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Vivere il Gosho, capire la vita - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:59

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Vivere il Gosho, capire la vita

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Pubblicato sul Seikyo Shimbun del 20 ottobre 2007

In questo saggio Daisaku Ikeda incoraggia ad approfondire lo studio, del Buddismo in particolare, per comprendere il funzionamento della vita e della società. Nell’epoca dell’”apprendimento permanente”, ancora una volta il Buddismo dimostra, con i suoi tremila anni di storia, tutta la propria attualità.

di Shin’ichi Yamamoto (pseudonimo di Daisaku Ikeda)

Il filosofo americano Ralph Waldo Emerson (1803-82) scrisse che «Il pensiero è una luce sacra / più splendente dell’oro e delle gemme, immortale». Sono parole che amo da quando ero giovane.
Il Gosho rivela l’essenza della filosofia buddista, una filosofia che permette a chiunque di percepire e manifestare all’interno della propria vita lo stato vitale più alto, quello della Buddità. È un insegnamento che ci permette di spezzare la catena delle sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte, e di elevare la nostra vita indirizzandola eternamente sul sentiero di “eternità, felicità, vero io e purezza”. Coloro che sostengono e praticano una filosofia così grande sono vincitori nella vita, incredibilmente ricchi.

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Darsi con gioia a pratica e studio
per far crescere persone di valore
in questo nuovo secolo:
queste le fondamenta
di una cittadella indistruttibile.

A novembre si terranno in tutto il Giappone gli esami di ammissione al Dipartimento di studio. Io e mia moglie preghiamo con tutto il cuore affinché gli esami siano un successo, si svolgano senza incidenti e i candidati facciano del loro meglio. Nichiren Daishonin esorta: «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, NR, 336, 20). Nikko Shonin, suo successore e discepolo diretto, ci lasciò questo ammonimento: «I seguaci di questa scuola dovrebbero incidere nella loro vita gli insegnamenti del Gosho, ereditando così i princìpi fondamentali esposti dal nostro maestro [Nichiren Daishonin]» (GZ, 1618; Articolo 11 dei Ventisei ammonimenti).
Il movimento di studio della Soka Gakkai si basa proprio su questa affermazione e solo se studiamo in questo modo otterremo la felicità assoluta. Lo studio possiede anche la funzione di forza motrice della nostra lotta spirituale, e rafforza l’affermazione dei princìpi filosofici di giustizia e pace per farne le colonne portanti nella nostra società attuale.
Dal cuore di coloro che danno importanza allo studio del Buddismo sorge un’infinita speranza che abbraccia vasti orizzonti, mentre coloro che lo trascurano si rinchiudono nel buio di un’egocentrica arroganza e rinunciano alla gioia della vita, alla condizione vitale della felicità: questa è la realtà.
Nei suoi ultimi anni Lev Tolstoj (1828-1910), gigante dello spirito, scriveva così nel suo diario: «La forza della riflessione è invisibile, come il germoglio da cui cresce un grande albero. Ma è da quella che ha origine un cambiamento visibile nella vita [degli esseri umani]».
Chi sostiene gli esami di studio ha talvolta solo il tempo di ripassare gli scritti del Daishonin ritagliandosi qualche momento dagli impegni di lavoro, scolastici o familiari, combattendo spesso contro la stanchezza. Tuttavia questa azione, modesta ma ripetuta, racchiude una grande “forza della riflessione” che darà origine al “grande albero” della rivoluzione umana, al di là di quanto possiamo immaginare.

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Anche i membri più anziani nella fede, che incoraggiano e sostengono col cuore i partecipanti all’esame, sono estremamente preziosi. Come scrive Nichiren Daishonin: «Così tutti i vari insegnamenti del Budda vengono diffusi da persone. […] Quindi, se la Legge che una persona abbraccia è suprema, ne consegue che la persona che l’abbraccia deve essere la prima tra tutte le altre» (Domande e risposte sulla fede nel Sutra del Loto, SND, 7, 17). Chi studia e propaga la più alta filosofia del mondo è il tesoro più importante, perché contribuisce alla felicità del genere umano.
Il 2008 è stato intitolato dalla Soka Gakkai “Anno delle persone di valore e dell’espansione”: gli esami del Dipartimento di studio sono la palestra in cui crescono queste persone di valore e si consolidano le basi per lo sviluppo. Come osservava il filosofo francese Joseph Joubert (1754-1824), «Insegnare è imparare due volte». Uno degli scritti del Daishonin, Lettera da Sado, si chiude con il postscriptum: «Vorrei che tutti i credenti sinceri si riunissero e si incoraggiassero leggendo insieme questa lettera» (SND, 4, 83). Il Daishonin esprime chiaramente il desiderio che i suoi discepoli si riuniscano per leggere i suoi scritti. Creare un movimento per far crescere persone di valore leggendo il Gosho insieme, indipendentemente dagli anni di pratica, riflette l’atteggiamento che si accorda totalmente con il desiderio del Daishonin.

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Lo scrittore austriaco Stefan Zweig (1881-1942) ha scritto: «È nell’azione che un pensiero diventa veramente vivo, e la fede prende vita per la prima volta solo quando viene proclamata pubblicamente». Nella Gakkai, l’anima dello studio del Buddismo risiede nel metterlo in pratica.
La Divisione giovani uomini venne fondata l’11 luglio del 1951 e quattro giorni dopo, seguendo le istruzioni del mio maestro, Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, mi recai nella regione di Tohoku per partecipare alle varie riunioni del capitolo Sendai. Attraverso delle lezioni su alcuni Gosho, come Lettera da Sado e Risposta alla monaca laica Nichigon, studiammo e discutemmo insieme le verità del Buddismo. Uno dei più piacevoli “ricordi della mia vita presente in questo mondo umano” (cfr. Domande e risposte sulla fede nel Sutra del Loto, SND, 7, 24) fu che molti degli ospiti presenti a quelle riunioni decisero allora di cominciare a praticare il Buddismo del Daishonin e aderirono alla Soka Gakkai.
Avevo ventitré anni ed ero un semplice responsabile di gruppo della Divisione giovani uomini, ma in mezzo a quei giovani mi lanciai a dire con fervore: «Proprio l’altro giorno, a Tokyo, è stata fondata la Divisione giovani uomini. Finalmente è arrivato per noi giovani il momento di alzarci!».
Nel settembre 1951, solamente due mesi dopo, venni incaricato dal Dipartimento di studio, di cui ero entrato a far parte, di tenere lezioni sul Gosho. Ogni vittoria che condivisi col mio maestro, Josei Toda, durante il primo atto di kosen-rufu, fu realizzata basandoci sul Gosho. Oggi sono determinato a onorare anche il “secondo atto di kosen-rufu“, l’epoca in cui tutti i membri condurranno vite sempre vittoriose, illuminate dalla gioia di approfondire lo studio del Gosho.

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Lottando con lo spirito
di non risparmiare la nostra vita
come il Daishonin insegna
diverremo dei Budda
nessuno mai sarà lasciato indietro.

«Vivere senza una filosofia è come vivere a occhi chiusi senza mai avere l’idea di aprirli». Questo è il severo monito del grande filosofo francese Cartesio (1596-1650).
Studiavo il Gosho tutti i giorni sotto la guida meticolosa di Toda e nella mia vita resta incisa in modo indelebile la profondità dei suoi commenti sul brano tratto da L’eredità della Legge fondamentale della vita: «Ora è l’ultimo momento della sua vita» (cfr. SND, 4, 222). «Quel che soprattutto ci insegna – diceva – è che dovremmo sforzarci nella fede in modo da arrivare a sentirci sicuri di ottenere la Buddità, in qualsiasi momento possa sopraggiungere la morte». E poi aggiungeva: «Lo scopo della pratica buddista è ottenere la Buddità in questa esistenza. Se ci riusciamo o no dipende da cosa abbiamo pensato in ogni singolo istante, e da quali azioni abbiamo o non abbiamo compiuto. È la somma di tutto questo che determina se riusciamo o meno a conseguire la Buddità. La fede non consiste nell’osservare formalità particolari, ma nel vivere pienamente ogni momento».
Toda aggiungeva: «Questo passo va letto come “ora è l’ultimo momento della vita del Budda”. Il Budda non rimane in vita per sempre. Per questo occorre avere un sincero spirito di ricerca, in modo da non avere rimpianti quando non ci sarà più data la possibilità di incontrarlo direttamente. La vostra pratica buddista deve essere pervasa dalla consapevolezza solenne che “ora è l’ultimo momento della sua vita”».
Con severità ci diceva anche: «Se pensate di poter avere sempre l’opportunità di ascoltare gli insegnamenti del vostro maestro, vi sbagliate di grosso!».
Ascoltavo queste sue parole in preda a una fortissima emozione e sentivo contemporaneamente un grande onore e l’enorme responsabilità di sostenere Toda con impegno e dedizione assoluti. E ancora oggi, portando avanti il mio dialogo interiore con lui, continuo a impegnarmi nelle due vie della pratica e dello studio per kosen-rufu.

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Toda affermava spesso, con profonda convinzione: «Può sembrare strano, ma se approfondite il Gosho troverete facile leggere qualsiasi altro scritto e diverrete capaci di discernere le cose con chiarezza anche nella vita quotidiana. È per questo che noi, nella nostra vita, non giungiamo mai a un punto morto». Aveva perfettamente ragione.
Il Buddismo ci offre gli strumenti per realizzare una vittoria assoluta. È l’insegnamento che permette di cambiare il proprio karma, trasformando il veleno in medicina. È una filosofia di speranza basata sul concetto di rivoluzione umana. Questa è la conclusione a cui sono giunto come discepolo diretto di Toda che nel corso di sessant’anni di pratica è uscito vittorioso da innumerevoli grandi prove e difficoltà.
Il filosofo svizzero Carl Hilty (1833-909) ha scritto: «Tutte le filosofie veramente feconde che appartengono all’eredità spirituale eterna dell’umanità sono state generate nell’avversità».

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Come insegna il Daishonin
l’apparire dei
tre potenti nemici
dimostra che la nostra pratica è corretta
e certamente otterremo la Buddità.

È meraviglioso leggere e mettere in pratica gli scritti di Nichiren Daishonin, molti dei quali videro la luce mentre lui stava subendo persecuzioni che mettevano a repentaglio la sua vita. Essi risvegliano nei nostri cuori lo spirito intrepido e invincibile del re leone, e siamo tutt’uno con il Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.
In Lettera da Sado, egli scrive: «Solo sconfiggendo un potente avversario si può dimostrare il proprio valore. Quando un governante malvagio, per distruggere la vera Legge, si allea con preti eretici e bandisce un uomo saggio, chi ha un cuore di leone otterrà sicuramente la Buddità» (SND, 4, 75).
La lettura di ogni singola parola di questo brano fa scaturire da dentro di noi il coraggio di andare avanti nella lotta, insieme a una forza vitale potente. Come è possibile che individui buoni e onesti che praticano il corretto insegnamento del Buddismo siano tempestati da critiche e ingiurie, e vengano perseguitati da chi detiene il potere? La causa di tutto questo, così come il meccanismo che sta alla base di tali persecuzioni, viene chiarito negli scritti del Daishonin.
Ad esempio, in Le spade del bene e del male, il Daishonin usa alcune metafore che rendono il tutto facilmente comprensibile: «È vero che certe pietre vengono spaccate per le gemme che racchiudono, che i cervi sono uccisi per prenderne la pelle e la carne, che i pesci vengono pescati per il loro sapore, che il martin pescatore viene ucciso per le sue splendide penne e che una bella donna è sempre invidiata. Lo stesso accade a Nichiren. Poiché è il devoto del Sutra del Loto egli ha subìto ogni genere di persecuzioni per opera dei tre potenti nemici. Essere diventato discepolo o seguace di una simile persona è una cosa meravigliosa!» (SND, 4, 197).
Dietro a questo tipo di persecuzioni si cela un vortice torbido d’invidia verso le persone di straordinaria integrità e carattere che sostengono la causa della verità e della giustizia.
In Risposta a Sairen-bo, il Daishonin mette in guardia dalle funzioni negative che cercano di ostacolare la diffusione del corretto insegnamento del Buddismo in tutta la società: «Il Demone del sesto cielo ha cercato di impossessarsi del mio corpo, ma io stavo già in guardia e non mi si è avvicinato. Poiché il potere del demone celeste non ha alcun effetto su di me, egli si impossessa del governante e degli alti funzionari o di preti stupidi come Ryokan, inducendoli a odiarmi» (SND, 9, 156).
Sforzarsi nella pratica e nello studio e accumulare esperienze personali sul potere della fede ci permette di vedere con chiarezza tutti i fenomeni come illuminati dallo “specchio limpido” del Gosho, di approfondire la nostra convinzione nella fede, e di usare qualsiasi cosa ci accada come fonte di crescita. Leggendo il Gosho con la nostra vita, vale a dire mettendo in pratica i suoi insegnamenti, possiamo costruire dentro di noi un carattere risoluto, una felicità durevole e uno stato vitale forte e indistruttibile.
Lo scrittore e statista giapponese Yukio Ozaki (1859-1954), che diede un contributo significativo alla costituzione del sistema di governo parlamentare in Giappone, e che scriveva con lo pseudonimo di Gakudo Ozaki, dichiarò: «Quando la filosofia progredisce, una nazione, automaticamente, prospera, mentre quando essa viene meno, si avvia verso la rovina».
È per questo che il nostro scopo di «instaurare il corretto insegnamento per la pace nel paese» è così determinante. La sua realizzazione dipende dalla presenza di persone che sostengono il corretto insegnamento del Buddismo di Nichiren Daishonin. Kosen-rufu rappresenta la comparsa, in Giappone e nel mondo, di persone di straordinario valore, che fanno di questa grande filosofia buddista il fondamento della propria vita.

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A voi, donne vittoriose,
che dedicate la vita
a un grande voto,
immensi ed eterni benefici
come è scritto nel Gosho.

Il grande scrittore russo Fëdor Dostojevskj (1821-81) affermò: «Un ideale nobile […] ha sempre costituito una motivazione per “vivere la vita”, che non sia solo quella intellettuale e teorica, ma quella in grado di darci energia e gioia».
Recentemente ho avuto l’occasione di parlare con alcuni membri giapponesi. Verso la fine dell’incontro, una giovane donna ha affermato con voce vibrante: «A noi giovani donne piace moltissimo studiare il Gosho. Faremo della nostra zona la regione trainante per lo studio in Giappone». Io e mia moglie siamo stati davvero felici di sentire queste parole, che esprimono perfettamente le speranze di Toda per la Divisione giovani donne. Egli desiderava infatti che tutte, senza eccezione, diventassero felici, e le esortava dicendo: «Giovani donne, fate del Gosho le vostre fondamenta!». E questo perché lo studio buddista è fonte di ispirazione e forza, e ci permette di diffondere felicità. Una giovane donna che si basa seriamente sugli insegnamenti del Buddismo del Daishonin può far sorgere una speranza luminosa per la sua famiglia, per i suoi amici, il suo ambiente e il suo luogo di lavoro, proprio come un faro che squarcia l’oscurità.
Così le ho risposto: «Se leggi e studi il Gosho, diventerai saggia, sviluppando un cuore bellissimo, e avrai una famiglia meravigliosa. Se reciti Daimoku, fortuna e saggezza risplenderanno nella tua vita come le stelle scintillanti nel cielo, e tu sicuramente sarai vittoriosa in tutte le sfide».
Il Daishonin scriveva così alla seguace Nichinyo, una donna di salda fede che faceva grande affidamento sui suoi insegnamenti, studiando e praticando con tutto il cuore: «Nel capitolo Hoto (undicesimo), si radunarono i Tathagata Taho e Shakyamuni, i Budda delle dieci direzioni, e tutti i bodhisattva. Quando rifletto sul luogo ove si trovi ora questo capitolo Hoto, vedo che si trova nel fiore di loto a otto petali del cuore della signora Nichinyo. È come il seme del loto che contiene in sé il fiore» (Cenni sul capitolo Zokurui, SND, 7, 204).
Questo magnifico regno buddista, che potrebbe sembrare troppo bello per essere vero, in effetti non si trova in qualche strano luogo remoto, ma vive nel cuore di una donna che si impegna nelle due vie di pratica e studio, che brilla della luce splendida della saggezza, e con esso abbraccia tutte le persone che fanno parte della sua vita.
I forum sulla cultura di pace, condotti dalla Divisione donne in Giappone, stanno conquistandosi uno straordinario sostegno e grande fama nelle varie comunità. Come osservava l’autore francese Romain Rolland (1866-1944), coloro che possiedono una filosofia forte hanno il dovere di condividerla con gli altri. I nostri nobili membri delle Divisioni donne e giovani donne sono tutti grandi filosofi della felicità e della pace.

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Nella cittadella dei benefici,
sostenete con costanza
l’insegnamento del Daishonin:
uniti nello spirito di
“diversi corpi, stessa mente”.

Nikko Shonin, discepolo diretto e successore del Daishonin, nei suoi Ventisei ammonimenti proclamò solennemente: «Le dottrine dei cinque preti anziani differiscono sotto ogni aspetto dagli insegnamenti del nostro defunto maestro» (Articolo 2; GZ, 1617). Sembra che questi ammonimenti siano stati scritti nel 1333, cioè cinquantun’anni dopo la morte del Daishonin, e questo significa che Nikko Shonin perseverò per oltre mezzo secolo senza vacillare nella sua battaglia volta a confutare gli errori di quei cinque preti anziani che avevano tradito lo spirito del loro maestro.
È fondamentale comprendere che l’unico modo che un discepolo ha per portare avanti senza travisarli gli insegnamenti del proprio mentore, e garantire la loro sopravvivenza attraverso il tempo, è quello di intraprendere una lotta tenace e instancabile per confutare l’erroneo e rivelare il vero. Questo è lo spirito dello studio buddista nella Soka Gakkai, fondato sull’impegno condiviso fra maestro e discepolo. I cinque preti anziani, tra l’altro, bruciarono di proposito gli scritti che il Daishonin aveva composto in giapponese per alcuni dei suoi seguaci affinché fossero più comprensibili, invece che nell’accademico cinese classico che solo le persone istruite sapevano leggere. Solamente Nikko Shonin diede importanza agli scritti del Daishonin in lingua volgare, attribuendo loro il valore di tesori inestimabili che essi avevano, e fece il possibile per proteggerli a uso delle generazioni future. Così facendo, anticipò addirittura l’epoca in cui essi sarebbero stati tradotti in diverse lingue, cosa che la Soka Gakkai ha fatto, con un lavoro enorme.
Persone di tutto il mondo possono così, oggi, studiare a fondo gli scritti del Daishonin. Solo nel 2007 si sono tenuti esami di studio in quaranta diversi paesi, per un totale di oltre 135.000 membri, colmi di appassionato spirito di ricerca. Questo è un chiaro segnale di vittoria per la nostra tradizione dello studio buddista basato sullo spirito di maestro e discepolo, un impegno congiunto che mira a kosen-rufu, proprio come insegna il Daishonin.
George Sarton (1884-1956), storico della scienza belga, che ho letto in gioventù, nella sua opera Storia della scienza e nuovo umanesimo scrisse: «Nel lungo periodo, gli ideali più nobili avranno la meglio, e la giustizia sopravviverà all’ingiustizia».

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Napoleone Bonaparte (1769-1821) affermò: «Marciate alla testa delle idee del vostro tempo». Non sono la ricchezza o il potere a guidare il mondo, ma le idee.
Miei cari compagni di fede, e mi rivolgo in particolare agli amici della Divisione giovani, incidete profondamente nelle vostre vite i princìpi fondamentali del Buddismo, la filosofia più alta che ci sia nel mondo, e guidate l’avanguardia del ventunesimo secolo, portando l’esempio delle vostre vittorie.
«Se il cielo è sereno, la terra è illuminata. Similmente, se si conosce il Sutra del Loto si possono comprendere gli affari di questo mondo» (Il vero oggetto di culto, SND, 1, 251), scrive il Daishonin, esprimendo la convinzione assoluta e profonda di una persona che sostiene la Legge mistica.
Con il Buddismo del sole che splende luminoso nei nostri cuori, studiamo il Gosho con gioia, sfidandoci anche oggi e nel futuro, per diventare grandi esperti di pace e felicità.

Tenendo nel cuore gli insegnamenti del Daishonin,
trionfate, avanzate,
impugnando l’invincibile
spada ingioiellata della fede
raggiungerete la vostra meta.

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