Rivolgendosi ai giovani, il presidente Ikeda racconta del lungo e profondo legame con il suo maestro Josei Toda, incontrato all’età di diciannove anni: «Ho dedicato tutto me stesso ad assisterlo e sostenerlo, e ora ne ho ottantuno. Ho vissuto tutti questi anni rimanendo fedele all’impegno preso da giovane»
Vorrei dare il benvenuto ai nostri membri SGI in visita: «L’inverno è finito. La primavera è arrivata. Il sole splende luminoso. Siate felici! Tutti! Siate uniti! Vinciamo insieme!» [Il 3 febbraio, in tutto il Giappone, si celebra il Setsubun, festival che chiude la stagione dell’inverno e apre quella della primavera, n.d.r.]. Spero che i nostri responsabili siano persone amate e ammirate da molti. Chi di voi è responsabile da lungo tempo ha già raggiunto una certa età. Ora, tutto dipende dal fatto se riuscite a sentire un caldo affetto verso i membri più giovani e il desiderio di apprezzarli come foste dei nonni che stravedono per i propri nipoti. Coloro che nutrono questo spirito possono essere definiti anziani davvero rispettabili, mentre coloro che non lo provano alla fine non potranno che perdere. Invito tutti a lodare i più giovani. Apprezzateli, incoraggiateli e salutateli con calore. Non rimproverateli con rabbia e non guardateli dall’alto in basso. Andate d’accordo con loro come fratelli e sorelle. Spero che porterete questo sentimento nel cuore. È altrettanto importante che i giovani mostrino rispetto per gli anziani. Talvolta ci possono essere responsabili che non vi piacciono, ma la cosa importante è creare unità con loro per il bene di kosen-rufu. Desidero ricordare a chi ha già una certa età di fare del suo meglio per sostenere e proteggere i giovani. La mia più grande speranza è che la Gakkai avanzi sempre come un’unica, grande, felice e armoniosa famiglia Soka.
8 gennaio, maestro e discepolo nella Soka Gakkai
Oggi, 8 gennaio, è l’anniversario della data che segna una pietra miliare nella storia del legame tra maestro e discepolo della Soka Gakkai, perché in questo giorno del 1945 Josei Toda fu informato del fatto che il suo maestro Tsunesaburo Makiguchi era morto in prigione il 18 novembre dell’anno precedente. Quel giorno Toda, che in prigione aveva continuato a lottare per la verità, promise di diventare un “Conte di Montecristo” della Legge mistica, scagionando il suo maestro e dimostrando che la causa per la quale aveva dato la vita fosse una causa giusta. Quest’anno ricorre il sessantacinquesimo anniversario della morte di Makiguchi. Nel luglio del 1943 Makiguchi e Toda – il primo e il secondo presidente della Soka Gakkai – furono arrestati dalle autorità militari giapponesi per aver difeso con fermezza l’insegnamento di Nichiren Daishonin. A causa delle limitazioni imposte dal governo per svolgere le attività, ventuno responsabili della Soka Gakkai furono arrestati dalle autorità e diciannove di loro, durante un pesante interrogatorio, scesero a patti col regime. Solo Makiguchi e Toda rimasero fedeli al loro credo fino alla fine. Toda in seguito scrisse un romanzo dal titolo La rivoluzione umana, in cui descrisse in dettaglio il trattamento spietato che subì in prigione durante la guerra. In un punto riferisce di aver detto una volta agli ufficiali di polizia durante un interrogatorio: «Fareste meglio a non trattare Makiguchi con durezza! […] In qualità di direttore generale della Gakkai, sono stato io ad avere il completo controllo sulla gestione dell’organizzazione. Potete scoprire tutto quello che volete solo chiedendo a me. Dovreste lasciare andare Makiguchi e gli altri». In prigione Toda pregò con determinazione affinché tutta la colpa ricadesse su di sé e che il suo anziano maestro venisse liberato quanto prima. Questo è un esempio del vero spirito tra maestro e discepolo; rappresenta lo spirito di un discepolo sincero. Makiguchi morì in prigione, ma il suo devoto discepolo Toda sopravvisse a quel calvario e ottenne la libertà nel luglio del 1945, solo poche settimane prima della fine della guerra. In mezzo alle rovine carbonizzate di una Tokyo bombardata, Toda si ribellò da solo con ferma determinazione a riabilitare con tutto il cuore la figura del suo maestro facendo suoi gli obiettivi di Makiguchi per costruire una società pacifica. I due anni in prigione avevano seriamente minato la sua salute, lasciandolo fisicamente debilitato, ma nel suo cuore brillava la solenne promessa che aveva fatto al suo maestro. Toda continuò a dedicare la sua intera esistenza a kosen-rufu: un movimento rivoluzionario per la pace e la felicità di tutta l’umanità, una rivoluzione umana che ha inizio nel profondo della vita delle persone.
Inevitabili ostacoli lungo la strada di kosen-rufu
Quando ci dedichiamo con tutto il cuore a kosen-rufu siamo certi di incontrare ostacoli importanti. Ne La pratica dell’insegnamento del Budda il Daishonin scrive: «Una volta diventati discepoli o sostenitori laici del devoto del vero Sutra del Loto, la cui pratica si accorda con gli insegnamenti del Budda, si è destinati ad affrontare i tre tipi di nemici (RSND, 1, 346)» [laici arroganti, preti arroganti, e falsi saggi arroganti, n.d.r.]. In perfetta sintonia con questo brano, i primi tre presidenti della Soka Gakkai hanno veramente affrontato i tre potenti nemici. Tutti e tre ci siamo impegnati e abbiamo trionfato su quei nemici. Toda sostenne con fedeltà Makiguchi, arrivando a seguirlo in prigione. Anch’io mi sono dedicato completamente da giovane a servire e sostenere Toda affrontando grandi avversità. Non ho mai permesso a chiunque diffamasse il mio maestro con palesi bugie di uscirne indenne. Ho lavorato e recitato Daimoku infaticabilmente per il mio maestro. Gli ho dedicato tutto me stesso, proteggendolo con determinazione. Non ho rimpianti. Tutta la mia vita è stata dedicata all’impegno condiviso tra maestro e discepolo. Nel periodo turbolento della mia giovinezza sono riuscito a progredire e a ottenere una vittoria dopo l’altra perché mi sono sempre basato sullo spirito di maestro e discepolo.
Una testimonianza dei primi due presidenti
Come terzo presidente della Soka Gakkai ho fatto conoscere i successi di Makiguchi e Toda in tutto il mondo, difendendo la loro reputazione di grandi educatori e pacifisti. In qualità di sincero discepolo di questi due nobili maestri ho avuto il privilegio di ricevere onori ed encomi da importanti istituzioni accademiche in molti paesi. Tutte le preziose onorificenze che ho ricevuto sono prova della grandezza di Makiguchi e Toda, che diedero la vita per la loro fede. Desidero sottolineare che i primi tre presidenti, insieme a tutti voi, nobili compagni di fede, hanno creato una meravigliosa storia di vittorie che brillerà per sempre nelle pagine della storia umana. Toda una volta scrisse in una lettera che il suo credo buddista era basato sulla verità fondamentale e che, grazie a Makiguchi, si era costruito solide fondamenta nella fede, nella pratica e nello studio. Questo, diceva, era il motivo per cui non ha mai abbandonato la sua passione giovanile. Toda fu sempre colmo di profonda gratitudine per il suo maestro, che gli aveva insegnato l’essenza del Buddismo del Daishonin. Convinzione nella fede e gratitudine per il maestro: queste sono le potenti forze trainanti verso la vittoria in tutte le cose.
Speranze illimitate per i giovani
Oggi abbiamo con noi anche giovani uomini e donne che presto festeggeranno il Giorno della maggiore età. Congratulazioni a tutti i nostri neoadulti! Sono felice di annunciare che quest’anno, in vostro onore, sarà messa a dimora una quercia nel Centro culturale e naturale SGI-USA in Florida. [Il Giorno della maggiore età è una festa nazionale giapponese che si tiene il secondo lunedì di gennaio per celebrare la maggiore età dei giovani che compiono vent’anni tra il 2 aprile dell’anno precedente e il primo aprile dell’anno in corso, n.d.r.]. Tra gli alberi la quercia è conosciuta come “re della foresta” per la sua robustezza. È considerata simbolo di coraggio, forza e longevità. Il grande autore tedesco Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) scrisse: «Se [la quercia] cresce protetta dal vento e dagli agenti atmosferici diventa un niente, mentre una lotta centenaria con gli elementi naturali la rende forte e potente, così che, una volta pienamente sviluppata, la sua presenza suscita in noi stupore e ammirazione». Offrendo un simile messaggio, Toda una volta disse a un membro della Divisione giovani: «Come dice il Daishonin, di fronte alla difficoltà “il saggio si rallegrerà, mentre lo stolto indietreggerà” (I tre ostacoli e i quattro demoni, RSND, 1, 568). Non devi seguire l’esempio dello stolto. Usa la difficoltà come un’opportunità per riflettere su te stesso. Pratica con fede salda e vedi cosa succede. Decuplicherai i benefici che hai ottenuto fino a ora!». Nutrendo speranze illimitate per i nostri neoadulti dico loro: miei giovani amici, sarete voi, nel 2030, a celebrare il centesimo anniversario della Soka Gakkai! Non temete le tempeste della sofferenza, ma crescete come alberi forti e vigorosi. Anch’io mi sono rafforzato e sviluppato grazie all’impegno e a prove e sfide numerose. Non ho il minimo rimpianto nella vita. Lavorando al fianco di Toda, ho superato e vinto ogni tipo di avversità. Sono orgoglioso di essermi impegnato per il mio maestro così tanto che nessuno avrebbe potuto fare di più. Ho dedicato la mia vita al vero legame tra maestro e discepolo e ho creato un regno dell’autentico Buddismo di Nichiren Daishonin. Mi sono alzato da solo, giovane solitario.
Riconoscere il giusto e lo sbagliato
In una lettera dell’11 gennaio 1276 il Daishonin scrive: «Quest’anno sarà definitivamente risolta la questione di quali dottrine buddiste siano giuste e quali sbagliate» (Lettera ai preti del Seicho-ji, RSND, 1, 579). Secondo questo spirito, è fondamentale lasciare una prova chiara e inconfutabile della vittoria dell’insegnamento corretto del Buddismo del Daishonin. Lo spirito di rifiutare l’erroneo e rivelare il vero e di vincere sulla base del Buddismo è l’essenza dello spirito della Soka Gakkai. Il Daishonin dichiara: «L’elemento ku nella parola kudoku (beneficio) […] si riferisce ai meriti ottenuti eliminando il male, mentre l’elemento toku o doku si riferisce alla virtù che si acquisisce operando il bene» (BS, 118, 52). La via per sradicare il male o l’oscurità e l’illusione dalla nostra vita è recitare molto Daimoku, sforzarsi per promuovere kosen-rufu e impegnarsi contro ogni situazione che causa alle persone sofferenza e miseria. Così si ottengono benefici. Impegnarsi contro il male produce benefici. In uno dei suoi famosi lavori, il poeta e drammaturgo spagnolo Lope de Vega (1562-1635) fa dire a un re che non può mostrare pietà senza prima valutare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. L’invito di questo grande scrittore a distinguere tra giusto e sbagliato lo dedico a voi, miei coraggiosi amici della Divisione giovani, che state innalzando l’insegna della verità e della giustizia verso il cielo.
Discepoli eccellenti
A tutti i giovani riuniti qui in questo particolare momento desidero semplicemente dire: vi affido il futuro di kosen-rufu. Aurelio Peccei (1908-84), cofondatore del Club di Roma, con il quale ho pubblicato un dialogo, era una persona che nella vita aveva superato molte sofferenze e tribolazioni. Anche lui serbava per i giovani le più grandi speranze, dichiarando che essi spesso afferrano meglio dei più anziani quali siano i cambiamenti necessari da operare nel nostro consolidato sistema di valori e di modelli di comportamento, dimostrando anche più energia e maggior spinta nel mettere in atto quei cambiamenti. Egli diceva inoltre che i giovani hanno la flessibilità necessaria per il rinnovamento di sé, e sono capaci di impegnarsi attivamente nel mettere in pratica nuove idee e lavorare sul proprio miglioramento mentre si aprono la strada verso il futuro. Giovani adulti, vi prego di fare del vostro meglio! Il futuro deve essere affidato ai giovani. Ho avuto la fortuna di incontrare Toda all’età di diciannove anni. Ho dedicato tutto me stesso ad assisterlo e a sostenerlo, e ora ne ho ottantuno. Ho vissuto tutti questi anni rimanendo fedele all’impegno preso da giovane. È vitale che la Soka Gakkai apprezzi in particolare i giovani. I nostri responsabili non dovrebbero mai pensare di usare o sfruttare i giovani per i loro fini personali. Dovrebbero invece nutrire un profondo rispetto e gratitudine per i giovani che si dedicano con serietà a kosen-rufu. I responsabili dovrebbero lavorare con altruismo per costruire il palcoscenico su cui i giovani possono muoversi. Questo è lo spirito e il modo di vivere di un vero responsabile della Soka Gakkai. Toda mi disse: «Hai fatto un buon lavoro. In te ho trovato un eccellente discepolo. La mia vita si è realizzata grazie a questo». Vi prego di fare ugualmente del vostro meglio e di condurre esistenze degne di onore e ammirazione. Unità di maestro e discepolo significa che, anche se essi si trovano separati da grandi distanze o non sono nella condizione di potersi incontrare di persona, i loro cuori sono sempre uniti nell’impegno comune per kosen-rufu. È il cuore che conta.
Andrew Carnegie
L’industriale e filantropo americano Andrew Carnegie (1835-1919) è stato un uomo che si è realizzato con le proprie forze. Uscì dalla povertà grazie a un duro lavoro, uno studio costante e continui sforzi per migliorarsi. Per questo non aveva pazienza con le persone oziose che godevano di posizione sociale e privilegi immeritati. Nel privato non provava che disprezzo e sdegno per loro; scrivendo di una persona di quel genere, affermò: «È un niente, non ha fatto niente, non è che un caso fortuito, un impostore che si pavoneggia con piume prese in prestito». Quando il presidente degli Stati Uniti [Benjamin Harrison (1833-1901)] fece visita all’acciaieria Carnegie, nel 1891, l’imprenditore lo presentò di persona ai direttori di ogni reparto, giovani di straordinaria energia e abilità. Carnegie cercava di lavorare in collaborazione con i suoi dipendenti e di attuare le proposte che questi gli sottoponevano. Si dice che pagasse a un direttore degli impianti particolarmente preparato lo stesso stipendio percepito dal presidente degli Stati Uniti. Secondo la logica di Carnegie, il presidente era il massimo rappresentante politico degli Stati Uniti, mentre il suo dipendente era il massimo direttore nel suo settore; di conseguenza quest’ultimo non meritava di ricevere meno rispetto al presidente. Coloro che lavorano in prima linea, svolgendo seriamente il loro lavoro, sono i più preziosi e meritevoli di tutti.
Apprezzare l’impegno invisibile
Nella storia, vediamo che dietro a grandi risultati ci sono stati gli sforzi e i contributi invisibili di innumerevoli persone. Toda sosteneva che uno dei compiti dei responsabili fosse quello di accendere i riflettori su quelle persone, apprezzandole e lodando il loro impegno. Nella Soka Gakkai coloro che lavorano dietro le quinte sono tutti i nostri membri devoti. Ai responsabili Toda diceva anche: «I membri della Soka Gakkai sono figli del Budda. Vorrei ringraziarli per i loro sforzi e alleviarne la stanchezza. I responsabili dovrebbero recitare Daimoku affinché ognuno dei loro membri diventi felice quanto prima». Dichiarava anche: «I membri della Gakkai che condividono con gioia giorno e notte il Buddismo con gli altri sono gli inviati di Nichiren Daishonin. Coloro che si cimentano in questa impresa sono i più nobili di tutti, perché si stanno impegnando in esatto accordo con il proposito del Budda. Si stanno davvero meritando il più grande rispetto». Faceva spesso simili affermazioni. Ereditando l’impegno di Toda per kosen-rufu, ho lottato strenuamente per questa causa, unito nello spirito ai miei compagni membri nel mondo. Qualunque responsabile che perda di vista questo spirito di impegno condiviso per kosen-rufu e che sia consumato dall’interesse per il proprio tornaconto è un impostore. Se, in futuro, le nostre fila di responsabili di alto livello si popoleranno di persone arroganti e dispotiche – persone che non nutrono né la compassione né la devozione alla preghiera e nemmeno l’abilità pratica necessaria per aiutare gli altri a diventare felici – la vera Soka Gakkai cesserà di esistere. Nel 1979 sono stato costretto a dimettermi da terzo presidente della Soka Gakkai. Sono emersi alcuni individui che volevano distruggere il sentiero della relazione tra maestro e discepolo che Toda e io avevamo costruito. Da solo ho intrapreso una battaglia contro di loro. L’unica persona a conoscenza di tutto quello che ho passato a quel tempo e che mi ha sostenuto con fiducia è mia moglie.
Gli individui sleali, interessati solo al proprio tornaconto, che perdono la propria fede e sono guidati dalla gelosia e accecati dall’ambizione – persone che i sutra descrivono come “vermi nel corpo del leone” – cercano di recidere i legami tra maestro e discepolo. Le persone dall’arroganza autoritaria sono quelle che cercano di distruggere il Buddismo. Questa è una lezione importante che dobbiamo sempre ricordare.
Responsabilità è sostenere gli altri
Quest’anno ricorrerà il duecentesimo anniversario della nascita del presidente americano Abramo Lincoln (1809-65), che con il suo Proclama di emancipazione preparò il terreno all’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti. Una delle qualità che caratterizzarono questo straordinario leader fu la sua umiltà e la sua schiettezza. Carnegie elogiò la calorosa umanità di Lincoln affermando: «Non ho mai incontrato un grand’uomo capace di entrare in sintonia con tutte le persone come Lincoln». Osservò anche: «Il suo modo di fare era perfetto, perché era naturale. La sua attenzione verso gli altri non era selettiva. Era la stessa per tutti, rispettosa tanto nel parlare con il fattorino quanto con il segretario di stato. Il suo fascino si basava sulla totale assenza di pretenziosità. Era il perfetto democratico, che rivelava in ogni parola e azione l’uguaglianza delle persone». I veri leader in una democrazia sono umili e non pensano di essere migliori degli altri. Ascoltano gli altri e si dedicano a servire la gente. In onore delle molte donne presenti qui oggi, vorrei condividere le parole di Murasaki Shikibu, nata nel 973, nota autrice del periodo Heian. Lo storico inglese Arnold J. Toynbee (1889-1975) e io nel corso del nostro dialogo discutemmo sul suo capolavoro, Storia di Genji. In questo romanzo, un padre consiglia alla figlia come proteggersi dal male: «Una donna deve rimanere sempre vigile e all’erta». Naturalmente, oggi la situazione è diversa dal Giappone dell’XI secolo, ma queste parole contengono ancora un valido insegnamento per le donne. Le donne sono anche oggetto di violenza e di aggressione nella nostra società, e una piccola distrazione può causare terribili conseguenze. Ogni singolo membro della Divisione giovani donne è il tesoro più prezioso. Vi prego di non tornare a casa troppo tardi la notte. Dormite molto e conducete una giovinezza saggia e felice, mantenendovi in salute e andando d’accordo con quelli che vi circondano.
Forte preghiera, chiave di volta
Nella Storia di Genji Murasaki scrive: «Nessun’arte o istruzione deve essere perseguita con tiepido entusiasmo, ognuna ha i suoi insegnanti specifici, e ogni arte degna di apprendimento ripagherà sicuramente con generosità lo sforzo compiuto per studiarla». Anche nell’arte di vivere, se troviamo un buon insegnante o maestro e ci applichiamo con impegno a padroneggiare quell’arte, siamo certi di compiere progressi importanti. Murasaki sottolinea che anche per coloro che godono i vantaggi del potere e della posizione è un fatto comune diventare fonte involontaria di problemi per gli altri. E poi osserva: «L’arroganza dei grandi può causare molta sofferenza». In ogni tempo e luogo ci sono state persone che, ottenendo potere e posizione, sono diventate arroganti e hanno guardato gli altri con sufficienza. Murasaki scrive inoltre: «Purtroppo un monaco può essere santo [in apparenza] ma nutrire sempre un abisso di maligna gelosia». La Storia di Genji descrive membri del clero buddista che, ossessionati dall’invidia e dal desiderio, sono destinati a una sorte miserabile dopo la morte. Al giorno d’oggi abbiamo i preti corrotti e dissoluti della setta Nikken. È importante lottare contro simili preti che cercano di bloccare la strada verso la felicità e di distruggere kosen-rufu, come anche quei responsabili della Gakkai che hanno abbandonato la loro fede e hanno voltato le spalle ai compagni membri. Assumersi questo impegno è lo spirito di un vero seguace del Buddismo del Daishonin, e una fervida preghiera è la chiave del nostro successo. So che in particolare i membri della Divisione donne stanno recitando costantemente Daimoku per questo obiettivo con grande intensità e concentrazione.
Murasaki scrive ancora: «Il cuore decide cosa sarà di noi. Chi ha un grande cuore ha una grande fortuna». Questa è una frase profondamente significativa. Come afferma il Daishonin: «La fortuna viene dal cuore e ci fa onore» (Gosho di Capodanno, RSND, 1, 1008). Non importa quali difficoltà possiamo affrontare, se rimaniamo forti e invincibili nel cuore, possiamo vincere tutte le sfide. Le persone che vivono la propria esistenza con un profondo ottimismo non verranno sconfitte. Esse sono certe di vincere alla fine. La fede nella Legge mistica è la massima forza trainante per ottenere quella vittoria. Un antico classico cinese di strategia militare mette in guardia: «Quando viene compiuto un atto malvagio, prenderanno forma mille mali». Le persone corrotte e prive di scrupoli sono scaltre. I malvagi si attirano l’un l’altro. Allo stesso tempo le persone che assistono ad azioni disoneste ma fingono di non rendersene conto sono ugualmente malvagie. Non dobbiamo rimanere in silenzio di fronte alla disumanità o all’ingiustizia; dobbiamo ribellarci a questo. È riprovevole sfruttare, calpestare e imbrogliare le persone, cercando la fama e la fortuna personale a loro spese. È deplorevole diffondere bugie e false voci per screditare persone oneste e rispettabili che stanno lavorando più duramente di chiunque altro per la felicità degli altri. È spregevole tradire il proprio maestro, i compagni e le proprie convinzioni. Sulla base di una forte preghiera, dobbiamo ribellarci con la salda determinazione di non permettere simili abusi o tradimenti. L’autore russo Lev Tolstoj (1828-1910) denunciava una società dominata dall’avidità e dallo spietato egoismo, e sosteneva che l’unico modo per poter cambiare questo stato di cose era una rivoluzione spirituale: un cambiamento nel cuore stesso delle persone. Dichiarava: «Il male generato dall’uomo può essere superato dagli esseri umani. Questo è il loro unico compito e scopo della vita». Per quanto siano raffinate le apparenze che i corrotti e i disonesti possono presentare al mondo, la loro vera natura alla fine è vile e ignobile. Essi sono ambigui, avidi e interessati. Non fatevi sconfiggere da loro. Dovete vedere loro e i loro schemi segreti per quello che sono. Un altro antico classico cinese di strategia militare dichiara: «Chiarire ricompense e donazioni, essere severi […] punire, sono metodi per fermare il male». Se un solo individuo corrotto o disonesto riesce ad andarsene indisturbato, mille persone buone soffriranno. Dobbiamo denunciare severamente il male e trionfare con decisione su di esso. Con lo spirito di maestro e discepolo come nostra ancora e solidamente uniti insieme, possiamo sradicare il male che cerca di distruggere kosen-rufu. Dobbiamo proseguire con fede salda, senza lesinare la nostra vita in questo impegno. La vittoria della verità sulla falsità alla fine si manifesterà con chiarezza.
La primavera è vicina
Nel gennaio del 1951 gli affari di Toda naufragarono, facendoci cadere in un inverno di dure privazioni. A quel tempo scrissi nel mio diario: «Quando arriva l’inverno, la primavera non può essere lontana. Anche se è pieno inverno, il mio cuore accelera al pensiero della primavera vicina. Qualunque privazione debba affrontare, non devo mai perdere la speranza». La primavera arriva sempre per le persone di fede salda; con tale ferma determinazione ho aperto la strada a una primavera vittoriosa di Soka. Toda una volta disse a un membro del Kansai che stava affrontando pesanti sfide: «Attraverserai alti e bassi nella salute e nella situazione economica, ma a lungo termine entrambe miglioreranno certamente. Limitati a rimanere ben saldo nella fede e nella pratica». Nel corso della vita incontreremo molti problemi e montagne di difficoltà, ma non c’è sofferenza che non possiamo superare grazie alla fede e alla pratica. Quando ci dedichiamo alla Legge mistica, tutto diventa nutrimento per le nostre vite, un grande tesoro, e alla fine saremo sicuramente in grado di vincere. L’attivista ambientale Wangari Maathai, premio Nobel per la pace – che tra l’altro ho avuto la fortuna di conoscere – ha affermato: «Ognuno può fare la differenza e insieme agli altri realizzare ciò che potrebbe sembrare impossibile». Ognuno di voi possiede un grandissimo potere e una nobile missione. Il vostro progresso individuale può trasformare la vostra famiglia, la vostra comunità e la vostra società. A tutti i nostri membri, compresi coloro che stanno affrontando l’attuale crisi economica, desidero offrire un vigoroso applauso di incoraggiamento: prendete la decisione di trionfare. Vi prego di stare bene e conservarvi in salute mentre proseguite la vostra ascesa del meraviglioso monte Fuji della vita, sfidandovi e vincendo, giorno dopo giorno. La vetta imponente di kosen-rufu, dei giovani e della vittoria, del nostro imminente ottantesimo anniversario: sono tutti monti Fuji di fronte a noi. Grazie per avere ascoltato con grande pazienza. Un’ultima cosa: continueremo a rinnovare i nostri Centri culturali Soka in ogni zona a beneficio di tutti i nostri membri. Le Divisioni giovani uomini e giovani donne sono entrambe forti. Impegniamoci insieme! Vorrei ringraziare ancora una volta tutti i nostri membri d’oltreoceano per il lungo viaggio che hanno intrapreso e per la loro presenza qui oggi con noi, in un periodo economicamente così turbolento. Sono felice di vedervi! Vi auguro ogni felicità. Rivolgo anche i miei migliori auguri per il successo dei membri della Divisione artisti, messaggeri di pace e cultura. Diamo loro il nostro supporto e incoraggiamoli nelle loro imprese.
Grazie! Grazie ancora!
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Tanti incontri per un unico scopo
Viaggio molto breve ma intenso. Incontro con il presidente Ikeda durante la riunione mensile dei responsabili di Centro: grande occasione per iniziare l’anno con il maestro e per recitare Daimoku con lui. In sintesi ha spiegato la grande importanza della relazione tra maestro e discepolo e la necessità di proteggere il maestro: proteggere lui significa proteggere tutti i membri. Sono seguiti alcuni incontri con responsabili anziani: uno in particolare, il vice presidente Matsuyama, ci ha raccontato come sensei, nelle sue attività nel capitolo Kamata, nel Kansai, in Bunkyo ecc, avesse creato un nuovo modello Soka per la realizzazione di kosen-rufu: dare la massima importanza alla singola persona. A Kamata fece una sola riunione e recitò Daimoku con i responsabili dicendo loro che avrebbero lottato insieme. Poi, solo incontri individuali. Andava a trovare personalmente tutti i membri, cercava ogni modo per incoraggiarli: scriveva lettere, poesie, studiava il Gosho con loro. Dopo un mese Kamata fu avvolta dalla sua gioia e ogni membro cominciò a muoversi all’unisono con sensei: non c’era più un solo “motore”, ce n’erano tanti che giravano in armonia. La media di Kamata era di dieci shakubuku al mese, mentre quella volta raggiunse la cifra record di duecentosei. Questo in particolare mi ha colpito, la relazione tra maestro e discepolo non è tanto una dichiarazione verbale, ma un’azione decisa che nasce dalla volontà di realizzare i desideri del maestro. Questo esempio, per me, è stato un ottimo stimolo per realizzare i nostri grandi obiettivi che ci aspettano nel 2010.
Roberto Minganti