Il Nuovo Rinascimento giunge al quattrocentesimo numero. In ventisei anni sono cambiate molte cose, non ultima la periodicità (da mensile a bimensile). Non è cambiato, invece, il desiderio di accompagnare la crescita nella fede dei suoi lettori. In occasione di questa “ricorrenza” abbiamo chiesto ad alcuni lettori una riflessione sul rapporto sviluppato nel tempo con la rivista
Mettere la fede in pratica è la cosa più importante, trasformare la teoria in vita quotidiana è sempre complicato, a volte i princìpi sembrano molto distanti, teorici, e i Gosho lontani da noi, dal nostro tempo. Poi leggi un articolo, un’esperienza e tutto ti appare più chiaro.
Il giornale è sempre uno spunto interessante per ogni zadankai, per sviluppare quello spirito di ricerca necessario ad approfondire la nostra fede. Gli incoraggiamenti degli articoli e delle parole di sensei trasformano il mio modo di praticare in una pratica attiva, combattiva e determinata.
“Vinceremo assolutamente”. È questa la frase che mi piace di più. E le foto aiutano la lettura. È per questo che ho inviato le mie foto al giornale la prima volta, per ringraziare il presidente Ikeda e contribuire anch’io alla propagazione. E quando ne ho vista pubblicata una mi sono veramente commossa. È stato un onore per me partecipare alla vita del giornale. E pensare che mi hanno pure ringraziato…
Elena Tiberi
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Che rapporto hai con Il Nuovo Rinascimento?
Il Nuovo Rinascimento è stato il mio primo legame con l’attività buddista. Ancora principiante mi fu affidato il compito della distribuzione della rivista tra i membri del mio settore. In quegli anni le riviste non si ricevevano ancora a casa. Da quel momento non ho mai interrotto il mio legame con la rivista che pure, negli anni, è cambiato molto.
Che ruolo ha oggi per te la rivista?
Non si tratta semplicemente di un legame tra me e la rivista. È il legame con la Legge mistica che trovo costantemente al suo interno. Vi ho sempre attinto, anche nei miei momenti di impasse con il Daimoku. Rinnovo sempre il legame con il maestro, attraverso i discorsi e gli editoriali trasmessi praticamente “in tempo reale”; ma ritrovo anche il legame con gli altri membri, attraverso la comunicazione delle varie attività, e soprattutto attraverso le loro esperienze. Lo ritengo uno strumento indispensabile per la pratica personale e per incoraggiare gli altri membri, ed è uno strumento che uso tantissimo.
Cosa cambieresti della rivista?
Devo dire che ho fatto molta fatica negli anni ad accettare i vari cambiamenti. Oggi ritengo di aver superato questa forma di attaccamento e trovo che la rivista migliori sempre più. In particolare mi piacciono molto le esperienze brevi.
Giovanna Firpo