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Per sempre giovani - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:37

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    Per sempre giovani

    Mente dinamica, spirito di ricerca, amore per la vita, pratica rivolta alla propria e altrui felicità: è questo il semplice segreto dell'”eterna giovinezza”, come scrive il presidente Ikeda: «Coloro i quali continuano a sfidare se stessi fino alla fine sono sempre giovani»

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    Mente dinamica, spirito di ricerca, amore per la vita, pratica rivolta alla propria e altrui felicità: è questo il semplice segreto dell’”eterna giovinezza”, come scrive il presidente Ikeda: «Coloro i quali continuano a sfidare se stessi fino alla fine sono sempre giovani»

    Eternamente giovani. È un sogno che ha ispirato la letteratura e i miti di ogni tempo. Ma anche ricerche scientifiche, trattati di psicologia e filosofia, studi sociologici. A indicare che la giovinezza è un bene prezioso che nessuno vorrebbe mai perdere, ma anche indice di paure e disagi esistenziali che la nostra società, improntata com’è alla supremazia dell’immagine sul contenuto, non fa che incrementare ed esasperare.
    Abituati come siamo a seguire l’equazione che lega l’esser giovani – e magari anche belli – all’essere vincenti e al contrario considera il passare dell’età come una iattura, i princìpi del Buddismo di Nichiren ci colgono quasi di sorpresa. Una piacevole sorpresa che ci porta su una strada totalmente nuova e ricca di saggezza. Legare la propria vita al profondo significato della Legge mistica offre una prospettiva che ci permette di capire che tra essere giovani e sentirsi tali non c’è alcuna differenza. «La vita è il più prezioso di tutti i tesori. Anche un solo giorno di vita in più ha maggior valore di dieci milioni di ryo d’oro» scrive Nichiren ne Il prolungamento della vita (RSND, 1, 848) offrendoci il punto di vista secondo il quale ciò che conta è dare vita agli anni anziché lasciare che l’età stabilisca per noi scelte da fare o da evitare, passioni da seguire o da abbandonare, sogni da realizzare o da scartare. Esiste un detto popolare siciliano che dice: Vecchiu è cu mori e cioè “vecchio è la persona che muore”. È proprio così. Chi davvero può essere definito vecchio se non colui che non riesce più a tirar fuori le proprie energie, le proprie aspirazioni o i propri talenti? Non bisogna morire prima del tempo, ci spinge a considerare Nichiren. E non bisogna cedere a quelle funzioni demoniache che agiscono dentro e fuori di noi, che insistono nel farci credere che con il passare dell’età anche le frecce del nostro arco inevitabilmente diminuiscano fino a diventare zero. Se è vero che l’unico limite a ciò che possiamo fare sono le nostre paure, allora la prima mossa è riconoscere la paura di invecchiare. E, subito dopo, guardare la vecchiaia sotto una nuova luce: «Non si possono evitare le quattro sofferenze dell’esistenza umana. Ma per un Budda – per chi si è risvegliato alla Legge mistica e percepisce l’eternità della vita – nascita, invecchiamento, malattia e morte costituiscono il ritmo fondamentale e sono pervase dalla fragranza delle quattro nobili virtù di eternità, felicità, vero io e purezza» (Daisaku Ikeda, Il mondo del Gosho, vol. 2, Esperia, pag. 322).

    Fino alla fine con fresca vitalità

    Ogni fenomeno, dalla nostra vita a quella dell’universo, è caratterizzato dall’impermanenza, che modifica ogni cosa, ma anche la rinnova. Ed è proprio qui il senso della nostra crescita, che non sa quanti anni abbiamo, che non sa se siamo belli o brutti, giovani o vecchi. Josei Toda affermava: «Le persone veramente grandi sono quelle che vivono fino alla fine con vitalità giovanile. Di sicuro non esistono esseri umani più ammirevoli di coloro che riescono a mantenere inalterati il loro spirito giovane e le loro speranze» (BS, 134, 19). Chi agisce in questo modo, sembra suggerirci Toda, ha capito quanto sia preziosa la sua esistenza. Un’esistenza da riempire di significato in ogni singolo istante, dando dignità e valore alle proprie azioni. Ci sono giovani che dicono di sentirsi stanchi della vita e già troppo adulti e ci sono persone avanti con gli anni che trasmettono vitalità ed energia, fuoco ed entusiasmo in ogni loro parola, in ogni gesto. A guardare bene ci si accorge spesso che si tratta di individui che mantengono vivo e attivo il loro spirito di ricerca. In sostanza, serbano vivo il desiderio di conoscere e capire sempre più profondamente se stessi e gli altri. E tengono viva una naturale, spontanea, quasi infantile gioia di vivere. Dice il presidente Ikeda: «Da cosa dipende la nostra giovinezza? Dal nostro spirito: anche se il corpo, col trascorrere del tempo, inevitabilmente invecchia, non dobbiamo permettere che lo stesso accada al nostro spirito. […] Finché dedichiamo la vita alla nobile causa di kosen-rufu, non è possibile diventare vecchi nello spirito» (NR, 384, 3).
    In realtà quando agiamo avendo a cuore il nostro e l’altrui benessere, la nostra e l’altrui felicità, diventiamo in qualche modo intraprendenti, fiduciosi, convinti della nostra buona causa. Una fragranza interna che porta protezione esterna e che ovviamente trascende limiti anagrafici e di altro genere.

    La giovinezza dello spirito

    Se noi abbiamo avuto questa grande opportunità di rivoluzionare la nostra vita attraverso la pratica di Nam-myoho-renge-kyo, lo dobbiamo a persone come Makiguchi e Toda che, non certo in giovane età, hanno creduto nella propria come nell’altrui capacità di essere felici e hanno deciso di dedicare la propria vita alla diffusione della Legge mistica. Senza soffermarsi sul pensiero del tempo che avrebbero avuto a disposizione, senza timore di essere derisi. Makiguchi aveva cinquantanove anni quando fondò quella che allora si chiamava Soka Kyoiku Gakkai e Josei Toda aveva quarantacinque anni quando uscì di prigione e decise di fare rinascere l’organizzazione.
    «Il processo di invecchiamento si scatena con molta più rapidità in coloro che iniziano a pensare di aver fatto abbastanza, che perdono lo spirito di sostenere i giovani e rimangono attaccati al passato. La lotta contro la vecchiaia è una lotta contro la paura di affrontare nuove sfide. Coloro i quali continuano a sfidare se stessi fino alla fine sono sempre giovani e vincitori nella vita» (BS, 124, 19). La storia della letteratura, dell’arte, delle scoperte scientifiche è ricca di esempi di persone che hanno dato il meglio di sé nell’età adulta o addirittura durante la vecchiaia. Se queste persone avessero dato retta allo specchio anziché fare appello al proprio spirito, capolavori quali il Faust di Goethe, la Nona Sinfonia di Beethoven o La Gioconda di Leonardo da Vinci non avrebbero mai visto la luce.
    La giovinezza è dunque nelle cose che si fanno, nel valore di cui sono impregnate. La giovinezza sta nell’agire in modo ogni volta nuovo, nel percepire la ricchezza del presente, nell’investire nel futuro, nel godere della propria esistenza. «Anche un solo giorno di vita in più»: chi comprende ciò onora la sua vita, senza inutili rimpianti e senza perdere tempo, ma anzi utilizzandone ogni millesimo per realizzare lo scopo della propria esistenza. «Coloro i quali continuano a sfidare se stessi fino alla fine sono sempre giovani e vincitori nella vita». Per capirlo bisogna provarlo. Crederci. Dimenticare data di nascita e ostacoli della mente e creare un filo diretto con la propria vita, con il proprio potenziale, aspirando sempre al massimo, fino alla fine. È la curiosità che rende giovani. È l’amore per la vita. È l’amore per le sue manifestazioni.
    «La nostra fede – dice sensei – è che ogni giorno, ogni istante comincia dal tempo senza inizio. Noi siamo sempre pronti, pieni di speranza, da oggi verso il futuro, da ora all’eterna felicità. Siamo sempre giovani, sempre all’inizio» (BS, 93, 57). Sempre all’inizio dunque, per una eterna felicità, perché, come affermò Goethe: «La vita è l’infanzia della nostra immortalità».

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    Cento primavere
    Giuliana ha cento anni e mani grandi e generose. Ci accoglie con un sorriso fresco e le braccia aperte come le sue bambole da collezione. Si racconta attraverso i suoi dipinti e i suoi scritti, ci regala le pagine della sua biografia e ci svela il segreto di una vita lunga e piena

    a cura di Maria Paparazzo

    Giuliana Tarchi è un miracolo dell’esistenza. Nasce il 13 giugno del 1909 in un piccolo borgo vicino a Scarperia. Conosce la miseria e la guerra, ma impara ad amare la natura, gli animali e i libri, cose semplici che le fanno sviluppare un grande cuore. Da operaia alla Manifattura Tabacchi di Firenze si schiera sempre dalla parte delle più deboli. Segue il matrimonio felice con Alberto, quattro figli con le gioie e le privazioni di una famiglia operaia del dopoguerra. Giunta all’età di settantadue anni, Giuliana perde il marito e alla tristezza che segue risponde con le sue passioni. Comincia a scrivere la sua autobiografia, annota le sue impressioni e le traduce in poesia. Impara a dipingere, il suo soggetto preferito sono le donne, forti e «belle nella loro prorompente femminilità», come riporta in un suo scritto.
    In quel periodo di fioritura Giuliana segue la figlia Maria nella grande avventura del Buddismo, diciassette anni fa. «Dal mio primo Daimoku – dice – non ho mai smesso di praticare. I princìpi buddisti e il pensiero filosofico di Daisaku Ikeda si avvicinavano ai miei pensieri di donna che ha sempre basato la sua vita sul rispetto e l’onestà». Il cuore di Giuliana batte di gratitudine per il Buddismo che lei chiama «maestro d’amore che arricchisce il concetto di sé non per superbia ma per verità».
    «Ora ho cento anni e sono circondata da figli, nipoti e pronipoti, chi è più felice di me? In occasione di uno degli ultimi corsi di Chianciano – un sogno proibito alla mia età – ho scritto dei versi per sensei: “Senti il tuo vecchio cuore battere commosso e grato / mormori: grazie per questi grandi doni / per questa immensa gioia / Grazie di essere viva!“».
    Nella sua lettera ringrazia il presidente Ikeda, con cui condivide oltre alla passione per le poesie e l’arte, l’amore per la lettura. «Per me i libri sono la più bella invenzione dell’umanità. Da piccola leggevo di tutto, leggevo anche per il mio babbo che non poteva permettersi di comprare gli occhiali. Negli ultimi trent’anni ho letto un’infinità di libri: biografie di donne, artiste, rivoluzionarie, libri d’arte e scienza, romanzi anche di mille pagine! Tutto quello che viene scritto è fonte di nutrimento e mi fa amare ancora di più la vita». Giuliana ha ancora sete di conoscenza, è una fan di Piero e Alberto Angela, e grazie agli amici frequenta mostre, teatri e concerti.
    E dato che mens sana in corpore sano, ogni giorno fa un po’ di ginnastica prima di alzarsi e poi una passeggiata di un’ora. «A volte guardo le cose come se fosse l’ultima volta che le vedo, per godermele intensamente. La vita è sempre troppo breve per tutti… e questo la rende ancora più preziosa». Secondo Giuliana la vecchiaia non deteriora, ma rende più tolleranti e riconoscenti, poi ci rivela il segreto del suo spirito giovane: «Se non mi guardo allo specchio, non mi sento per niente vecchia. Mi tengono in vita la gioia di vivere e le mie passioni. Adesso non dipingo più perché non ci vedo bene, ma continuo a dipingere i miei quadri con la mente e sono tutti qui, nel mio cuore».
    Obiettivi per il futuro? «Godermi le cose belle che ho intorno ed essere riconoscente per tutto quello che la vita mi ha dato».

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