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Il dialogo vive di coraggio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:32

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Il dialogo vive di coraggio

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Il massimo insegnamento del Budda Shakyamuni, il Sutra del Loto, è esposto in forma di dialogo. Dialogare da individuo a individuo permette di sviluppare coraggio e compassione, le qualità del Budda. Ed è proprio attraverso il dialogo che ci si apre agli altri permettendo a chi ci sta di fronte di fare altrettanto.

di Daisaku Ikeda

Le vostre voci
risuonano e raggiungono
i cieli,
portando vittoria e splendore
e la protezione delle divinità celesti.

Il Buddismo si occupa della vittoria. Nichiren Daishonin lo ha messo chiaramente in evidenza. La legge di causa ed effetto che opera nelle nostre vite è estremamente severa, e non è possibile simulare falsi successi poiché nel nostro cuore sappiamo perfettamente se abbiamo vinto o se ci siamo arresi.
Una persona che ottiene la vittoria grazie alla fede sta ponendo la causa per ottenere la Buddità nella profondità del suo essere. Quando ci sfidiamo con sincerità e possiamo dichiarare senza riserve «ho vinto», la fortuna che otteniamo grazie ai nostri sforzi circonderà la nostra vita in eterno, poiché questo è lo stato vitale, la forza e l’energia di un Budda.
Chi non riesce a vincere su se stesso non può accumulare buona fortuna e crea inoltre nella sua vita i presupposti per avere dei rimpianti. Per questo è così importante trionfare nella nostra vita, sperimentando il potere del Budda che tutti noi possediamo. Nessuna gioia è più grande di questa.

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Tutto parte dal dialogo, il primo passo verso una naturale creazione di valore. Il secondo capitolo del Sutra del Loto, “Espedienti”, parte del quale recitiamo mattina e sera durante la pratica di Gongyo, è una lode alla vita che ha inizio con il Budda che intraprende un dialogo con i suoi discepoli: «A quel tempo l’Onorato dal Mondo si svegliò serenamente dalla meditazione e si rivolse a Shariputra» (SDL, 23). Il Sutra del Loto descrive un’assemblea che, metaforicamente, ha luogo a un livello più profondo della vita e che abbraccia l’intero universo. Essa parte dal Picco dell’Aquila e culmina con la Cerimonia nell’aria, come viene esposto nel sedicesimo capitolo “Durata della vita”, parte del quale recitiamo durante Gongyo. Quando sediamo davanti al Gohonzon anche noi diveniamo parte di quell’assemblea. Gongyo è la cerimonia del dialogo tra maestro e discepoli, tra il Budda dell’Ultimo giorno della Legge e noi, sulla quale vigilano tutti i Budda e le divinità celesti delle dieci direzioni e delle tre esistenze. In una lettera alla monaca laica Myoho, il Daishonin scrive: «Così, quando con la bocca recitiamo la mistica Legge, la nostra natura di Budda viene richiamata e immancabilmente emergerà. La natura di Budda di Brahma e di Shakra, richiamata, ci proteggerà e la natura di Budda dei Budda e dei bodhisattva, richiamata, gioirà» (Come coloro che inizialmente aspirano alla via, RSND, 1, 789).
Non esiste un suono più potente della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Nessuna forza può impedire l’avanzata del nostro movimento fintanto che recitiamo e diffondiamo la Legge mistica, ci rivolgiamo con sollecitudine agli altri e dialoghiamo con loro, basandoci sull’impegno condiviso tra maestro e discepolo.
La sezione iniziale di Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, uno dei testi essenziali del Buddismo di Nichiren, contiene anch’essa un invito al dialogo «possiamo […] discutere a fondo questi problemi» (RSND, 1, 7). Con dedizione e impegno, la Soka Gakkai ha percorso fedelmente questo grande sentiero inaugurato da Shakyamuni e Nichiren Daishonin, che nei suoi scritti riporta di frequente il seguente brano del Sutra del Loto: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 209).
Oggi sono i membri della Gakkai che stanno dedicando le loro vite a svolgere il nobile lavoro del Budda. Motivati dal desiderio di diffondere ampiamente gli ideali del Buddismo e di realizzare una società prospera e pacifica, giorno dopo giorno coraggiosamente raggiungono un individuo dopo l’altro in un dialogo cuore a cuore.

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Sii impavido,
sii senza paura,
e lasciati dietro
la brillante eredità Soka
per tutta l’eternità.

Durante una riunione di responsabili di Centro tenutasi al Centro civico di Toshima presso Tokyo nel giugno 1957, il mio maestro e secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, invitò i partecipanti a fare domande. Subito si alzarono diverse mani. Egli non amava soltanto parlare ma dava valore al dialogo franco e aperto.
Fu allora che un responsabile lamentò la scarsa partecipazione alle riunioni di discussione e disse che avrebbe voluto organizzare degli incontri con un maggior numero di persone affinché risultassero più dinamici. Toda rispose che era senz’altro libero di farlo, ma che questo da solo non sarebbe stato sufficiente. Proseguì poi spiegando l’importanza delle riunioni piccole, dove le persone potevano parlare faccia a faccia, e condivise con noi i ricordi di alcune riunioni di discussione a cui aveva preso parte ai primordi della Gakkai. Raccontò di aver partecipato a un piccolo incontro a Yokohama, al secondo piano di un edificio dal pavimento pericolosamente inclinato. Un’altra volta, di ritorno da una riunione nella zona di Adachi, un membro gli dette un passaggio a casa col suo camioncino, visto che all’epoca c’erano pochi trasporti pubblici in quella parte di Tokyo. Raccontò queste cose sorridendo e ridacchiando, e poi aggiunse con grande convinzione: «A volte a queste riunioni venivano solo pochi membri, ma è così che è stata costruita la Gakkai di oggi, parlando apertamente e con onestà e condividendo quello che abbiamo nel cuore! Questi sono i princìpi dai quali è nata la nostra organizzazione, questo è il motore della sua crescita».
In realtà, quel giorno della riunione dei responsabili di Centro dovetti recarmi a Yubari, nell’isola di Hok­kaido, la più settentrionale delle quattro grandi isole del Giappone. All’epoca stavo combattendo strenuamente per sostenere i membri locali, vittime di ingiuste discriminazioni per la loro appartenenza alla Soka Gakkai [Nel giugno del 1957 avvenne l’”incidente del sindacato dei minatori di Yubari”, n.d.r.]. Seguendo le istruzioni del mio maestro mi ero lanciato nella disputa, mi ero impegnato nel dialogo con i cittadini del luogo e avevo riordinato i documenti, ristabilendo così la verità dei fatti. Il risultato fu la vittoria del nostro movimento.

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Sinceramente
coinvolgendo gli altri
in un dialogo cuore a cuore,
contemplo
un arcobaleno di amicizia
che sorride dal cielo
.

La gente tende a dare più importanza alle riunioni con molti partecipanti e ai grandi eventi, ma lo scopo principale del Buddismo è sempre la rivoluzione umana della singola persona. Un solo individuo che ingaggia una lotta strenua per kosen-rufu può creare un cambiamento dinamico che abbraccia ogni cosa. Per questo è così importante incoraggiare e sostenere chiunque si impegni in prima linea, per quanto i suoi sforzi possano sembrare inconsistenti.
Minore è la distanza tra le persone, maggiore è la velocità con cui simpatia, gioia e coraggio possono toccare i loro cuori. Per far avanzare kosen-rufu, è vitale incontrare le persone e parlare con loro. Il Daishonin scrive ai suoi discepoli «Senza poterti incontrare mi è difficile dire tutto quello che vorrei» (WND, 2, 807), e «Ti spiegherò più a fondo quando ci incontreremo» (Risposta al prete laico Soya, RSND, 1, 431). Egli sottolineava l’importanza di incontrarsi e parlare personalmente, e forse per questo dimostrava sempre grande considerazione non solo per la persona alla quale si stava rivolgendo, ma anche per i suoi familiari e per gli altri credenti della zona che non era in grado di incontrare. Tale sollecitudine è espressione del vero umanesimo buddista.
Per questo il Daishonin scrive alla monaca laica Sennichi, che aveva inviato suo marito a fargli visita [a Minobu, dall’isola di Sado, n.d.r.]: «A cosa serve vedere il volto? È solamente il cuore che conta» (Il tamburo alla Porta del Tuono, RSND, 1, 844). Nessuna barriera divide i cuori di coloro che sono uniti da comprensione reciproca; anche se vengono separati da una distanza fisica, essi restano insieme. Questo è il profondo spirito della lotta condivisa tra maestro e discepolo.

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Il ricordo dei vostri sforzi
per toccare gli altri
attraverso il dialogo
in questa vita
risplenderà come vostro beneficio
nelle tre esistenze
.

Durante la campagna di Osaka del 1956, nella quale facemmo straordinari passi avanti nel nostro movimento per kosen-rufu, andavo a parlare direttamente nei piccoli gruppi di membri. Naturalmente, il fatto di concentrarmi su gruppi di poche persone, aumentava il numero di luoghi che dovevo visitare se volevo incoraggiarli tutti, ma così potei stringere legami con molti quartieri e comunità.
Una mattina, scendendo dal treno alla stazione di Sakai, a Osaka, trovai un ragazzo dalle guance rosse che mi stava aspettando con una bicicletta. Sakai aveva diverse linee ferroviarie che percorrevano la zona da nord a sud, ma per andare da est a ovest conveniva usare la bicicletta. Così montai sopra il mezzo che il giovane aveva portato per me e, guidato da diversi membri locali delle Divisioni giovani uomini e giovani donne, pedalai con loro per le stradine e per i vicoli. «Eccoci! La casa è questa!» esclamarono le donne non appena ci avvicinammo alla destinazione. Capii quanto amassero la loro comunità, che conoscevano come il palmo della propria mano. Azione, l’azione è ciò che conta.
Anche oggi sono i membri della Divisione donne – specialmente le responsabili centrali a ogni livello della nostra organizzazione – che conoscono meglio di ogni altro le persone delle proprie comunità. Le loro preghiere e azioni hanno reso la Soka Gakkai l’organizzazione forte che è oggi, per questo sono loro immensamente grato.
Recitando Daimoku dal profondo del cuore mi sono aperto una strada tra la gente comune, che amo così tanto. Volevo incontrarmi e parlare con quante più persone potevo, senza perdere una sola occasione per farlo. Non solo desideravo incoraggiare i miei compagni membri con tutto il mio essere, ma anche stringere nuove amicizie con quelli che vedevo per la prima volta. Sono i legami cuore a cuore che hanno costruito il nostro “Kansai sempre vittorioso”.
Il grande fisico Albert Einstein (1879-1955) ha detto: «Solo la comprensione per i nostri vicini, un comportamento corretto e il desiderio di aiutare il nostro prossimo possono dare stabilità alla società umana e garantire la sicurezza di ciascuno». Continuiamo quindi ad avanzare, approfondendo le nostre amicizie e raggiungendo coraggiosamente gli altri attraverso il dialogo.

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