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Accogliere, amare, scoprirsi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:37

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    Accogliere, amare, scoprirsi

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    MAURIZIO: Mia moglie pratica questo Buddismo da qualche anno, e tante volte nel passato aveva provato a coinvolgermi, ma ho deciso di cominciare a praticare solo quando dentro di noi nacque il desiderio di adottare un bambino. Pensavo a quello che sarebbe stato l’incontro con nostro figlio e provavo paura e insicurezza. Quando è arrivato il momento di partire, la destinazione era un paese estero del quale non conoscevamo niente, neppure la lingua, ma alle spalle avevamo mesi di Daimoku e tanto incoraggiamento e sostegno dai nostri compagni di fede. In quel paese siamo rimasti un mese, ma inaspettatamente nessuno dei colloqui al centro adozione andò a buon fine, per vari motivi, compresa la nostra difficoltà ad accogliere le gravi patologie che affliggevano i bambini proposti. Fummo quindi invitati a fare le valigie e rientrare in Italia. Il ritorno a casa fu triste, frustrante, provammo molto dolore. Prima del rientro ricordo di aver regalato una copia del libro Felicità in questo mondo a una delle nostre referenti, che ci aveva seguito e accompagnato in quel mese all’estero. Ripresi la pratica senza mancare una sola riunione, recitando con il gruppo e trovando in loro un sostegno. A distanza di sei mesi riceviamo una nuova telefonata, cui è seguita la seconda partenza per lo stesso paese. Questa volta però Angela e io siamo partiti con maggior consapevolezza, eravamo riusciti a migliorare la nostra apertura all’accoglienza e all’accettazione della diversità. Nel primo viaggio eravamo concentrati su di noi, sulle nostre paure, sulle nostre aspettative, nel secondo recitavamo Daimoku per nostro figlio, per la sua felicità, perché il nostro incontro fosse come ritrovarsi.
    Appena arrivati ci comunicarono che il giorno dopo era fissato un nuovo appuntamento al centro adozioni e qualche giorno dopo è avvenuto l’incontro con nostro figlio, Giulio Valentin. È stato meraviglioso, lui mi ha guardato e mi ha detto: «Papà», io l’ho preso in braccio con il cuore traboccante di emozione, ma libero dalla paura. È stato lui ad aiutarmi in quei primi momenti, indicandomi con i gesti ciò che desiderava, mostrandomi il suo ambiente, la casa dove fino ad allora aveva vissuto, facendomi entrare nel suo mondo. Grazie al Gohonzon sono riuscito a parlare il linguaggio del cuore e, dopo questa esperienza, ho deciso che non avrei mai abbandonato la pratica.

    ANGELA: Il secondo viaggio è stato davvero diverso dal primo, l’ambiente rifletteva la trasformazione avvenuta dentro di noi. L’arrivo di nostro figlio mi ha completamente cambiato la vita e messa di fronte ai miei limiti, spingendomi a cambiare vecchie tendenze. Quando Giulio si addormenta su di me, quando mi cerca, mi tocca i capelli, vivo emozioni fortissime. Sto imparando ad ascoltarlo, ad accogliere la sua personalità, ogni gesto è prezioso e mi arricchisce quotidianamente. Nei mesi a seguire, grazie alla pratica, ho sentito forte il desiderio di ringraziare colei che ha dato la vita a Giulio Valentin, e le persone che si sono prese cura di lui fino a quel momento. Grazie a Giulio adesso capisco che la vita è preziosa, e questo mi permette di apprezzare di più i miei genitori, specialmente mio padre, che è morto due mesi dopo l’arrivo di Giulio, e con il quale ho vissuto un rapporto tormentato al punto che più volte ho desiderato la sua morte come soluzione alla mia sofferenza. Invece, grazie alla fede buddista e grazie anche ai sentimenti che mio figlio ha risvegliato dentro di me, gli sono stata vicino in punto di morte accompagnandolo con il mio Daimoku.

    MAURIZIO: L’ultimo regalo l’ho ricevuto dall’azienda presso cui lavoro che mi ha permesso di avere un orario agevolato; in questo modo ho la possibilità di accompagnare mio figlio a scuola ogni mattina!

    ANGELA: Voglio ringraziare i compagni di fede che tanto ci hanno sostenuto in questo percorso adottivo durato quattro anni. Un grazie anche alla mia famiglia per l’incoraggiamento a non mollare: durante i nostri viaggi nel paese straniero ci sono stati momenti veramenti bui, ed è stato possibile superarli solo grazie al Daimoku, all’unione con mio marito, e all’affetto della mia famiglia, che immancabilmente ogni sera ci chiamava. Per il futuro ho l’obiettivo di consolidare l’unione con mio marito, mio figlio e la mia famiglia di origine, creando un forte legame che rispetti le nostre individualità e ci aiuti a realizzare la nostra missione di genitori.

    MAURIZIO: Quando al mattino lui si sveglia e mi abbraccia, il mio cuore è sempre traboccante di felicità, e vado davanti al Gohonzon libero dalla paura e consapevole che niente è impossibile!
    Per il futuro vorrei trasmettere e condividere questa grande gioia con tutte le persone che in questa vita sentono forte il desiderio di essere genitori, vorrei recitare Daimoku con loro, e recitare perché tutti i bambini di questo mondo possano avere un’opportunità… purtroppo per tanti di loro la famiglia non è un diritto acquisito. Il regalo più grande dalla vita in realtà l’ho avuto io da mio figlio, perché è lui che mi accompagna ogni giorno nella mia rivoluzione umana.

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