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«Né di più né di meno» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 19:30

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«Né di più né di meno»

Koh desiderava integrarsi con i singaporiani, che lo accolsero e lo aiutarono come uno di loro. Nel 1964 iniziò a praticare e in seguito assunse responsabilità nella Soka Gakkai sempre più impegnative. Nel 1968 Koh conosce Koe Boon Long e gli parla del Buddismo di Nichiren. Koe, grazie a quell’incontro, dedicherà ogni momento della sua vita alla felicità del suo paese

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Koh desiderava integrarsi con i singaporiani, che lo accolsero e lo aiutarono come uno di loro. Nel 1964 iniziò a praticare e in seguito assunse responsabilità nella Soka Gakkai sempre più impegnative. Nel 1968 Koh conosce Koe Boon Long e gli parla del Buddismo di Nichiren. Koe, grazie a quell’incontro, dedicherà ogni momento della sua vita alla felicità del suo paese

Koh imparò il malay e il fujan, sforzandosi di comunicare nella lingua che parlavano le persone comuni. Dopo la sconfitta del Giappone, Koh venne internato in un campo di prigionia. Quando finalmente fu liberato, venne accolto con gran calore dai suoi amici di Singapore. «Non ci hai mai trattato male durante l’occupazione – gli dissero – hai imparato le lingue del posto. Ti consideriamo un amico. Tutti noi ti sosteniamo». La fiducia genuina non si guadagna con il rango o la posizione sociale. Si ottiene con il temperamento che ha il potere di unire le persone.
Koh era profondamente grato alla gente di Singapore che, invece di trattarlo come un giapponese da disprezzare, lo accoglievano come uno di loro. Decise che voleva restare a Singapore e lavorare per il benessere della popolazione come singaporiano. Dopo la resa del Giappone era rimasto senza un soldo, ma i suoi nuovi amici lo aiutarono. Con il loro sostegno riuscì ad aprire un’attività commerciale per la fornitura di ortaggi e altri generi alimentari alle navi mercantili ormeggiate nel porto. Qualche tempo dopo la conclusione del trattato di pace tra Giappone e Singapore, nell’aprile 1952, le navi giapponesi iniziarono ad arrivare regolarmente nel porto di Singapore. Koh desiderava dare un contributo alla pace offrendosi come ponte di collegamento tra le due nazioni.
Durante un viaggio di affari in Giappone, uno dei suoi primi istruttori della scuola di marina mercantile gli parlò del Buddismo di Nichiren Daishonin, presentandolo come il mezzo per rendere felici tutte le persone. Koh rimase impressionato dalla convinzione che percepì nelle parole del suo istruttore. Questa conversazione segnò un punto di svolta nella sua vita, ed egli iniziò a praticare il Buddismo di Nichiren nel giugno del 1964. Pensava: «Condividere questo insegnamento buddista con la gente di Singapore sarebbe il modo migliore per ripagarla del sostegno e della gentilezza».
Il primo settore della Soka Gakkai si formò a Singapore nell’agosto 1963, poco prima che venisse creata la Federazione della Malesia, che includeva Singapore. Nel momento in cui Koh iniziò a praticare, il membro giapponese che era stato alla guida del settore aveva già lasciato Singapore e Koh non aveva alcun membro vicino più anziano di lui nella fede a guidarlo. Recitava Daimoku sinceramente, così come gli era stato insegnato in Giappone. Sua moglie, che recitava con lui, fu la prima a sperimentare i meravigliosi benefici della fede. Era stata sottoposta a otto interventi chirurgici, ma, dopo aver iniziato a praticare, la sua salute migliorò sensibilmente.
Koh e sua moglie parlavano agli altri con gioia di questa esperienza, ma non erano in grado di spiegare chiaramente come la loro pratica potesse avere questo tipo di effetti positivi o perché ottenessero benefici tangibili praticando il Buddismo del Daishonin. Erano frustrati dal fatto che, malgrado godessero di simili benefici e avessero un’esperienza che desideravano condividere con gli altri, non sapevano come spiegarla.
Koh riceveva dal Giappone le pubblicazioni della Soka Gakkai e il Seikyo Shimbun, che studiava intensamente.
Come dice il Daishonin: «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo» (RSND, 1, 342). La pratica e lo studio quotidiani sono come le due ruote della macchina che porta avanti kosen-rufu.
Koh allargò la sua attività commerciale stabilendo una filiale a Penang, in Malesia, dove, spinto dal desiderio che tutti diventassero felici, parlò coraggiosamente anche agli altri del Buddismo.
Nel 1965, Singapore si separò dalla Federazione della Malesia diventando indipendente. Nel giugno 1967, Koh fu nominato responsabile del settore di Singapore della Soka Gakkai. L’anno successivo, Koe Boon Long, che sarebbe diventato in seguito un responsabile centrale in Malesia, iniziò a praticare il Buddismo del Daishonin. Nell’agosto del 1969 nacque il capitolo Singapore. Il responsabile di capitolo era Yoshio Omine, che era stato trasferito dal Giappone per lavorare su un progetto tecnico in associazione con Singapore. In quel periodo Koh divenne responsabile del capitolo di Kuala Lumpur in Malesia.
Quando gli fu chiesto se desiderava assumere questa responsabilità, rispose senza esitazione: «Andrò ovunque per kosen-rufu. La pratica buddista non si sperimenta rifuggendo le difficoltà. Penso che la fede possa degenerare se perdiamo questo spirito».
Koe Boon Long gestiva un’attività commerciale di tessuti a Penang e suo fratello minore Koe Hau Fan viveva a Kuala Lumpur. Entrambi portavano avanti le attività della Gakkai in Malesia insieme con il responsabile del capitolo di Kuala Lumpur, Koh Kong Ming.
Koe Boon Long era nato nel 1928 in quella che oggi è la città di Chao­zhu nella provincia di Guangdong nel sud della Cina. Dei quattro figli della famiglia Koe, Boon Long era il maggiore e Hau Fan il minore, con una differenza di tredici anni. Nel dicembre 1945 il padre morì di malattia. Per sostenere la famiglia, Boon Long trovò un lavoro sull’isola di Penang vicino alla costa occidentale della penisola Malay, allora colonia britannica. Vi lavoravano molti suoi concittadini.
Boon Long s’impegnava molto nel lavoro e inviava denaro alla famiglia; qualche anno dopo fu in grado di far venire sua madre ad abitare con lui. Suo fratello minore Hau Fan arrivò a Penang all’età di quindici anni. Insieme aprirono una merceria. Boon Long in seguito ne aprì un’ altra a Kuala Lumpur e ne affidò la gestione a Hau Fan. Questi e sua madre si trasferirono perciò a Kuala Lumpur per gestire il negozio. Alla fine Hau Fan assunse la conduzione del negozio di Kuala Lumpur fino a renderlo una fiorente impresa. Nel frattempo quello di Boon Long a Penang iniziò ad andare male.
A questo punto, a Koe Boon Long capitò di sentir parlare del Buddismo del Daishonin da Koh Kong Ming, che aveva conosciuto per motivi di lavoro. Koh parlò del Buddismo in termini semplici per Koe, il cui unico pensiero era gestire la sua attività commerciale.
Koh disse: «Ci sono molti casi nella vita in cui i nostri sforzi, per quanto intensi possano essere, non danno frutti. Se si pratica il Buddismo di Nichiren Daishonin, si ottiene una felicità esattamente pari allo sforzo che si fa, né un po’ di più né un po’ di meno. Ogni sforzo che facciamo nella fede e nella pratica produce risultati concreti. In altre parole, il Buddismo insegna come la severa legge di causa ed effetto funzioni in ogni settore della vita». A Koe piacque la frase «né un po’ di più né un po’ di meno».
Quando ci impegniamo a parlare di Buddismo con il forte desiderio di rendere felici le persone, troviamo il modo più adatto per esprimerci. Le parole giuste e il ragionamento chiaro sono l’effetto della nostra sincerità e della saggezza che manifestiamo nella vita quotidiana.
Koe Boon Long iniziò a praticare e si lanciò nella recitazione e nelle attività della Gakkai. Questo gli permise di attingere alla saggezza, riuscendo così a rimettere in sesto la sua attività commerciale. Così facendo sperimentò il potere dell’insegnamento buddista.
Man mano che Koe Boon Long otteneva benefici, aumentava la sua convinzione nella fede. Non poteva aiutare gli altri ma poteva condividere con loro il Buddismo. Quando parlava alla gente del Buddismo desiderando la loro felicità, provava una gioia e una soddisfazione ancora maggiori.
Lev Tolstoy (1828-1910) ha scritto: «Viviamo per noi stessi solo quando viviamo per gli altri». La vera gioia nella vita va ricercata nella relazione con gli altri e nelle nostre attività.
Koe Boon Long teneva riunioni di discussione quasi ogni sera al secondo piano del suo negozio. Koh Kong Ming cercava di partecipare spesso parlando della meravigliosa filosofia del Buddismo di Nichiren Daishonin. Nel vicinato si era sparsa la voce che si poteva diventare felici partecipando a queste riunioni dove, oltretutto, si ascoltavano argomenti stimolanti.
Koe Boon Long si recò a Kuala Lumpur per parlare del Buddismo a sua madre che viveva con il fratello minore, Hau Fan. Colpita dalla fede del figlio maggiore, lei iniziò a praticare. Koe Hau Fan, ascoltando il fratello parlare, ebbe un moto di derisione e pensò fra sé: «Come mai mio fratello si è messo a praticare questa “religione giapponese”? Durante la guerra il Giappone ha invaso il sudest asiatico, e adesso che la guerra è terminata sta portando avanti una invasione economica. Cosa intendono ancora fare? Dare inizio anche a un’invasione religiosa?». Koe Hau Fan era preoccupato per la nuova fede del fratello e per le sue possibili conseguenze.
Nel maggio 1969, in seguito alle elezioni tenute in Malesia scoppiarono scontri razziali. Tanto la Malesia quanto Singapore erano società multietniche, popolate da malesiani, cinesi, indiani e da altre etnie. Fu dichiarato lo stato di emergenza a Kuala Lumpur, e i negozi dovettero rimanere chiusi. Koe Hau Fan si domandava quanto sarebbe durato lo stato di emergenza. Pervaso da una profonda angoscia, si sedette di fronte al Gohonzon di sua madre e recitò Daimoku. Il suo negozio non fu danneggiato durante le agitazioni e, alla fine, la situazione si calmò. Hau Fan ebbe l’impressione di essere stato protetto. Inoltre, una volta riaperto il negozio, la merce andò a ruba. Dopo aver sperimentato direttamente il potere del Daimoku, Hau Fan decise di abbracciare la fede buddista.
In seguito a questi avvenimenti, cominciò seriamente a riflettere su come impedire il conflitto etnico.
Koe Hau Fan concluse che la Malesia non poteva svilupparsi finché i gruppi etnici non avessero approfondito la reciproca comprensione e fiducia, in favore del benessere generale. Anche suo fratello Koe Boon Long era d’accordo. Recitarono Daimoku con sincerità motivati dal desiderio di pace e prosperità in Malesia. Crebbe in loro la convinzione che gli ideali fondamentali per creare una società armoniosa si trovassero nel rispetto per la vita contenuto nell’insegnamento buddista, secondo il quale tutti gli esseri umani possiedono la natura di Budda.
Nell’autunno del 1972 i fratelli Koe insieme a Koh Kong Ming si recarono in Giappone. Durante la loro visita si tenne un festival culturale per commemorare il completamento dello Sho-hondo, il tempio principale, a cui partecipavano membri provenienti da tutto il mondo. Il festival rappresentava l’incontro di persone al di là di ogni differenza di etnia, nazionalità e lingua: gente unita dal nobile impegno di realizzare la pace dell’umanità. Attraverso il festival i fratelli Koe sentirono di aver sperimentato cosa è veramente l’armonia umana. Per loro, la vista di persone provenienti da ambienti così diversi che si stringevano la mano con calore lodandosi reciprocamente era come un sogno.
«Questo è quello che dobbiamo realizzare in Malesia!» disse Hau Fan a suo fratello. «Sì», rispose Boon Long. «Questa è l’essenza della pace».
Si abbracciarono e ballarono per la gioia. I loro cuori ardevano della determinazione di trasmettere fino in fondo questi ideali del più sublime spirito umano ai loro compagni in Malesia.
(8. continua)

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