentali del nostro essere sono indissolubilmente uniti. I nostri membri che operano nel campo medico e infermieristico incoraggiano caldamente i loro pazienti con voci brillanti e piene di fiducia. E la speranza che trasmettono, senza dubbio, contribuirà enormemente alla guarigione dei loro pazienti.
Nelle Cronache dello storico di Sima Qian (Ssu-ma Ch’ien; 145-86 a.C) si narra la storia del famoso medico cinese Bian Que (Pien Chüeh), che anche Nichiren Daishonin cita in una delle sue lettere: «In Cina vissero due medici chiamati Huang Ti e Pien Ch’üeh e in India i medici Detentore d’Acqua e Jivaka. Essi furono i tesori dei loro tempi e i maestri dei medici delle epoche successive» (La buona medicina per tutti i mali, RSND, 1, 833).
In Cronache dello storico si racconta il seguente episodio relativo a Bian Que: «Quando si recò a Handan [capitale dello stato di Zhao] e apprese che là alle donne era accordato il massimo rispetto, indirizzò le sue capacità mediche alla cura delle donne. Quando andò a Luoyang [capitale dello stato di Zhou] e apprese che le persone di Zhou davano grande valore agli anziani, dedicò le sue energie alla cura della sordità, della diminuzione della vista, dei problemi circolatori e di altri disturbi legati alla vecchiaia. Quando andò a Xuianyang [capitale dello stato di Qin] e seppe che la gente di Qin considerava preziosi i bambini si impegnò al massimo nella cura delle malattie dei bambini. Ovunque andasse si impegnava a conformarsi ai bisogni locali».
Bian Que viaggiò per tutta la Cina e si recò fra la gente per curarla. Spero che tutti i membri della nostra Divisione medici siano rispettati come Bian Que e si dedichino a lavorare per il benessere della gente.
Come leoni
In ogni organizzazione se le persone – che ne sono i pilastri – sono individui ammirevoli, riusciranno a far crescere successori ammirevoli. In altre parole tutto dipende da noi, dal fatto di avere un coraggio e una forza morale da leoni.
Sin da giovane ho sempre creduto che il vero spirito della Gakkai fosse dedicarmi al Gohonzon (la Legge mistica) e al mio maestro per la realizzazione di kosen-rufu con cuore puro; così mi sono battuto con tutto me stesso per Toda, proteggendo i suoi affari quando versavano in condizioni difficili e adoperandomi instancabilmente per la sua ripresa finanziaria. Quando mi chiese di stare al suo fianco abbandonai la scuola serale che stavo frequentando e, in cambio, egli mi istruì personalmente in quella che io chiamo l’Università Toda. Se sono la persona che oggi sono è interamente grazie a Toda e dedico la mia vita a ripagare questo debito di gratitudine. Quando dimentichiamo la gratitudine e il rispetto per il maestro stiamo perdendo la direzione corretta nella fede. La Soka Gakkai è un regno di fede direttamente legato a Nichiren Daishonin. Deve rimanere il regno solenne di maestro e discepolo in contrasto con l’irresponsabilità, l’arroganza e la corruzione che prevalgono altrove. Fintanto che esisteranno i legami tra maestro e discepolo la Soka Gakkai non potrà essere distrutta. La caratteristica temibile delle funzioni demoniache è che cercano di spezzare e distruggere proprio questi meravigliosi legami.
La riunione generale di Centro della Soka Gakkai, il 3 maggio 1979, durante la quale diedi ufficialmente le dimissioni da terzo presidente, ebbe luogo a Hachioji, Tokyo. Ero nel bel mezzo di una tempesta di persecuzioni e di attacchi personali. Quello stesso giorno lo Yomiuri Shimbun [uno dei maggiori quotidiani del Giappone] pubblicò i risultati di un’indagine condotta fra cittadini giapponesi e americani. Un leader della Gakkai mi comunicò con un sorriso che l’articolo riguardava le venti personalità del passato e del presente più ammirate dai giapponesi e che il mio nome compariva al sesto posto [e al primo fra i viventi]. Era una coincidenza curiosa che un simile articolo venisse pubblicato proprio in quella giornata così campale.
Il Daishonin scrive che quando kosen-rufu progredisce «i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 446). È necessario avere la prontezza di accorgerci quando ciò sta accadendo. Non dobbiamo mai abbassare la guardia. Lavoriamo tutti insieme per fare della Soka Gakkai una splendida organizzazione.
Sforzarsi insieme con lo stesso cuore del maestro – questo è stato il desiderio che ha animato i primi tre presidenti. Questo principio ha un nesso diretto con lo spirito di Nichiren Daishonin e del Budda Shakyamuni che hanno abbracciato la più nobile delle cause, quella della felicità di tutte le persone. Lottando con lo stesso cuore del maestro possiamo superare qualsiasi forma di arroganza o autocompiacimento all’interno della nostra vita. Io sono sempre stato in prima linea a guidare l’avanzata del nostro movimento di kosen-rufu. Non mi sono mai concesso una giornata di riposo e ci sono stati momenti in cui ho sentito che la mia vita era in pericolo.
Il Daishonin scrive: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà [il devoto del Sutra del Loto], tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (Una nave per attraversare il mare della sofferenza, RSND, 1, 29). Non è possibile assumersi una responsabilità per kosen-rufu se non si è pienamente preparati ad affrontare grandi difficoltà. Anche se questo può suonare severo, lo affermo perché la Soka Gakkai è un regno basato sui princìpi del Buddismo.
La posizione sociale o professionale non hanno alcuna rilevanza rispetto alla fede. Le persone più degne di rispetto sono quelle che hanno una forte fede. Perciò è essenziale che i leader della Soka Gakkai si dedichino ai membri che si adoperano così strenuamente per kosen-rufu. Chi riesce a farlo è veramente ammirevole, chi non lo fa non ha il diritto di chiamarsi responsabile. Se non siamo pienamente consapevoli di questo spirito fondamentale e non lo facciamo nostro, le persone senza scrupoli, che non aspettano altro che poter minacciare con arroganza e malvagità i nostri membri sinceri, cominceranno a spadroneggiare. E ciò farà soltanto del male alla nostra organizzazione.
Continuiamo a lottare per kosen-rufu qualsiasi cosa accada e vinciamo!
Tre evviva a voi che continuate a fare così nobili progressi: un evviva per la Soka Gakkai, un evviva per tutti i nostri membri e uno per tutti i membri della SGI che sono venuti a trovarci oggi!
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la Testimonianza / Come un padre affettuoso
Ero partito dall’Italia pensando che il momento più importante del Corso mondiale giovani in Giappone sarebbe stato l’incontro con sensei. Avevo recitato Daimoku con tanti pensieri: per la sua buona salute, per la mia, perché quel giorno fosse perfetto. Poi, poco prima di partire, mi sono reso conto che per me la cosa più importante era approfondire il legame maestro-discepolo. Allora ho determinato che quell’incontro non fosse solo un’esperienza emotiva, ma qualcosa di più profondo, da incidere nella mia vita e poter trasmettere a tutte le persone che avrei incontrato al mio ritorno in Italia. Così il giorno tanto atteso è arrivato, il 3 settembre, in occasione della riunione dei responsabili di Centro. Quel giorno avrei voluto sentirmi al meglio, avevo mille aspettative! Ero ancora stanco per il viaggio e mi sentivo un po’ nervoso. Mi chiedevo come avrei reagito, io così emotivo… avevo già pronti i fazzoletti!
Finalmente è arrivato il presidente Ikeda. Era in gran forma, forte e tranquillo come desideravo vederlo. Ho sentito una gioia e un’emozione fortissima. Da subito Ikeda mi ha spiazzato, perché appena entrato è andato a salutare chi era ai margini del palco e per prima Valentina Nannini, responsabile nazionale delle giovani donne italiane, che era lì a rappresentarci. Non volevo perdermi nulla, ma appena sensei si è seduto, dalla mia sedia non potevo vedere quasi niente e ho iniziato ad avere anche qualche problema di audio nella cuffia per la traduzione.
A quel punto ho capito che non c’era alcun problema: sensei ci aveva messo tutti a nostro agio, come un padre affettuoso. Mi sono rilassato e ho sentito che andavo bene così com’ero, senza bisogno di essere perfetto. Quando poi il presidente Ikeda ha regalato all’Italia una fotografia con la sua dedica, noi italiani d’istinto ci siamo alzati in piedi e abbiamo gridato: «Grazie sensei!». Lui ci ha guardato e ci ha salutato facendo segno di abbracciarci e con le mani il segno di vittoria.
Fabrizio Matteini
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la Testimonianza / Felice e a mio agio
In una mattina piena di sole è prevista la visita alla Soka University, una magnifica cittadella della pace che è la prova concreta di come Ikeda abbia realizzato i sogni di Toda. Dopo un’accoglienza e saluti davvero calorosi, c’è la riunione con sensei!
Entro nel Centro culturale, e ogni cosa che vedo richiama in me l’immensità di questo uomo che ha un cuore grande, capace di abbracciare l’intero universo. Prima della riunione alcune canzoni donano gioia, poi ogni donna e giovane donna si mette la spilla con un fiore: un regalo della signora Kaneko! Sono meravigliata, mi sembra incredibile essere qui. «Felici e a proprio agio» come dice il sutra, mi sento proprio così, e le battute ironiche e la sua allegria rinforzano ancora di più questa sensazione. Umiltà, sincerità e spirito di gratitudine: ecco quello che sento vuole trasmetterci. Questo giorno è un tesoro immenso, riconosco la fortuna di avere un maestro e di poterlo ricercare tutti i giorni nel mio cuore.
Marina Crociani