L’impegno della SGI è, sin dalle sue origini, a favore della valorizzazione delle qualità individuali e la loro armonizzazione. È un impegno teso a far sentire l’umanità una grande, unica famiglia, come sottolineava acutamente Toynbee in un dialogo con Ikeda
La Soka Gakkai non potrebbe esistere senza la Divisione donne, i cui membri stanno svolgendo un ruolo fondamentale nelle attività per kosen-rufu. Questa è una verità immutabile che attraversa i tre tempi del passato, presente e futuro, perciò, apprezziamole sempre più.
Il grande autore russo Anton Cechov (1860-1904) scrisse: «Senza le donne, gli uomini diventano stolti». È inaccettabile che qualcuno tratti le donne e i giovani, nostri compagni di fede, con poca considerazione o disprezzo. Nichiren Daishonin aveva l’opinione che non ci fossero disparità tra i sessi e insegnava che: «Non possono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne» (La vera entità della vita, SND, 4, 233).
Ma in Giappone, dimostrando ristrettezza mentale, molti uomini pensano di essere migliori delle donne, le guardano con sufficienza e le sviliscono. Che sbaglio terribile! Tutti quelli che hanno cercato di danneggiare la Gakkai si sono comportati con arroganza verso le donne, trattandole senza rispetto e agendo con presunzione. Sono persone stolte, con cui ora nessuno vuole avere a che fare. Gli uomini hanno bisogno di affrancarsi completamente da ogni atteggiamento di superiorità e arroganza verso le donne. Nessuna organizzazione in cui prevalgono simili comportamenti può avere successo o prosperare a lungo. I responsabili uomini in particolare dovrebbero adoperarsi per sostenere e appoggiare le attività delle donne e delle giovani donne, nostre compagne di fede. Possono imparare molto se le apprezzano, le rispettano e prestano ascolto alle loro opinioni. Questo è ciò in cui il Daishonin credeva e che Toda insegnava; è il sentiero seguito da tutte le persone sagge.
Responsabili dotati di sincera compassione
A proposito di quello che ho fatto per sostenere il mio maestro e per tradurre in realtà le sue aspettative, nel 1956, ho riportato una straordinaria vittoria nella campagna di Osaka, portando tutti a dichiarare che era stato realizzato l’impossibile. Sono andato nel Kansai su richiesta del mio maestro e ho iniziato a costruire una base solida in quel luogo. A Tokyo, a quel tempo, alcuni responsabili anziani pensavano che sarebbe stato divertente se avessi fallito, e attendevano con ansia di vedermi ritornare da Osaka abbattuto e sconfitto. Insensibili e privi di compassione, erano individui meschini che in seguito abbandonarono la Soka Gakkai. Dov’era il loro spirito di unirsi in nome del comune obiettivo di kosen-rufu e di preoccuparsi con sincerità e dedizione dei compagni membri? Nessuno di loro aveva idea della profondità dello scopo di Toda; non si curavano che di se stessi, erano gelosi delle persone buone, quelle che potevano assicurare la vittoria, ed erano autoritari nei loro confronti. Non si può tollerare un simile atteggiamento. In quel momento decisi che era indispensabile, per il futuro della Gakkai, formare responsabili che non fossero meschini o insensibili, ma capaci di occuparsi degli altri con compassione sincera.
Quando, nel 1950, Toda si dimise da direttore generale della Soka Gakkai perché non voleva che le sue difficoltà lavorative influenzassero l’organizzazione, alcuni responsabili, spinti dalla gelosia, cercarono di volgere la situazione a proprio vantaggio. Anche se di fronte a Toda si comportavano con rispetto, dietro le spalle lo ridicolizzavano. Il cuore umano può essere davvero spaventoso.
Ero deciso a far sì che Toda fosse nominato secondo presidente della Soka Gakkai e ho contribuito a realizzare questo desiderio: era il 1951. Ci furono periodi turbolenti anche dopo la mia elezione a terzo presidente, nel 1960, quando Toda non era più tra noi. Ma io ho risposto a ogni sfida, ho progredito e vinto, mi sono fatto carico di tutto e ho portato la Gakkai a essere ciò che è oggi. Rimanere fedeli alla relazione tra maestro e discepolo è la chiave immutabile per la vittoria.
Anche se da giovane ho sofferto di salute cagionevole, tanto dal far dire ai medici che “probabilmente non sarei arrivato ai trent’anni”, quest’anno ho festeggiato il mio ottantesimo compleanno, grazie al beneficio della mia fede e della pratica buddista. Il Buddismo insegna l’importanza di vincere. Io ho vinto in ogni attività per kosen-rufu, mi sono impegnato per portare gioia al mio maestro e ho cercato, con tutte le mie forze, di concretizzare la sua visione, come si addice a un vero discepolo. Il futuro appartiene a voi, ai giovani.
Se i membri si adagiano, dando per scontato che la Soka Gakkai navighi in acque relativamente tranquille, non diventeranno sinceri campioni di kosen-rufu. Toda non ripose mai la sua fiducia nelle persone che si mostravano equivoche e manipolatrici, che cercavano di prendersi tutto il merito, ma di fatto facevano il minor sforzo possibile. Si fidava dello spirito pulito dei giovani e anch’io confido in loro. La storia creata e gli sforzi compiuti da Toda e dal suo discepolo sincero sono la vera realtà del nostro movimento.
Giovani, vi prego di impegnarvi con tutte le vostre forze. Ora conto su di voi per proseguire l’impegno che ho intrapreso in qualità di terzo presidente.
L’inverno si trasforma sempre in primavera
I membri della Divisione donne sono nobili. Nessuno ha introdotto al Buddismo più membri di quanto abbiano fatto loro, e coloro che condividono il Buddismo con gli altri sono Budda essi stessi. Toda ripeteva spesso con profondo apprezzamento quanto si affidasse alla Divisione donne e contasse su di loro.
Ai tempi del Daishonin, una signora nota come la monaca laica Myoichi e il marito subirono persecuzioni a causa della loro fede e la loro proprietà venne confiscata. Suo marito morì durante l’esilio del Daishonin a Sado, lasciandola completamente sola a crescere due figli, uno dei quali di salute cagionevole. Una lettera che il Daishonin scrisse a questa madre, che si trovava ad affrontare queste enormi difficoltà, contiene il famoso passaggio: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l’inverno, che si trasforma sempre in primavera» (L’inverno si trasforma sempre in primavera, SND, 4, 209). Nella stessa lettera, egli le assicura che il suo defunto marito godrà degli stessi benefici ricevuti da Sessen Doji e Yakuo, che dedicarono la vita alla ricerca della Legge.
Noi pratichiamo la Legge mistica per uscire imbattuti anche dal più rigido inverno di sofferenza ed essere capaci di accogliere la primavera nella nostra vita. In un’altra lettera, intitolata Gosho di Capodanno e indirizzata a una seguace che all’inizio di un nuovo anno gli aveva inviato delle offerte, il Daishonin scrive: «La fortuna viene dal cuore e ci fa onore» (Gosho di Capodanno, SND, 4, 272).
Toda diceva che la Soka Gakkai si sarebbe trovata in pericolo se non avessimo apprezzato le donne. Egli era convinto che se le avessimo tenute in grande considerazione, la nostra organizzazione sarebbe rimasta pacifica e armoniosa, avanzando serenamente verso la vittoria. Invito ciascuno di voi a parlare con coraggio contro qualunque forza cerchi di distruggere il nostro prezioso movimento.
Spirito materno
Personaggi di ogni cultura e tempo hanno cantato le lodi delle madri. L’autore russo Lev Tolstoj (1828-1910) scrisse di sua madre: «Tutto ciò che conosco di lei è bello». Per Tolstoj, sua madre era la personificazione della bellezza. Le madri sono belle anche quando non indossano vestiti eleganti o non sono brave a truccarsi. Tolstoj in realtà perse sua madre all’età di due anni e fece tesoro di tutto quello che gli altri gli raccontarono di lei. Ho sempre ricordato queste sue parole.
N. Radhakrishnan, un importante studioso di Gandhi ed ex direttore del Gandhi Smriti and Darshan Samiti (Gandhi Memorial Hall) di Nuova Delhi, ha scritto: «Madre: la parola più bella di ogni lingua» e «Le madri sono una figura assoluta, per noi esseri umani: l’incarnazione del bene supremo». Ha aggiunto inoltre che l’essenza della maternità è il bene supremo. Sono parole profondamente vere. Spero che le madri ricordino questo pensiero e non si lascino mai scoraggiare in nessuna circostanza. In quanto madri, voi incarnate la legge universale di compassione e possedete il potere fondamentale di portare felicità agli altri; non dimenticatelo.
Lo scienziato francese Louis Pasteur (1822-95), considerato grande benefattore dell’umanità per i suoi tentativi di far luce sulle cause delle malattie infettive, scrisse riguardo alla propria gratitudine verso la madre: «Coraggiosa madre mia, mi hai trasmesso la tua passione e il tuo entusiasmo». Ludwig van Beethoven (1770-1827) disse: «Devo tutte le virtù che possiedo a mia madre». Beethoven le rimase per tutta la vita profondamente grato.
Pearl S. Buck (1892-1973), l’autrice americana di opere come La buona terra e L’esilio, definiva sua madre una donna coraggiosa e sempre pronta al sorriso. Scrisse anche che sua madre fu «giovane in spirito fino alla fine, tenace, rapida nei gesti generosi». È una descrizione che si adatta perfettamente anche ai membri della Divisione donne, le madri di kosen-rufu.
Lavorare per la giustizia
Oggi abbiamo con noi anche membri provenienti dagli Stati Uniti, nei quali ripongo una grande fiducia. Nella sua opera pionieristica dal titolo Jinsei Chirigaku (La geografia della vita umana, 1903), il fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi predisse che gli Stati Uniti sarebbero stati in futuro un luogo di incontro fra civiltà diverse. Il suo successore, Josei Toda, ripeteva spesso che l’America aveva aperto le porte alla libertà religiosa nel Giappone del dopoguerra – un diritto irrinunciabile per stabilire le fondamenta di una vera democrazia – e che avremmo dovuto cercare di ripagare quel debito. Toda ci insegnò a non dimenticare mai i nostri debiti di gratitudine.
Oggi i nostri membri della SGI-USA stanno prendendo parte attiva alla società americana, contribuendo con energia alla pace, alla felicità e al benessere degli altri. Sono certo che i nostri due grandi predecessori, Makiguchi e Toda, sarebbero felici di questo sviluppo. In uno dei suoi sermoni, il leader americano dei diritti civili Martin Luther King Jr. (1929-68) dichiarò: «Questo è ciò che ci occorre oggi nel mondo: persone che si alzino per la giustizia e il bene». I nostri membri della SGI, che si impegnano per il bene e la giustizia in centonovanta paesi e territori, sono il tesoro delle loro nazioni, del mondo e dell’umanità.
Un altro importante attivista americano dei diritti civili, lo scrittore e storico William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963), disse: «Finché vivi, credi nella vita! Gli esseri umani vivranno e si muoveranno sempre verso un’esistenza più grande, piena e profonda». Anche la Soka Gakkai sta progredendo con costanza verso una vittoria costruita sulla pace e la cultura.
In un’altra occasione Du Bois affermò: «I nostri nemici, oggi trionfanti, combattono contro il corso delle stelle. Giustizia e umanità devono prevalere». Per quanto questi personaggi che agiscono in modo ingiusto e inumano possano apparire vincenti, si stanno in realtà opponendo ai princìpi dell’universo e al corso dei tempi e sono destinati a soccombere. Questa è una legge immutabile della storia.
Il compimento di una promessa
Vorrei ringraziare i rappresentanti dell’Orchestra Filarmonica dell’Umanesimo di Ikeda della SGI brasiliana (BSGI) per la meravigliosa esibizione.
Quindici anni fa, al Nature Culture Center alla periferia di San Paolo, dissi ai membri dell’orchestra: «Diventate i migliori! Esibitevi in giro per il mondo e poi arrivate trionfanti in Giappone!». Mi salutaste con entusiasmo, promettendomi di fare proprio questo. E poi, sostenuti da un Daimoku appassionato, avete intrapreso questa sfida. Deve essere stato davvero difficile per voi riunire tutti per le prove, considerando le enormi distanze del Brasile. Avete superato innumerevoli ostacoli e da allora vi siete esibiti in trentacinque città, portando speranza e ispirazione a mezzo milione di ascoltatori e suonando persino per il presidente della vostra nazione. Ora il giorno tanto atteso è giunto e siete arrivati in visita in Giappone. Grazie per aver mantenuto la vostra promessa, ne sono davvero felice!
Il compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959) disse: «La musica, grazie ai suoi suoni meravigliosi, alle sue armoniose melodie, può incoraggiare la pace e guidare l’umanità. La musica è il metodo ideale per insegnare alle persone a capirsi l’un l’altro, a rispettare la dignità della vita altrui e a vivere felicemente insieme agli altri esseri umani».
La bella musica, risultato della magnifica armonia e unità, è stata una straordinaria fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti noi. Senza la musica e il canto, non c’è gioia né crescita. Se non ci fosse la musica sarebbe come vivere circondati da cemento freddo e scuro. I membri della Banda musicale e i nostri cori sono veri campioni e leader di cultura e pace. Sono i Bodhisattva Suono Meraviglioso del nostro movimento Soka, e i benefici che ottengono, incoraggiando e ispirando la gente, si diffonderanno attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro.
Avvicinare le persone attraverso il dialogo
Nel 1969 ho ricevuto una lettera molto gentile dal grande storico britannico Arnold J. Toynbee (1889-1975) che mi invitava a intraprendere un dialogo con lui sulle varie sfide cui l’umanità si trovava di fronte. Al tempo Toynbee era un ottantenne attivo e vigoroso. Affermava di credere che l’umanità si trovasse a un punto di svolta per porre le basi di una pace durevole e della giustizia sociale sul nostro pianeta. Vivendo in un momento così critico, continuava, se le persone fossero state in grado di guidare il mondo in una direzione positiva, avrebbero potuto diventare i pionieri di una nuova età dell’oro.
Toynbee definì la Soka Gakkai “una questione mondiale”, nutrendo le più grandi speranze per il movimento della rivoluzione umana: la personale trasformazione interiore. Al termine del nostro dialogo, che portammo avanti nel maggio del 1972 e del 1973, mi disse che i nostri discorsi erano un nobile sforzo per aiutare tutta l’umanità a sentirsi appartenere a una sola grande famiglia.
A quel tempo vi erano forti tensioni tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, come anche tra la Cina e l’Unione Sovietica. Toynbee sperava che, se avessi cercato il dialogo tra Giappone e Unione Sovietica, tra Giappone e Stati Uniti e tra Giappone e Cina, alla fine l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, come anche l’Unione Sovietica e la Cina, avrebbero iniziato a dialogare. Proprio come Toynbee aveva proposto, mi sono adoperato per un dialogo su scala mondiale e per avvicinare persone di paesi diversi. Oggi l’impegno al dialogo della SGI, basato sul principio buddista del rispetto della dignità di ogni individuo, è considerato dai maggiori pensatori come un esempio ispiratore per il mondo, un esempio capace di offrire una possibile soluzione alle difficoltà dei nostri tempi. La prima cosa che Toynbee mi disse fu: «Parliamo!». Spero che quest’anno tutti voi vi unirete a me ancora una volta nel sollevare una grande ondata di dialogo in tutto il globo.
Il sentiero dell’umanesimo
Quest’anno i Giochi olimpici 2008 si terranno a Beijing (Pechino). Per festeggiare questo evento, il Tokyo Fuji Art Museum organizzerà una mostra dal titolo Il romanzo dei tre regni, che verrà inaugurata il 3 maggio. [A maggio verrà aperta anche la nuova ala del Tokyo Fuji Art Museum, n.d.t.]. Organizzata con il supporto dell’Amministrazione statale del patrimonio culturale della Cina, la mostra includerà molti oggetti importanti per la vita culturale del paese.
Tra queste c’è una punta di freccia usata nella battaglia di Red Cliffs, descritta nell’opera epica Il romanzo dei tre regni. In questa battaglia, avvenuta milleottocento anni fa, nel 208 d.C., le forze alleate dei signori della Guerra del sud, Sun Quan e Liu Bei, usarono un’abile strategia per sconfiggere le forze numericamente superiori del signore della Guerra del nord, Cao Cao. Questa vittoria fu un passo avanti verso il conseguimento di un equilibrio tra le tre potenze, visione da lungo tempo accarezzata da Chuko K’ung Ming (conosciuto anche con il nome di Zhuge Liang, svolse il ruolo di stratega e consigliere militare di Liu Bei durante quella battaglia e fu anche primo ministro).
La saggezza è importante. Elementi chiave sono per noi la fede e la preghiera, che ci danno la capacità di far sgorgare la sconfinata saggezza del Budda dalle nostre vite. Niente è più potente. Ugualmente essenziale però è uno sforzo sincero, che apre la via alla vittoria. Toda parlava spesso dell’esempio di Zhuge Liang e ci stimolava a leggere Il romanzo dei tre regni. Al tempo della battaglia di Red Cliffs, Zhuge Liang aveva ventotto anni. Anch’io avevo ventotto anni quando riportai una grande vittoria nella campagna di Osaka (del 1956). Anche fra noi oggi ci sono giovani di ventotto anni. Ciò che conta è quanto vi impegnate, vi sviluppate e costruite la vostra vita ora che siete giovani. Sono gli sforzi di questo tipo a determinare la direzione della vostra esistenza.
Toda una volta affermò che Il romanzo dei tre regni era un resoconto della lotta tra la via della forza e la via della virtù. La via della forza usa il potere e l’autorità per dominare le persone. La via della virtù, al contrario, si adopera per proteggere e difendere le persone grazie al potere dell’umanesimo. Per tutta la sua esistenza Zhuge Liang rimase fedele a questa seconda via. La Soka Gakkai è un’organizzazione che avanza con sincerità lungo la via della virtù – la via dell’umanesimo – nei tempi moderni. Siatene certi.
Mi sono dedicato anima e corpo a sostenere e assistere Toda e a lavorare per la crescita e lo sviluppo della Gakkai e questo è il mio orgoglio più grande. Sono stato oggetto di attacchi. Ci sono state anche persone ingrate che hanno tradito il nostro movimento. Ho combattuto senza posa per proteggere il nobile cammino della Gakkai, affrontando volontariamente l’urto di ogni assalto. Il mio unico desiderio è costruire una Soka Gakkai che rimanga per sempre fedele alla via della virtù. Per i giovani, che mi sono così cari, sono deciso a continuare a dedicarmi al completamento e al perfezionamento della nostra splendida cittadella di verità e giustizia perché continui a brillare luminosa nella nuova era.
Qualità dei responsabili
L’esempio di Zhuge Liang ci può insegnare qualcosa sulla responsabilità.
Per prima cosa è importante impiegare persone capaci. «Niente è più leale e vantaggioso del sostenere individui capaci», dichiarò Zhuge Liang. Egli cercò sempre gli individui più qualificati e pieni di talento, a prescindere dalla loro condizione sociale, concentrandosi nell’assegnare l’incarico giusto alla persona giusta. Era dell’avviso che si dovessero valutare gli altri con imparzialità, senza permettere a simpatie o antipatie personali di offuscare il proprio giudizio.
Secondo, Zhuge Liang sottolineò anche l’importanza dell’unità, sostenendo che per affrontare una battaglia, i cuori di tutti i soldati devono essere uniti. Si occupò anche con severità di coloro che turbavano l’unità dei suoi reparti.
Terzo, lo stratega cinese riteneva necessario raccogliere informazioni. Non solo dava valore alle relazioni che gli venivano fornite, ma spronava gli altri a offrire opinioni costruttive. Ascoltando attentamente e senza arroganza le voci e i punti di vista di molte persone, soppesava con obiettività la veridicità delle informazioni che gli venivano riportate.
Quarto, Zhuge Liang si sforzava costantemente di crearsi amici e alleati, arrivando anche a fare alleanze con gruppi etnici minoritari. Non ingaggiò mai inutili conflitti ed evitò scrupolosamente di farsi nemici. Questa era una delle sue strategie.
Quinto, egli si assicurava che i suoi ordini fossero sempre chiari. Sottolineava lo scopo principale di ogni battaglia in modo che tutti potessero capire. Sesto, si mise personalmente in prima linea, lavorò duramente e assunse la piena responsabilità di ogni impresa. Delegare gli altri a stare in prima linea, sminuisce il valore di un leader. Questo è il flagello di qualunque organizzazione. Come responsabili, dobbiamo guidare impegnandoci in prima persona e aprire la strada attraverso i nostri sforzi personali.
Discutendo di Zhuge Liang, Toda osservò con serietà: «La Soka Gakkai dev’essere una cittadella di individui capaci e abili» e «Nell’epoca di kosen-rufu, persone capaci come Zhuge Liang appariranno in tutto il mondo».
Parole di saggezza
Vorrei condividere con voi alcune parole di saggezza di filosofi del mondo.
Il Budda Shakyamuni diceva che il sapiente riconosce come saggio colui che traccia la via da percorrere. Siate pionieri, prendete l’iniziativa. Questo, dice il Budda, è il segno che contraddistingue un vero saggio.
Il terzo presidente degli USA Thomas Jefferson (1743-1826) in una lettera a sua figlia scrisse: «La fortuna delle nostre esistenze dipende dall’impiegare bene il breve periodo della giovinezza». La nostra giovinezza vola via, prima che ce ne rendiamo conto. Ecco perché è importante che usiamo quel tempo per apprendere e studiare quanto più possiamo e per svilupparci, in modo da costruire le basi della vittoria nella vita.
In una lettera ad alcuni studenti, Platone, il filosofo dell’antica Grecia, sottolineò che, oltre a coltivare nobili idee, essi dovevano difendersi contro i vili e i malvagi. Spero che sarete tutti leader in grado di lottare contro i corrotti e gli ingiusti, sconfiggendoli con parole di verità.
Lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) osservò: «Non c’è situazione che non si possa nobilitare con il lavoro o altrimenti con la tolleranza». Il Buddismo insegna che possiamo trasformare il nostro karma, che possiamo definitivamente superare ogni sofferenza e cambiare il corso della nostra vita in direzione della felicità. Attraverso la nostra fede nel Buddismo del Daishonin, è possibile cambiare qualunque karma.
Bernard Law Montgomery, primo visconte di Montgomery (1887-1976), guida brillante nella battaglia di Normandia durante la Seconda guerra mondiale, dichiarò: «Nessun leader, per quanto grande, può perseverare a lungo se non ottiene vittorie. La battaglia decide tutto».
Thomas Mann (1875-1955), l’autore tedesco che si oppose con fermezza al nazismo, scrisse in una lettera: «Qualunque cosa accada, dobbiamo vincere». Allo stesso modo, noi della Soka Gakkai dobbiamo continuare a vincere nella lotta per la pace e la felicità.
Il Buddismo è una lotta che ammette solo vittoria o sconfitta. Così è la vita. Perdere è triste e meschino, mentre vincere è piacevole e delizia chiunque, aprendo nuove strade.
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la Testimonianza / Crocevia di culture
Sono arrivato a Tokyo a metà gennaio insieme a mia moglie e a un mio collega (dall’agosto scorso collaboro professionalmente con il Dipartimento delle pubbliche informazioni della Soka Gakkai Internazionale) e, se da una parte il mio più grande desiderio era quello di rivedere il maestro, dall’altra ne ero quasi spaventato perché non mi sentivo pronto e avevo paura che avrei buttato via un’occasione d’oro. L’occasione è arrivata con la possibilità di partecipare alla riunione dei giovani del Giappone, alla fine della quale è intervenuto il presidente Ikeda con la moglie, insieme a una delegazione della Repubblica Domenicana che gli ha poi conferito la laurea ad honorem. Appena è arrivato ho sentito il mio cuore accelerare i battiti e non riuscivo a contenere la gioia: tutte le mie paure sono svanite e, quando hanno nominato i membri italiani sono balzato in piedi agitando le braccia come un forsennato! Sensei sembrava una “forza della natura”. Anche nei momenti più formali della cerimonia ha scherzato con tutti, soprattutto con i ragazzi delle scuole medie con i quali scambiava continuamente battute. I membri della delegazione domenicana hanno ribadito più volte nel loro discorso ufficiale di aver scelto proprio Daisaku Ikeda perché oggi rappresenta tutti i valori su cui si fonda la loro multicentenaria università. Loro lo hanno scelto come maestro e io, a migliaia di chilometri di distanza e nel profondo del mio cuore, anche.
Piero Sisti
(ha partecipato alla riunione della Divisione giovani tenuta il 19 gennaio)
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la Testimonianza / La distanza non conta
Provo in due righe a raccontare quali sono state le circostanze che mi hanno permesso di incontrare il 19 gennaio scorso il nostro maestro, durante la riunione nazionale dei giovani del Giappone. Giorno indimenticabile, e da quando ho deciso di incontrare nel mio cuore il maestro, ogni giorno è memorabile. Mesi fa ho cominciato a desiderare fortemente di creare un profondo legame con il presidente Ikeda, e da questa decisione è partita una serie di importanti sfide nella mia vita. Come potevo relazionarmi con lui? Intanto volevo cercare nel mio cuore un contatto, attraverso gesti, parole e pensieri, vivendo la mia quotidianità al meglio sia pure in mezzo a lotte e a difficoltà. Cosa facevo, e come lo facevo, mi permettevano di avvicinarmi o di allontanarmi dal maestro. Come una lente d’ingrandimento vedevo meglio gli aspetti della mia vita che dovevo rivoluzionare e trasformare e, soprattutto, sentivo di dover credere, al di là dell’apparenza della momentanea situazione. Il Daimoku e lo studio sono stati gli strumenti per sostenere il mio stato vitale, e ancor di più mi ha aiutato incoraggiare le persone ad abbracciare il Gohonzon, parlando loro di Buddismo e recitando insieme. Quando ho incontrato il presidente Ikeda mi sono resa conto che, in realtà, lui era già presente accanto a me da sempre.
Sandra Gualtieri
(ha partecipato alla riunione della Divisione giovani tenuta il 19 gennaio)