Mentre studiavo per la seconda prova scritta, uscì la graduatoria e il mio compito fu giudicato il migliore. A quel punto compresi che dovevo spostare molto più in là i limiti che mi ero sempre posto e decisi che sarei andato fino in fondo
Ho quarantatré anni e pratico questo Buddismo da quindici. A dicembre 2007 ho venduto un bar che gestivo da solo con grande sacrificio ma con pochi guadagni. Sono riuscito a realizzare una cifra giusta che mi ha consentito di pagare alcuni debiti e di avere un po’ di tempo per riflettere. Durante Gongyo di Capodanno decisi che il 2008 sarebbe stato per me l’anno della vittoria: volevo un lavoro che mi permettesse di realizzarmi pienamente e poter poi incoraggiare tante persone che lo avevano perso o che avevano difficoltà nel trovarlo. Era anche riaffiorato in me il desiderio di riprendere gli studi universitari interrotti da anni così ho iniziato a recitare due ore di Daimoku al giorno. Poco dopo ho saputo che l’università della mia città aveva bandito un concorso per assumere una persona con mansioni amministrative. Era una buona occasione così ho inviato la domanda, come altre seicento persone, e ho cominciato a studiare duramente. Nel frattempo mi sono iscritto di nuovo alla facoltà di Scienze dell’Amministrazione. Ho partecipato alle preselezioni insieme a tanti giovani laureati, ed essendo il mio primo concorso nutrivo un certo entusiasmo e una grande speranza anche se attorno a me sentivo invece una grande disillusione: «Se non hai una forte raccomandazione è inutile studiare». Grazie agli incoraggiamenti del presidente Ikeda, per la prima volta in vita mia, ho deciso di non arrendermi: volevo fare un’esperienza veramente “rivoluzionaria”. Con grande sorpresa sono stato uno dei ventotto selezionati per accedere alle prove successive. Il giorno del concorso, di fronte a una pagina bianca, una vocina dentro di me mi diceva con insistenza di andare via. Recitavo mentalmente Daimoku e, quando una delle commissarie si raccomandò di essere “semplici e concreti” nella risposta, ricordandoci che era un concorso per diplomati, fu il segnale che aspettavo: ero l’unico fra i ventotto concorrenti a essere “solo” diplomato. Da quel momento cominciai a scrivere senza fermarmi. Tornai a casa felice di non avere mollato, indipendentemente dal risultato che avrei ottenuto. Mentre studiavo per la seconda prova scritta come se già avessi avuto la notizia di essere stato ammesso, uscì la graduatoria e il mio compito fu giudicato il migliore. A quel punto compresi che dovevo spostare molto più in là i limiti che mi ero sempre posto e decisi che sarei andato fino in fondo. Sono seguiti giorni di studio e tanto Daimoku, sostenuto dai miei compagni del gruppo, da mia moglie Nelly e da mio figlio Silvio, la gioia della mia vita.
Concluso il concorso sono risultato terzo nella graduatoria definitiva con i complimenti della commissione e, grazie al fatto che alcuni dipendenti sono andati in pensione, si è reso disponibile un posto a tempo indeterminato all’interno del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università della Calabria. Questo dipartimento, dove lavoro dal dicembre scorso, si trova proprio a pochi passi dalla mia facoltà, dove potrò completare i miei studi e nel frattempo mi sono stati convalidati quattro esami di Diritto che avevo sostenuto nel passato.
Nella mia regione il problema della disoccupazione è un problema gravissimo che riguarda tante persone e io ho deciso che utilizzerò questa mia vittoria per incoraggiare e far conoscere il Buddismo a più persone possibile.