Nel 1981 il presidente Ikeda viene in Italia e durante una riunione, alla quale è presente anche Maurizio, incoraggia con calore i giovani a “mirare a venti anni di pratica”. Di anni ne sono passati trenta e il suo segreto per rinnovarsi ogni giorno è quello di svolgere una costante attività per gli altri
Redazione: Maurizio, sono quasi trent’anni che pratichi questo Buddismo, giusto?
MAURIZIO TOSI: Ho iniziato a praticare a ventun’anni. Quest’anno ne compio cinquanta. Provengo da una famiglia povera e numerosa, di origine contadina, trasferitasi in città dalla campagna in cerca di una condizione economica più favorevole. Fin dall’adolescenza ho sofferto molto a causa di una condizione familiare di grande conflitto dovuta, in particolare, al fatto che mio padre era alcolista. Quando ho incontrato il Buddismo studiavo e lavoravo per sostenere la mia famiglia, che cominciò tuttavia a ostacolare la mia scelta religiosa. Nel 1981 ebbi la fortuna di incontrare il presidente Ikeda in occasione della sua visita in Italia. Mi colpì molto il calore con cui sensei incoraggiava tutti noi a diventare campioni di Buddismo nella società, negli studi, nel lavoro e nella famiglia. Ci incoraggiava inoltre a perseverare, con l’obiettivo dei venti anni di pratica. In quel frangente decisi profondamente di seguire i suoi preziosi consigli.
Redazione: Nichiren Daishonin parla della difficoltà di “mantenere una fede come l’acqua che scorre”. Come fai per rinnovarti sempre?
MAURIZIO: Non è affatto facile continuare a pregare quotidianamente. Tuttavia, nei momenti di difficoltà la costante attività per gli altri e il sostegno dei compagni di fede è sicuramente determinante. Fin dai primi anni di pratica ho dedicato molto tempo alla recitazione del Daimoku. Ancora oggi, quando incontro delle difficoltà, memore di quei momenti, intensifico il Daimoku, studio il Gosho e leggo gli incoraggiamenti del presidente Ikeda.
Redazione: Quanto è importante, secondo te, nei momenti critici, parlare con persone che hanno più esperienza nella fede?
MAURIZIO: Il rapporto con i compagni di fede è fondamentale. In ogni occasione possiamo fare tesoro delle esperienze altrui. Nella mia vita ho affrontato due momenti di grande difficoltà, il primo legato alla malattia di mia madre, il secondo a un grande problema di lavoro. In entrambe le occasioni sono stato profondamente incoraggiato nella fede, e ciò mi ha permesso di lottare con forza e di trasformare quelle difficoltà. Grazie a quegli incoraggiamenti ho compreso inoltre che le lotte che stavo affrontando rappresentavano una sfida fondamentale per realizzare kosen-rufu.
Redazione: Quindi, hai rinnovato il desiderio di mettere in pratica quello che Nichiren ci insegna, ovvero che la fede non è separata dalla vita quotidiana?
MAURIZIO: Non è facile vivere la fede nella realtà quotidiana. Tendenzialmente, siamo portati a tenere separate le due cose. Nel lavoro, nel rapporto con la famiglia, con i figli, così come nella quotidianità della vita, non è facile sapere sempre come fare o quale è il modo migliore di agire. Mi accorgo sempre più che i valori del Buddismo di Nichiren veicolati dalla Soka Gakkai, ci aiutano e ci guidano in una società che proprio riguardo ai valori è sempre più confusa. Praticare il Buddismo per tutti questi anni mi ha insegnato a comprendere che tutto ciò che siamo e viviamo è esattamente il risultato delle nostre azioni. Ogni cosa che accade nella vita è in stretta relazione con l’ambiente. Quindi, guardando come vivo la mia vita quotidiana, posso comprendere che tipo di fede coltivo “dentro” di me. In questo senso, l’ambiente rappresenta per noi una grande scuola di vita. Personalmente traggo sostegno costante dalla frase del Gosho «Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?» (Risposta a Kyo’o, SND, 4, 149).
Redazione: Quali difficoltà hai incontrato nelle relazioni con gli altri, anche nelle attività buddiste?
MAURIZIO: È sempre stato radicato in me il desiderio di fare “con” gli altri e “per” gli altri. Questo atteggiamento mi è stato trasmesso dai miei nonni, fin da piccolo. In particolare, negli ultimi anni, sento sempre più profondo il desiderio di vivere relazioni umane basate sull’ascolto. In passato ho vissuto periodi di grande solitudine, ma ho avuto la fortuna di sentire comunque vicini i miei compagni di fede. Stare accanto alle persone e sostenerle, soprattutto nei momenti di difficoltà, è il modo migliore che ci consente di vivere da esseri umani completi. Durante un corso per giovani italiani tenutosi nel 1985 in Giappone, il presidente Ikeda disse: «Sono felice perché ho sempre dedicato la mia esistenza alle altre persone». Impiegare la nostra vita per gli altri, aiutarli e condividere con loro le circostanze della vita è, a oggi, l’esperienza che sento più grande. Il 26 ottobre 2007 è nata la nuova struttura organizzativa della regione Piemonte e Valle D’Aosta. Questo avvenimento ha fatto nascere in me nuove determinazioni nella preghiera, nel desiderio di introdurre nuove persone al Buddismo di Nichiren, nell’aiutare e sostenere al massimo delle mie capacità i singoli membri e nell’essere disponibile a collaborare con ognuno per il raggiungimento degli obiettivi comuni.