Il corso nazionale quest’anno si è fatto in tre: un primo corso ad agosto a Fiuggi, un secondo a Rimini a settembre e per concludere a Riva del Garda nel mese di ottobre. Il corso del Sud Italia apre la serie dei resoconti che saranno ospitati in più numeri. Asa e Tamotsu Nakajima hanno ricordato che una buona predisposizione al cambiamento e il desiderio di mettere in pratica quello che si ascolta sono alcuni dei consigli utili nell’affrontare un corso buddista
Chiediamoci sempre il perché di un’occasione
«Quest’anno abbiamo organizzato tre corsi estivi, dedicati principalmente ai livelli di gruppo e settore, per permettere al più ampio numero di persone di partecipare – ha detto Asa Nakajima in apertura del corso. – Il Gohonzon è uno specchio per vedere la tendenza negativa su cui agire per migliorare se stessi; chi lo abbraccia ha quindi la possibilità di rompere il guscio dell’oscurità fondamentale. Questa pratica è una lotta da portare avanti con gioia ogni momento per trasformare la propria vita, consapevoli della fortuna che abbiamo nell’aver incontrato questo insegnamento nell’epoca di mappo. Ora che sempre più persone stanno ricevendo il Gohonzon, è importante maturare come discepoli, approfondire al massimo questo Buddismo, curando sempre di più la qualità della nostra fede». E, per spiegare che cosa significhi realizzare kosen-rufu, Asa ha citato il presidente Ikeda: «Il maggior numero di persone possibile che diventano come il sole: questo è kosen-rufu!». E infine ha invitato tutti a riportare agli altri membri il contenuto dei corsi.
Visto che partecipare ai corsi richiede uno sforzo, sia in termini di ferie che economico, ha proseguito Tamotsu Nakajima, a maggior ragione è importante chiarirci bene con quale obiettivo partecipiamo. «È dal 1979 che in Italia organizziamo corsi estivi in cui approfondiamo e condividiamo gli obiettivi dell’attività buddista. Oggi sono ben novantamila i fedeli in Europa e più della metà sono italiani, ma c’è ancora molto da fare. Questi corsi non devono restare solo teoria, ma devono avere una chiara applicazione concreta nella vita dei partecipanti. Stiamo praticando per diventare persone felici, ma ciò non significa che la felicità si esaurisca nella risoluzione di un problema. Il Gosho parla infatti di felicità assoluta e promette che, attraverso una pratica corretta, otterremo l’Illuminazione. Facendo combaciare il nostro pensiero con quello del Budda possiamo trasformare qualsiasi situazione. Ciò che conta è il nostro miglioramento personale, è la nostra capacità di trasformare qualunque condizione di sofferenza attraverso la rivoluzione umana, la recitazione del Daimoku e lo shakubuku. Il lavoro, l’amore, i soldi sono solo una parte della felicità: la nostra pratica ci conduce verso una felicità assoluta che comprende il desiderio della felicità di tutte le persone. Avanziamo accanto ai nostri compagni di fede apprezzando fino in fondo la vita, non disprezzando mai nessuno. Quindi, mentre realizziamo la nostra felicità, includiamo nel nostro desiderio anche la felicità dei sei miliardi e mezzo di abitanti del pianeta. Grandi riunioni come questa – ha concluso – sono il punto di partenza per migliorare la nostra attività, il cui senso più vero si esprime nell’incoraggiamento da persona a persona».