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Il corso di Pesaro in pillole - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:46

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Il corso di Pesaro in pillole

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Il momento delle informazioni
Comunicazione creativa

Quando a fine mattinata o al termine del pomeriggio, la fame e la voglia di tornare in albergo ci assalgono, la voce dei presentatori assume i toni dell’incubo: «Per favore non alzatevi. Dobbiamo farvi delle comunicazioni tecniche importanti. Ancora un po’ di pazienza». Un coro unanime si alza e un: «Noooo… ancora!?» echeggia nel palazzetto; i comunicatori devono sfoderare una serie di sorrisi e un tono di voce accattivante per catturare ancora, per un po’ di minuti, la nostra attenzione. In genere, ma non certo per colpa loro, con scarsi risultati. E accade che qualcuno sbagli a prendere il pullmann o qualcun altro scambi la valigia, insomma una serie di inconvenienti che si sarebbero potuti evitare. Nel corso di Pesaro, questa consuetudine si è ribaltata: senza le comunicazioni giornaliere, i partecipanti rimanevano inchiodati alla sedia e le reclamavano a gran voce. Cosa può avere provocato un cambiamento così radicale? È successo che, sapientemente nascosto, Luca Giannini con la collaborazione di “Zorro”, ha trovato l’escamotage per catturare l’attenzione e far ridere la platea. La sua avventura, proiettata sui mega schermi, è questa: a causa di un numero impressionante di ostacoli non riesce ad arrivare al corso, ma anziché demordere, ne inventa di tutti i colori. I vari collegamenti avvengono dall’entrata dell’aereoporto, dal­la fila al check-in, dalla toilette e perfino dalla cabina di pilotaggio dove i due protagonisti si sono improvvisati piloti, sempre con l’obiettivo di arrivare al corso il prima possibile. E tutto rigorosamente in diretta. Durante le tappe del suo incredibile viaggio, non perde occasione per passare le informazioni. Proprio alla chiusura del corso, riesce finalmente ad arrivare, anzi atterrare, con il paracadute insieme al suo “acciaccato” compagno di viaggio che, nel frattempo, ha iniziato a praticare. A corso chiuso possiamo dire che questa volta non è stata persa nemmeno una valigia…

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L’attività degli staff
“Felici e a proprio agio”, anche grazie a loro

I partecipanti al corso di Pesaro si sono sentiti “felici e a proprio agio” anche grazie all’impegno di circa quattrocento persone degli staff: comitato, soka-han, byakuren, corallo, Prometeo, segreteria, trasporti esterni, allestimenti, autisti, vittoria, jolly, audio-video, fotografi, coro, spettacolo, guide, esperienze, redazione, sanità, budget, accoglienza, comunicazioni, interpreti per i sordi.
«Sono stato fiero e orgoglioso di prendere parte a questa attività – racconta Benito, un membro di origine venezuelana che vive a Firenze, che ha fatto servizio come stewart sui pullman – ho recitato Daimoku tutta l’estate, partecipando anche alle recitazioni dei Prometeo al Centro culturale. Mi sono sfidato e, grazie a questa attività, ho imparato a superare gli ostacoli trasformandoli in occasioni davanti al Gohonzon».
«Ho recitato Daimoku tre mesi per vincere la mia naturale timidezza e partecipare all’attività delle Corallo al corso – spiega Donatella di Ferrara, che si è occupata come tutte le donne dello staff dell’accoglienza dei membri negli alberghi -. Ho fatto quello che mi è stato consigliato: mettere degli obiettivi personali. Il punto è che venendo qui i miei obiettivi sono passati in secondo piano rispetto a quello di essere a disposizione dei membri ed essere loro di sostegno».
Responsabile dell’attività di un gruppo di autisti e in prima linea impegnato a garantire gli spostamenti tra Pesaro e Gabicce è stato Vincenzo, praticante di Firenze: «L’anno scorso avevo fatto parte dello staff, e avevo avanzato alcune proposte per migliorare questo servizio, così quest’anno mi è stato proposto di coordinarlo. È stata una vera sfida alla quale mi sono preparato recitando in ogni momento libero, senza risparmiarmi». E tanto Daimoku è stato fatto anche dai
soka-han e dalle byakuren che componevano lo staff all’interno del palazzetto. «Quando però ci siamo ritrovati qui – spiega Lapo, coordinatore della protezione – abbiamo determinato che tutto il Daimoku recitato in questi mesi doveva emergere e creare unità tra di noi. E così è stato».
L’occasione di fare attività al corso nel gruppo “Segni del cuore” è stata fondamentale per rivitalizzare la pratica di Antonella, giovane bolognese: «Durante l’estate avevo allentato un po’ – dice l’ultimo giorno di corso sfoderando un sorriso meraviglioso – ma qui ho ritrovato l’entusiasmo e l’energia che mi servivano».

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Adriatic Arena
I sogni di Aroldo

È stata una bella sorpresa scoprire che la direzione dei lavori dell’Adriatic Arena di Pesaro, dove si è svolto il corso estivo del Centro Italia, è stata seguita da Aroldo Pozzolesi, un praticante delle Marche. Così abbiamo chiesto a lui di raccontarci la sua storia e la storia di questo luogo, tra gli unici al mondo per la straordinaria copertura reticolare.
«Non conoscevo ancora il Buddismo quando ho intrapreso questo sogno. Ho sempre avuto una forte passione per lo sport e per Roberto Baggio, sia come sportivo che come uomo. Da questo amore per lo sport nasce il mio desiderio: realizzare una grande struttura sportiva per la mia città. Avevo ventisei anni e spesso andavo a curiosare al cantiere del palazzetto completamente desolato, al fermo dei lavori dagli anni Ottanta.
Nel 1994 l’amministrazione locale decide di indire una gara d’appalto per il completamento del palazzetto, così io, un semplice geometra con poca esperienza in grandi opere, mi ritrovai a seguire la direzione dei lavori e a collaborare con grandi progettisti.
Sapevo che mi aspettavano anni faticosi ma ero determinato ad arrivare fino in fondo e la mia passione coinvolse anche i trecento operai del cantiere. L’Adriatic Arena è stata inaugurata il 18 agosto 1996, con un grande concerto di beneficenza del maestro Luciano Pavarotti. Ho provato una gioia enorme.
Poi, agli inizi del 1998 la mia vita andò a rotoli. Mi sono avvicinato al Buddismo e il calore dei praticanti e gli incoraggiamenti del presidente Ikeda mi hanno aiutato in quel periodo di disperazione a far rinascere pian piano la fiducia in me stesso. Dopo undici anni di pratica sono tornato più forte ed entusiasta di prima. Ho una compagna meravigliosa che pratica assieme a me, ho ricreato una grande armonia con la mia famiglia e sono diventato nonno di due fantastici nipoti. La gioia che provo oggi è indescrivibile: vedere qui tutti questi compagni di fede per il corso estivo è la realizzazione di un altro grande sogno.

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