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Io, io, io... e gli altri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:31

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    Io, io, io… e gli altri

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    Prima di incontrare il Gohonzon – pratico dal 2000 – ero una persona arrogante, molto critica nei confronti di tutti; disprezzavo me stessa e gli altri in egual misura. Provavo un’enorme sofferenza che mi impediva di comunicare con il mondo esterno in modo equilibrato; più cercavo di allacciare i rapporti con gli altri più li rovinavo con la mia rabbia…
    Appena iniziai a recitare Nam-myoho-renge-kyo mi resi conto che costruivo “legami” basati sulla prepotenza, sull’aggressività e sul disprezzo reciproco; ero stata educata a pensare di avere il diritto di ricevere qualcosa in cambio di ogni azione compiuta per gli altri. Tutto questo rendeva la mia vita impossibile: anche in ambito lavorativo cambiavo di continuo occupazione.
    Iniziai a fare attività byakuren (protezione), sia durante le riunioni di discussione che al Centro culturale di Torino; fu una grande sfida. Anche lì avevo problemi di relazione con i miei responsabili, spesso mi arrabbiavo con loro, ma soprattutto mi sentivo una vittima: non mi capiva nessuno!
    Ho cambiato anche molti gruppi perché non mi trovavo bene in nessuno di essi e, quando mi venne assegnata la responsabilità, spesso minacciavo di abbandonarla: quanta fiducia in me ebbero le mie responsabili e quanto mi incoraggiavano ad avere fede nella mia Buddità!
    La pratica quotidiana e lo studio del Gosho mi permisero di non mollare. Circa tre anni fa, dopo un furibondo litigio con mia madre, andai davanti al Gohonzon piangendo e decisi che mai più sarei ricaduta in quell’inferno: sentii che potevo uscire da quel terribile mondo di collera; compresi che cambiare tutto questo era una mia responsabilità. Ecco, era ora di cambiare, per il mio maestro e per realizzare kosen-rufu.
    Venne il momento di passare nella Divisione donne. Cambiai settore ed ebbi la responsabilità di un gruppo nuovo, e dato che dovevo relazionarmi con persone sconosciute, riemerse la paura di ricadere nella collera; in quel periodo mi sosteneva una frase di Lettera a Niiike dove Nichiren scrive: «Sviluppa sempre più la tua fede dal primo all’ultimo istante, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni, se viaggi per undici e ti fermi quando ne manca uno solo come puoi ammirare la luna sopra la capitale?» (SND, 4, 245).
    Il mio “viaggio” è durato del tempo, mesi in cui non avevo un lavoro stabile, né – per mia volontà – un aiuto economico dalla mia famiglia; decisi così di trasformare questa situazione di continua precarietà.
    La conferma del mio cambiamento l’ho avuta mentre svolgevo l’ultimo lavoro regolare presso la cucina di una scuola materna: lì, mi sono trovata davanti a persone chiuse e negative che non mi accettavano com’ero; si ripeteva così una tendenza che, questa volta, non ho lasciato vincere e, in poco tempo, ho trasformato il rapporto con i colleghi, riuscendo a restare allegra e ottimista e a cambiare il clima attorno a me, in un luogo in cui la sofferenza è costituita dalla scarsa speranza per il futuro.
    Lo scorso anno mio padre si è sentito male e gli è stato diagnosticato un tumore all’intestino. Proprio in quel momento ho compreso che non ero sola: avevo il Gohonzon e con tutta la famiglia unita avrei superato questa grave prova. In quel periodo ho aumentato il Daimoku, continuando a fare attività per gli altri e a incoraggiare le persone del mio gruppo; inoltre papà mi ha completamente affidato la gestione della loro casa, così mi sono assunta, in poco tempo, un grande carico di responsabilità: sono riuscita a sostenere tutto ciò attraverso la totale fiducia nel potere della preghiera. Dopo cinque mesi dall’intervento, mio papà sta affrontando la chemioterapia e il decorso della malattia con grande serenità e dignità. Grazie a questa difficile esperienza mi sono conquistata la fiducia totale dei miei genitori, e anche le persone vicine mi dimostrano stima e rispetto.
    Oggi posso dire che mi accetto così come sono, ho sviluppato pazienza, coraggio e, soprattutto, gratitudine; vedo le differenze fra le persone non più come fonte di divisione e distanza ma come l’occasione per creare dialoghi armoniosi e colmi di ricchezze. Ho alcuni obiettivi per il futuro: essere un bodhisattva, che toglie sofferenza e dona gioia, avere una famiglia di valore, continuare a migliorarmi, costruendo relazioni umane basate sul cuore. Ringrazio il mio gruppo e ogni persona che mi ha sempre spinta a lottare e a non perdere la fiducia nel Gohonzon ed esprimo gratitudine al presidente Ikeda che ci incoraggia insegnandoci che, come scrive nella sua prefazione alla Rivoluzione umana: «La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione».

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