Uno spirito sempre giovane / Intervista a Teruo Yamagishi
Com’era la sua vita nel 1958?
Avevo ventun’anni, durante il giorno lavoravo e la sera andavo all’università. Il sabato e la domenica facevo attività. Dormivo cinque ore per notte e quando avevo qualche esame anche meno.
Cosa ricorda della storica riunione del 16 marzo?
Alcuni giorni prima era arrivata la comunicazione che ci sarebbe stato questo incontro al tempio principale. Immaginavo fosse qualcosa di importante. Noi eravamo preoccupati per Toda perché sapevamo che era molto indebolito fisicamente. A mezzanotte del 15 marzo, con decine di pullman, partimmo per andare al tempio. Arrivammo all’alba e il paesaggio si presentava così: due giorni prima era nevicato e il sole faceva brillare la neve; l’aria era fredda al punto che respirando vedevamo uscire il vapore. Associai quel paesaggio alla mia situazione: nonostante le difficoltà, sarei riuscito a far brillare la mia vita come quel sole faceva con la neve. Sapevamo che il primo ministro avrebbe partecipato alla riunione, ma poi arrivò la notizia che non sarebbe venuto. Eravamo dispiaciuti ma Toda ci incoraggiò. Vedendo lui sorretto da una lettiga e sentendolo parlare con un filo di voce, noi giovani decidemmo di lottare in prima linea per kosen-rufu.
Quanto ha cambiato la sua vita il fatto di partecipare a quella riunione?
La mia vita ha iniziato a cambiare non in quel 16 marzo ma nel giorno in cui ho iniziato a praticare nel ’55, a diciannove anni, appena finita la scuola superiore. Dato che qualche anno prima mio padre aveva avuto una emorragia cerebrale, mia madre doveva lavorare per sostenere la famiglia e io non potevo permettermi di andare all’università. In quel periodo mi fecero shakubuku e iniziai a praticare nel capitolo Bunkyo. Mi dissero che con questa pratica potevo trasformare l’impossibile in possibile. Un anno dopo entrai all’università superando l’esame di ammissione alla facoltà di Ingegneria Meccanica. Da quel momento continuai a portare avanti la mia pratica, il mio lavoro e l’università al cento per cento.
Che significato ha avuto il 16 marzo per lei?
Il maestro Toda ci ha sempre insegnato a diventare persone che sanno distinguere il bene dal male. La mia vita è scandita dagli eventi della Soka Gakkai. Ho partecipato ai primi due festival di Tokyo, nel coro, alla riunione in cui Toda bandì l’uso delle armi nucleari e alla cerimonia di nomina a presidente di Daisaku Ikeda.
All’epoca, lei era un giovane accanto al futuro presidente Ikeda, come vive oggi questa relazione?
Sono felicissimo di averlo come maestro, perché lui ha ereditato fino in fondo lo spirito di Toda.
Ci può raccontare la sua esperienza lavorativa?
Finita l’università decisi di trovare lavoro come ingegnere meccanico. Iniziai in un’azienda privata proprio come ingegnere, ma durante la crisi del petrolio fui spostato nel settore commerciale, come rappresentante. Dopo aver recitato Daimoku decisi di provare e che, se quello era davvero il mio lavoro, sarei diventato il numero uno in Giappone. Dopo dieci anni il fatturato dell’azienda era quintuplicato e iniziai a viaggiare in tutto il mondo, poi sono entrato nel Consiglio di amministrazione. Grazie a questo miglioramento, negli ultimi dieci anni, ho potuto realizzare l’obiettivo di zaimu (offerta) che mi ero prefissato. Anche le mie figlie hanno potuto studiare nel “giardino Soka”. Inoltre stanno partecipando alla lotta per kosen-rufu e questo per un genitore è una grande gioia.
Cosa rappresenta per lei, oggi, il 16 marzo?
Per me, sapere che voi, in Italia, state celebrando questo giorno è fonte di gioia immensa. Il fatto che in paesi lontani, e a distanza di tanto tempo, si celebri ancora questo evento mi fa sentire ancora di più la grandezza della Soka Gakkai. Voglio avere per tutta la vita uno spirito giovane.
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Canzoni per kosen-rufu / Intervista a Sumiko Tanaka Anfosso
Quando ha conosciuto la pratica?
Nel 1950. All’inizio però, per circa tre anni, non ho praticato. Poi, quando mi sono resa conto che la mia vita non stava andando nella direzione che volevo, ho cominciato a frequentare le riunioni e a fare attività nella Divisione giovani donne. In quegli anni ho avuto la possibilità di partecipare a grandi riunioni come ad esempio quella di Kanagawa del 1957, nella quale Josei Toda fece la famosa dichiarazione contro le armi nucleari.
Quindi ha avuto occasione di incontrare il presidente Toda diverse volte…
Sì. Sempre nel ’57 – o forse era il ’56 – ho avuto la fortuna di poter parlare personalmente con Toda. Ricevetti da lui un consiglio nella fede. Sedeva a gambe incrociate, mi disse parole molto semplici; quello che mi colpì fu il fascino che emanava, la sua forte personalità.
Nella sua famiglia praticavano altre persone?
Sono stata la prima a iniziare, poi mi hanno seguita anche mia sorella e mia madre. La guerra era finita da poco, con tutte le conseguenza che si possono immaginare. La mia famiglia aveva un negozio di ottica e il primo beneficio è stato quello di poter spostare il punto vendita all’interno del palazzo della Borsa di Tokyo. Gli affari quindi andavano bene.
Anche lei lavorava lì?
Sì, l’intera famiglia era coinvolta nell’attività commerciale. In realtà però, io volevo diventare una cantante lirica. Per questo nel 1969 sono venuta in Italia. Ho preso questa decisione anche per l’incoraggiamento del presidente Ikeda, che ci esortava ad andare all’estero per realizzare kosen-rufu.
E della riunione del 16 marzo 1958 cosa ricorda?
Ricordo che siamo andati al tempio principale in pullman e che durante il tragitto abbiamo cantato le canzoni della Gakkai. Una volta arrivati abbiamo incontrato tanti amici coi quali, in quegli anni, avevamo condiviso le attività. Toda fece il suo discorso, anche se con molta fatica. Era già molto malato e venne fatto accomodare su un tanka (sorta di lettiga). Quello stesso pomeriggio abbiamo fatto anche una riunione di studio. E poi cantavamo, cantavamo, cantavamo sempre.
Anche se alla fine non venne, alla riunione avrebbe dovuto partecipare il primo ministro. I quotidiani parlarono di questo evento?
No, non mi pare. All’epoca la Soka Gakkai era guardata con sospetto. Ma era anche normale, visto che eravamo un po’ intransigenti. Poi eravamo tutti molto poveri e ci aiutavamo fra noi come potevamo. Comunque, chi ha praticato con coraggio e passione ha superato ogni difficoltà.
Quello che si dice sempre è che nella riunione del 16 marzo Josei Toda ha consegnato il testimone di kosen-rufu ai giovani. Questa cosa, al momento, si percepiva? Si capiva che era un momento così importante?
Be’, oggi lo capisco meglio. Anche perché il movimento di kosen-rufu sotto la guida del presidente Ikeda si è sviluppato moltissimo. Nel corso del tempo mi sono resa conto che in quel periodo ho posto le basi per la mia intera esistenza. Ho imparato a non accontentarmi di quello che ho, a rinnovare sempre la mia determinazione, a sfidarmi di continuo per cercare un valore più profondo. Inoltre ringrazio sensei dal profondo del cuore e determino di partecipare all’attività rinnovando lo spirito originale.
Per chiudere, una curiosità: lei, la famosa zuppa di maiale, l’ha mangiata?
Sì.
Era buona?
Sì. Ma soprattutto eravamo molto affamati.
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la Memoria / Il ’58 in Europa
Il 1958 segna una svolta per l’unità dell’Europa, con l’inizio dei lavori della Comunità economica europea. Dalle rovine della più violenta delle guerre europee, nasce un’organizzazione che si ripromette di creare un mercato di libero scambio – con l’adozione di una moneta comune – e di gettare le fondamenta per un organismo politico che avrà lo scopo di far convivere milioni di cittadini, con interessi, civiltà e prospettive differenti. Non tutto fila liscio, però. A seguito della vittoria elettorale del suo partito Charles de Gaulle, fiero oppositore dell’ingresso della Gran Bretagna nella comunità europea, diventa presidente della Repubblica francese. Al “vecchio leone” va comunque il merito della risoluzione, pochi anni dopo, della complessa situazione algerina che, come racconta Frederick Forsyth nel bestseller Il giorno dello sciacallo, gli sarebbe potuta costare la vita. In Italia, a febbraio, viene approvata la legge Merlin che dichiara illegittime le case di tolleranza, la cui chiusura definitiva avverrà nel settembre successivo. Nel mese di ottobre viene eletto a sorpresa sul soglio pontificio Angelo Roncalli con il nome di Papa Giovanni XXIII. In Ungheria Imre Nagy, due volte primo ministro e strenuo sostenitore dell’apertura del paese all’Occidente, viene giustiziato dalle forze armate sovietiche intervenute per sedare una rivolta.
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la Memoria / Il ’58 nel resto del mondo
È l’anno del primo satellite artificiale made in Usa: a gennaio l’America lancia in orbita l’Explorer 1. Qualche mese dopo il presidente Eisenhower costituisce la NASA, National Aeronautic and Space Administration. A Cuba Fidel Castro e le sue truppe invadono il paese con l’obiettivo di instaurare il governo rivoluzionario. Bisognerà aspettare l’ultimo giorno dell’anno per estromettere definitivamente il dittatore Batista dall’isola. Comincia da quel momento una pericolosa partita a scacchi tra gli Stati Uniti e l’ex Unione Sovietica, per il controllo dell’isola caraibica, che culmina con la crisi dei missili sovietici inviati da Mosca all’Avana. Si teme una Terza guerra mondiale, poi scongiurata da un delicato sistema di equilibri tra i due blocchi contrapposti. In tutt’altro scenario si svolge l’elezione del presidente egiziano Nasser, alla guida dell’effimera Unione Araba tra Egitto e Siria, cui seguirà lo Yemen. L’unione dovrebbe portare, nell’opinione dei suoi sostenitori, alla creazione di una Lega di tutti i paesi arabi, sul modello europeo, finalizzata a una unione economica, ma soprattutto in grado di fronteggiare lo stato di Israele, con il quale, sia l’Egitto che la Siria, avevano già sostenuto due conflitti, rispettivamente nel 1948 e nel 1956. In Brasile, Antonio Carlos Jobim e Vinicius de Moraes danno vita allo stile musicale chiamato bossa nova.
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la Memoria / La ricetta della zuppa di maiale
«Un piatto caldo per riscaldare i cinquemila pellegrini che sarebbero giunti infreddoliti al tempio Taiseki-ji». In occasione dell’incontro con i giovani, Josei Toda chiese a un membro dello staff del capitolo Kamata, Kojo Itami, di preparare una pietanza del genere. A tutti i giovani invitati fu chiesto, poi, di portare con sé una ciotola e le bacchette perché, come disse sempre Toda: «Le persone non possono esprimere il meglio di loro stesse se hanno fame» (La rivoluzione umana, vol. 12, p. 242). Uno staff di appena dieci persone organizzò i preparativi, allestendo quattro fuochi nel prato. Gli ingredienti, semplici e genuini: 3 maiali, 225 kg. di patate, 56 kg. di radice di bardana, 38 kg. di carote, 56 kg. di cipolle, 1 bidone di miso pari a 72 litri. Dividendo il tutto per 5000 (era il numero dei presenti) si ottengono le dosi per una porzione di zuppa.