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Chi ben comincia - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:23

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Chi ben comincia

…è a metà dell’opera, recita il proverbio. In questo numero e nel prossimo, due puntate dedicate ai principianti che toccano alcuni argomenti fondamentali. Che cos’è la fede? Perché è importante partecipare alle riunioni di discussione? È indispensabile lo studio del Buddismo?

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…è a metà dell’opera, recita il proverbio. In questo numero e nel prossimo, due puntate dedicate ai principianti che toccano alcuni argomenti fondamentali. Che cos’è la fede? Perché è importante partecipare alle riunioni di discussione? È indispensabile lo studio del Buddismo?

Compagni nella fede

Per avanzare lungo il percorso della rivoluzione umana è indispensabile avere buoni amici con i quali confrontarsi e incoraggiarsi a vicenda.

Un discepolo di Shakyamuni chiese un giorno al maestro: «Avere dei buoni amici e stare in mezzo a loro può parzialmente rappresentare la via del Budda?». Shakyamuni rispose: «Avere dei buoni amici non rappresenta una via parziale, bensì la via intera del Budda». Per perseverare nella pratica, il Buddismo attribuisce una grande importanza alla presenza di “buoni amici” (in giapponese zenchishiki). I buoni amici sono coloro che ci guidano verso l’insegnamento corretto. È difficile praticare il Buddismo da soli, perché lungo il cammino della fede sorgono inevitabilmente funzioni che ostacolano la nostra pratica. A maggior ragione, quando si inizia a praticare è indispensabile creare legami con i compagni di fede per condividere sofferenze e gioie, per poter essere incoraggiati e a nostra volta incoraggiare. Per questo motivo il Daishonin afferma: «il miglior modo per conseguire la Buddità è quello di incontrare un buon amico» (RSND, 1, 531). I buoni amici sono sia i compagni di fede della Soka Gakkai, che ci incoraggiano a perseverare e a partecipare alle riunioni, sia le persone che apparentemente sembrano ostacolarci ma che di fatto ci spingono ad approfondire la nostra fede.

La riunione di discussione

La riunione di discussione è il cuore della Gakkai. È “un’oasi della gente” dove le persone possono ascoltare le esperienze degli altri incoraggiandosi e approfondendo la propria fede.

La tradizione dello zadankai, la riunione di discussione della Soka Gakkai, ebbe inizio grazie a Tsunesaburo Makiguchi con l’intento di propagare la Legge mistica in modo non teorico, bensì attraverso lo scambio di esperienze di fede concrete e facilmente comprensibili. Da allora si è sempre cercato di attribuire la massima importanza a ogni singola persona che partecipa alla riunione di discussione. Josei Toda disse una volta: «Va bene anche solo per una persona. È sufficiente parlare della Legge e di kosen-rufu a questa persona con tutte le forze, raccontarle la propria esperienza, instaurare un dialogo di cuore […]. Se ci sono tre persone sono da considerare già tantissime». In un suo scritto il Daishonin afferma: «Tutti i miei discepoli e seguaci dovrebbero leggere e ascoltare questa lettera. Coloro che hanno una sincera determinazione dovrebbero discuterne insieme» (RSND, 1, 398) per farci capire l’importanza di parlare insieme e incoraggiarci a vicenda, sia per rafforzare la nostra fede che per trasmettere la nostra esperienza alle persone che iniziano a praticare. Dalla mera conoscenza teorica non scaturisce gioia, né il conoscere equivale a mettere in pratica i princìpi buddisti. Il cuore di una persona viene stimolato quando entra in contatto con un’altra persona. Attraverso le riunioni di discussione della Gakkai, ascoltando le esperienze dei compagni di fede, può sorgere spontaneo il desiderio di dare il meglio di sé. Inoltre, l’azione di lodare e incoraggiare i compagni che si sforzano nella fede ci ritorna come incoraggiamento risvegliando in noi il senso di missione per kosen-rufu. Spesso il solo fatto di raggiungere il luogo di riunione all’uscita dal lavoro, ritagliando quel po’ di tempo prezioso tra i tanti impegni quotidiani costituisce di per sé una grande sfida. Ma proprio il fatto di perseverare in questo impegno anche nelle situazioni più difficili rende nobile l’azione di partecipare alle riunioni. Può succedere di avere l’impressione di non comprendere pienamente gli argomenti della riunione, ma le spiegazioni che riguardano la Legge mistica penetrano naturalmente nella nostra vita e vi resteranno incise per sempre, sedimentandosi come patrimonio della nostra fede.

Lo studio

Lo studio è la base della pratica. Studiare il Buddismo contribuisce in modo determinante ad approfondire la fede.

Nichiren Daishonin scrive: «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo» (RSND, 1, 342). Quello che significa questa frase è che pur dedicandoci alla pratica per sé, (la recitazione di Gongyo e Daimoku) e alla pratica per gli altri (shakubuku), se trascuriamo lo studio non stiamo praticando correttamente il Buddismo. È importante innanzitutto studiare il Gosho, cioè gli scritti del Daishonin perché attraverso di esso entriamo in contatto con la vita stessa del Budda, e questo contatto diviene la forza motrice per trasformare la nostra vita e approfondire la fede. Costruire una relazione diretta con il Daishonin facendo del Gosho il modello da mettere in pratica, costituisce l’atteggiamento corretto nella fede. Su questo punto, Daisaku Ikeda scrive: «Non importa quel che pensa o dice la gente. La cosa fondamentale è esaminare i fatti alla luce del sutra. È bene basarsi su questo riferimento irremovibile e andare avanti con una fede forte che domina tutto con calma. In questo modo facciamo sgorgare in noi la saggezza capace di discernere il corretto e il malvagio, il coraggio di combattere contro il male e la forza per conquistare la felicità risolvendo ogni sorta di problema. Se dimentichiamo il punto di vista del Buddismo e della fede e ci lasciamo ingannare dai pareri secolari, alla fine saremo disorientati e sconfitti dai demoni».

La funzione dell’organizzazione

L’organizzazione è fatta di persone con caratteri differenti. Le persone con le quali troviamo difficoltà a relazionarci sono quelle che ci permettono di crescere maggiormente.

Ogni organizzazione ha le proprie finalità e la Soka Gakkai è un’organizzazione nata dal desiderio di rendere le persone felici e di realizzare kosen-rufu. Uno dei cardini principali è attribuire grande cura e attenzione a ogni singolo individuo, stabilendo la centralità delle persone comuni. Nel Gosho troviamo il termine itai doshin (diversi corpi, stessa mente). Questa espressione significa mettere in risalto le caratteristiche dei singoli individui (diversi corpi) e allo stesso tempo unire le forze sulla base della fede (stessa mente), puntando al grande obiettivo di kosen-rufu. Nella Soka Gakkai una persona sceglie di percorrere la strada della felicità in stretto contatto con altri compagni di fede per aiutarsi uno con l’altro a migliorare. Tuttavia, nella realtà può capitare di trovarsi di fronte a persone con cui proprio non si riesce ad andare d’accordo o non si riesce a condividere il modo di portare avanti le attività. Questo è naturale, perché la Soka Gakkai è un’organizzazione fatta di individui dotati di personalità differenti. Persino l’ambiente e le persone che in apparenza sembrano più ostili e difficili, grazie alla nostra determinazione possono diventare un potente stimolo a migliorare e a rafforzare noi stessi.

Gongyo e la recitazione del Daimoku

La pratica di Gongyo è una sorta di allenamento quotidiano che purifica la vita indirizzandola lungo il sentiero corretto. Per questo è importante esercitarsi ogni giorno.

Il Daishonin afferma che anche la recitazione di un solo Daimoku contiene un beneficio illimitato, per non parlare dell’immenso beneficio che deriva da un costante impegno nella pratica di Gongyo e Daimoku lungo tutto il corso della vita. Oltre alla recitazione, è fondamentale lo sforzo che compiamo nelle nostre azioni quotidiane. La realizzazione dei desideri e la trasformazione della nostra condizione vitale non avvengono in modo immediato. Si tratta di un processo graduale, frutto della nostra perseveranza nella pratica quotidiana di Gongyo che ci permette di compiere una profonda trasformazione della nostra vita e quindi di ricevere un’immensa ricompensa in benefici. Iniziamo la giornata con Gongyo mattina, con la determinazione di vincere realizzando gli obiettivi del giorno, e con Gongyo sera ci prepariamo serenamente per il giorno successivo affinché segni un ulteriore slancio della nostra vita. Alle persone che hanno iniziato da poco a praticare capita di non riuscire a fare Gongyo come vorrebbero. Ci sono anche persone che fanno fatica a trovare il tempo di farlo, perché escono da casa molto presto. Naturalmente l’ideale è recitare regolarmente Gongyo, mattina e sera. Chiarito questo, la cosa importante è mantenere la fede non allontanandosi mai dal Gohonzon, per tutta la vita. Non ha senso una pratica “come il fuoco” che divampa per un breve periodo, se poi si abbandona la fede. Come dice il Daishonin: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede» (RSND, 1, 417). Anche nel fare Gongyo, l’importante è continuare. Quando proprio non si ha tempo, anche recitare solo tre volte Daimoku produce un grande beneficio. Quel che conta di più è la costanza di andare sempre davanti al Gohonzon e recitare.

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