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Una promessa dal Giappone - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:33

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Una promessa dal Giappone

Dal 13 al 19 luglio un gruppo di italiani ha partecipato a un corso della SGI. Una settimana ricca di eventi che è culminata il 16 con l’attesa riunione mensile con il presidente Ikeda

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Dal 13 al 19 luglio un gruppo di italiani ha partecipato a un corso della SGI. Una settimana ricca di eventi che è culminata il 16 con l’attesa riunione mensile con il presidente Ikeda

Il 13 luglio siamo partiti da Roma in sedici, accompagnati dal direttore dell’Istituto buddista Tamo­tsu Nakajima e dal vicedirettore Katsuhiko Sakaki (alias Vittorio). Destinazione Tokyo.
Siamo stati subito impegnati in una sorta di minicorso teorico-pratico per accogliere al meglio le persone in visita al Centro culturale chiamato, appunto, dell’”accoglienza”. In questo luogo, inaugurato nel gennaio 1999, ogni giorno transitano in media quattromila membri che portano regali, resoconti o lettere per il presidente Ikeda e sua moglie Kaneko. «Capita spesso – ci hanno spiegato – che le persone che giungono qui stiano vivendo grandi sofferenze, o che siano stanche o deluse per non aver ancora visto i loro desideri realizzati concretamente». Diventa quindi fondamentale il ruolo di chi le riceve: si tratta di accogliere chi arriva facendo le veci di Daisaku Ikeda e cercare, in quei pochi attimi di contatto, di trasmettere a queste persone speranza e coraggio, affinché possano ritornare a casa con la decisione di ricominciare a lottare per la propria e l’altrui felicità. Nel 2006 Ikeda ha perfino coniato un motto per il Dipartimento di accoglienza: «Trattare con la massima cura una sola persona equivale a creare cento sostenitori».
Dopo la parte teorica, secondo lo spirito del Sutra del Loto che insegna ad accogliere sempre chiunque come se fosse un Budda, ci siamo cimentati nell’accoglienza di diversi membri, per la maggior parte donne e giovani donne, visto che al mattino gli uomini sono per lo più al lavoro.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il Centro culturale delle donne, un edificio molto curato, voluto fortemente da sensei e da sua moglie Kaneko, che ne è la direttrice onoraria. Ci è stato detto che da questo centro “si irradia la pace in tutto il mondo”. Ultima tappa del primo giorno, il museo dell’Associazione concertistica Min-On.
Il 16 luglio abbiamo partecipato all’evento più importante del corso: la riunione mensile con il presidente Ikeda per i responsabili di Centro, durante la quale sensei è stato insignito della laurea honoris causa da parte dell’Università brasiliana di Rondonia, in Amazzonia [Il testo di questo discorso sarà pubblicato nel n. 430, n.d.r.].
I punti toccati da Ikeda sono stati tre: la relazione tra maestro e discepolo, l’unità e solidarietà tra gli esseri umani e il dialogo, fattori essenziali per portare a termine qualsiasi impresa.
Il giorno seguente abbiamo incontrato il vice presidente e segretario della SGI Matsuyana, i responsabili nazionali della Divisione uomini e donne, Hagimoto e Asano, e infine Hasegawa, vice direttore generale della Soka Gakkai giapponese. Durante queste riunioni abbiamo avuto l’occasione di approfondire il significato del discorso tenuto il giorno prima da sensei, e chiarire ulteriormente come raggiungere in Italia l’obiettivo di centomila membri entro il 18 novembre 2010 [cfr. un estratto delle sessioni di domanda e risposta nel riquadro, n.d.r.].
Il direttore Hasegawa ha ricordato che il 17 luglio è “il giorno della gloria” in quanto Daisaku Ikeda, arrestato il 3 luglio 1957 con l’accusa, poi rivelatasi infondata, di violazione delle leggi elettorali, venne rilasciato il 17 luglio e successivamente assolto. Per questo motivo, questo giorno ha un grande significato per la Soka Gakkai, in quanto simboleggia una nuova partenza. Poi ha incoraggiato tutti a costruire uno spirito imbattibile, partendo dalle basi della fede. Nutrire nel cuore la promessa di non essere mai sconfitti, consolidare il legame tra maestro e discepolo, proteggere i membri e dedicarsi alla loro felicità: queste sono le determinazioni che dovremmo impegnarci a realizzare. Infine Hasegawa ha aggiunto che quando si tratta di dedicarsi alla felicità altrui a volte ci possiamo sentire affaticati ma è un tipo di fatica sostenibile: quando agiamo in questo modo, siamo sempre in grado di far sgorgare dalla nostra vita la forza necessaria per trasformare l’impossibile in possibile. Queste parole hanno toccato tutti noi in modo molto profondo.
L’ultimo giorno abbiamo visitato il Museo delle Alghe nel quartiere di Ota dove Ikeda è nato ed è vissuto per ventiquattro anni. Quindi ci siamo recati al Centro culturale della zona: un grande edificio in cui c’è un salone che può contenere oltre duemila persone. Ad accoglierci c’erano anche tanti piccoli membri dal volto gioioso. Particolarmente commovente è stato il momento in cui hanno intonato la canzone Funicolì Funicolà, preparata apposta per noi, ospiti italiani.
In questi pochi giorni tra di noi si è creato un legame fortissimo. Anche adesso che siamo rientrati in Italia ci teniamo in contatto, recitando Daimoku per kosen-rufu una volta alla settimana “in sincronia”. Questa è la nostra promessa: che ciò che è rimasto inciso nel nostro cuore si rifletta da ora in poi nell’attività e nella vita di ciascuno.

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Buddismo in pratica
Durante il corso si sono tenuti molti incontri durante i quali è stato possibile rivolgere domande ai responsabili della SGI. Presentiamo quattro domande alle quali hanno risposto Kayoko Asano, responsabile della Divisione donne e giovani donne della SGI e Eiko Akiyama, responsabile generale della Divisione donne e giovani donne della SGI

Domanda: Ho parlato del Buddismo a tante persone, alcune dopo aver iniziato non hanno continuato. Come possiamo aiutare le persone a decidere di ricevere il Gohonzon?

Risposta: È sempre importante parlare agli altri del Buddismo. Anche se una persona non decide di iniziare a praticare, il solo fatto di aver recitato anche un solo Daimoku è importantissimo. In un momento di difficoltà magari quella persona si ricorderà di Nam-myoho-renge-kyo, oppure incontrerà qualcun altro che le parlerà nuovamente della pratica buddista e deciderà di cominciare. È fantastico che tu ne stia parlando a tante persone. I benefici che derivano dal condividere con gli altri la pratica buddista sono grandi. Sensei spiega che incontrando il Gohonzon si crea comunque una relazione indistruttibile con esso; dovete avere fiducia in questo. Il seme piantato senz’altro germoglierà, ma bisogna seguire con cura le persone a cui si parla della pratica buddista. Affinché le persone decidano di ricevere il Gohonzon è importante incoraggiarle a fare un’esperienza di fede significativa.

Domanda: Come si possono incoraggiare quelle donne che subiscono o hanno subito violenze fisiche dai propri compagni o ex compagni?

Risposta: Anche in Giappone i casi di violenza domestica continuano ad aumentare: oggi sono molte le organizzazioni che si occupano di queste problematiche. Chi vive questo dramma deve decidere di trasformare il proprio karma perché questo problema è inerente alla sua vita. Deve recitare Daimoku per la propria incolumità e chiedere attivamente aiuto all’esterno.
In ogni caso le donne devono diventare più forti. Queste cose non succedono improvvisamente, la prima volta che ci sono dei segnali si dovrebbe subito fare qualcosa, parlarne con qualcuno. Le donne a volte pensano di avere qualche colpa per ciò che succede, e questo atteggiamento le porta a sopportare e a non agire.
Gli uomini che picchiano le donne spesso sono depressi e autodistruttivi, oppure aggressivi. Spesso hanno avuto a loro volta padri che picchiavano le madri e, pur odiandoli, tendono a ripercorrere la stessa strada non riuscendo a comportarsi in maniera diversa. Per questa ragione le donne devono recitare Daimoku con la decisione di sradicare questo karma familiare e di non trasmetterlo ai figli, con la consapevolezza che il loro compito è proprio cambiare questa situazione.

Domanda: Cosa possiamo fare concretamente di fronte alla mancanza di unità e armonia?

Risposta: Prima di tutto Daimoku. Alla riunione generale il presidente Ikeda ha indicato tre punti fondamentali: la via di maestro e discepolo, la via dell’unità e la via del dialogo. È importante recitare Daimoku per creare una forte unità, essenziale per realizzare kosen-rufu. È necessaria una forte preghiera affinché si risolva qualsiasi problema. Sensei parla spesso della Soka Gakkai brasiliana, che ha avuto molti problemi all’inizio della diffusione del Buddismo, ma poi li ha risolti grazie al Daimoku della Divisione donne. È importante pensare alla propria vita personale, ma è importante anche recitare Daimoku per un obiettivo più grande. Ikeda ha indicato cinque punti per le donne: partire sempre dalla preghiera; costruire una famiglia armoniosa; far crescere successori di valore per kosen-rufu; aver cura del proprio ambiente e della società; raccontare la propria esperienza con allegria (vedi NR 420, 12).
Mettiamoci uno scopo da realizzare con il Daimoku, e portiamolo fino in fondo. Ogni volta che realizziamo un obiettivo, sperimentiamo con la nostra vita la forza della preghiera e rafforziamo noi stesse. Di fronte a un problema, decidiamo di recitare un milione di Daimoku. Il Daimoku che recitiamo è un tesoro che rimane inciso nel nostro cuore. Nel Gosho Nichiren assicura che non c’è niente che non si possa realizzare recitando Daimoku.

Domanda: Considerando gli obiettivi che ci siamo posti, vorrei dei chiarimenti a proposito della circolazione delle informazioni nell’ambito delle attività. Al contrario di quello che dovrebbe essere, capita che le comunicazioni diventino motivo di tensione fra le persone.

Risposta: Il gruppo è il centro delle attività, e quindi le comunicazioni dovrebbero arrivare prima di tutto ai responsabili dei gruppi. Di solito i gruppi non sono eccessivamente numerosi e, attraverso i tanti strumenti di oggi si possono trasmettere le informazioni che riguardano le riunioni e le varie attività. È fondamentale che chi è in prima linea abbia tutte le informazioni utili: i responsabili di gruppo devono avere molto chiaro questo punto.
Se esiste un programma mensile, è più facile organizzare le attività. È importante infatti programmare in anticipo. Con una buona trasmissione delle informazioni l’organizzazione può svilupparsi sempre di più: per questo è importante che ogni responsabile svolga il proprio compito al meglio.

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