In venti anni i Centri della Sgi si sono moltiplicati in Italia e nel mondo offrendo sostegno e un luogo dove poter organizzare le attività. A chi è venuta l’idea di aprire il primo centro? E come vengono mantenuti? In un percorso alla ricerca del significato originale di queste “strutture per lo sviluppo interiore” si è cercato di rispondere a queste e ad altre domande
Milano, 31 dicembre 2007. In auto, poco prima di parcheggiare davanti al Centro culturale dove arrivo per fare il turno l’ultima sera dell’anno nel gruppo Corallo (che si occupa di sostenere le attività), rifletto: «Se sono qui, in questa notte di nebbia e bilanci, lo devo alla determinazione del mio maestro». Come avrà fatto ad avere la lungimiranza – penso – di credere che un giorno ci sarebbe stato tutto questo? Parte quindi dal Centro culturale di Milano il nostro viaggio attraverso i Centri culturali della Soka Gakkai nel mondo. Milleduecento in Giappone, cinquecento nel resto del pianeta, come ha ricordato a Osaka (nel Kansai) il presidente Ikeda in occasione del corso internazionale SGI lo scorso novembre (vedi riquadro a pag. 23). Da Kuala Lampur (Malaysia) a Santiago del Cile, da Accra (Ghana) a Phnom Penh (Cambogia) dove lo scorso luglio si è tenuto il primo meeting della Divisione giovani, quasi tutti gli edifici sono nati dai semi gettati nel corso dei viaggi del terzo presidente della SGI. «Quando Toda divenne presidente – si legge infatti nella Nuova rivoluzione umana – non vi erano Centri culturali. Egli sentì profondamente il bisogno di costruire delle strutture spaziose dove i membri potessero incontrarsi ma, a quel tempo, la Gakkai non aveva grandi risorse economiche.
[…] Quando i responsabili della Soka Gakkai esprimevano il desiderio di costruire un grande Centro culturale, Toda rispondeva sempre: “Chi ha bisogno di costruzioni? Gli edifici sono solo degli ornamenti esterni. Continuate a ripetere ‘il Centro culturale di qua, il Centro culturale di là’, ma il Centro culturale è là dove si trova il presidente, dove sono io, non è vero?!”. Ma quando, poi, si ritrovava da solo con Shin’ichi, spesso ammetteva: “Un Centro culturale sarebbe necessario. Mi piacerebbe anche costruire dei Centri più piccoli in ogni zona. Mi dispiace che i nostri membri non abbiano neanche un posto dove incontrarsi e recitare insieme Gongyo. Sarebbe davvero meraviglioso se, un giorno, la Gakkai potesse costruire dei bei Centri. Ma adesso come adesso, è impossibile. Sarebbe un peso troppo grosso per i membri”» (5, 131).
Incontrarsi e recitare insieme Gongyo: a questo servono i Centri culturali come raccontano alcuni membri interpellati. «È come un faro. Qui ritrovi, consapevolmente o inconsapevolmente, lo spirito originale. Siamo qui tutti per uno stesso scopo», dice Pierangela. «C’è un momento per ricevere e uno per dare - spiega Antonella – e al Centro è possibile fare entrambe le cose». Dare e ricevere, già. Chi mantiene economicamente un Centro del genere? È uno dei primi pensieri che viene in mente quando si varca la porta o il cancello di queste costruzioni. Dalle pagine della Nuova rivoluzione umana risponde Ikeda in persona: Shin’ichi «ripensava a come la Gakkai si era sovvenzionata in passato. Fin dall’inizio, da quando Tsunesaburo Makiguchi aveva dato vita all’organizzazione, ogni responsabilità finanziaria era stata a carico di Toda, allora direttore generale.
Anche dopo la guerra, per ricostruirla Toda aveva usato il proprio denaro onde evitare di gravare finanziariamente sui membri. Ma poco dopo la sua nomina a secondo presidente molti di essi avevano avanzato pressanti richieste per poter partecipare al sostentamento economico dell’organizzazione. Del resto, dato il vertiginoso ritmo di crescita, non gli sarebbe stato possibile ancora per molto sostenere da solo tutte le spese. Le donazioni alla Gakkai rappresentano un’offerta per lo sviluppo di kosen-rufu» (4, 80).
I Centri sono la prova tangibile del valore dell’offerta. L’effetto della sincerità dell’offerta che ti accoglie facendoti sentire a casa, finalmente protetto. Mi viene in mente una mattina di fine luglio in cui dopo aver accompagnato all’alba in aeroporto un amico, guidavo con l’angoscia adosso, quella che ti fa pensare che non c’è posto che possa contenerla, per poi sterzare e decidere di raggiungere il Centro. Cosa vuoi che cambi andare fin lì?, mi dissi come sempre, e invece… E invece in quell’occasione c’era una riunione giovani, mi sedetti, e ascoltai un incoraggiamento che mi scaldò il cuore. Subito dopo mi offrii di fare i panini per i giovani che ripartivano prima di pranzo. Panini risolutivi. Offrire agli altri un po’ del proprio tempo, della propria disponibilità come accade quando contribuiamo alla gestione del Centro a noi più vicino, ci permette di porre una causa in controtendenza rispetto alla voglia di chiudersi in se stessi. E mentre ci s’impegna in queste attività, ci si rende conto che si sta offrendo sostegno alla propria stessa vita. Non a caso i Centri culturali sono «strutture per lo sviluppo interiore, per la crescita umana», come scrive il presidente Ikeda. E aggiunge: «Lo scopo della SGI e dei suoi Centri culturali è aiutare i membri a costruire dentro di sé il palazzo dell’eterna felicità, cioè a raggiungere la Buddità in questa vita» (NR, 319, 4).
Come dedicarsi al meglio alla manutenzione del palazzo della Buddità ce lo ricorda ancora sensei: «Facendo attenzione ai dettagli, i responsabili proteggono i loro membri, i loro compagni nella fede» (NRU, 5, 128).
Alla vigilia della cerimonia d’inaugurazione di un Centro culturale a Kyoto, infatti, il presidente Ikeda ispezionò ogni ripostiglio ricordando ai responsabili locali l’importanza di mantenere le cose in ordine e di curarle. «Per favore, fate attenzione ai mobili, alle attrezzature e agli oggetti usati per le attività quotidiane del centro. Tutto quello che abbiamo qui è stato acquistato con le donazioni preziose dei membri. Dobbiamo stare attenti a non sprecare nulla, neanche un foglio di carta. Con questo spirito, anch’io riciclo le buste da lettera che ricevo nell’ufficio della corrispondenza. […] Questo spirito fa parte della tradizione della Gakkai».
Con questo spirito si sono moltiplicati i Centri culturali nel mondo. A partire dal primo Centro del Kansai, inaugurato il 4 gennaio 1956 da Josei Toda che per l’occasione pronunciò queste parole: «Desidero che voi, membri di Osaka, preghiate davanti a questo Gohonzon e riempiate le vostre vite di benefici. Recuperate la vostra salute se siete malati. Guadagnate abbastanza denaro per vivere confortevolmente se siete poveri. Portate avanti la vostra fede in modo perfetto e diventate felici» (Bs, 108, 18).
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Dal discorso del presidente Ikeda tenuto l’8 novembre 2007
Centri SGI nel mondo, palestre di fede
Oggi in Giappone abbiamo milleduecento meravigliosi Centri di kosen-rufu e altri cinquecento in tutto il mondo.
Ad esempio, Taplow Court, il Centro culturale della SGI-UK, sorge su un promontorio sovrastante la valle del Tamigi a ovest di Londra. Costruito più di centocinquanta anni fa, l’edificio principale del castello è stato visitato da molti ospiti illustri e da importanti esponenti della cultura nel corso degli anni, tra cui membri della famiglia reale britannica e dal primo ministro Sir Winston Churchill (1874-1965). Il monarca tailandese re Chulalongkorn (Rama V; 1853-1910), nonno dell’attuale re Bhumibol Adulyadej, che mi ha cortesemente ricevuto in tre occasioni, si trattenne qui a lungo. Oggi si trovano con noi membri provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Tailandia. Benvenuti, e grazie per la vostra partecipazione!
Sono con noi anche membri della Germania. Il Centro culturale Villa Sachsen della SGI tedesca, situato appena fuori Francoforte a Bingen am Rhein sulle sponde del Reno, è parte di un’area che l’UNESCO ha proclamato patrimonio dell’umanità. La zona, visitata anche da Victor Hugo, venne lodata dal poeta Goethe per la bellezza del suo paesaggio. L’Associazione tedesca dei castelli, in segno di sincero apprezzamento per la ristrutturazione e la rivitalizzazione dell’edificio che avevamo realizzato, mi ha consegnato un encomio speciale nel 2002. Nel settembre del 1995 Richard von Weizsäcker, primo presidente della Germania riunificata con il quale mi sono incontrato di persona, fu estremamente felice di visitare il Centro. Anche il Centro culturale dell’Istituto Buddista italiano a Firenze è ospitato nella storica Villa di Bellagio, un edificio legato a un’importante famiglia del Rinascimento.
Il New York Culture Center della SGI-USA ha sede in un edificio risalente a 120 anni fa, un importante bene culturale riconosciuto dal New York Landmarks Conservancy nel 1996. Un tempo qui si trovava la Rand School di Scienze Sociali, conosciuta come la “Casa della Gente”; l’insigne filosofo John Dewey visitò l’edificio sette volte e vi tenne anche un discorso.
Il Nature Culture Center della SGI-Brasile nella città di Itapevi, nei pressi di San Paolo, è circondato da vaste distese coperte da fiori magnifici e da una ricca vegetazione tropicale. Ricordo con affetto la visita al centro in compagnia di mia moglie, nel 1993.
Percorriamo il grande sentiero di kosen-rufu nel mondo per tutta la vita, organizzando e conducendo riunioni nei nostri splendidi Centri culturali, vere e proprie palestre di fede.
In Africa, il Community Center della SGI-Ghana è stato costruito dai membri con le loro mani ad Accra, la capitale. Che azione nobile! Congratulazioni!
Nel Soka Bodhi Tree Garden in India, che si estende per circa 66 ettari a Gurgaon, un’ora di viaggio da Nuova Delhi, i pavoni passeggiano tra i fiori variopinti in questo incantevole giardino che ospita tremila maestosi alberi di bodhi.
In Giappone e nel resto del pianeta possiamo contare su tanti splendidi e solidi Centri, dedicati alla pace, alla cultura e all’educazione: le basi per la diffusione del Buddismo nel mondo sono ormai ben salde.
Oggi sono fra noi alcuni membri che, fin dai primi giorni del nostro movimento, hanno aperto la strada a kosen-rufu nei loro rispettivi paesi. Spero che voi, come nostri pionieri, continuiate ad accogliere tutti con calore, proseguendo senza sosta e con grande orgoglio e vigore la vostra missione, la più nobile al mondo.