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Saper guardare lontano - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:42

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    Saper guardare lontano

    Toshiko Nakajima pratica da cinquantadue anni. Non riuscì a partecipare alla riunione del 16 marzo del ’58, ma l’aria che si respirava in Giappone in quegli anni la portò a decidere di lasciare il suo paese all’età di vent’anni per contribuire a kosen-rufu in Italia

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    Toshiko Nakajima pratica da cinquantadue anni. Non riuscì a partecipare alla riunione del 16 marzo del ’58, ma l’aria che si respirava in Giappone in quegli anni la portò a decidere di lasciare il suo paese all’età di vent’anni per contribuire a kosen-rufu in Italia

    Il numero 395 (15 aprile) del Nuovo Rinascimento dedicherà un ampio spazio alla riunione europea della Divisione giovani.

    Quando è cominciata la sua missione per kosen-rufu nel mondo e perché?

    Ho preso questa decisione all’età di venti anni. Era il 1960 e frequentavo il secondo anno di università, studiavo storia dell’arte. La determinazione è nata in seguito alle parole che Daisaku Ikeda pronunciò in occasione della sua nomina a terzo presidente della Soka Gakkai: «La conoscenza va cercata nel mondo, la saggezza viene dal Buddismo». Io desideravo avere conoscenza e saggezza, così, finita l’università, nel 1962 partii per Roma carica di coraggio. Era il mio primo viaggio in Italia. Con molte difficoltà, m’iscrissi all’Accademia delle Belle Arti per convalidare gli studi che avevo fatto in Giappone. Fu una grande occasione per stare a contatto con i giovani e per propagare il Buddismo di Nichiren Daishonin. Allora la situazione economica in Italia era in ascesa e i giovani esplodevano di energia, anche se, a volte avevano obiettivi poco chiari. Oggi, invece c’è il problema inverso: si sa quello che si vuole, ma non si sa dove cercarlo.

    Cosa ci può raccontare della sua relazione con il maestro?

    Io ho avuto la fortuna di studiare il Gosho con sensei ai tempi dell’università, quindi ho avuto una relazione molto diretta, anche perché nel ’58 lui dedicava molta attenzione agli studenti che alle sue riunioni sedevano sempre in prima fila. Il presidente Ikeda ha sempre insistito molto sull’importanza dello studio e della crescita culturale. Durante i miei primi anni a Roma mi ha incoraggiato tanto, scrivendomi delle lettere e sostenendomi negli studi. Ho attraversato dei momenti difficili, ho sofferto la fame e il freddo per risparmiare denaro. I soldi mi servivano per comprare i libri e per raggiungere le persone che volevano conoscere il Buddismo. Allora si comunicava via lettera e ci si spostava in treno, eravamo in pochissimi a praticare, era molto più difficile fare shakubuku. Alcuni mi prendevano per matta, ma io non ho mai mollato, sono andata avanti fiduciosa dedicando il mio tempo migliore per kosen-rufu in Italia e in Europa (sono stata anche vice responsabile europea della Divisione giovani donne).

    Come s’immagina l’ulteriore avanzamento di kosen-rufu?

    Oggi è tutto più veloce e più facile, siamo in molti a praticare questo Buddismo. Io ero da sola in mezzo a molti che non praticavano, ma non ho mai smesso di credere nella realizzazione di kosen-rufu in Italia e nel mondo. Sono nata buddista, nella mia famiglia praticano tutti, e sono cresciuta nella Soka Gakkai. Questo mi ha dato la forza necessaria per continuare ad andare avanti senza mai fermarmi, grazie anche agli incoraggiamenti dei compagni di fede rimasti in Giappone.
    Ai giovani che si incontrano il 16 marzo per commemorare il giorno della propagazione nel mondo vorrei dire che si può realizzare kosen-rufu, ma ci vuole perseveranza, perseveranza, perseveranza… e tanto, tanto coraggio.

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