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Un incontro cruciale - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:15

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    Un incontro cruciale

    Può il movimento di kosen-rufu di un paese nascere dall’arida terra rossa di una regione di confine? Basta leggere la storia di Hiroto Muraki, un giapponese che nel 1957 emigrò insieme alla sua famiglia nella Repubblica Dominicana attratto dall’idea di possedere un appezzamento di terra di diciotto ettari. Ma il sogno di un futuro migliore sembrò infrangersi contro la siccità e l’egoismo dei suoi vicini. Con la fame minacciosamente alle porte, ecco inaspettata la svolta: una lettera dal Giappone, mittente la madre di Hiroto, con l’invito a provare il potere di Nam-myoho-renge-kyo. Era il 1962, anno da non dimenticare per la famiglia Muraki che, grazie al Daimoku e alle iniziative di Hiroto, riuscì finalmente a far decollare quel disgraziato appezzamento di terreno e ad aprire, in seguito, una drogheria. Dall’incontro con un altro giapponese, membro della Soka Gakkai, anch’egli trapiantato nella Repubblica Dominicana, l’inizio del movimento di kosen-rufu nel paese caraibico.

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    Può il movimento di kosen-rufu di un paese nascere dall’arida terra rossa di una regione di confine? Basta leggere la storia di Hiroto Muraki, un giapponese che nel 1957 emigrò insieme alla sua famiglia nella Repubblica Dominicana attratto dall’idea di possedere un appezzamento di terra di diciotto ettari. Ma il sogno di un futuro migliore sembrò infrangersi contro la siccità e l’egoismo dei suoi vicini. Con la fame minacciosamente alle porte, ecco inaspettata la svolta: una lettera dal Giappone, mittente la madre di Hiroto, con l’invito a provare il potere di Nam-myoho-renge-kyo. Era il 1962, anno da non dimenticare per la famiglia Muraki che, grazie al Daimoku e alle iniziative di Hiroto, riuscì finalmente a far decollare quel disgraziato appezzamento di terreno e ad aprire, in seguito, una drogheria. Dall’incontro con un altro giapponese, membro della Soka Gakkai, anch’egli trapiantato nella Repubblica Dominicana, l’inizio del movimento di kosen-rufu nel paese caraibico.

    La nuova rivoluzione umana, vol. 11, pagg. 141-146
    di Daisaku Ikeda

    Tra coloro che rimasero nel paese caraibico, c’era un uomo di nome Hiroto Muraki.
    Era originario della prefettura di Yamaguchi ed era emigrato nel 1957 con la moglie e altri quattro membri della famiglia della moglie. Decisi a trascorrere il resto della loro vita nella Repubblica Dominicana, avevano venduto tutto quello che possedevano, compresa la loro casa, la fattoria e i beni di famiglia […].
    Arrivati nella Repubblica Dominicana, Muraki e i suoi si sistemarono in un insediamento chiamato Dajàbon. Tuttavia, la terra che venne assegnata a Muraki [per gli emigrati, n.d.r.] si rivelò essere di fatto un deserto di terra rossa. […] Dopo molti sforzi, finalmente riuscì a lavorare la terra, ma i semi che aveva portato con sé dal Giappone non germogliarono, a causa del caldo e della mancanza d’acqua. Solo quando si decise a piantare semi di pomodoro acquistati in loco riuscì a ottenere un magro raccolto.
    In ogni caso, non c’era acqua a sufficienza. Per ogni lotto di terra era previsto uno specifico orario di irrigazione, e le notti in cui avrebbe dovuto ricevere la sua fornitura d’acqua Muraki stava sveglio ad aspettarla. Ma una notte, all’orario previsto l’acqua non arrivò. Camminando lungo il canale di irrigazione scoprì che un altro coltivatore, il cui terreno era a monte del suo, aveva aperto i collettori e si era appropriato dell’acqua destinata a Muraki. […]
    Venendosi a trovare in una situazione governata dalla legge della sopravvivenza del più forte, la maggior parte dei coloni giapponesi aveva perso ben presto la capacità di tener fede alle promesse o di rispettare gli altri. Muraki fu profondamente addolorato dal fatto che i cuori dei suoi compatrioti stessero diventando duri e insensibili come l’arida terra rossa.
    A quel punto la famiglia Muraki aveva quasi esaurito le scorte di riso che si era portato dal Giappone e su di essa iniziava a incombere la terribile minaccia della fame.
    Muraki aveva due figlie e osservando i volti innocenti delle due bambine che dormivano, veniva assalito dall’angoscia. Cercava disperatamente una via d’uscita da quella situazione.
    La famiglia Muraki subì un altro duro colpo quando la sorella maggiore della moglie, che era immigrata prima di loro, morì per le complicazioni del parto. Se solo avesse potuto avere un assistenza medica adeguata non sarebbe morta. […]
    Completamente disperato, scrisse una lettera a sua madre informandola della sua intenzione di tornare in patria e chiedendole consiglio. Era stato particolarmente doloroso per lui comunicarle quella decisione, perché prima di lasciare il Giappone le aveva detto: «Tra dieci anni tornerò a casa per renderti partecipe del mio successo!».
    Poco tempo dopo arrivò la risposta di sua madre. Nella lettera, scritta a matita con mano malferma, la madre lo informava di essersi unita alla Soka Gakkai. «Il Gohonzon è potente» diceva. «Se reciti Nam-myoho-renge-kyo sono sicura che diventerai felice. Devi recitare Daimoku anche tu, e fare del tuo meglio».
    Inizialmente Muraki reagì pensando che non era certo una religione che poteva migliorare la sua vita. Tuttavia, rileggendo la lettera, fu profondamente commosso dalle sincere parole di sua madre, che non desiderava altro che la sua felicità […] e perciò decise di provare a recitare Daimoku. Stranamente, dopo nemmeno mezz’ora di Daimoku, Muraki si sentì il cuore alleggerito. Percependo che la recitazione di quella frase in qualche modo aveva un effetto benefico, decise di iniziare a praticare il Buddismo. Era il 1962. Quando cominciò a recitare Gongyo regolarmente, sua suocera, che soffriva di problemi gastrointestinali, iniziò a recitare anche lei. Ma i suoi disturbi anziché migliorare peggiorarono. I vicini cominciarono a dire che un membro della sua famiglia si era ammalato perché Muraki aveva iniziato a praticare una strana religione.
    Muraki scrisse allora un’altra lettera alla sua famiglia in Giappone dicendo: «Questa religione non è buona. Ho intenzione di smettere di praticarla».
    Molto presto ricevette una risposta da suo fratello, che aveva iniziato a praticare prima di sua madre. Nella lettera il fratello spiegava: «Quello che è successo è paragonabile a ciò che accade quando si fa scorrere l’acqua in un tubo per annaffiare che non è stato usato per molto tempo. All’inizio, tutto ciò che si vede sono la sporcizia e i detriti che fuoriescono prima che l’acqua inizi a scorrere limpida. Allo stesso modo, se continuerai a sforzarti nella fede le tue circostanze miglioreranno sicuramente».
    Tenendo in mente quelle parole di incoraggiamento, Muraki non abbandonò la sua pratica. Sorprendentemente, i dolori gastrointestinali della suocera presero a diminuire. Grazie a ciò, tutta la famiglia cominciò a praticare il Buddismo del Daishonin.
    Un giorno, un dominicano dall’aspetto distinto entrò nel negozio di Muraki e acquistò una bibita. Venne fuori che era il sindaco di una città a una trentina di chilometri da Dajabón. Parlando in spagnolo, chiese a Muraki: «Sarebbe interessato a coltivare piantine di riso? Il terreno attorno alla mia città ha una concentrazione salina troppo elevata per essere messo a coltura. Perciò siamo costretti a comprare le piantine da qualche altra parte. Lei è interessato?».
    «Se avessimo almeno una piccola fornitura d’acqua probabilmente non ci sarebbe alcun problema a coltivare le piantine di riso».
    «Se l’acqua è l’unico problema» dichiarò il sindaco con sicurezza, «provvederò io».
    Il sindaco garantì a Muraki uno speciale accesso alla rete idrica che gli permetteva di avere tutta l’acqua di cui aveva bisogno. […] Col successo dell’operazione, Muraki arrivò ad assumere alle sue dipendenze venti braccianti del luogo e fu in grado di ottenere lauti guadagni. […] Muraki era deciso ad avere successo nella sua patria adottiva e a mostrare la prova concreta del Buddismo del Daishonin nella società. […] Un giorno, venne a sapere di un giovane immigrato giapponese che era stato ricoverato in ospedale a Santo Domingo con la tubercolosi. Muraki era una persona di grande cuore. Spinto dalla sincera preoccupazione per quel giovane, decise di andare a trovarlo in ospedale per parlargli del Buddismo. Quando si incontrarono, il giovane gli confidò che suo padre era un membro della Soka Gakkai. Quest’ultimo, si chiamava Kan’ichi Nakao, viveva nell’insediamento di Constanza, a più di cento chilometri da Cotuì. Il giorno seguente Muraki andò a trovarlo. Era la prima volta che incontrava un altro membro della Soka Gakkai. Nakao era un uomo sulla sessantina, con i baffi, di carattere allegro. Si era unito alla Soka Gakkai nel 1955, a Fukuoka. […] Questo incontro tra Hiroto Muraki e Kan’ichi Nakao mise in moto il movimento di kosen-rufu nella Repubblica Dominicana.

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