Daisaku Ikeda sostiene che «se Tolstoj era un leone, Solochov era un’aquila possente». Anche il Daishonin usò la metafora del leone e dell’aquila: il primo è il re degli animali sulla terra, il secondo nel cielo. Con queste immagini in mente, Ikeda esorta i giovani a innalzarsi verso vette sempre più alte, valorizzando le proprie azioni
In occasione di questa ventiquattresima riunione mensile, la casa-museo di Lev Tolstoj “Jasnaja Poljana” – divenuta monumento nazionale russo e riserva naturale, insieme alla Fondazione internazionale “Eredità di Lev Tolstoj” – ha consegnato a Daisaku Ikeda il premio “Tempo di Tolstoj”. Vladimir Tolstoj, direttore del museo e pronipote del grande scrittore, insieme a sua figlia Anastasia Tolstaja si è recato in Giappone per effettuare di persona la consegna. Nella stessa occasione, Alexander Solochov, direttore del museo di stato M. Solochov e nipote del premio Nobel russo per la letteratura Michail Solochov, ha consegnato a Ikeda una medaglia che celebra il centesimo anniversario della nascita di suo nonno.
Permettetemi di esprimere il mio più profondo apprezzamento e gratitudine ai nostri illustri ospiti provenienti dalla Russia.
Nella sua autobiografia, il notissimo e molto amato autore russo Lev Tolstoj scrisse: «Per quanto fosse già bello il suo volto, quando la mamma sorrideva esso diventava ancora più incantevole e tutto intorno sembrava acquisire luce. Se nei momenti più dolorosi della mia vita avessi potuto avere anche solo un barlume di quel sorriso non avrei saputo cos’è la sofferenza». Egli sostiene che il sorriso di una madre illumina tutto; può aiutarci a superare con allegria i dolori e le sofferenze della vita. Questo grande scrittore vedeva nella luminosità del sorriso di una madre un inestimabile tesoro.
Nello scorso anno, così travagliato, i sorrisi delle donne Soka hanno ininterrottamente illuminato le giornate e rallegrato e incoraggiato tutti! Esprimiamo loro il nostro più profondo apprezzamento. Vorrei che tutti gli uomini presenti si alzassero ed esprimessero il loro rispetto e la loro gratitudine ai membri della nostra Divisione donne.
Per quanto i responsabili della Divisione uomini possano comportarsi in maniera presuntuosa o possano ostentare la propria autorità, è innegabile che siano i membri della Divisione donne a far avanzare concretamente il nostro movimento per kosen-rufu. Nessuno può uguagliare il loro sforzo instancabile, nel parlare con gli altri del Buddismo del Daishonin e nel creare amicizie. La Divisione donne è anche un esempio nell’offrire incoraggiamenti personali sinceri e premurosi. Gli uomini non devono mai tenere un comportamento arrogante o dispotico con le donne della nostra organizzazione, che lavorano con dedizione così grande per kosen-rufu. Rimproverarle è assolutamente fuori questione, visto il loro grande impegno. La via che porta al grande sviluppo e alla vittoria della nostra organizzazione risiede nel profondo apprezzamento e riconoscimento dei membri delle Divisioni donne e giovani donne, che si impegnano con tutto il cuore per il Buddismo, i membri e la Soka Gakkai.
Incoraggiamo la Divisione futuro
Tolstoj perse la madre in giovane età. E la madre di Michail Solochov, altro eminente scrittore russo – che ho avuto la fortuna di incontrare personalmente – rimase vittima di un’incursione aerea durante la guerra. Non posso fare a meno di nutrire la sensazione che le grandi opere letterarie di questi due scrittori siano profondamente pervase da un desiderio di felicità per tutte le madri e da una preghiera di pace per tutta l’umanità.
Sono oggi con noi i rappresentanti della Divisione futuro della Soka Gakkai. Un ringraziamento ai membri della Divisione liceo! Apprezzo il fatto che siate presenti qui in uno dei vostri sabati liberi. Essere giovani è già di per sé il più grande tesoro. Quando non avete il biglietto per il treno, potete semplicemente arrivare di corsa alla stazione successiva, o anche a quella dopo! Questo è lo spirito positivo che vi occorre. Avere problemi di vario genere fa parte della giovinezza. Ecco perché desidero che quelli più grandi e con maggiore esperienza si prendano cura dei più giovani. Chiedete loro se c’è qualcosa che li preoccupa o se hanno delle difficoltà. Prestate ascolto ai loro problemi e sosteneteli con tutto il cuore. Spero che soprattutto terrete in gran conto i genitori e vi prenderete cura dei più giovani. Questo è il punto di partenza per sviluppare un modo di vivere umanistico. E chiedo ai ragazzi di essere gentili con le ragazze.
Vi prego in particolare di amare le vostre madri. Questa è la base dell’umanità. Per quanto le persone possano raggiungere un’apparente grandezza, se non apprezzano e rispettano i genitori che hanno fatto così tanto per loro, quella grandezza non sarà altro che un’illusione. Ed esse non saranno persone con un carattere e un’integrità davvero di prim’ordine. Questa è la conclusione a cui sono giunto, dopo aver osservato molte persone diverse nel corso della mia lunga vita.
È veramente deplorevole quando le persone insultano, deridono o guardano dall’alto i genitori che li hanno sostenuti con cura e amore indescrivibili. Un simile comportamento ingrato è inumano; persino gli animali trattano meglio i propri genitori. Le persone che rispettano sinceramente i propri genitori diventano persone dal carattere nobile. Anche se al momento non potete fare tutto ciò che vorreste per mostrare la vostra gratitudine ai vostri genitori o ripagarli per quello che hanno fatto per voi, finché nutrite la determinazione di farlo nel futuro e mantenete un senso di apprezzamento per loro in ogni situazione, siete destinati a essere vincitori nella vita. Ovunque nel mondo, le persone di vera qualità non mancano mai di apprezzare i propri genitori. Lo stesso vale per i nostri illustri ospiti di oggi, che vengono dalla Russia.
E quelli di voi che non hanno più il padre e la madre, possono ancora amarli nel cuore. Tale spirito diventerà una risorsa infinita di forza per permettervi di crescere e divenire persone più forti e grandi.
Aiutare gli altri a diventare felici
Ai giovani, che amava con tutto il cuore, Tolstoj disse: «La vita ci viene data perché possiamo essere felici». Tutti veniamo al mondo per sperimentare la felicità. Il Buddismo insegna che «è il cuore che è importante» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889). Non esiste una vera felicità se non otteniamo una realizzazione spirituale. Ecco perché noi della SGI dedichiamo le nostre esistenze ad aiutare gli altri a diventare felici. La visione del grande Tolstoj risplende della stessa compassione verso l’umanità che noi condividiamo in quanto buddisti. Gli scritti di Tolstoj e Solochov mostrano in effetti la strada verso la felicità interiore.
Vi prego di unirvi a me in un caldo e sentito benvenuto ai familiari di questi due grandi tesori dell’umanità, ai depositari delle eredità spirituali di Tolstoj e Solochov. Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine per le onorificenze che mi sono state conferite come vostro rappresentante. Umilmente le accetto insieme a tutti i miei compagni membri nel mondo, che sono così importanti per me. Avere nel mondo amici con cui condividere aspirazioni è qualcosa di veramente meraviglioso, è una fonte di forza e felicità. I nostri compagni più di ogni cosa ci spronano a migliorare, a elevare le nostre esistenze, e sono una fonte di sostegno e incoraggiamento nei periodi difficili. Com’è naturale apprezzare i nostri genitori, così dovremmo apprezzare anche i nostri preziosi membri e compagni nella fede. Una persona con tanti compagni del genere è davvero fortunata.
Diamo il benvenuto ai membri della Divisione artisti! Sono così felice di vedere tutti voi che vi state impegnando nei rispettivi settori con tanta energia e spirito giovanile. Grazie di esservi uniti a noi.
Benvenuti anche ai nostri membri SGI in visita: ci sono i gruppi provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti, dal Brasile, da Taiwan, dalla Malesia e dalla Corea del Sud, e anche singole persone, in tutto da sedici paesi e territori. Apprezzo il fatto che siate venuti in Giappone in questo freddo mese invernale. Vi prego di divertirvi e rilassarvi durante il vostro soggiorno, e di aver cura della vostra salute.
Superare i periodi di difficoltà
Quanti di voi hanno letto il capolavoro di Tolstoj, Guerra e pace? Non preoccupatevi, non vi interrogherò! Il romanzo è ambientato nel diciannovesimo secolo, nel periodo in cui l’esercito di Napoleone invase la Russia. Esso descrive anche i problemi e le privazioni che i giovani affrontarono in quel periodo incredibilmente difficile. E la vittoria di questi giovani sulle tribolazioni è uno dei temi del romanzo. In un brano di Guerra e pace, il personaggio di Pierre, che per molti aspetti rappresenta Tolstoj, sottolinea l’importanza di eliminare quanto più possibile il vizio e la follia e di incoraggiare talento e virtù. Questo appello riflette profondamente lo spirito della Soka Gakkai, orientato alla denuncia della corruzione e al sostegno delle persone capaci e di animo nobile. Tra l’altro il nome di Tolstoj, Lev, significa leone. Il leone – coraggioso e impavido – è un simbolo molto importante anche nel Buddismo. Possano tutti gli uomini presenti qui oggi essere dei leoni! Conduciamo la nostra esistenza armati del coraggio del leone!
In una nota del suo diario, Tolstoj scrisse: «Questo tormento è necessario per me, è un beneficio per me». Egli nutriva la convinzione che «chi sa come sopportare i sacrifici non sarà mai infelice». Anch’io credo sia così. Si è dimostrato vero nella mia esistenza, e anche il mio maestro Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, diceva la stessa cosa.
Nel corso della giovinezza, affrontate con coraggio le difficoltà. Rispondete alla sfida dei problemi e delle sofferenze della vita. Non potete sviluppare un carattere sincero né le vostre capacità se evitate le avversità e gli sforzi. Lavorate duramente. Impegnatevi per kosen-rufu. Talvolta gli altri possono deridervi o cercare di scoraggiarvi, ma voi continuate a provarci e a vincere. Tutto questo è un allenamento nella vita, e tutto questo diventa il vostro tesoro. Il Buddismo insegna che gli avversari potenti possono in realtà essere i nostri migliori alleati, perché ci costringono a sviluppare forza d’animo e di carattere. Sono in effetti ciò che il Buddismo definisce “buoni amici”, influenze positive che ci aiutano sulla strada per ottenere la Buddità. Nel corso della sua vita Tolstoj si rifiutò di farsi sconfiggere da ostacoli come la scomunica da parte delle autorità religiose, la diffamazione maligna, le autorità politiche e la prepotenza da parte di certe classi sociali. Rifiutare di farsi sconfiggere: questa è vittoria, vittoria eterna. Non fatevi mai sconfiggere. Io non l’ho mai permesso, qualunque fosse stata la sfida che avevo davanti. Perché, in qualità di discepolo preparato personalmente dal grande re leone Josei Toda, ho sempre rifiutato di farmi sconfiggere. Lavorando al fianco di Toda, mi sono sforzato incessantemente di sanare le sorti delle sue aziende e ho guidato la Gakkai per la propagazione del Buddismo del Daishonin. Ho affrontato apertamente coloro che calunniavano il mio maestro, denunciando le loro false dichiarazioni e mantenendo pulita la sua reputazione. Mi sono assunto, in prima persona, piena responsabilità, senza fare affidamento sui responsabili che, anche se più anziani, erano pavidi e indecisi. Desidero che voi, giovani amici, facciate lo stesso. La vita è un impegno, ed è proprio attraverso questo impegno che costruiamo un io incrollabile.
Gli insegnamenti di Tolstoj
Tolstoj era anche molto esperto di Buddismo. Era particolarmente impressionato dal fatto che il Budda Shakyamuni fosse andato fra la gente, avesse viaggiato in lungo e in largo e parlato con moltissime persone per diffondere il suo insegnamento di pace e giustizia, ignorando le persecuzioni e le opposizioni che incontrava lungo la strada. Bisogna essere pronti a mettersi in gioco. Non nascondetevi mai dietro gli altri, non cercate di cavarvela senza prendere alcuna iniziativa personale. Andate fra la gente, nella società e fate udire la vostra voce in nome di ciò che è giusto.
In uno dei suoi scritti Tolstoj inserì alcune frasi del Budda, fra cui: «Sconfiggere le bugie con la verità». Era una delle ferme convinzioni di Tolstoj. Spero che voi, miei giovani amici della Divisione giovani, sarete determinati a respingere completamente coloro che diffondono calunnia e falsità, e con decisione vi ribellerete se arriverà il momento di farlo.
Tolstoj cercò di far capire ai giovani che hanno una missione importante: «Dedicarsi con tutte le loro forze a diffondere in tutto il mondo la verità che hanno appreso». Ciò descrive perfettamente anche lo spirito della Gakkai e lo spirito di una vita dedicata alla realizzazione di kosen-rufu. Coloro che aspirano a nobili ideali sono animati da un vibrante senso di determinazione. Tolstoj qui offre una ricetta per trasformare gli ideali in realtà.
La crisi finanziaria globale ha fatto sprofondare il mondo in un periodo di ansia e incertezza sempre più grandi. Tutti si stanno rendendo conto che le cose non possono andare avanti come prima, e stanno cercando una filosofia di pace e prosperità a cui fare riferimento. Amici miei della Divisione giovani, ora è tempo di prendere la parola con convinzione, energia e vigore ancora più grandi in nome della nostra filosofia, così piena di speranza e basata sulla dignità della vita e sulla rivoluzione umana. Siate coraggiosi! Dedicare la vita con determinazione significa la felicità vostra e altrui: vivere l’esistenza più appagante possibile, come afferma il Daishonin «prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 755). Nella Soka Gakkai non dev’esserci un solo codardo.
Verso le vette più alte
Se Tolstoj era un leone, Michail Solochov – che ho incontrato a Mosca – era un’aquila possente. Parlando per metafore intese a incoraggiare gli scrittori della nuova generazione, Solochov diceva: «L’aquila spinge i suoi piccoli ad allargare le ali e a volare in alto, sempre più in alto, fino al limite, rincorrendoli e incalzandoli perché volino su, fin dove riescono ad arrivare». È così che le giovani aquile imparano a padroneggiare i cieli. Miei giovani amici, continuava, sottoponetevi a un allenamento severo e crescete fino a diventare vere aquile. Innalzatevi verso le vette più alte! Solochov vegliava con premurosa attenzione sugli scrittori più giovani, con uno sguardo acuto e insieme affettuoso.
Anche il Daishonin usa la metafora del leone e dell’aquila: «come il leone, il re di tutti gli animali che si muovono sulla terra, come l’aquila, il re di tutti quelli che volano nel cielo» (Il sutra della vera riconoscenza, RSND, 1, 826).
In Guerra e Pace, Tolstoj scrive: «Il valore [è] promessa di vittoria» e «Una battaglia viene vinta da coloro che sono determinati a vincere». Queste parole esprimono princìpi che si rivelano altrettanto fondamentali quando si tratta di agire per un cambiamento positivo nella società. La Soka Gakkai ha anche vinto la sua battaglia verbale per il bene della pace, avanzando con coraggio e determinazione incrollabili. Il Buddismo insegna ad alimentare lo spirito di non lesinare la propria vita e di adoperarsi con coraggio e vigore. Se ci impegniamo con coraggio e altruismo, siamo certi di trionfare. Negli scritti di Solochov possiamo trovare anche una filosofia della vittoria. Egli scrisse: «La vittoria si trova in cima alla montagna. […] La cosa importante è arrivare in vetta, raggiungendola a dispetto di tutto!». Avanziamo con questo spirito fiero. Come il re leone, come l’aquila possente, miei giovani amici, conquistate una vittoria dopo l’altra con coraggio e perseveranza! Sia Tolstoj che Solochov biasimavano l’arroganza e l’ingratitudine delle persone prive di scrupoli, e si sono espressi contro le menzogne e la sobillazione. Essi avevano una grande fiducia nei giovani sinceri e impegnati nella verità. Anche il mio maestro Josei Toda ha riposto la sua fiducia soprattutto nei giovani. Membri della Divisione giovani, conto su di voi!
Vivere senza rimpianti
Nikolai Gusev (1882-1967), un giovane che fu accanto a Tolstoj come suo segretario, ne diffuse con coraggio gli insegnamenti. Come risultato, fu ingiustamente perseguitato ed esiliato per due anni. Egli non ebbe però rimpianti per essersi impegnato al fianco di quel grande maestro durante la giovinezza. Coloro che possono dire a se stessi con piena convinzione di non avere rimpianti sono davvero felici. [Gusev lavorò per Tolstoj per due anni, dal 1907 al 1909. Fu esiliato nel 1909 per un periodo di due anni. Tolstoj morì nel 1910. Dopo essere tornato dall’esilio, Gusev dedicò la sua vita a studiare gli scritti e gli insegnamenti di Tolstoj e a redigere e pubblicare le sue opere, n.d.r.]. In una lettera dal suo luogo di esilio, Gusev scrisse all’ottantunenne Tolstoj: «Anche se dovessi essere sottoposto a sofferenze mille volte più gravi, continuerei a ringraziare il cielo di aver potuto passare due anni interi al vostro fianco. […] Stare con voi è sempre stata la mia più grande felicità».
Niente porta una felicità maggiore del dedicare la nostra esistenza al sentiero di maestro e discepolo. Questo contribuisce a creare una vita di sincero valore. Vi prego di tenerlo con forza in mente. Fu così anche per Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda. E Toda e io eravamo uniti dal più profondo dei legami, gli anni che abbiamo trascorso insieme sono stati una splendida storia. Ho continuato a portare avanti il mio instancabile impegno per kosen-rufu con lo stesso spirito del mio maestro. Non ho un solo rimpianto. Ora è tempo che voi e io lasciamo una testimonianza orgogliosa ed eterna della nobile vittoria di maestro e discepolo.
Oggi, 13 dicembre, c’è la luna piena. In questo periodo il nostro satellite si avvicina alla Terra più che in qualunque altro momento dell’anno; perciò sarà la luna piena più grande e luminosa dell’anno. La splendida luna sorride alla terra e loda coloro che consegnano il Seikyo Shimbun, molti dei quali compiono i loro giri prima dell’alba. Vi ringrazio per i vostri sforzi quotidiani. Siete impegnati la mattina presto, talvolta sotto la pioggia. Non vi fermate neppure nei giorni gelidi e in quelli torridi. Mentre molti stanno ancora dormendo, voi state lavorando per il loro bene. È un lavoro molto duro. Grazie ai vostri sforzi, comunque, state mettendo le cause per un magnifico futuro.
I veri vincitori sono coloro i cui ultimi anni di vita sono vittoriosi. Spesso i successi ottenuti in gioventù possono rivelarsi troppo effimeri e transitori. La felicità assoluta appartiene a coloro che hanno superato ogni difficoltà, assaporando un vero senso di appagamento, e possono affermare: «Sì, ho avuto una buona esistenza». Anche Makiguchi e Toda lo credevano.
Una primavera di pace e diritti umani
Tolstoj diceva che quando alziamo gli occhi verso il cielo vediamo un numero infinito di stelle e pianeti; allo stesso modo, quando guardiamo dentro noi stessi, vediamo qualcosa che chiamiamo spirito, e ci rendiamo conto che è anche più grande e meraviglioso dell’universo pieno di stelle. Questo è un concetto che ha molto in comune con la visione buddista della vita e del cosmo.
Nichiren Daishonin scrive: «L’inverno si trasforma sempre in primavera» (RSND, 1, 477). I nostri membri russi, che lottano contro le tempeste invernali, sono particolarmente affezionati a queste parole. Dall’interno della nostra vita, possiamo far sì che il sole continui a splendere imbattuto dalle avversità dell’inverno, e possiamo portare a fioritura le gemme primaverili.
Quando un membro della Divisione giovani donne decide e agisce, una primavera allegra e gioiosa riempie l’aria. Congratulazioni per la riunione generale del primo corso dell’Ikeda Kayo-kai del secondo atto di kosen-rufu!
Ho amato gli scritti di Tolstoj e Solochov fin dalla giovinezza. Qual era il desiderio cullato da questi due grandi autori? La felicità di tutta l’umanità. Essi hanno desiderato e atteso con ansia l’avvento di un’era in cui sarebbe giunta nel mondo una primavera di pace e diritti umani. La loro aspirazione ha molto in comune con quella del Buddismo. Lavoriamo insieme per rendere possibile l’arrivo di una simile era! Vi ringrazio per tutti gli sforzi che avete compiuto l’anno scorso. Apprezzo tutto quello che avete fatto. Ancora una volta vorrei anche esprimere la mia più profonda gratitudine ai nostri distinti ospiti provenienti dalla Russia che sono qui con noi oggi.
In chiusura, vorrei offrire delle poesie al Gruppo musicale, ai Soka-han e al Gajokai [Il Gajokai (gruppo Gajo) è un altro gruppo che si occupa della protezione nei Centri culturali in Giappone, n.d.r.].
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Al gruppo musicale
Il mio elogio ai membri
del magnifico
Gruppo musicale,
la forza trainante
di kosen-rufu.
Con energia alimentano
l’impeto del coraggio –
Quanto è nobile la missione
di questi grandi campioni
di kosen-rufu!
Con allegria ispirano gli altri
perché ottengano
vittoria su vittoria –
Il Gruppo musicale,
che splende come il sole del mattino.
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Ai Soka-han
Anche nel buio della notte
o in mezzo a una tempesta,
i Soka-han
proteggono la cittadella Soka
e garantiscono la nostra vittoria
Gruppo Soka-han –
il nome ti è stato dato
dal mio maestro.
Il baluardo di kosen-rufu
è sicuro per l’eternità.
Soka-han
splendenti di umanità –
gli dèi celesti
sono sempre
al vostro fianco.
Gruppo Soka-han –
così chiamato dal mio maestro
e da me –
ti ergi come campione
di un sicuro kosen-rufu.
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Al Gajokai
Gruppo Gajo –
così chiamato dal mio maestro
e da me –
voi vi impegnate per essere
soprattutto persone coraggiose.
[Il maestro] K’ung-ming esclama a gran voce:
«Giovani amici,
siate come gli intrepidi generali
Guan Yu e Zhang Fei
per il bene di kosen-rufu!».
Gajo – che significa “fortezza”-
designa il principale baluardo
del nostro grande impegno per la Legge.
Questa fortezza si erge solida,
grazie agli eroi dal coraggio senza uguali.
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Un difensore dei deboli
Pensando a Lev Nikolaevic Tolstoj (1828-1910) tornano alla mente i titoli dei romanzi più noti, I racconti di Sebastopoli (1856), Guerra e Pace (1869), Anna Karenina (1877) e altre opere della sua nutrita bibliografia. Eppure tutto questo non è altro che un piccolo riflesso rispetto al suo pensiero filosofico e spirituale.
Il conte Tolstoj nasce nella tenuta di campagna di famiglia; orfano a nove anni, partecipa alla guerra di Crimea (1853-1856) nell’esercito zarista. È un uomo molto colto che conosce i maggiori esponenti politici e della cultura dell’epoca così come legge autori quali Voltaire, Rousseau, Pukin, Gogol, Schopenhauer, Kant e al contempo approfondisce la lettura dei Vangeli e delle religioni orientali. Attorno al 1860 abbandona gli impegni mondani, compresi quelli letterari, e decide di occuparsi dell’istruzione dei bambini del villaggio nella scuola da lui fondata.
È contrario alla condanna a morte e a ogni uso punitivo della giustizia, perché l’odio non genera che odio e soltanto l’amore e il perdono possono liberare la società dall’odio, dalla sofferenza e dall’egoismo. All’egoismo Tolstoj attribuisce un grandissimo potere, poiché ritiene che addirittura intere società si basino su di esso. Ecco perché il cambiamento dell’anima del singolo individuo, con il suo carico di egoismo, è strettamente collegato al cambiamento del mondo, e una cosa è impensabile senza l’altra. Nel 1901 la Chiesa ortodossa russa lo scomunica come eretico e ateo. I suoi funerali si trasformano in una manifestazione nazionale a cui accorreranno decine di migliaia di persone giunte da tutto il paese. L’importanza di Tolstoj è tangibile anche nel pensiero di Gandhi e del pacifismo contemporaneo.
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Dalla terra dei cosacchi
Michail Aleksandrovic Solochov (1905-1984) nasce a Rostov sul Don, nella cosiddetta “terra dei cosacchi” dove frequenta le scuole superiori. Durante la Rivoluzione d’ottobre (1917) si trova a combattere a fianco dei rivoluzionari e nel 1922 si trasferisce a Mosca dove diventa giornalista e in seguito scrittore. Il suo debutto letterario è nel 1926 con I racconti del Don. Segue il ciclo narrativo Il placido Don (1928-1940), in tre volumi, che gli vale il Premio Lenin nel 1960. Nei suoi romanzi descrive la vita dei cosacchi sullo sfondo della guerra civile russa, evocando la storia e il folclore della regione del Don.
Per ampiezza di soffio epico e serenità di visione è stato paragonato a Tolstoj. Nel 1941 riceve il premio Stalin. Nel 1965 gli viene assegnato il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «per la capacità narrativa e l’integrità con cui, nella sua epica del Don, ha dato espressione a un periodo storico nella vita del popolo russo». Tra le altre opere si ricordano inoltre Terre dissodate (1932-1959) e Il destino di un uomo (1957). Dalle sue opere sono stati tratti anche dei film.