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I fiumi non tornano indietro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:32

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I fiumi non tornano indietro

Come un ruscello cresce senza mai arretrare per diventare un fiume e riversarsi nel mare, così Shin’ichi invita i presenti alla riunione a sviluppare una fede che non si arresti mai per portare il movimento per la pace in tutto il mondo

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Come un ruscello cresce senza mai arretrare per diventare un fiume e riversarsi nel mare, così Shin’ichi invita i presenti alla riunione a sviluppare una fede che non si arresti mai per portare il movimento per la pace in tutto il mondo

Manifestando il suo profondo apprezzamento per gli sforzi dei partecipanti giunti da cinquantuno paesi, Shin’ichi Yamamoto [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] spiegò il significato della prima Conferenza mondiale per la pace: «Qualcuno potrebbe dire che questa è una piccola riunione, un incontro fra gente sconosciuta che viene da paesi diversi. Io credo però che la riunione di oggi brillerà nei secoli a venire e i vostri nomi resteranno certamente incisi non solo nella storia della diffusione del Buddismo, ma in quella dell’umanità intera».
Shin’ichi parlò con grande convizione. I suoi sentimenti erano perfettamente rispecchiati nelle parole dello scrittore francese Victor Hugo (1802-1805): «Noi che crediamo, cosa possiamo temere?». Le idee, così come i fiumi, non possono tornare indietro verso la sorgente, proseguì Shin’ichi, evidenziando che la priorità data alla logica del profitto e del potere militare, politico ed economico nella società contemporanea era un ostacolo alla pace e una fonte di costante tensione nel mondo. Sottolineò che una filosofia religiosa elevata conteneva il potere di superare gli ostacoli sul cammino della pace, unire l’umanità, e aprire un sentiero durevole per una società pacifica. Citò un passo dal Gosho: «Quando tra le persone prevale lo spirito di “diversi corpi, stessa mente”, esse realizzeranno tutti i loro scopi» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550) puntualizzando che se i popoli di tutte le nazioni avessero lavorato insieme in unità, basandosi sul principio della santità della vita, sarebbe stato senz’altro possibile realizzare una pace duratura.
Quindi raccontò del suo dialogo con lo storico britannico Arnold J. Toynbee (1889-1975) e della loro discussione su come il mondo, con la sua storia di guerre e devastazioni, potrebbe essere unito in un unico governo globale o federazione mondiale: «Il dottor Toynbee suggeriva che per prima cosa si istituisse un governo globale o una federazione mondiale, a cui seguisse il diffondersi di una religione universale, e allora finalmente si sarebbe potuta realizzare una società ideale. Ma io replicai che è la diffusione di una religione universale a dover necessariamente precedere la realizzazione di una società umana ideale con un governo globale o federazione mondiale».
Shin’ichi osservò che, attraverso la discussione, Toynbee era giunto alla conclusione che la diffusione di una religione universale avrebbe potuto avere un ruolo importante nell’unificare nel futuro il genere umano su scala mondiale.
Tali erano le grandi speranze che Toynbee riponeva in una religione veramente universale che unisse tutta l’umanità.
Shin’ichi raccontò che l’ultimo giorno del loro incontro aveva chiesto a Toynbee se lo storico avesse qualche consiglio: «Toynbee respinse la domanda dicendo che non aveva nulla da offrire. Sostenne che essendo lui uno studioso e non un attivista, sarebbe stato presuntuoso da parte sua dare consigli. Ci chiese comunque di perseguire coraggiosamente il sentiero della filosofia buddista della Via di mezzo per il bene dei popoli di tutto il mondo».
Shin’ichi ricordò inoltre che durante il suo incontro con il segretario generale delle Nazioni Unite, quest’ultimo dichiarò che gli sarebbe piaciuto conoscere ed esaminare più a fondo i princìpi sostenuti dalla Soka Gakkai e vedere questi ideali riflessi nel modo di operare delle Nazioni Unite come organizzazione essenziale per la pace.
I partecipanti alla prima Conferenza mondiale per la pace erano vivamente consapevoli delle alte aspettative dei leader e dei grandi pensatori mondiali.
Il conte Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972), padre dell’unificazione europea, una volta ha affermato che la Soka Gakkai rappresenta l’immensa speranza che il pensiero religioso possa vincere sul materialismo e la pace sulla guerra.
I volti dei partecipanti erano rossi per l’entusiasmo e i loro occhi brillavano di una intensa determinazione. Le parole di Shin’ichi divennero più appassionate: «Il sole del Buddismo di Nichiren Daishonin ha cominciato a sorgere lontano all’orizzonte. Più che ricercare la vostra personale lode o gloria, spero che dedicherete le vostre nobili vite a gettare i semi di pace della Legge mistica in tutto il mondo. Io farò lo stesso. A volte sarò in prima linea, altre volte sarò al vostro fianco, altre volte ancora vi osserverò da dietro le quinte. Vi sosterrò sempre con tutto il mio cuore».
Shin’ichi concluse dicendo con ardore: «Come coraggiosi, compassionevoli e dediti discepoli del Daishonin impegnati nella verità e nella giustizia, vi prego di vivere una vita piena in modo positivo ed edificante, battendovi per la prosperità delle vostre nazioni, la felicità delle persone e la preziosa esistenza dello stesso genere umano».
Appena le parole di Shin’ichi finirono di essere tradotte nelle varie lingue, la sala esplose in un’ovazione. Tutti applaudirono con grande entusiasmo.
Quel giorno, in quel momento, sull’isola di Guam, i membri di tutto il mondo decisero di lavorare per la causa della pace insieme a Shin’ichi Yamamoto, il presidente della SGI, fieri e orgogliosi di essere suoi discepoli.
«Spero che dedicherete le vostre nobili vite a gettare i semi di pace della Legge mistica in tutto il mondo». Questo richiamo, espresso da Shin’ichi Yamamoto un attimo prima, echeggiava nei cuori dei rappresentanti mentre lo applaudivano. Tutti quanti pensavano profondamente a questa determinazione.
Dieter Kahn, l’unico membro della Germania dell’Ovest presente alla conferenza, si toglieva continuamente gli occhiali per asciugarsi gli occhi. Non riusciva a trattenere le lacrime di fronte alla passione con cui Shin’ichi voleva la pace.
Dieter Kahn era nato nel 1930 a Breslau (oggi Breslavia, Polonia), quando questa era una città tedesca situata vicino al confine con la Polonia. Quando aveva nove anni, nel 1939, le forze armate naziste la invasero. Terrorizzato Dieter vide le legioni di carri armati tedeschi avanzare verso il confine. Era l’inizio della Seconda guerra mondiale. Suo padre, un direttore di scuola elementare, fu arruolato nelle forze armate tedesche e prese parte all’invasione. Compiuti i dieci anni, Dieter divenne membro dell’organizzazione dei ragazzi nazisti, la Deutsches Jungvolk, un gruppo della gioventù hitleriana in cui si propagandava la superiorità del popolo tedesco, e gli vennero inculcati l’odio e il disprezzo per i nemici.
L’educazione può essere un’arma a doppio taglio. Niente è più terribile di un’educazione distorta. Il pediatra ed educatore polacco Janusz Korczak (1878-1942), che si battè contro i nazisti, asseriva che il cambiamento del mondo parte dal cambiamento nell’educazione.
Finalmente il padre di Dieter tornò a casa dal fronte, ma appena la guerra lo richiese fu nuovamente arruolato. Questa volta fu messo di guarnigione nell’isola di Helgoland a largo delle coste della Germania, nel Mare del Nord, a circa mille chilometri da casa.
Successivamente le forze armate tedesche invasero l’Unione Sovietica, conducendo la terribile battaglia di Stalingrado (oggi Volgograd). Ma nel febbraio del 1943, malgrado la città russa fosse distrutta, le forze armate sovietiche riuscirono a sconfiggere i tedeschi. Con questo trionfo, i sovietici respinsero i tedeschi e iniziarono ad avanzare verso la Polonia in direzione della Germania.
Nel gennaio del 1945, Dieter lasciò Breslau con la madre e la sorella, unendosi al flusso dei profughi che si riversavano fuori dalla città. Si diressero verso Helgoland, dove si trovava ancora suo padre, sfuggendo ai raid aerei dei sovietici.
Le colonne dei profughi diventavano sempre più lunghe. Dal momento che tutte le automobili e motociclette erano state requisite dall’esercito tedesco, erano costretti a viaggiare a piedi portando solo lo stretto necessario. Era pieno inverno, e le temperature alcune volte scendevano a dieci gradi sottozero. Molti anziani, malati o bambini morivano di fame e di freddo: era un inferno.
I Kahn continuarono il disperato viaggio, e nell’aprile 1945 arrivano a Cuxhaven, molto vicino Helgoland dove era di stanza il padre. Ma non poterono riunirsi a lui poiché era ancora di guardia sull’isola.
Il mese successivo la Germania si arrese incondizionatamente e passato un altro mese la famiglia fu finalmente riunita.
Con la sconfitta della Germania, crollarono anche i valori culturali dell’anteguerra. Improvvisamente, i valori culturali di quelle che prima erano nazioni nemiche, come gli Stati Uniti, si riversarono sulla Germania.

(5. continua)

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