Hideaki Takahashi, responsabile della SGI europea, ha aperto il corso di Fiuggi con la sua esperienza di fede, che è tutt’uno con la relazione con il maestro
«Vi trasmetto i saluti del presidente Ikeda – ha esordito Takahashi -. Quando ha saputo dei tre corsi nazionali italiani, sensei ha detto: “È una notizia meravigliosa, la pubblicheremo sul Seikyo shimbun!”».
L’esperienza di Hideaki ha inizio nel 1961 quando, tredicenne, comincia a praticare e a fare attività nella Divisione studenti. Di questa prima fase, durante la quale ha avuto spesso occasione di incontrare sensei, Takahashi ci regala un ricordo a lui particolarmente caro. A conclusione di un ciclo di sei mesi di lezioni sul Gosho destinato ai più giovani, Ikeda disse: «Fino a ora mi sono dedicato a piantare nella vostra vita il seme dei discepoli diretti. Da oggi in poi, però, la responsabilità che questo seme germogli non sarà più mia: diventa vostra. Come miei discepoli dovete lottare perché questo seme si sviluppi. Io posso solo continuare a osservare la vostra crescita per i prossimi dieci, vent’anni».
«Ogni volta che ricordo queste parole – commenta Takahashi – rafforzo in me la consapevolezza che è il discepolo che sceglie il maestro e si sforza di mantenere questo punto di riferimento per tutta la vita. Questa è la relazione tra maestro e discepolo insegnata dal Daishonin».
Subito dopo la laurea, Takahashi inizia a lavorare presso la segreteria del presidente Ikeda. «Fino ad allora sensei mi aveva protetto e incoraggiato, ma in quel momento iniziò per me una fase di severo allenamento». Era il 1977, e anche dopo il primo attacco da parte del clero e le dimissioni dalla carica di presidente, Ikeda non smise mai di prendersi cura dei membri, continuando a muoversi lontano da Tokyo, nella provincia [vedi NR, 352, 10, n.d.r.].
La sua giornata iniziava molto presto e finiva a notte fonda. Prima dell’avvento di internet – racconta Takahashi – tutte le comunicazioni avvenivano tramite posta e fax. Una gran quantità di resoconti di attività, messaggi e lettere da parte dei membri piovevano ogni giorno sulla sua scrivania. E in ogni pausa tra una riunione e l’altra, tra un incontro e l’altro, sensei tornava alla base per rispondere a tutti quei messaggi. «Noi segretari eravamo tutt’orecchi, concentrati nello sforzo di non perdere neppure una parola di ciò che dovevamo trasmettere ai membri. Sensei diceva: “A questa lettera rispondiamo così, … a questa persona mandiamo questo messaggio…”. Lavorando al suo fianco ho imparato che ogni istante va utilizzato per kosen-rufu. Ho imparato questo spirito combattivo, attimo per attimo, senza un momento di ozio. Ancora oggi, come impegno conclusivo della sua giornata, sensei si dedica alla prima pagina del quotidiano Seikyo shimbun, che dopo qualche ora arriverà nelle case di tutti i membri. Prima di andare a dormire rivede ogni titolo e sottotitolo, scegliendo con cura le parole per infondere coraggio e speranza nel cuore delle persone. Tutti i membri in Giappone sanno che la prima pagina del quotidiano viene curata personalmente da lui, e ogni mattina vi leggono l’incoraggiamento diretto del maestro. Sensei prega per ogni compagno di fede, e questo cuore arriva a ogni persona. A volte immagino che qualche notizia possa essergli sfuggita, e invece rimango strabiliato perché scopro che è davvero al corrente di tutto!».
Takahashi arriva per la prima volta in Europa nel 1981. In giugno accompagna sensei nel suo viaggio a Firenze e subito dopo è in Francia, dove viene inaspettatamente nominato segretario della SGI europea. «In quel momento – racconta – compresi che sarei rimasto per sempre in Europa. Avevo con me soltanto una valigetta per una breve trasferta, e con quella trascorsi i miei primi due mesi a Parigi. Ikeda mi incoraggiò a imparare bene l’inglese, e poi riprese il suo viaggio, alla volta degli Stati Uniti. Da quel giorno iniziò la mia lotta per realizzare kosen-rufu in Europa e ora non esiste per me gioia più grande che poter lottare insieme a tutti voi!».
È così che, dopo quindici anni di lavoro al fianco di sensei, nel 1991 inizia la terza fase della sua vita, quella contrassegnata dalla sfida di lottare per kosen-rufu a migliaia di chilometri dal maestro. «Eppure – dice – anche a distanza, sento che lui sta continuando ad allenarmi. Quando lavoravo nella sua segreteria ero totalmente impegnato a non perdere una parola di ciò che diceva. Ora la mia attenzione è concentrata a non correre il rischio di allontanarmi dal suo cuore. Ogni mio sforzo, adesso, è volto a questo: mantenermi sempre vicino al cuore del maestro. Riflettendo sulla mia esperienza mi sono domandato quale sia il punto fondamentale che sensei ha voluto trasmettermi in tutti questi anni. Penso che si possa sintetizzare così: ogni membro della SGI, ogni responsabile, deve proteggere e rispettare fino alla fine ogni singolo compagno di fede. Lo stesso presidente Ikeda ha fatto suo questo modo di vivere: rispettare e proteggere i compagni di fede fino all’ultimo, così come gli ha insegnato Toda. Ognuno di noi, se vuole essere discepolo di sensei, deve mettere in pratica questo stesso comportamento. Questa è la guida che sensei mi ha dato nel 2006, incontrandomi al Makiguchi Memorial Hall, per me e per tutti i membri d’Europa. Quando ripenso a quelle parole, mi rendo conto che la quintessenza del Buddismo di Nichiren Daishonin è questo rispetto profondo per ogni compagno di fede. Toda diceva: dobbiamo lodare e rispettare tutti i compagni di fede come Budda. Quel giorno sensei mi ha detto: “Con questa nuova responsabilità non pensare di essere diventato chissà chi! Non devi mai essere prepotente con i membri”. Ognuno di noi deve incidere queste parole nel cuore. Dobbiamo esprimere tutto il rispetto e la lode nei confronti dei compagni di fede che lottano per kosen-rufu. Sensei ha poi aggiunto: “Se i responsabili di questa organizzazione, di qualsiasi livello, manterranno sempre vivo questo spirito, la nostra organizzazione potrà svilupparsi per l’eternità”. Makiguchi era disposto ad affrontare due o tre ore di treno per partecipare a una riunione di discussione. E anche se c’era un solo partecipante, lui lo ringraziava con tutto il cuore: “Benvenuto! Grazie infinite per essere qui!”. Questo è il comportamento che sensei ci trasmette. Questo tipo di comportamento permetterà al nostro movimento di svilupparsi mille volte di più! Dunque – ha concluso Takahashi – da ora in poi manifestiamo questo rispetto per ogni persona, e in questo modo diamo vita, insieme, a una magnifica ondata di kosen-rufu in Italia!».