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Uomini fieri come alberi secolari - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:13

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Uomini fieri come alberi secolari

Il presidente Ikeda incoraggia i membri della Divisione uomini toccando temi come l’amicizia, l’impegno, la crisi economica e la trasmissione della fede attraverso l’esempio personale

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Il presidente Ikeda incoraggia i membri della Divisione uomini toccando temi come l’amicizia, l’impegno, la crisi economica e la trasmissione della fede attraverso l’esempio personale

Ti osservo
crescere fino a diventare un albero svettante
impavido
tra bufere e tormente.

Una volta inviai questi versi a un giovane amico ammalato con lo scopo di incoraggiarlo. Questo amico non solo è guarito ma è diventato forte come un albero maestoso e un responsabile eccellente e pieno di compassione.
Nel magnifico alternarsi delle quattro stagioni, forse il ginkgo è secondo soltanto al ciliegio per la vivida impressione che suscita in noi. Le sue foglie d’oro luccicano nel freddo vento di inizio dicembre, annunciando che l’anno sta volgendo al termine. Quando il mio sguardo si posa su questi alberi penso alla nobile e ferma presenza dei membri della nostra Divisione uomini. Il viale dei ginkgo a Tokyo presso Aoyama, vicino alla sede della Soka Gakkai, è una delle vedute più famose della città. Ogni giorno le persone passano di lì affaccendate nelle proprie occupazioni quotidiane, chiacchierano tra loro e godono della vista dei venerandi alberi, che quest’anno compiono cento anni. Per me questa strada è colma di indimenticabili ricordi di grande significato nella storia di kosen-rufu.
I centoquarantasei alberi che delimitano questo viale vennero piantati dal famoso architetto paesaggista Yoshinobu Orishimo (1881-1966). I rami vengono potati in modo da conformarsi al leggero declivio della strada, seguendo la prospettiva, così da creare questo panorama ormai così famoso. Nel 1999, alcune talee di ginkgo furono innestate in un vecchio albero all’Università di Humboldt in Germania, come parte di un progetto per rinverdire Berlino, nuova capitale del paese riunificato. Il celebre scrittore tedesco, Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), scrisse una volta che la foglia di ginkgo “nobilita colui che conosce”. Sembra che nel suo giardino crescesse un esemplare di questa pianta di origine asiatica.
Attualmente, presso l’Università Soka sono in corso i lavori per la realizzazione di un viale, denominato Strada della Seta, che verrà delimitato da piante di ciliegio e di ginkgo. Presto, giovani Goethe del ventunesimo secolo parleranno tra loro lungo questo viale, volgendo ogni tanto lo sguardo verso questi splendidi alberi.

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È noto che i ginkgo possiedono una grande forza vitale, ed è tale forza che ha consentito loro di sopravvivere per più di duecento milioni di anni. Già floridi al tempo dei dinosauri, essi hanno sopportato le glaciazioni fino ad arrivare ai nostri giorni e oggi rappresentano una delle specie più antiche del mondo, al punto di essere chiamati “fossili viventi”. Sono piante vigorose con una grande resistenza ai danni provocati da insetti, malattie e agenti inquinanti. Che alberi imponenti e magnifici!
Ricordo con affetto una persona che in gioventù mi raccontò che una foglia di ginkgo messa fra le pagine di un libro avrebbe impedito alle tarme di distruggerlo. Un giorno, ricordo che era da poco terminata la Seconda guerra mondiale, raccolsi tre foglie cadute nel viale di Aoyama e le utilizzai come segnalibro per una raccolta di poesie che stavo leggendo, Foglie d’erba di Walt Whitman. Queste foglie, insieme al mio adorato libro, erano sempre con me.
Gli alberi di ginkgo del Giappone provengono dalla Cina. Nella lingua giapponese essi vengono designati anche con alcuni caratteri cinesi che significano letteralmente “albero nonno-nipotino”, poiché se qualcuno pianta un ginkgo adesso, i frutti verranno raccolti dai nipoti. Lessi questa spiegazione tanto tempo fa e ancora ne serbo il ricordo. A me pare che questo nome voglia significare: «Non vivo per me stesso, ma per il bene delle generazioni che verranno dopo di me. Raccoglierò tutta la mia forza vitale e realizzerò grandi cose!». Quando guardo un alto albero di ginkgo, il mio pensiero va alle persone delle generazioni precedenti che lo hanno piantato e ne hanno avuto cura.
Sono nato a Tokyo. Fin da ragazzo, sono stato fiero del fatto che proprio questa pianta fosse il simbolo ufficiale della nostra città. In seguito, ho scoperto con piacere come fosse anche l’albero ufficiale delle prefetture di Osaka e Kanagawa, luoghi con i quali ho grandi legami. La Yamashita Park Avenue, di fronte al nostro Centro culturale di Kanagawa affacciato sul porto di Yokohama, è anch’essa delimitata dai ginkgo ed è ritenuta una delle cento strade più belle del Giappone. Una fila degli stessi alberi si trova anche a Sendai, nella prefettura di Miyagi, lì dove ha sede il nostro Centro culturale Tohoku. Il poeta giapponese Takuboku Ishikawa (1886-1912), originario di Tohoku, scrisse: «Un imponente ginkgo innalza i suoi rami dorati nei cieli chiari, come un possente gigante». Questi versi mi ricordano i miei amici della Divisione uomini che, alti come pilastri dorati, trionfano su tempeste e tormente in ogni angolo del mondo.
Una volta scrissi a un membro della Divisione uomini della zona di Aoyama: «Come l’albero di ginkgo, alzati fermo e risoluto contro i venti gelidi e vivi con orgoglio, con le tue radici salde in una fede forte e coraggiosa».

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«Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 755). Nichiren Daishonin scrisse queste parole a Shijo Kingo, che veniva perseguitato a causa della sua fede e combatteva valorosamente contro le difficoltà che lo assalivano nella turbolenta società del suo tempo. “Tesori di un forziere” sta a indicare denaro e potere economico. “Tesori del corpo”, invece, si riferisce alla salute, alle proprie capacità professionali, al posto che si occupa nella società, al riconoscimento e alla stima degli altri. Per anni Shijo Kingo, essendo un samurai, aveva affrontato sfide su tutti questi fronti, perseverando anche di fronte alle più temibili avversità che, nell’ambito della sua personale posizione, significava combattere per la vita o la morte, la vittoria o la sconfitta. Per lui, ogni giorno era un’impresa decisiva, che non consentiva errori né nella capacità di giudizio né nella maniera di agire.
Nichiren Daishonin consigliava al suo amato discepolo come vivere con saggezza e, nel contempo, lo incoraggiava dal più profondo del cuore, come per dire: «Possiedi i tesori del cuore, quindi cos’hai da temere? Puoi trionfare grazie alla forza più grande, la fede che unisce maestro e discepolo!».
I tesori del forziere e quelli del corpo sono soggetti alla mutevolezza dei tempi, ma quelli del cuore, ottenuti sostenendo l’eterna Legge della vita, non verranno mai distrutti. Ecco perché i membri della SGI hanno accumulato i tesori del cuore più grandi del mondo.
Negli ultimi giorni dell’anno, i più frenetici, sono certo che molti membri si stanno confrontando seriamente con i problemi causati dall’epocale crisi economica che stiamo attraversando. Sono profondamente consapevole di quanto sia difficile. La preoccupazione dei membri che stanno lottando con tutte le loro forze per sopravvivere alla durezza di tempi come questi è profondamente incisa nel mio cuore. La mia empatia viene dall’esperienza vissuta ai tempi in cui Toda, per il quale lavoravo, si trovò ad affrontare una terribile crisi nei suoi affari a causa di difficoltà finanziarie. Allora, io mi alzai da solo per sostenere il mio maestro e per risolvere quella situazione disperata. «Prego affinché il Sutra del Loto e le dieci figlie del demone proteggano ciascuno di voi, anche se il mondo è così tumultuoso. Lo faccio risolutamente come chi è determinato ad accendere il fuoco con della legna umida, o come chi vuole estrarre acqua dal deserto». Con questo brano impresso nella mente, mia moglie e io stiamo recitando sinceramente per il benessere di ciascuno dei nostri preziosi membri.

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Il poeta inglese Robert Browning (1812-89) scrisse: «Sono sempre stato un combattente» e anche: «Cadiamo per rialzarci, [spronati] a combattere meglio». Ho fatto tesoro di queste parole fin dai tempi della mia gioventù. Come sapete, ho accettato la sfida di partecipare alla costruzione del sentiero di kosen-rufu fin dall’età di diciannove anni. Durante questi lunghi anni, ho incontrato momenti difficili e amari, ma chi si dedica a diffondere la Legge mistica sarà protetto da ogni forza benevola dell’universo. Non esiste una vita più magnifica di questa.
Non esiste sconfitta per chi pratica la Legge mistica, e uno che non viene sconfitto è un eterno vincitore, un re della felicità, un maestro di vita. A questo serve la nostra fede, per questo avanziamo lungo questa strada. Una fantastica montagna di tesori e un numero incalcolabile di divinità benevolenti attendono gioiosamente chi continua ad avanzare.

Come un saggio campione
di kosen-rufu
sostieni il Buddismo,
sii fiero
e apri la strada verso la vittoria.

Una volta ho inviato questa poesia a un membro che stava lottando contro una serie di avversità. In risposta, ricevetti subito una lettera nella quale esprimeva la sua determinazione. Riportava anche una citazione del filosofo svizzero Carl Hilty (1833-1909), che sosteneva che chi ha sofferto nella vita si fida soltanto di chi abbia sperimentato difficoltà in prima persona. Concluse la sua lettera promettendo: «Con questa determinazione, mi impegnerò a diventare saggio, senza risparmiare nessuno sforzo».
Lo stesso Hilty, che aveva vissuto una vita travagliata, disse a un amico che andò a trovarlo nei suoi ultimi anni: «Se avessi potuto cancellare tutte le sofferenze dalla mia vita, non avrei nessun ricordo bello adesso. Tutto è nato da quei momenti di sofferenza». È incontrando molti ostacoli che un leader è in grado di sviluppare la capacità di guidare e incoraggiare gli altri. Questo è un principio che non dovremmo mai dimenticare.
Negli scritti di Nichiren Daishonin si legge: «Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede» (Una nave per attraversare il mare della sofferenza, RSND, 1, 29). Sotto questa luce, le difficoltà e i potenti oppositori che noi membri della Divisione uomini incontriamo, servono a rafforzarci e a rivitalizzarci affinché le nostre esistenze ardano di una fiamma vigorosa e brillante.
Quando a Hilty fu chiesto quale fosse il suo segreto per restare giovane nel cuore, dichiarò che era quello di imparare sempre qualcosa di nuovo. Chi vive continuando ad apprendere, rimane giovane. Gli studenti più anziani che seguono il programma educativo per corrispondenza dell’Università Soka e studiano a fianco dei più giovani, emanano una splendida giovinezza e bellezza interiore.

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Il poeta greco Teognide che ho sempre ammirato, dichiarò: «Un uomo che è amico a parole ma non nei fatti, non è mio amico […] Deve provare di essere un buon amico, se può, attraverso l’azione». Anche il mio maestro Josei Toda era molto severo con le persone che parlavano molto ma non agivano. Invece, apprezzò sempre i membri concreti e modesti, che facevano sforzi sinceri e di cuore, lavorando sodo e producendo risultati tangibili. Prestava sempre grande attenzione alle preghiere e alle lotte dei suoi discepoli. Si è fortunati ad avere un maestro così nella vita.
Nel settembre del 1953 durante una riunione per responsabili di Centro, Toda disse: «Anche se hai una posizione di responsabilità, se non hai la capacità di sfidarti, non riceverai benefici». Aggiunse poi: «Non siate codardi! I codardi non hanno né l’abilità né le doti per essere dei responsabili!».
A casa, chi guadagna il pane ha la responsabilità di proteggere e sostenere la famiglia. In un’organizzazione, in senso più ampio, tutto dipende dalla determinazione e dallo spirito di sfida di chi la guida.
Nel settembre del 1953 il capitolo Kamata divenne il primo in Giappone per aver raggiunto oltre mille famiglie di nuovi membri in un solo mese. Era passato appena un anno e mezzo dalla “Campagna di febbraio”, quando i membri di quel capitolo e io uscimmo dalla situazione di impasse negli sforzi di propagazione della Gakkai introducendo duecento nuove famiglie in un solo mese. All’improvviso, anche quel risultato era stato superato. Per il raggiungimento di questo nuovo traguardo, il momento più importante fu quando il settore Yaguchi pose la seconda pietra miliare, introducendo oltre trecento nuovi membri. La campagna fu condotta da Shigeji Shiraki, responsabile del settore e vero sostegno per tutti quelli intorno a lui. In seguito venne nominato responsabile del capitolo Kamata, il secondo a ricoprire quella posizione. Dirigente in una ditta e uomo di carattere e di buon senso, Shiraki dimostrò grande compassione per i membri del suo settore, esprimendo loro un amore talmente grande da poter essere paragonato a quello di un genitore.
In quei giorni la Soka Gakkai era strutturata in modo “verticale” – cioè i nuovi membri, indipendentemente da dove vivessero, venivano assegnati al gruppo o settore di appartenenza della persona che li aveva presentati. Ovunque i suoi membri portassero avanti le proprie lotte, Shiraki era felice di far loro visita e incoraggiarli personalmente, spesso coprendo grandi distanze con il profondo desiderio di offrire il suo sostegno. I membri sentivano che potevano parlargli di qualsiasi cosa e facevano riferimento a lui chiamandolo con affetto “lo zio Shiraki”. L’enorme rispetto e la fiducia che provavano per lui erano chiaramente evidenti nel soprannome che gli avevano dato. Quando fu il momento di avviare la nuova campagna, Shiraki si diede da fare con lo spirito combattivo di un giovane appassionato. Coloro che intraprendono una sfida con atteggiamento positivo brillano di una luminosità particolare, indipendentemente dalla loro età. Poiché egli aveva questa qualità, è stato in grado di far crescere molte persone capaci. Dietro le quinte, Toda diceva sempre: «Quello Shiraki, si sta guadagnando ogni tipo di benefici».

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Godendo di buona salute
e di una lunga vita,
possa tu gioire di onori illimitati
nel fiore dei tuoi anni.

Uno spirito combattivo ci procura l’energia necessaria per affrontare qualsiasi battaglia in prima linea. Il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976) incarnò questa qualità per tutta la sua vita. Una volta visitò il cantiere di una diga in costruzione fuori Pechino e restò sul posto per una settimana, dormendo, mangiando e lavorando a fianco degli operai. Oltre cinquecento capi del partito si unirono a lui in questo sforzo. Il premier e gli altri leader trasportarono pietre con delle carriole e poi formarono una catena di persone per passarsele l’un l’altro allo scopo di costruire banchine di contenimento. Aveva già sessant’anni all’epoca e l’età media degli altri leader oltrepassava i quarantacinque anni, ma nonostante questo lavorarono come “draghi e tigri”. Inoltre, mentre tutti gli altri operai dormivano, esausti dopo la giornata di lavoro, il premier Zhou restava sveglio, utilizzando il tempo che avrebbe dovuto servire al riposo per prendersi cura, invece, degli affari di stato. Sembra che nella sua stanza la lampada non si spegnesse mai. Alla squadra che il premier Zhou guidò, fu conferito il titolo di Squadra di Huang Zhong in segno di rispetto. Huang Zhong era un leader rinomato nel periodo della cancelleria di Zhuge Liang all’epoca dei Tre Regni della Cina antica. Huang Zhong continuò a prestare servizio come generale benché avesse quasi settant’anni. È scritto che una volta fronteggiando un generale nemico, mentre coraggiosamente si dirigeva all’attacco urlò: «Mi disprezzi per la mia età? Allora vedrai che la mia buona spada è giovane abbastanza per te!».
Quando Huang Zhong prendeva il comando, l’intera armata era motivata a combattere. Il Romanzo dei tre regni descrive il suo atteggiamento energico in battaglia: «Brandiva alta la sua alabarda, era sempre il primo nell’attacco, incoraggiava i soldati a piedi, faceva risuonare i gong e i tamburi fino ai cieli e scuoteva le vallate con le sue gioiose grida di battaglia». Il Taiyo-kai (gruppo del sole) e il Kanto-kai (gruppo dallo spirito combattivo), formati da membri della Divisione uomini che sono andati in pensione e partecipano adesso alle attività della nostra organizzazione, rappresentano la gloriosa Squadra Huang Zhong della Soka Gakkai. Spero che i membri di questi gruppi si prendano cura della loro salute mentre continuano ad avanzare con spirito elevato. C’è naturalmente un’età di pensionamento nella carriera di una persona, ma il pensionamento non esiste in una vita dedicata a recitare e diffondere la Legge di Nam-myoho-renge-kyo, che ci permette di ottenere una vittoria eterna e indistruttibile e di godere di una forza vitale energica e radiosa come il sole del mattino.

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I vostri discendenti
per generazioni a venire
godranno di benefici
basati sulle cause
poste da voi, i loro avi.

Le cittadelle delle nostre vite, costruite attraverso fiere battaglie contro ostacoli che a prima vista sembrano non lasciare alcuna probabilità di vittoria, sono invece inattaccabili e indistruttibili. Il Daishonin descrive le vicissitudini di Sudatta, discepolo di Sha­kya­muni, «che per sette volte era diventato povero e per sette volte era diventato ricco» (Il ricco Sudatta, RSND, 1, 963). È inevitabile che nel mondo di tutti i giorni la fortuna emerga e poi crolli. Il settimo periodo di povertà fu particolarmente duro per Sudatta, ma anche allora, nel momento peggiore, lui e sua moglie continuarono a seguire gli insegnamenti del Buddismo e si sforzarono di porre buone cause assistendo gli altri. I benefici che la coppia raccolse in seguito furono tali che essi poterono riemergere dallo stato in cui si trovavano e diventare le persone più ricche del luogo. Conseguirono, anzi, un benessere economico così elevato da permettere loro di donare il monastero di Jetavana a Shakyamuni e ai suoi seguaci. Lodando Sudatta e sua moglie per la vittoria che avevano conseguito grazie ai loro sforzi nella fede, fatti con lo stesso spirito di Shakyamuni, il Daishonin afferma: «Da questi esempi dovresti comprendere tutte le altre situazioni» (Ibidem, 964).
Il Buddismo insegna che la legge di causa-effetto ci permette di accumulare benefici inestimabili. Le scritture buddiste descrivono anche il Budda come colui che è “supremo nel regno spirituale” con il potere di “sconfiggere i demoni”. Richiamate questo potere del Budda! Sconfiggete tutte le forze negative e siate vincenti in tutti i campi della vostra vita. Inoltre, nel sostenere le donne e le giovani donne, fate del vostro meglio, ispirate gli altri con il vostro impavido coraggio e conquistatevi la fiducia delle persone sul posto di lavoro e nella vostra comunità.

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N. Radhakrishnan, emerito studioso gandhiano, è mio amico. Suo padre, Neelakantha Pillai, lavorò a fianco del Mahatma Gandhi (1869-1948) nella lotta nonviolenta per l’indipendenza dell’India ed era conosciuto per il suo coraggio e la totale noncuranza per cose come lo stato sociale, il potere o la ricchezza. A Radhakrishnan fu detto dal proprio maestro, G. Ramachandran (1904-1995) che, quale figlio coraggioso del suo grande padre, egli avrebbe dovuto sforzarsi al massimo per diventare un uomo di carattere e vincere nella vita. La più preziosa eredità che si possa lasciare ai figli e ai nipoti è la storia delle proprie realizzazioni, ottenute restando fedeli a ciò in cui crediamo.

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Napoleone Bonaparte (1769-1821) riassunse l’essenza di una leadership di successo, dichiarando che la chiave della vittoria sta nel singolo individuo e non nel numero degli individui coinvolti. Anche la vittoria di kosen-rufu dipende interamente da ogni singola persona. Per un membro della Divisione uomini, la più grande fonte d’orgoglio è il numero di vittorie che ha conseguito attraverso la fede. Non dipende dagli altri, dipende da noi. Dipende da noi vincere e vincere su noi stessi. Così facendo, saremo fonte di ispirazione e incoraggiamento per tutti.

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Come le fenici,
inseparabili come vita e ambiente,
voi e io.

Ho composto questa poesia il 24 agosto 1977, per il trentesimo anniversario del giorno in cui entrai a far parte della Soka Gakkai. Era anche il giorno della Divisione uomini. Stavo chiedendo a tutti i fidati membri della Divisione uomini di avanzare insieme a me, come le fenici che risorgono dalle proprie ceneri. La frase “inseparabili come vita e ambiente” si riferisce al profondo insegnamento buddista per cui gli esseri viventi, coloro che compiono le azioni, sono un tutt’uno con il loro ambiente, il luogo dove quelle azioni si svolgono. Noi utilizziamo la strategia del Sutra del Loto per trionfare su circostanze straordinariamente ardue e costruire un forte io che non possa essere scosso da niente. Quando vinciamo e vinciamo ancora, stiamo creando un ambiente splendente di gloria e successo. In ogni circostanza vita e ambiente sono un’unica cosa. Quindi, conseguendo la padronanza su noi stessi, conseguiamo anche la vittoria nel nostro ambiente.
Nichiren Daishonin scrisse ai fratelli Ikegami, che possono essere considerati come precursori della Divisione uomini: «Dovete stringere i denti e mantenere una fede più forte che mai» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 442). Li incoraggiò anche a essere impavidi come lo era stato lui quando si confrontò con il potente ufficiale governativo Hei no Saemon e parlò coraggiosamente per confutare il falso e rivelare il vero. I membri della Divisione uomini che condividono la stessa dedizione nella fede del loro maestro, si impegnano con lo spirito dei campioni.

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L’Esposizione della Gioconda ospitata nel 1974 al Museo Nazionale di Tokyo su iniziativa del governo francese, fu accompagnata da un rappresentante di grande rilievo, lo scrittore e critico d’arte francese André Malraux (1901-1976). All’epoca ci incontrammo a Tokyo e conversammo per quasi tre ore. Nel maggio del 1975 mi invitò a casa sua a Parigi. Qui parlammo di molti argomenti, incluso il futuro della cultura e, in generale, della civilizzazione. Malraux disse una cosa che mi sembrò riassumere la sua personale filosofia: «Fai ciò che credi tu debba fare e lascia l’interpretazione agli altri». Non facciamoci distrarre dal chiacchiericcio dei meri osservatori, dal loro atteggiamento irresponsabile ed egoistico, dalle loro parole e azioni codarde. Siamo campioni di kosen-rufu, immortali come le fenici. Condividiamo un voto perenne come maestro e discepolo e una suprema missione dal tempo senza inizio. La nostra sfida è qui ed è imperativo vincerla. Non esiste via che non si possa tracciare, muro che non si possa abbattere, battaglia che non si possa vincere.
E vinciamo, in maniera assoluta e totale, così da lasciare ai nostri discendenti e alle generazioni future una profonda e grandiosa traccia di ciò che abbiamo realizzato. Viviamo le nostre vite come grandi attori che recitano la parte di coraggiosi esseri umani sull’eterno palcoscenico della vita. Miei preziosi membri della Divisione uomini, inseparabili compagni di fede che percorrono il più nobile sentiero nella vita, non dimenticate nemmeno per un istante che gli dèi celesti stanno facendo il tifo per voi; vi proteggono e lo faranno sempre.

Quali uomini ricchi di felicità
condividendo lo stesso spirito del maestro
impegnatevi coraggiosamente
come leoni
vittoria dopo vittoria.

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