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Cuccioli con il coraggio del re leone - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:33

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Cuccioli con il coraggio del re leone

Da un paio d’anni nei dintorni di Firenze due gruppi di soli giovani si riuniscono in occasione delle riunioni di discussione, per scambiarsi le loro esperienze e propagare il Buddismo di Nichiren. Mettono in pratica i suoi insegnamenti con cuore sincero e timoroso, ma con la forza di cuccioli del re leone. La redazione li ha incontrati per dar voce alla loro freschezza e al loro desiderio di crescere insieme

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Da un paio d’anni nei dintorni di Firenze due gruppi di soli giovani si riuniscono in occasione delle riunioni di discussione, per scambiarsi le loro esperienze e propagare il Buddismo di Nichiren. Mettono in pratica i suoi insegnamenti con cuore sincero e timoroso, ma con la forza di cuccioli del re leone. La redazione li ha incontrati per dar voce alla loro freschezza e al loro desiderio di crescere insieme

Redazione: Com’è nata l’idea di formare dei gruppi di soli giovani?

CLARA: L’idea di un gruppo formato esclusivamente da giovani non è nata a tavolino, ma è figlia delle circostanze: il vecchio gruppo di cui facevamo parte a un certo punto si è diviso, ma dato che la maggior parte dei membri era giovane, vi è stata una naturale aggregazione di ragazzi e ragazze, e di figli di praticanti, sia perché si condividevano le stesse problematiche, sia perché i membri riuscivano con più facilità a parlare di Buddismo ad altri giovani.

Clara, com’è avere i genitori buddisti?

CLARA: All’inizio vivevo l’esperienza buddista sempre sotto le ali dei genitori. Da loro ricevevo sempre le risposte alle mie domande. Quando ho deciso di diventare membro dell’Istituto, invece, ho iniziato a sentire la mia pratica in modo diverso, come una cosa solo mia, staccata dai miei genitori. Adesso pratico indipendentemente da loro, a volte li incontro al Centro culturale, perché faccio attività nel gruppo di protezione. La pratica buddista è la mia vita, all’interno del mio gruppo e dell’organizzazione ho fatto le mie amicizie, ho incontrato persone meravigliose, sono contentissima.

Quali sono gli argomenti che vi stanno più a cuore, e di cui parlate più frequentemente nei vostri incontri?

CLARA: All’inizio ci eravamo prefissato lo scopo di discutere di tutti i princìpi buddisti e delle basi fondamentali. Ma le tematiche legate alla sfera sentimentale sono quelle che ci toccano più da vicino, come giovani siamo facilmente in balìa delle emozioni del cuore.

Ti riferisci alla tua relazione con i genitori?

CLARA: Sì, ma anche alle relazioni con gli amici. Il dialogo era uno degli argomenti che ritornava spesso nelle nostre discussioni. Il dialogo è alla base di tutto. Una delle cose che più ho imparato dal gruppo è che il fatto stesso di parlarsi è meraviglioso. Sono riuscita a creare legami di valore.

A chi va il merito maggiore per aver portato avanti l’iniziativa?

CLARA: Il merito è di tutti. Il fatto che spicca di più è che non vi è un capo, tutti siamo alla pari.

Irene, cosa ti piace di questo gruppo?

IRENE: Il fatto che i membri pur avendo esperienze diverse, età diverse, rapporti diversi, riescano a condividere tutto questo attraverso lo scambio, e questa è la prova che proprio con il dialogo ci si arricchisce e ci si completa.

Fra di voi ci sono delle persone che si sono avvicinate al Buddismo da poco. Vorrei sapere la vostra impressione sulla pratica e sul gruppo.

MARTINA: Io pratico il Buddismo da due settimane, all’inizio ho partecipato in un gruppo di giovani, ma adesso sto frequentando un gruppo dove ci sono soprattutto adulti. Le impressioni che ho ricevuto sono state tutte positive. In effetti cambiano tante cose, mi avevano detto che ciò sarebbe accaduto. Le mie rivoluzioni sono ancora in atto, è tutto in movimento.

Sei felice?

MARTINA: È troppo presto per dirlo, ma sento che sono nella direzione giusta.

Qualcun altro vuole dire qualcosa?

MASSIMILIANO: Anche il mio è un avvicinamento ancora in atto. Nutro un forte interessamento per la pratica buddista. Le persone che ho incontrato alle riunioni, e le esperienze che hanno raccontato, mi hanno colpito favorevolmente.

Chi ti ha parlato del Buddismo?

MASSIMILIANO: Amici. Un mio amico mi ha dato un libro (Felicità in questo mondo) e da lì mi sono interessato; anche perché in questo libro ho trovato delle cose che ri­spec­chiavano alcune opinioni che già avevo. Non mi era mai successo prima, e questo mi ha dato lo stimolo per provare a praticare.

Cosa ti lasciano le riunioni?

MASSIMILIANO: La prima volta sono rimasto sconcertato per il semplice fatto che se non sei buddista non riesci a cogliere fino in fondo le esperienze altrui. La prima impressione, quindi, non è stata positiva. Poi, riflettendoci meglio, ho capito che se una persona vive un’esperienza che la fa crescere, poi la vuole condividere con gli altri. Questo mi ha convinto a continuare.

E tu, Stefania?

STEFANIA: Ho partecipato soltanto ad alcuni incontri. All’inizio recitare Nam-myoho-renge-kyo, mi lasciava perplessa, poi con l’aiuto degli altri ho iniziato a comprendere. Devo ammettere però che ancora non pratico con costanza.

Stare insieme a queste persone, ti fa sentire bene?

STEFANIA: Il clima nel gruppo è positivo, e continuo a frequentare le riunioni perché trovo la loro compagnia piacevole.

Filippo è il fratello di Stefania…

FILIPPO: Sì, sono il suo fratello maggiore e ho ventidue anni. Per quello che riguarda il gruppo dei giovani, la mia esperienza precedente era stata quella di ritrovarmi in un gruppo composto solo da persone over cinquanta. Dopo due anni in questo gruppo, dove mi trovavo bene umanamente, ma distante per le tematiche, ho chiesto di essere inserito in un gruppo di giovani, con i quali ero certo di condividere i problemi legati alla nostra età per confrontarmi con i miei coetanei. Adesso partecipo ai meeting con più piacere.

E per quanto riguarda lo studio?

RICCARDO: Onestamente leggo più il Gosho che le varie riviste dell’Istituto. Il Buddismo mi ha insegnato anche a leggere i libri. Prima leggere era solo un obbligo scolastico, adesso invece, dopo un anno e mezzo di pratica, leggo per una mia esigenza personale, cercando di approfondire i princìpi del Buddismo.

Nel parlare di Buddismo agli altri amici, ti ha colpito qualcosa in particolare?

RICCARDO: Sì, lo scambio con un’amica, che ha avuto dei lutti in famiglia e di cui condivido la sofferenza. Tra l’altro è stata lei a cercarmi perché le facessi conoscere conoscere la pratica. Parlando con lei ho l’impressione che pratichi da una vita; come se il suo dolore l’avesse introdotta profondamente nella fede.

Nascere in una famiglia di praticanti buddisti: è un vantaggio o uno svantaggio?

CLAUDIA: I miei genitori sono buddisti, e devo dire che non è stato facilissimo, anche se devo essergli grata per i valori che mi hanno trasmesso fin da bambina. La mia recitazione da figlia però era legata a dei momenti particolari, e non era costante. La “ribellione giovanile” nei confronti dei genitori faceva sì che io non dessi loro molta retta. E infatti la pratica seria è arrivata con un’altra persona: la responsabile giovani della nostra zona. È stato dopo il nostro incontro che ho iniziato a praticare correttamente. Un’altra cosa importante è liberarsi dalla condizione di essere figlio/a di… Ho sempre avuto la casa piena di membri della Soka Gakkai, di gente che si ricorda di avermi cambiato il pannolino, e così via… Diventare membro dell’Istituto è stata una decisione ponderata. Volevo sentire il Gohonzon nella mia vita.

Il rapporto con i tuoi è cambiato da quando hai ricevuto il Gohonzon?

CLAUDIA: No, è sempre stato un rapporto splendido. L’unica cosa che io ho rispetto a mio padre è una visione diversa dell’attività nella Soka Gakkai. Per cui quando gli dico che vado al Centro per qualche attività, lui ha paura che io venga troppo assorbita e possa trascurare altri aspetti della mia vita.

Chi ha voglia di parlare dell’attività al Centro culturale?

GIANCARLO: Pratico da poco più di un anno. Ho iniziato con un corso, prima addirittura di aver ricevuto il Gohonzon, nonostante la mia pigrizia. L’attività è un qualcosa che ti tiene sempre vivo, sull’attenti, e da questo ho tratto beneficio per cambiare un lato del mio carattere. Ho fatto dei turni come soka-han, ed è stato molto gratificante. Sono attività che ti aiutano a crescere e a conoscere meglio te stesso e gli altri, oltre che ad approfondire la tua fede. In special modo, durante un corso al Centro culturale europeo di Trets, in Provenza, ho ritrovato la voglia di studiare, di riprendere gli studi che avevo interrotto per lavorare.

Grazie a ognuno di voi.

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