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Lo studio utile - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:35

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    Lo studio utile

    L’8 novembre si terranno gli esami di terzo livello, dopo cinque anni di intervallo dall’ultima prova. Come suggeriva Josei Toda, studiare significa attingere direttamente al Gosho e ai principi fondamentali, senza intermediari. È bello quindi poter cogliere questa occasione pensando che ci possa preparare a superare ogni tipo di difficoltà e a vivere più felici

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    L’8 novembre si terranno gli esami di terzo livello, dopo cinque anni di intervallo dall’ultima prova. Come suggeriva Josei Toda, studiare significa attingere direttamente al Gosho e ai principi fondamentali, senza intermediari. È bello quindi poter cogliere questa occasione pensando che ci possa preparare a superare ogni tipo di difficoltà e a vivere più felici

    Di mestiere faccio l’insegnante, quindi ogni anno assisto al turbine di emozioni suscitate dagli esami. Che siano di licenza media, di qualifica o di maturità, gli esami rappresentano una prova da superare per accedere a un titolo di studio. Sottoporsi a un esame è dunque un evento necessario, inesorabile, cui tutti sono esposti nel nostro ordinamento scolastico. Per questo, forse, per il loro carattere di inevitabile sfida, gli esami scatenano spesso ansia, insicurezza e senso di inadeguatezza. Prepararsi a sostenere un esame rappresenta un duplice impegno perché occorre studiare per assimilare i contenuti che sono richiesti e anche confrontarsi con la propria emotività.
    Partendo da queste semplici considerazioni, gli esami di Buddismo sono davvero sorprendenti. Innanzitutto la partecipazione è assolutamente libera, non è legata all’età anagrafica o all’anzianità di pratica. Così, a ogni sessione d’esame, partecipano persone di ogni età, condizione ed estrazione culturale. L’unico requisito necessario per accedere a un livello d’esame è di avere superato il precedente. Questo semplicissimo meccanismo ha un presupposto importante: ognuno è responsabile della propria formazione, ognuno costruisce il proprio percorso secondo tempi e modalità proprie.
    Essere promossi a un esame di Buddismo non dà accesso a un’attività di studio diversificata, corrispondente ai gradi d’istruzione presenti in Italia. Anzi, solitamente progredire nel livello di studio costituisce una risorsa per la propria zona di attività, quindi aumenta l’impegno nell’aiutare le altre persone che si preparano ad affrontare lo stesso esame che si è appena superato. Infatti, nell’ambito dello studio, l’attività di formazione non è affidata a figure professionali, ma è svolta dai membri della comunità buddista coinvolti in un processo di auto-formazione continua. È come pensare a una scuola senza professori, in cui tutti contribuiscono a spiegare agli altri quello che hanno assimilato e imparano dagli altri ciò che risulta loro più difficile da comprendere, sperimentando così il piacere della condivisione. E, in effetti, la nostra condizione è proprio questa: un solo maestro e tanti compagni di scuola di ogni età, anagrafica e “di pratica”.
    In questa scuola di libera e perenne formazione, nella quale ci si incontra per studiare insieme ogni mese, si partecipa ai corsi nazionali per approfondire la conoscenza e la comprensione del Buddismo, si insegna e si impara costantemente dagli altri, gli esami rappresentano un momento di verifica che ci stimola a studiare in modo più sistematico, a misurarci con un programma e una scadenza, con dei contenuti specifici.
    Rossana, interpellata a proposito dell’esame di terzo livello che si terrà a novembre prossimo, ha dichiarato la sua decisione di partecipare con questa motivazione: «A me le sfide piacciono. Non appena ho saputo che ci sarebbe stato l’esame, ho accolto questo progetto con entusiasmo. Tendenzialmente sono una pigrona, ma so che attraverso l’approfondimento dei princìpi buddisti posso migliorare me stessa».

    Lo studio rende autonomi

    È stato Josei Toda, che era un educatore, a introdurre gli esami nell’ambito delle attività della Soka Gakkai, dopo aver individuato proprio nella scarsa conoscenza del Buddismo la ragione per cui molti responsabili abbandonarono la fede di fronte alle minacce del governo militarista giapponese nei primi anni Quaranta. E sempre Toda ha impegnato ogni risorsa per stampare l’edizione giapponese delle opere complete di Nichiren Daishonin nel 1952, perché ogni persona potesse attingere direttamente, senza intermediari, ai suoi insegnamenti.
    Grazie alla stampa di questo libro, come ci ricorda Daisaku Ikeda nella premessa all’edizione italiana degli scritti di Nichiren Daishonin, ha avuto inizio lo sviluppo della Soka Gakkai nel secondo dopoguerra e quindi anche la storia del movimento di kosen-rufu in Italia.
    Lo studio del Buddismo è dunque indispensabile per conseguire l’Illuminazione e per propagare il Buddismo nella società. Attraverso l’approfondimento degli scritti di Nichiren possiamo riconoscere e affrontare dal punto di vista corretto le avversità della vita, consolidando e rafforzando la nostra fede. Lo studio ci permette poi di affrontare il dialogo con le altre persone in modo appropriato, consapevole e autonomo. Per trasmettere l’insegnamento buddista, per consegnarlo nel tempo alle generazioni successive, occorre averlo assimilato, sperimentato e verificato nel corso della propria esistenza. Inoltre, lo studio del Buddismo è fondamentale per comprendere la natura della nostra vita e la relazione che ci lega all’ambiente e a tutti gli esseri viventi e, di conseguenza, essere in grado di ripagare i debiti di gratitudine. Chi non si dedica a questa ricerca, afferma Nichiren, «è come un uomo che cerca di condurre un gruppo di ciechi attraverso ponti e fiumi, pur essendo a sua volta privo della vista» (Ripagare i debiti di gratitudine, RSND, 1, 614).
    Le difficoltà e le sofferenze che la vita inevitabilmente comporta sono tali e tante che occorre dedicare seriamente tempo e impegno allo studio del Buddismo per potere costruire e rafforzare una fede autonoma e solida, tale da permetterci di vivere felicemente questa esistenza. Per quanto mi riguarda, lo scorso anno ho percepito distintamente il grande beneficio di avere potuto approfondire lo studio della concezione di vita e morte nel Buddismo. Grazie a questa preparazione, ho potuto accompagnare mio padre nel passaggio dalla vita alla morte con consapevolezza e serenità, senza abbandonarmi al dolore che in queste circostanze è immenso. Ho pensato spesso che, se non avessi studiato e approfondito questo tema fondamentale, avrei vissuto il lutto in termini completamente diversi.
    Certo, l’azione di studiare è impegnativa, tanto che il mondo di Studio è in una posizione elevata nella “scala” dei dieci mondi. Eppure, come ogni allenamento, anche lo studio porta a sperimentare una felicità particolare che è legata all’uso costruttivo della propria mente. Affrontare con successo gli ostacoli, anche nel campo della comprensione, ci riempie di gioia. Tanto che molte persone hanno superato i propri traumi di età scolare, la convinzione di essere inadatti allo studio, riattivando il desiderio di apprendere proprio grazie alla pratica e allo studio del Buddismo.
    A questo proposito ha affermato Josei Toda: «Quando mi convertii al Buddismo di Nichiren Daishonin accadde qualcosa di strabiliante: fino ad allora avevo sempre pensato che tutte le nozioni e la cultura accumulate con tanto ardore fossero come morte e del tutto prive di utilità. Dopo aver cominciato a praticare mi resi tuttavia conto che ciò che avevo appreso stava iniziando a vivere di nuovo. Avevo scoperto una magnifica verità: e cioè che qualunque cosa, se basata sul Buddismo, prende vita» (DU, 50, 33).

    La sfida delle religioni

    Oltre agli effetti benefici che lo studio del Buddismo provoca in ogni ambito della vita, va considerato infine l’obiettivo che Daisaku Ikeda ci ha indicato nella prefazione all’edizione italiana della Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin. Egli individua nel sodalizio fra le religioni la forza capace di realizzare la felicità e la pace del genere umano e afferma che la missione originaria delle religioni è quella di risvegliare in ogni persona il desiderio di realizzare la propria e l’altrui felicità. Dedicandosi a questo scopo, pur nella loro diversità, le “religioni per l’essere umano” possono trasformare completamente il ventunesimo secolo in un tempo di pace percorrendo insieme la strada del dialogo interreligioso.
    Gli scritti di Nichiren Daishonin sono permeati del suo profondo desiderio di pace e felicità per il genere umano, desiderio che ha animato ogni istante della sua esistenza. Il passaggio, la trasmissione nel tempo alle generazioni successive del grande voto di Nichiren avviene attraverso la lettura e l’applicazione concreta delle sue lettere nella propria esperienza.
    Ikeda si dice convinto che la pubblicazione in lingua italiana degli scritti di Nichiren Daishonin sarà la forza motrice per un ulteriore sviluppo della Soka Gakkai europea.
    Egli conclude la prefazione con queste parole: «Lo studio del Gosho, dunque, ha lo scopo di approfondire la fede arrivando al cuore del Daishonin. Ha lo scopo di sviluppare la convinzione che la propria vita possiede speranza, pace e felicità eterne, comprendendo i supremi princìpi del Buddismo. E ha lo scopo di fare emergere dalle nostre esistenze il coraggio per sfidare ogni avversità, imparando dalle azioni concrete del Daishonin che ha affrontato e superato qualsiasi persecuzione. Questo studio, che possiamo definire “combattivo”, rimarrà immutabile nei tre tempi di passato, presente e futuro» [RSND, 1, xiv].

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    Un sorriso sincero

    Lo studio del Buddismo mi ha sempre appassionato ma, in occasione degli esami, studio di più e in modo diverso. A dire il vero, studio come un forsennato.
    Gli esami mi hanno aiutato ad applicare concretamente alcuni princìpi buddisti che conoscevo solo a livello teorico. Ad esempio, in occasione degli esami di quarto livello, ho avuto modo di applicare il “voto del Budda” nella vita quotidiana. Cercare di rendere operativo “il voto del Budda” mi ha impegnato a riconoscere la Buddità negli altri e in me stesso in ogni istante della giornata. Da quel momento, preparare la colazione per la mia famiglia o parlare con i clienti fanno parte del mio allenamento a sviluppare una “tensione positiva” nella vita. Ci sono sempre riuscito? No davvero. A volte perdo la determinazione a riconoscere il valore di ogni essere umano, che è la sostanza stessa del voto, già prima di uscire di casa. Diciamo che ogni giorno ci riprovavo e tuttora continuo a farlo.
    Tempo fa, una persona con cui lavoro, mi ha chiesto stupita perché sorrido quando parlo al telefono con i clienti. Evidentemente l’allenamento a mettere in pratica il “voto del Budda” si è radicato nel mio modo di vivere. Io non ne ero consapevole e mi ha fatto piacere scoprirlo. Vorrei trasmettere agli altri esattamente questo: un sorriso di stima e rispetto sincero. E, forse, non è un caso che gli affari della mia azienda abbiano registrato un grande miglioramento nel corso di un anno di crisi economica generale. Mi piacerebbe che ogni giorno fosse un giorno unico, un giorno di nuove scoperte. Lo studio è una possibilità sempre a disposizione per migliorare la vita e gli esami mi spingono a mettere una marcia in più, a utilizzare ogni attimo. In occasione dell’ultima sessione di esami, ad esempio, ho ascoltato in ogni momento libero l’audiolibro della spiegazione di un Gosho. Gli esami per me rappresentano uno strumento concreto, una disciplina e una grande opportunità per migliorare la mia vita.

    Dino Bucalo

    Il programma degli esami del terzo livello è stato pubblicato nei numeri 421 e 423 del Nuovo Rinascimento e in rete all’indirizzo www.sgi-italia.org/servizi/studio.html

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