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Così giovani, così determinati - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:16

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    Così giovani, così determinati

    Impressioni ed esperienze da una riunione per giovanissimi ospitata al Centro culturale di Roma. Piccoli, grandi problemi, il modo di affrontarli e la voglia di impegnarsi per kosen-rufu

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    Impressioni ed esperienze da una riunione per giovanissimi ospitata al Centro culturale di Roma. Piccoli, grandi problemi, il modo di affrontarli e la voglia di impegnarsi per kosen-rufu

    Si parte domenica mattina prestissimo: la sera prima Roberta mi chiama per propormi di accompagnare due ragazze al Centro culturale di Roma, a un incontro fra giovanissimi. Bella opportunità, mi dico, e accetto immediatamente nonostante sappia già che tornerò a casa tardi. Ma ogni promessa è debito e dopo aver telefonato a Vanessa (la “mia” giovanissima), sento già il cuore allargarsi e il mio umore migliora. Passerò una serata fantastica.
    Alle dieci siamo sotto casa di Vanessa, che ci aspetta con un’amica, Carmen: sono due adolescenti di neanche quattordici anni. Vanessa cerca di darsi un tono dicendo di avere già compiuto i quattordici, ma la piccola bugia non regge neanche un minuto. Arriviamo in tempo per recitare ancora cinque minuti di Daimoku, e poi Gongyo: guida un ragazzo di circa quattordici anni. Nel suono acuto e cristallino di questa voce non ancora matura percepisci la potenza, la determinazione, nessuna indecisione. Appena terminato Gongyo, Ayumi, legge la frase del giorno e tutti ascoltano composti. Dopodiché, velocemente, disponiamo le sedie in cerchio per fare in modo che ci si possa guardare negli occhi e creare un’atmosfera informale che permetta ai ragazzi di prendere la parola più facilmente.
    Ricordo fin troppo bene la difficoltà di parlare di fronte a un pubblico meno numeroso di questo, il rossore che dalle guance arrivava fino alle orecchie, la saliva azzerata, la gola che si chiudeva in una morsa di panico… ma qui non accade niente di tutto ciò: i ragazzi presenti cominciano a parlare con grande spontaneità. Chi racconta delle difficoltà nei rapporti con fratelli e sorelle, chi di aver parlato della pratica alla propria professoressa e di averla accompagnata a una riunione. A., diciassette anni, parla dello shakubuku fatto al compagno di classe che ha la madre malata di leucemia e della gioia immensa che ha provato quando ha scoperto che non solo l’amico aveva provato a recitare Daimoku, ma che si sono trovati due donatori per curare sua madre. Una prova concreta che lo ha aiutato a mettere da parte quei piccoli dubbi che «possono presentarsi durante la pratica». Ascolto quasi stupita: non avrei mai pensato di trovarmi di fronte un universo tanto variegato, colorato, leggero, eppure così profondo e immediato, mai avrei creduto di rispecchiarmi nelle loro ansie e paure, nei loro sogni e desideri: così lontani, eppure così vicini.
    Questi ragazzi, che ai miei occhi appaiono come tanti fratellini da proteggere, hanno già una grinta e un entusiasmo che riescono a spiazzarti; sono pieni di vita e animati da un desiderio sincero: percepisco in loro l’intensità pura e potente di realizzare kosen-rufu, una parola che per loro adesso ha il significato semplice di dare una mano alla sorella più grande che soffre per amore, o di aiutare l’amichetta che ha tentato di buttarsi sotto una macchina per una bocciatura. Emozioni ed esperienze forti: come quella che riguarda A., il desiderio così impellente di recitare Gongyo, ma l’impossibilità di farlo alla luce del sole a causa del padre che ancora non sa e non approverebbe se sapesse. Detto fatto: sveglia puntata alle quattro e mezzo, Gongyo, e poi di nuovo sotto le coperte.
    Sono loro, questi magnifici Fulmini e queste fantastiche Saette, quelli che domani faranno avanzare kosen-rufu nelle loro famiglie, nei loro posti di lavoro, nella società, in giro per il mondo.

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