«Le relazioni umane cominciano con il coraggio di instaurare un dialogo» scrive Ikeda in questo scritto dedicato alla Divisione donne. Le tante storie raccontate diventano l’emblema di cosa significhi lavorare insieme per la pace
Dedicato alla Divisione donne, 12 giugno 2009
Una vita
vissuta con
illimitata speranza
è il sentiero della gioia
il sentiero di Soka.
Nel suo capolavoro, I miserabili, Victor Hugo (1802-85) scrive: «Cos’è il sole? È amore. Chi dice amore dice donna. L’onnipotenza esiste: è donna».
Anche nella Soka Gakkai c’è un magnifico sole: la Divisione donne, un’impareggiabile forza di pace.
Il 10 giugno è il giorno della Divisione donne. In questo giorno, nel 1951, poco dopo la nomina del mio maestro Josei Toda a secondo presidente della Soka Gakkai, avvenuta il 3 maggio, lui e alcune rappresentanti delle donne si riunirono con lui per realizzare una rinnovata partenza con la fondazione di una nuova Divisione. Quando penso al fatto che questa Divisione è stata creata un mese prima delle Divisioni giovani uomini e giovani donne, vedo quanto immenso rispetto aveva Toda per le donne della Soka Gakkai.
Quando le madri Soka sono stabili e solide come la terra, i giovani possono crescere e svilupparsi come alberi possenti. Quando le madri Soka splendono di speranza, la gioventù può avanzare con spirito elevato. Questa è una verità immutabile.
La luce del sole, conosciuta dagli antichi come “gli occhi del cielo”, illumina la terra e disperde le tenebre. Le madri, per quanto riguarda le loro famiglie, hanno in qualche modo una luce così, un potere che vede tutto! Le donne sanno capire con grande acume il carattere delle persone, smascherano rapidamente quelle false che si nascondono dietro cortine di parole e frasi eleganti e sono sempre focalizzate sulla vera natura delle cose. Niente sfugge al loro sguardo penetrante.
Molte donne della Soka Gakkai sono estremamente occupate. Oltre alla responsabilità di gestire la casa, dedicano le loro energie non solo ad allevare i loro bambini ma anche a sostenere i membri della Divisione futuro. Spesso lavorano fuori casa e sono coinvolte attivamente nelle comunità. Alcune, pur soffrendo per lutti personali, continuano a fare del loro meglio per aiutare gli altri. Le donne della Gakkai si sforzano senza sosta per la felicità e il benessere dei loro amici e compagni di fede portando avanti il lavoro dei Budda e dei bodhisattva.
Anche se nessuno si rendesse conto dei vostri sforzi per kosen-rufu, le divinità celesti, le forze positive dell’universo, sicuramente vi proteggeranno. L’insegnamento buddista secondo il quale, pur se invisibili agli altri, i nostri sforzi sono certamente osservati da tutti i Budda e i bodhisattva, è assolutamente vero. Come risultato di tali sforzi, benefici incredibilmente grandi fioriranno e adorneranno di splendore la vita delle donne della Soka Gakkai, piene di dedizione.
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La rete della Divisione donne, bella e gioiosa, che all’inizio in Giappone cinquantotto anni fa contava solo cinquantadue membri, adesso si è diffusa in tutto il mondo. Viviamo in un’epoca senza precedenti, in cui ovunque nel mondo donne della Gakkai lottano attivamente per la nostra nobile causa e recitano Daimoku con grande forza per la pace nel mondo e la felicità propria e degli altri.
Una pioniera mondiale di kosen-rufu è sempre nei miei pensieri: Rosa Kishimoto, ex responsabile della Divisione donne e responsabile onoraria della SGI del Perù. Ha dedicato tutta la vita a kosen-rufu e, pur vivendo molto modestamente, giorno dopo giorno ha fatto di tutto per incoraggiare i membri. Ho ancora chiaro il ricordo della sua raffinata luminosità interiore e della sua quieta dignità, che sono le qualità di una vita che splende di fede. Una responsabile che serve da modello per tutte. Osservando la sincerità e l’impegno della signora Kishimoto durante la mia seconda visita in Perù trentacinque anni fa, nel 1974, volli raccontare la sua storia a una rivista femminile giapponese. Rosa Kishimoto è nata in Perù, figlia di immigrati giapponesi. È aperta e accogliente con tutti. Basandosi sugli insegnamenti egualitari del Buddismo di Nichiren Daishonin, è andata incontro agli altri con naturalezza e senza pregiudizio, creando forti amicizie con un gran numero di persone. Pur avendo potuto completare solo le scuole elementari a causa delle ristrettezze economiche in cui era caduta la sua famiglia in seguito allo scoppio della Seconda guerra mondiale, si è sempre lasciata coinvolgere con coraggio e senza esitazione nel dialogo con gli altri, senza badare a chi fossero. Con la sua fondamentale fede nell’uguaglianza ha stretto amicizia con molte persone di diversa provenienza e percorsi di vita. Anche oggi questa donna comune, che è amata come “la madre di kosen-rufu in Perù”, mantiene amicizie con molte persone.
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Una grande sfida che affronta oggi la società è quella di creare reti e alleanze fra la gente, a livello locale e globale. Mai come adesso è urgente che le persone cooperino in vari ambiti, dal riciclaggio dei rifiuti alla cura dei bambini e degli anziani. Uno dei compiti della Soka Gakkai è quello di unire i cuori delle persone e costruire nuove reti per la gente comune.
Lo scrittore francese Luc de Clapiers, marchese di Vauvenargues (1715-47) scrisse: «Diventare intimi con gli altri è un allenamento per lo spirito». È attraverso la nostra interazione con gli altri che sviluppiamo e forgiamo il carattere. Le relazioni umane cominciano con il coraggio di instaurare un dialogo. Per alcuni significa fare lo sforzo consapevole di uscire dal proprio guscio, di superare la tendenza a nascondersi e a evitare la compagnia degli altri. Fare lo sforzo di parlare e conversare con gli altri è il primo passo per trasformare se stessi in persone aperte.
Inoltre, come membri della Soka Gakkai, i nostri sforzi di andare verso gli altri e con loro condividere la nostra filosofia sono ispirati non solo dal desiderio che diventino felici, ma anche dalla voglia di lavorare insieme per realizzare la pace e la prosperità nella nostra comunità e nella società intera. Ecco perché è così importante per noi essere non solo persone affidabili, su cui si può contare, ma anche una sorgente di ispirazione per gli altri. Possiamo fare questo solo se non soccombiamo al nostro egoismo o egocentrismo, ma continuiamo a sforzarci per alzare il nostro stato vitale giorno dopo giorno. Per favore sappiate che questo processo porta direttamente alla nostra crescita personale e alla rivoluzione umana.
L’amicizia è un tesoro per la vita. Sviluppare splendide amicizie e far brillare così la vita: sicuramente non c’è esistenza migliore di questa! Ciò significa che le donne della Soka Gakkai, maestre nell’arte dell’amicizia, sono anche esperte nel far emergere il massimo splendore dalla vita. Mie care amiche della Divisione donne, vi prego di fare pieno uso di questo talento sublime. Con sorrisi smaglianti e con dialoghi coraggiosi, costruite solide alleanze nelle vostre zone, alleanze di persone che pensano, alleanze di gioia e di vittoria.
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La mia terza visita in Perù fu venticinque anni fa, nel 1984. Fui felicissimo di riunirmi ai miei amici membri peruviani, altruisti Bodhisattva della Terra che brillavano come fari di speranza nel loro paese. In quell’occasione il presidente peruviano Fernando Belaùnde Terry (1912-2002) mi insignì della Gran Croce dell’Ordine del Sole del Perù. Quattro giorni dopo quella cerimonia, l’ultimo giorno della mia permanenza, mia moglie e io fummo invitati a un pranzo nella residenza presidenziale con il presidente, sua moglie, il primo ministro, il ministro dell’Istruzione e altri membri di governo.
La mia interprete quel giorno era la signora Kishimoto. Benché ciò le fosse stato richiesto all’ultimo momento, accettò subito l’incarico, poiché voleva sostenermi in ogni modo possibile. Non era un’interprete professionista né tanto meno aveva esperienza come interprete di un capo di governo. Era più che naturale che fosse nervosa. Ma si dimostrò all’altezza della situazione con il tipico aplomb delle donne della Soka Gakkai, forse anche rassicurata dalle mie parole di incoraggiamento, quando iniziò il pranzo si fece tranquillamente carico delle sue responsabilità di interprete, parlando con voce calma e dignitosa. Al termine del pranzo la ringraziai per l’ottimo lavoro: lei sorrideva felice.
Una volta che decidono di fare qualcosa, le donne sono forti. Niente può battere la saggezza e il pensiero veloce di una donna nei momenti cruciali. In una vita fermamente dedicata al sentiero di maestro e discepolo si apre inoltre uno scenario pieno di speranza.
La signora Kishimoto considera il Perù come la sua stessa vita. La sua dedizione a kosen-rufu è un’espressione del suo completo e duraturo impegno per la sua amata patria e per i suoi membri. Il suo spirito è in sintonia con le parole del Daishonin: «La vita è limitata, non dobbiamo lesinarla. Ciò a cui dobbiamo principalmente aspirare è la terra del Budda» (Aspirare alla terra del Budda, RSND, 1, 187). Grazie a questa sua invincibile determinazione, profondamente radicata in lei, è stata sempre in grado di incoraggiare i suoi amici membri con un caldo sorriso e si è dedicata alla realizzazione di kosen-rufu in Perù senza farsi distogliere da nessun ostacolo.
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Non lamentatevi,
vivete con gioia!
Madri di kosen-rufu,
mantenete una filosofia elevata
e godete il viaggio della vita!
Anche la SGI del Brasile ha conquistato una grande fiducia nella società. Il presidente brasiliano Luiz Inàcio Lula da Silva ha espresso nei confronti del nostro movimento la sua più grande speranza, affermando che il popolo brasiliano sta guardando alle attività globali della SGI rivolte alla pace, alla cultura, all’educazione e ai diritti umani e sta pregando per il loro successo.
Silvia Saito, che ricoprì il ruolo di responsabile della Divisione donne della Soka Gakkai in Brasile (BSGI) e responsabile onoraria della Divisione donne, fu una pioniera che contribuì moltissimo a gettare le basi dell’organizzazione della BSGI.
Per lungo tempo il Brasile fu governato da una dittatura militare e, a causa di un equivoco dovuto a calunnie sulla nostra organizzazione, una volta mi fu negato il visto e dovetti cancellare la visita in quel paese; era il 1974. In quel periodo la signora Saito decise che in futuro avrei avuto il permesso di visitare il Brasile, e giurò di creare le condizioni per cui l’intera nazione avrebbe apprezzato e nutrito fiducia nella SGI.
Una decisione seria porta sempre a un’azione seria. Silvia Saito iniziò con una potente preghiera e sollevò un “tornado” di Daimoku. Molte donne decisero di unirsi a lei e cominciarono a recitare con una determinazione rivolta verso lo stesso obiettivo. Iniziarono anche a parlare con i loro concittadini dei nobili ideali della SGI, degli insegnamenti del Buddismo e dell’orgoglio di una vita dedita al cammino di maestro e discepolo. Molte di queste donne stavano affrontando problemi personali: povertà, malattie, difficoltà con i figli e così via; ma queste preoccupazioni non le distolsero dalle loro preghiere e azioni rivolte a promuovere kosen-rufu in Brasile in uno spirito di unità con il loro maestro.
Nichiren Daishonin scrisse: «Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne: se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il Daimoku» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341). Noi siamo in grado di dedicarci a kosen-rufu e recitare Nam-myoho-renge-kyo perché siamo Bodhisattva della Terra. Quando lottiamo e recitiamo per kosen-rufu, il grande stato vitale di questi altruistici bodhisattva – uno stato vitale di completa realizzazione, traboccante di gioia, speranza e coraggio – pulsa dentro di noi. È così che trasformiamo il nostro stato vitale. La pura ed elevata forza vitale che emerge come risultato della nostra dedizione ci permette di mantenere il controllo e trionfare sulle nostre personali difficoltà e preoccupazioni.
Una delle cinque guide per la Divisione donne afferma: «Tutto comincia con la preghiera». È importante pregare con tutto il cuore e lottare fino alla fine, utilizzando le attività per kosen-rufu come un’opportunità per sfidarsi sui propri problemi e per cambiare il karma.
Superare i problemi personali e raggiungere la felicità può essere paragonato alla rotazione della terra sul proprio asse, mentre portare avanti kosen-rufu e quindi contribuire alla prosperità della società può essere paragonato alla rivoluzione della terra intorno al sole. Proprio come questi due movimenti della terra sono inseparabili, anche la felicità individuale e la prosperità sociale possono essere raggiunte contemporaneamente basandosi sui princìpi del Buddismo del Daishonin.
Il Daishonin dichiara: «Se solo reciti Nam-myoho-renge-kyo quale colpa non potrà essere cancellata? Quale fortuna non verrà concessa?» (Conversazione tra un santo e un uomo non illuminato, RSND, 1, 117). Desidero riaffermare qui che noi portiamo avanti le attività della Soka Gakkai non solo per il bene della Legge e della società, ma anche per la nostra indistruttibile felicità personale.
In ogni caso, il riconoscimento che il nostro movimento sta ottenendo nella società brasiliana è in larga parte dovuto alle incessanti preghiere e azioni delle donne della BSGI.
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Trent’anni fa, nel 1979, dopo che fui costretto a dimettermi da terzo presidente della Soka Gakkai, i tre potenti nemici del Buddismo (cfr. DB, 894) colpirono con intensità ancora maggiore, cercando di distruggere l’organizzazione che in quel momento era priva del suo leader.
Fu proprio durante quel periodo che i membri del Kansai risposero al mio ruggito di leone in nome della giustizia, proclamando con coraggio il voto di combattere al mio fianco. Lo fecero con il loro entusiasmante inno al primo festival di cori del Kansai, che ebbe luogo al Toda Memorial Auditorium, il Centro della Soka Gakkai del Kansai a Osaka, il 15 luglio 1979, nel mese dedicato a maestro e discepolo.
In quei giorni molto oscuri che seguirono alle mie dimissioni, pressioni da parte dei preti della Nichiren Shoshu e di persone della nostra organizzazione che mi avevano tradito, mi crearono molte limitazioni. Non potevo muovermi liberamente o dare incoraggiamenti alle riunioni e dovetti praticamente uscire di scena. Ma i miei preziosi compagni del Kansai determinarono di sfidare queste avversità: «Il presidente Ikeda è con noi nelle nostre canzoni», affermarono. Lo spirito della Gakkai è lo spirito di shakubuku. E fin dai giorni pionieristici della nostra organizzazione lo spirito di maestro e discepolo è stato tenuto vivo nelle nostre canzoni colme della promessa di propagare il Buddismo del Daishonin.
L’anno prima, 1978, avevo composto le parole di trenta nuove canzoni della Gakkai dedicate a varie Divisioni e regioni, inclusa quella della Divisione studenti Kofu ni hashire (Avanti verso kosen-rufu), quella della Divisione giovani donne Seishun zakura (giovani boccioli di ciliegio) e quella per il Kansai Josho no sora (Cieli sempre vittoriosi). I membri non avrebbero permesso a nessuno di impedir loro di cantare queste canzoni che avevo scritto sotto lo pseudonimo di Shin’ichi Yamamoto.
Il giorno del primo festival dei cori i membri del Kansai, uniti a me nella lotta, rinnovarono il loro voto facendo molte volte risuonare le loro voci potenti. In quest’occasione cantarono quarantanove canzoni, inclusa Ifu dodo no uta (Canto di indomabile dignità) che avevo composto nel Kansai, e la canzone Haha (Madre), con la sua bellissima melodia, eseguita dalla Divisione donne del Kansai. Il festival si aprì e si chiuse con Cieli sempre vittoriosi, che era stata cantata per la prima volta esattamente un anno prima. Cantarono le parole di quella canzone disperdendo con le loro voci ogni nube scura:
Ora di nuovo formiamo le fila
voi e io,
insieme dal lontano passato
compagni che abbracciamo un voto condiviso,
cantiamo una canzone di primavera.
Amato Kansai, alzati con coraggio!
Fra coloro che ascoltavano le voci gioiose di quei membri del Kansai c’era mia moglie che, condividendo il mio spirito e il mio impegno, mi rappresentava in quell’avvenimento. Dopo il festival mia moglie passò vari giorni a parlare con le appartenenti alla Divisione donne del Kansai, comprese quelle che avevano lottato al mio fianco nella Campagna di Osaka[ref]Campagna di Osaka: nel maggio 1956 i membri del Kansai si raccolsero intorno al giovane Daisaku Ikeda, inviato appositamente dal secondo presidente Josei Toda a sostenerli, e convertirono 11.111 famiglie al Buddismo di Nichiren Daishonin. Nelle elezioni che si tennero due mesi dopo il candidato sostenuto dalla Soka Gakkai nel Kansai guadagnò un seggio alla Camera alta, un risultato che allora era considerato impossibile.[/ref] del 1956, e andò a trovarle nelle loro case per incoraggiarle. «Non saremo sconfitte», le dissero con vividi occhi lucenti. Erano piene di gratitudine.
Dopo aver avuto un resoconto dettagliato da mia moglie, fui certo che il Kansai fosse solido e che la Divisione donne aveva uno spirito alto. I legami di maestro e discepolo fiorivano ancora in quella regione, questa era la prova che il Kansai era al sicuro. Nel mio cuore li chiamai: membri del Kansai, compagni dal passato senza inizio, ora è il tempo di accogliere la sfida e lanciare un potente contrattacco dal Kansai per spingere Tokyo all’azione.
Tre decenni sono passati da allora. Le fiamme dello spirito della Gakkai che brillavano nel Kansai si sono allargate a Tokyo, al resto del Giappone e in tutto il mondo. Lo spirito Soka di maestro e discepolo ha dissolto tutte le tempeste di ostacoli e forze maligne.
Lo spirito “sempre vittorioso” del Kansai è l’eterno tesoro della Soka Gakkai. È lo spirito invincibile che rifiuta la sconfitta e vince sempre sulle avversità. È la formidabile forza della gente che può sfondare muri di ostacoli con la saggezza che nasce dalla fede. È il dinamico potere di trasformazione che può cambiare ogni tipo di sofferenza in gioia. E fino a quando le nobili e “sempre vittoriose” appartenenti alla Divisione donne del Kansai saranno salde, la cittadella Soka della gente sarà inespugnabile.
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Quando i fratelli Ikegami stavano lottando contro le persecuzioni, il Daishonin incoraggiò così le loro mogli, antesignane delle donne Soka: «Se entrambe vi unite per incoraggiare la loro fede [dei rispettivi mariti], seguirete il sentiero della figlia del re drago e sarete il modello delle donne che ottengono l’Illuminazione nella malvagia ultima epoca» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 447). Quando le donne dimostrano forza d’animo di fronte ai problemi familiari o alle avversità sociali, compiendo azioni basate sulla Legge mistica che ha il potere di “cambiare il veleno in medicina”, non cadranno mai preda della sfortuna.
Fatti strada con coraggio! È così che senza dubbio puoi aprire il sentiero per una vita di felicità senza limiti.
La musicista tedesca Clara Schumann (1819-1896) ha scritto: «Capita molto spesso, nella vita, che quello che sembra così duro in seguito porta alla buona fortuna». E ha detto anche: «Molte cose vengono vinte (solo) attraverso una continua lotta».
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Decidete
di trionfare
in questa vita,
e trascorrete i vostri giorni con saggezza
voi esperte in felicità.
A maggio del 2008 Adolfo Pérez Esquivel, attivista argentino per i diritti umani e premio Nobel per la pace, è venuto in Giappone insieme a sua moglie Amanda Guerreño. Nonostante un’agenda ricca di impegni, i coniugi hanno trovato il tempo per visitare l’Università Soka e anche se, sfortunatamente, mia moglie e io non abbiamo potuto incontrarli, si sono intrattenuti amichevolmente con gli studenti della facoltà. In quest’occasione Pérez Esquivel, che è anche un celebre artista, mi ha donato sei dei suoi disegni, che raffigurano donne e madri con figli, come tributo alle madri che lottano per la verità e la giustizia e proteggono fermamente coloro che amano; questi disegni sono anche un regalo per tutte le donne della SGI.
Uno dei disegni rappresenta una donna imponente le cui mani sembrano accogliere tutte le benedizioni di questa terra. Mi è stato detto che si tratta di una rappresentazione di Pachamama, la Madre Terra, una dea inca. Nella vita di Pérez Esquivel c’è stata una grande figura femminile paragonabile alla Madre Terra, sua nonna Eugenia. Nel mio dialogo con lui – ora in via di pubblicazione – l’attivista argentino condivide con me il ricordo della sua amata nonna, che egli considera la sua eroina personale.
Pérez Esquivel perse la madre in giovane età e fu allevato con amore da sua nonna, che esercitò una grande influenza sulla sua vita. Di lei, in particolare, egli notava la spiccata abilità nel vedere attraverso l’apparenza delle persone e nel discernere se avessero buon cuore o fossero presuntuose. Quando coglieva in qualcuno cenni di disonestà avvertiva il nipote di stare in guardia, consigliandolo di non fidarsi di chi non lo guardava dritto in faccia o di chi tergiversava prima di dire qualcosa che non voleva dire. Le sue parole esprimevano una saggia penetrazione della natura umana. A volte si dice che gli occhi sono le finestre dell’anima. Se qualcuno vi sta mentendo o nutre sentimenti ostili verso di voi, vedrete che difficilmente riuscirà a guardarvi negli occhi. Questo accade soprattutto quando avete fatto molto per la persona in questione. Dovete proteggervi dalle persone false e ambigue.
È molto triste anche vedere persone che vivono causando dolore e sofferenza alle loro madri. Nichiren Daishonin scrive: «Come possono dunque coloro che studiano il Buddismo non riconoscere e ripagare i loro debiti di gratitudine?» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 201). Spero che i giovani conducano la loro vita con dignità e integrità, avendo a cuore la propria madre.
Cresciuto da una donna che può essere definita un simbolo di saggezza umana, Pérez Esquivel nutre una sconfinata speranza nei confronti delle donne della SGI, e ha affermato di essere felice nel vedere come stiano lottando da protagoniste per promuovere la consapevolezza sui problemi dell’umanità. Senza dubbio, egli afferma, esse rappresentano un segno di speranza per il futuro.
La rete delle donne Soka è veramente una fonte brillante di ispirazione per il presente e il futuro.
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Quando incontrai la prima volta Pérez Esquivel, nel dicembre 1995 a Tokyo, egli espresse il desiderio di continuare a dialogare con me attraverso una corrispondenza o in altro modo. Il giorno che tornò in Argentina mi mandò un messaggio che diceva: «Quando qualcuno di mia fiducia viene attaccato, insultato o perseguitato non gli dico nulla. Ma quando quella persona non è più criticata, le esprimo il mio malcontento perché significa che ha smesso di lottare». Mi riportò inoltre una citazione meravigliosa dal romanzo Don Chisciotte, dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes (1547-1616): «I cani abbaiano. Ciò significa che stiamo avanzando al galoppo». Abbastanza curioso è il fatto che questa stessa frase mi è stata citata da molti amici in tutto il mondo, tra cui il presidente onorario del Club di Roma Ricardo Díez-Hochleitner, il pianista e compositore brasiliano Amaral Vieira e l’ex ambasciatore cileno in Giappone Demetrio Infante Figueroa. I cuori che condividono le stesse convinzioni entrano in risonanza l’uno con l’altro.
Il Daishonin scrive: «I tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno: il saggio si rallegrerà mentre lo stolto indietreggerà» (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568).
Al giorno d’oggi, coloro che abbracciano la Legge mistica sono i saggi che mettono in pratica questo brano, impavidi di fronte agli ostacoli.
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Più di trent’anni fa la dittatura militare argentina fece sparire un gran numero di cittadini sospettati di opporsi al regime. Da alcune stime risulta che le vittime fatte scomparire per sempre dai militari furono trentamila. Pérez Esquivel stesso affrontò quattordici mesi di prigionia, lottando per i diritti umani. A salvargli la vita, durante il periodo di detenzione, furono il coraggio e la prontezza della moglie, che proclamò la verità a gran voce affermando pubblicamente che le autorità avevano arrestato suo marito. La sua protesta costrinse i militari ad ammettere, riluttanti, che ciò era vero, impedendo così che dichiarassero semplicemente la sua scomparsa, come era loro tattica consueta.
Molti anni fa intrattenni una serie di dialoghi per corrispondenza con il noto giornalista e autore giapponese Yasushi Inoue (1907-91). Inoue mette in evidenza il fatto che ogni essere umano è nato da una madre. E continua: «Sono certo di non essere il solo a credere che sono le madri del mondo le persone più qualificate a denunciare apertamente le cose che ancora succedono in molti paesi».
Per creare un secolo di vita, un secolo di diritti umani e un secolo delle donne, devono essere le donne stesse a parlare chiaro con decisione. Il silenzio indica complicità e rassegnazione.
Le madri hanno un diritto speciale: che le loro voci siano ascoltate. Nulla può reggere il confronto con l’appello convinto di una madre. Nessuno può mettere a tacere le nobili voci delle donne, comprese quelle delle madri Soka che chiedono a gran voce verità e giustizia.
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Le voci delle donne possono esercitare una forte influenza sulla società e trasformare il mondo. In modo particolare fu la conquista del suffragio femminile che diede voce alle donne nella società, avviando una nuova era nella storia umana. Il primo paese a garantire alle donne il diritto al voto a livello nazionale fu la Nuova Zelanda centosedici anni fa, nel 1893. Quell’anno le donne, avvalendosi del diritto appena acquisito, andarono alle urne con entusiasmo in occasione delle elezioni nazionali.
Una figura chiave nella campagna per il suffragio universale in Nuova Zelanda fu Kate Sheppard (1847-1934). Nel 1888, cinque anni prima che fosse ottenuto il suffragio, Sheppard elencò i dieci motivi per i quali le donne avrebbero dovuto avere diritto al voto. Tra i punti citati compariva il fatto che le donne sono meno inclini degli uomini a farsi influenzare da sentimenti di partito e sono propense a dare un grande valore alla rettitudine e all’integrità personale del candidato; c’era poi il fatto che le donne dimostrano sempre una sincera preoccupazione per il benessere delle giovani generazioni, comunicando loro una visione lungimirante e un’attenzione che va oltre le semplici circostanze momentanee; inoltre le donne tendono naturalmente a nutrire un interesse più profondo per la preservazione della pace, della legge e dell’ordine, e, in particolar modo, a essere più attente che la giustizia prevalga sempre sulla forza. Oggi, dopo più di un secolo, sono di certo in molti a concordare con la sua valutazione.
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Colme di
speranza infinita,
le donne Soka
adornano la vita
con la radiosità del sole del mattino.
Le donne Soka pregano sinceramente per la felicità e la vittoria di ogni persona e chiedono a gran voce, con un ruggito di leone, verità e giustizia. Hanno la saggezza per condurre vite lunghe e sane, e la compassione per far crescere successori. Sono fari di consolazione per i loro amici e dialogano con coraggio e gioia. Sono unite nello spirito di “diversi corpi, stessa mente” e si sforzano nella fede basandosi sull’unità di maestro e discepolo. Hanno fatto delle cinque linee guida per la Divisione donne – partire sempre dalla preghiera, costruire una famiglia armoniosa, far crescere successori di valore, aver cura dell’ambiente e della società, raccontare la propria esperienza con allegria – il tesoro della loro vita. Ecco perché le donne della Soka Gakkai, le madri di kosen-rufu, risplendono come magnifici soli del mondo.
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Anche tu,
donna della missione profonda,
sarai una regina di felicità
di kosen-rufu
attraverso le tre esistenze.
Sarah Mejía Gonzales, donna boliviana presidente dell’Associazione dei comitati civici delle donne nel distretto di Santa Cruz, ha espresso il suo apprezzamento per le attività svolte dalle donne della SGI, dicendo che è colpita dal loro atteggiamento positivo verso la vita e per il loro contributo alla comunità, e ha manifestato il desiderio di continuare a lavorare insieme ai membri della SGI per costruire una società migliore.
Come indicano queste parole, oggi, in tutto il mondo, ci sono persone che hanno grandi aspettative per gli sforzi e per i dialoghi pieni di compassione condotti dalle donne della Soka Gakkai.
Veronica Toynbee (1894-1980), moglie dello storico inglese Arnold J. Toynbee, negli ultimi anni della sua vita mi inviò una lettera nella quale dichiarava di avere ancora molto lavoro da fare. Mia moglie e io ci sentiamo esattamente così. Anch’io dico continuamente a me stesso: «Questa sarà la mia nuova sfida. Ho ancora molte cose da dire. Ho ancora molte cose da fare». Considerare ogni giorno una nuova sfida, una nuova scoperta: questo è il modo per vivere ogni momento al massimo.
La scrittrice e attivista sociale americana Helen Keller (1880-1968) scrisse: «La questione più importante non sono le circostanze in cui viviamo, ma la natura dei pensieri che formuliamo ogni giorno, il tipo di ideali che perseguiamo, in definitiva che uomini e che donne siamo veramente».
Certamente nessuno è più degno di merito delle donne della Soka Gakkai, che abbracciano la suprema filosofia del mondo e dedicano la loro vita alla pace mondiale e alla felicità di tutta l’umanità.
Alle mie instancabili amiche della Divisione donne, madri di kosen-rufu: possiate godere di buona salute, felicità, vittoria e gloria. E possiate creare una fresca ondata di dialogo, una rete di amicizia ancora più grande e una nuova era di clamorose vittorie per il nostro movimento.