Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda erano certi che l’istruzione dei giovani avrebbe contribuito a porre fine alla guerra e portato l’umanità alla pace. Era questo lo spirito che animava il loro sogno di fondare l’Università Soka, oggi diventato realtà grazie a Daisaku Ikeda
In questo discorso, tenuto In occasione del conferimento del dottorato onorario dall’University College South della Danimarca, Ikeda si rivolge agli studenti dell’Università e del Collegio Femminile Soka durante la cerimonia di consegna delle lauree
Vorrei ricordarvi ancora una volta quanto sia importante apprezzare i propri genitori e non causare loro preoccupazioni. Dopo tutto quello che i vostri genitori hanno fatto per farvi crescere e permettervi di frequentare questa università, mi auguro che li apprezziate e che vi prendiate cura di loro. Come esseri umani è il minimo che possiate fare. I figli non devono mai trattare i genitori con arroganza e prepotenza o dare loro preoccupazioni. Certo, genitori e figli appartengono a generazioni diverse e sono cresciuti in mondi differenti, per cui è inevitabile che a volte non vedano le cose nello stesso modo; ma la cosa migliore è affrontare queste differenze con buon senso e rispetto, costruendo insieme una buona relazione, una famiglia allegra e una vita appagante. L’istruzione ci dà questa saggezza. L’istruzione deve essere basata sulla saggezza.
Vivete in modo che i vostri genitori ne vadano fieri, altrimenti avrete dei rimpianti. In un momento di collera o di irritazione vi può anche capitare di dire loro che non siete voi che avete chiesto di nascere, ma in realtà sapete bene che essere venuti al mondo è una cosa meravigliosa della quale essere loro profondamente grati. Spero che i genitori presenti mi perdonino per ciò che sto per dire, ma dovete aspettarvi che i vostri figli ci mettano un bel po’ prima di capire che in cuor loro vi amano.
Non insisterò mai abbastanza sull’importanza di provare gratitudine e apprezzamento verso i propri genitori. Questa è la base della vita umana e dell’educazione, ed è un punto essenziale. Se riusciste a capire anche solo questo, oggi quasi non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro.
L’istruzione apre orizzonti di pace
Il filologo e poeta danese Nikolai Grundtvig (1783-1872) disse: «I giovani sono l’unica vera speranza di un popolo». Grundtvig, pioniere dell’istruzione popolare, compose una poesia dedicata alle madri, in cui si legge: «La voce di una madre è una sorgente di gioia e d’incoraggiamento». Il debito di gratitudine che abbiamo verso i genitori è più profondo del mare. Vorrei esortare tutti i laureati di oggi a diventare persone ammirevoli, capaci di vincere le difficoltà della vita e di rendere orgogliosi i propri genitori.
Quest’anno cade il sessantacinquesimo anniversario della scomparsa di Tsunesaburo Makiguchi, morto in carcere per i propri ideali e per aver rifiutato di cedere alle pressioni delle autorità militari giapponesi durante l’ultima guerra. Non è passato un giorno senza che io pensassi a Makiguchi e al suo successore, il mio maestro Josei Toda, anch’egli educatore. Ogni sera, nel mio cuore racconto loro ciò che ho fatto durante il giorno. Per tutta la vita Makiguchi sottolineò l’importanza dell’istruzione continuando a studiare fino all’ultimo istante. In cella, negli ultimi giorni di vita, leggeva Kant. Questo era lo spirito del nostro grande predecessore.
Makiguchi e Toda credevano fermamente che la guerra fosse causa d’infelicità, mentre l’educazione fornisce i mezzi per raggiungere la felicità; che la guerra calpesti la vita mentre l’educazione la nobilita e la onora; che la guerra divida l’umanità, mentre l’educazione la unisce; che la guerra privi i giovani del loro futuro mentre l’educazione apre loro sconfinati orizzonti di speranza. Convinti di questo, Makiguchi e Toda aspiravano alla creazione di cittadelle di istruzione e di una rete educativa in grado di unire i giovani di tutto il pianeta. Erano certi che questo avrebbe contribuito a porre fine alla guerra e che il trionfo dell’istruzione avrebbe significato il trionfo dell’umanità. Questo era lo spirito che animava il loro sogno di fondare l’Università Soka.
Il riconoscimento che ho ricevuto oggi dall’University College South, un’istituzione che rappresenta un importante ponte culturale fra i paesi europei, sarebbe stata un’immensa gioia anche per Makiguchi e Toda, che nutrivano il massimo rispetto e ammirazione per la Danimarca. Dedico i duecentocinquanta titoli accademici che ho ricevuto finora ai miei grandi maestri, convinto che non esista un modo migliore per ripagare il debito di gratitudine nei loro confronti. Desidero umilmente esprimere la mia più profonda stima al rettore Søren Vang Rasmussen e a tutti i rappresentanti dell’University College South presenti qui oggi. Non dimenticherò mai la vostra generosità. Non esiste cosa peggiore dell’ingratitudine. In ogni circostanza, ho sempre cercato di dimostrare il mio apprezzamento e di ricambiare la gentilezza e il sostegno ricevuti dagli altri; lo stesso ho fatto con i miei genitori.
Mi torna alla mente una pagina illuminante della storia danese: nel 1864, l’Austria e la Prussia dichiararono guerra alla Danimarca. Il conflitto si protrasse per nove mesi e la Danimarca ne uscì sconfitta. All’epoca Grundtvig aveva ottantun’anni. Dopo la guerra i suoi discepoli decisero di realizzarne gli ideali educativi sfidando coraggiosamente l’opposizione di varie forze sociali e, con i loro sforzi, riuscirono infine a creare un’età d’oro dell’istruzione popolare, esaudendo il sogno del loro mentore in tutta la Danimarca.
Ludvig Schrøder (1836-1908), un giovane discepolo di Grundtvig, scrisse di quel periodo difficile: «I disordini fanno nascere creatività, e questo significa che stiamo vivendo in un periodo di creatività […] un tempo in cui possiamo realizzare grandi cose». Schrøder, fondatore della Scuola superiore popolare Askov, si batté con forte determinazione per i propri ideali.
La storia danese è traboccante di questo spirito creativo, coraggioso e indipendente, spirito che il rettore Vang Rasmussen tuttora continua a sostenere e trasmettere.
Secondo un recente sondaggio, il popolo danese è il più felice al mondo. Il paese non solo vanta un’economia vivace e competitiva, ma offre anche ottimi servizi sociali e una bassa disparità di reddito tra i suoi abitanti. La Danimarca è anche considerata il paese più trasparente del mondo: in altre parole, la nazione col minor grado di corruzione. Il rispetto dei danesi per la dignità della vita e la loro fede nell’importanza di dare un contributo attivo alla società sono un esempio per gli altri, è la nazione modello che ha tracciato una via per la prosperità e ha trionfato attraverso l’educazione.
Il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-55) scrisse: «Dal mio punto di vista, essere vittoriosi non significa che io vinco ma piuttosto che l’idea trionfa attraverso me, anche se ciò dovesse significare il mio sacrificio». Con la stessa determinazione, come persona impegnata in un movimento per la trasformazione, ho affrontato e superato enormi sfide. L’aspirazione di un maestro è aiutare i propri discepoli a eccellere e a realizzare grandi cose. La vostra vittoria è la mia vittoria ed è anche un modo meraviglioso di ripagare i vostri genitori per tutto ciò che hanno fatto per voi.
Verso un mondo senza armi nucleari
Nonostante il loro intenso programma, il rettore Vang Rasmussen e gli altri componenti della delegazione hanno deciso di visitare Hiroshima [il luogo in cui il 6 agosto 1945 venne fatta esplodere la prima bomba atomica, n.d.r.]. Questo gesto riflette uno spirito nobile e profondo.
Nella mia proposta di pace di quest’anno, ho auspicato vivamente l’apertura del dialogo il prima possibile fra i leader degli Stati Uniti e della Russia per la riduzione degli armamenti nucleari, e sono felice di vedere che ci siano segnali in questa direzione.
Per dare un maggior impulso alla crescita del movimento per la pace, vorrei suggerire la costituzione di un nuovo organismo internazionale: un gruppo intergovernativo che riunisca scienziati e specialisti di vari paesi con un ruolo trainante verso l’eliminazione delle armi nucleari. Un organismo simile, il Foro intergovernativo sul mutamento climatico (IPCC) ha fatto molto per accrescere la consapevolezza a livello internazionale sul problema del riscaldamento globale. Ora è il momento di costruire una nuova rete di persone per realizzare l’obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari, unendo le voci di tutti coloro che vogliono la pace, compresi i giovani, eredi del futuro.
Grundtvig esortava le persone a creare un’atmosfera di speranza e ottimismo, ovunque andassero, usando la forza dell’educazione e del dialogo. Spero che tutti i laureati presenti oggi, ovunque andranno in futuro, risplendano di calore umano come il tiepido sole primaverile e diventino vincitori dotati di perserveranza e profonda convinzione. Prego aspettando questo momento. Promettete di diventare persone di questo tipo? Vi prego, diventate dei vincitori! Coloro che raggiungono la felicità sono dei vincitori. Non lasciatevi sconfiggere.
Comportatevi bene con i vostri genitori. Spero che ogni tanto direte loro parole dolci come: «Mamma, penso sempre alla tua salute. Non ti preoccupare per me». Quando siete gentili e premurosi, rendete l’atmosfera in famiglia più piacevole.
Vorrei concludere con una citazione di Hans Christian Andersen (1805-75), il famoso autore e novelliere danese, che amo molto: «Per aspera ad astra [Attraverso le asperità fino alle stelle, n.d.r.]. Le avversità purificano». È proprio vero, nella mia vita ho superato grandi avversità, la mia gioventù è stata molto dura.
Durante la Seconda guerra mondiale i miei quattro fratelli maggiori furono mandati a combattere in Cina e su altri fronti. Il maggiore dei miei fratelli morì in Birmania, ora Myanmar. Mia madre, già piccola di statura, sembrava sempre più minuta ogni volta che uno dei suoi figli partiva. A quel tempo, le madri che avevano figli in guerra venivano elogiate come “madri militari” e mia madre si doveva fare coraggio per salutare ogni volta con allegria i miei fratelli. I nostri vicini vennero a congratularsi con noi, perché avevamo un’altra opportunità di contribuire allo sforzo bellico, ma quando fu sola, pianse.
La nostra casa fu confiscata e abbattuta dal governo per creare una barriera antincendio e noi dovemmo costruirci un altro rifugio provvisorio che però, appena terminato, fu distrutto da un bombardamento. Quando finì la guerra, il 15 agosto del 1945, avevo diciassette anni ed ero malato di tubercolosi. Al termine del conflitto il Giappone cambiò improvvisamente. Tutto ciò che ci avevano insegnato a credere fu completamente stravolto.
Molti soldati giapponesi, con i fagotti sulle spalle, prendevano la via del ritorno verso le loro famiglie o i luoghi natii. I miei fratelli erano di guarnigione oltremare e ci volle molto tempo prima che rimpatriassero. Quando alla fine tornarono, erano in condizioni pietose.
Non dimenticherò mai quanto ho odiato la guerra e i capi di stato che l’avevano voluta. Tutto era stato sacrificato in nome della guerra, per questo sono così contrario alla guerra.
Ho sentito che nel bellissimo campus dell’University College South vi è una statua del poeta e compositore danese Adam Gottlob Oehlenschläger (1779-1850), che ha scritto questi versi: «Il coraggio non muore mai / la Danimarca vivrà per sempre». Vinciamo anche nelle nostre vite, determinati a non essere mai sconfitti e dando il meglio di noi stessi.