Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Gli esami di terzo livello: parlano i protagonisti - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:32

433

Stampa

Gli esami di terzo livello: parlano i protagonisti

«Il programma di studio per questo esame è stato molto impegnativo. Dal punto di vista del Buddismo, comunque, il solo fatto di partecipare è una vittoria su se stessi». Le parole di incoraggiamento del direttore Nakajima hanno dato il via alla terza prova sostenuta l’8 novembre da tremilacinquecento persone in tutta Italia

Dimensione del testo AA

«Il programma di studio per questo esame è stato molto impegnativo. Dal punto di vista del Buddismo, comunque, il solo fatto di partecipare è una vittoria su se stessi». Le parole di incoraggiamento del direttore Nakajima hanno dato il via alla terza prova sostenuta l’8 novembre da tremilacinquecento persone in tutta Italia

Esami: quella paura di non farcela, l’ansia di non essere all’altezza, il timore del giudizio… oppure anche un po’ di arroganza: «Io non ne ho bisogno, non ho tempo da perdere! A cosa servono gli esami?». Anche studiare il Buddismo è un’occasione per comprendere più a fondo i fatti e tutto ciò che ci accade nella vita, dove è normale affrontare problemi e vincere qualche insicurezza.
Allora, perché non cogliere l’occasione degli esami di Buddismo, il cui terzo livello si è tenuto l’8 novembre in tutta Italia e, magari, accogliere la sfida che essi stessi ci offrono? Decidere di “sperimentare”, piuttosto che di “sapere”, con la nostra vita il senso di ogni singola frase, fa la differenza. Quale dovrebbe essere, quindi, l’atteggiamento di chi si trova davanti a questa ulteriore prova?
È lo spirito di ricerca che ha spinto Edda di Genova a settantatré anni a sfidarsi per l’esame. «Ho sempre studiato perché mi appassiona tutto quanto riguarda il Buddismo, ma ero molto incerta se sostenere l’esame o meno, anche perché ho trovato più complicato studiare in assenza di un manuale di studio, come era avvenuto per gli esami precedenti. Poi, ho pensato a Ikeda, a quanto si impegna ogni giorno alla sua età e, allora, ho deciso di mettere in pratica il voto di Nichiren».
Punto saldo della pratica corretta è lo studio, come nel caso di Margherita di trentadue anni di Genova: «Questo esame è coinciso con un periodo piuttosto intenso della mia vita, ma non ho mai dubitato di poter partecipare. Penso che la sfida vera sia vivere i princìpi buddisti sempre, e sempre un po’ di più. L’importante non è tanto dare la risposta giusta all’esame, ma riuscire a costruire tutta la nostra vita sui princìpi».
«Questo esame mi ha rinnovato la voglia di recitare Daimoku con uno spirito diverso. In particolare, dopo aver letto le lezioni del presidente Ikeda sul Raggiungimento della Buddità in questa esistenza sono andato davanti al Gohonzon e ho sentito una gioia enorme. Ogni tanto si ha bisogno di una miccia per ridare vigore alla nostra fede. Il valore dello studio per gli esami è proprio questo!». Questa l’esperienza di Raul di Napoli.
«È stato bello – racconta Emilia, una donna di Ischia – studiare insieme agli altri, ognuno diverso e con il proprio approccio. Lo studio è l’occasione per verificare la propria relazione con il maestro che altrimenti resta solo teoria. Questo studio mi è servito a rafforzare ancora il mio legame con il Gohonzon».
Per Gianni di Ischia è stata una bella occasione per approfondire la fede. «Con bambini piccoli da seguire è stato difficile trovare il tempo. Però sono venuto lo stesso a fare l’esame. Pensavo di non sapere nulla e, invece, mi sono accorto che lo sforzo che ho fatto è stato appagato abbondantemente. Penso che tutto questo impegno avrà degli effetti incredibili nel nostro ambiente».

Milena Sala e Ilaria Varriano

• • •

Dodici incontri dalla Gallura al Sulcis

Lo scorso ottobre si sono tenuti gli incontri con le responsabili nazionali della Divisione donne e giovani donne. Questa volta è stata scelta la formula delle piccole riunioni “a domicilio”

Un fine settimana davvero molto intenso quello del 24 e 25 ottobre per le donne e giovani donne della Sardegna. Una due giorni fatta di incontri, confronti e scambi e alla quale tutte hanno dato il proprio contributo. Raccontando, parlando, portando esperienze e desideri prossimi a realizzarsi. I resoconti arrivati un po’ da tutta l’isola danno unanime riscontro positivo alla novità che ha caratterizzato l’annuale riunione con le responsabili nazionali. Se in passato, infatti, gli incontri a livello generale erano stati organizzati nelle aree centrali dell’isola, quest’anno si è sperimentata una nuova formula: andare nei luoghi più lontani e sperduti dai quali, qualche volta, anche per gli stessi abitanti è difficile muoversi. Responsabili donne nazionali divise in tre gruppi (erano presenti Asa Nakajima, Tomoko Kimura, Anna Conti, Karin Sarnacchiaro, Maki Okano e Tamiko Kaneda) hanno preso parte ognuna a quattro incontri. Dodici riunioni, tutte improntate a un senso di familiarità che ha coinvolto anche persone che si incontravano per la prima volta. La sfida lanciata da tutte è stata quella di “creare valore in ogni luogo in cui pulsa il cuore di un Budda”.
Nel Sulcis, nell’oristanese, nel­l’area di Porto Torres… ovunque in Sardegna le donne e le giovani donne sono impegnate in azioni giornaliere che hanno il duplice obiettivo di rivoluzionare la propria vita – attraverso il Daimoku, il sostegno delle compagne di fede e l’attività – e di modificare l’ambiente in cui vivono. Un ambiente difficile, hanno sottolineato in molte durante gli incontri, sia per le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, sia per la difficoltà di conservare il posto di lavoro, sia per problematiche sociali davvero dure da risolvere.
Uno degli aspetti fondamentali toccati durante gli incontri è stato quello del voto del Budda. Il voto di dedicare la propria vita a kosen-rufu implica più di ogni altra cosa la pratica per l’altrui felicità. Far parte della Soka Gakkai è questo in sostanza: decidere di approfondire la pratica non tanto e non solo tenendo a mente propri obiettivi personali, ma tenendo a cuore il benessere degli altri praticanti e allargare anche agli altri questo desiderio. Infatti, come è stato ricordato nel corso di uno degli incontri, «dove c’è una virtù invisibile ci sarà una ricompensa visibile» ed è per questo che non occorre essere impazienti perché i benefici non mancheranno a manifestarsi, quando si decide di aprirsi a kosen-rufu contro le pigrizie e le insidie che vengono invece dalla manifestazione dell’oscurità fondamentale.
Le donne e giovani donne della Sardegna hanno deciso dunque di ripartire, ancora una volta, dai tre punti fondamentali indicati da Ikeda per vincere sugli aspetti negativi: il dialogo, l’unità fra il maestro e il discepolo e l’unità.

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata